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Chapter four: Quidditch issue

Le ore successive all'annuncio della professoressa, furono solo un subbuglio di starnazzi, lamentele e vocii.

Prima di quanto avessi immaginato, era già ora di pranzo. Inevitabilmente la mia soglia di attenzione alle lezioni, si era praticamente ridotta ai minimi termini, e perfino i miei appunti quella giornata erano poco meno di una pagina. Trovavo tutta quella situazione assolutamente fuori controllo, e io ero sempre stata abituata a calcolare ogni variabile possibile, cercando di controllare ogni tassello della mia vita.

Ero completamente assorta dai miei pensieri, da non essermi neanche accorta che anche Morgana era stata assegnata con un Serpeverde, Brandon Zabini. E non sapevo quanto la cose le avesse fatto piacere.

Almeno per la giornata di oggi sarebbe rimasto tutto invariato, in modo da dare agli studenti la possibilità, prima di tutto, di assimilare la notizia, e in secondo luogo, di potersi organizzare con lo studio.

La grande differenza tra me e lei, è che Morgana non riusciva a vedere nulla come una catastrofe, ma un semplice intoppo nel percorso, se non una possibilità di imparare qualcosa di nuovo. Più che disperarsi e rintanarsi nell'autocommiserazione come facevo io, rise del fatto che entrambi noi tre eravamo in coppia con la stessa casa. Come se fosse un qualcosa che in un modo del tutto ambiguo, ci collegasse.

«Cla, però almeno promettimi che continuerai a passarci i tuoi appunti, non è che adesso il signorino Malfoy può trarre beneficio assoluto! »

Per questo adoravo Morgana, era la luce fioca che scorgeva alla fine del tunnel, di cui la mia personalità aveva disperatamente bisogno, e la sua frase non potette che strapparmi un sorriso, anche perché sapevo bene quanto i miei appunti, specie se quelli di Pozioni, fossero fondamentali per la media della mia amica.

«Tranquilla, non vorrei mai vederti far esplodere qualche altro pentolone!»

Morgana rise di buon gusto alla battuta, ma in realtà sapeva che era un qualcosa di poco distante dalla realtà dei fatti.

In tutto ciò, James non aveva quasi parlato, se non per commentare l'assurdità della situazione. Si era rintanato in un silenzio che se possibile, mi preoccupava ancora di più.

Aveva lo sguardo come perso in almeno mille pensieri differenti, le mani nella tasca dei jeans, e pareva essere più cupo del solito. Se Morgana ci faceva poco caso, io che lo conoscevo da quattro anni, lo notai immediatamente. Ma cosa lo rendeva così suscettibile?

«Jam, mi dici cosa ti prende? Sembra che più che altro tu abbia ricevuto una condanna a morte.»

James alzò subito lo sguardo verso di me, avrei voluto tanto capire cosa ci fosse di così grave. Sapevo che non ci avrebbe messo tanto a vuotare il sacco, in quattro anni ci eravamo sempre detti qualsiasi cosa, e non riuscii a non sentirmi in colpa, perché sapevo che al contrario, io non ero riuscita a raccontargli tutto. Non era una novità per nessuno, cosa pensasse dei Serpeverde, e in particolare di Thomas, anche se, ancora non riuscivo a capire il motivo di tutto questo astio.

Dopo pranzo ci eravamo seduti su una delle panchine che si trovavano nel giardino, uno dei nostri posti preferiti in assoluto; il verde che ci circondava, le piante e l'odore che emanavano, erano sempre in grado di ispirarmi una certa calma. Le stesse panchine, si trovavano nel bel mezzo della radura, avvolte da fiori di ogni genere e colore. Al di sopra delle nostre teste, i rami dei salici, scendevano morbidi, accarezzando la nostra pelle. Al centro di quest'area, sorgeva una rigogliosa fontana, tutta fatta in oro, e sopra incisi tutti i nomi di tutti i caduti in battaglia. L'acqua che scorreva, era sempre limpida e cristallina, e sembrava dare vita nuova a tutto il giardino.

Era un posto ben più tranquillo della scuola, che invece, brulicava di gente, diretta in parti diverse del castello, c'era chi doveva raggiungere degli amici, o l'aula della prossima lezione, e nel mentre, io rimanevo a guardare quei flussi di gente, aspettando una risposta da James, che finalmente dopo poco, sbottò.

«E me lo domandi anche? La mia ragazza è capitata in coppia con il suo ex ragazzo, che tra l'altro, proprio ieri ha baciato di nuovo. Tu sei capitata con il più stronzo dell'intero castello, e prego Merlino, che tu non ti faccia abbindolare e spezzare il cuore, come è successo a tutte. Io sono capitato con mia cugina, che per inciso, voi due odiate, e con cui io non parlo da almeno tre anni. Potrebbe davvero andare peggio? »

Parlò così veloce e così di colpo, che sia io che Morgana rimanemmo senza parole.

Ancora troppo sconvolta da tutte le cose che avevo sentito, stentavo a metterle in ordine. Mi si erano fiondate addosso come un fulmine a ciel sereno. Continuavo a guardarlo con un'espressione basita per più di qualche secondo.

Prima informazione tra tutte: Zabini, l'ex ragazzo di Morgana? Non poteva essere possibile, quando diamine mi aveva tenuto nascosta una relazione del genere?

Sarebbe stato un grandissimo argomento di discussione una volta tornate in camera.

Ma la cosa che più mi sconvolse tra tutte, fu il modo in cui si rivolse nei miei confronti. Ma chi credeva che fossi? Una matricola appena entrata nella scuola, che si lasciava ''abbindolare'' dal bello di turno? Mi offendeva soltanto il pensiero che potesse avere una tale concezione di me. Seppure fosse successo, chi era lui per criticarmi così aspramente? Ero stanca di dover essere all'altezza degli standard che le persone avevano su di me, stanca di non poter sbagliare, non poter commettere una sciocchezza, e subito essere ritenuta una bambina.

Io e James non avevamo bisogno di parole, sapeva benissimo che dal momento in cui le parole erano uscite dalla sua bocca, mi avevano ferito. Morgana neanche trovava la forza di contestare, sapendo fin troppo bene di essere nel torto.

«James, ma credi che io sia una bambina, o una stupida? Non ho scelto io il compagno con cui capitare, e chi sei esattamente tu per giudicare quello che io voglio o non voglio dalla vita. Considerando che voi due non avete mai ascoltato nessuno, addirittura le cose me le nascondete. Sono grande abbastanza per sapere come gestire i miei problemi da sola. Se avessi voluto la paternale, avrei chiamato i miei genitori. »

Non aspettai neanche una loro risposta, invece afferrai violentemente la mia borsa poggiata a terra, e a passo svelto li lasciai alle mie spalle, scomparendo tra i corridoi. Per il momento, dovevano evaporare dalla mia vista, non volevo neanche incrociarli per sbaglio.

C'era da dire, che non avevo neanche una direzione precisa, camminavo e basta, continuavo ad avanzare senza una meta. Ribollivo di rabbia, ero furibonda sia con Morgana, a cui io avevo raccontato sempre la minima cosa, e a quanto pare l'onestà non era reciproca. Ma soprattutto con James, che più che essere mio amico, pareva volesse prendere il posto di mio padre.

Non mi resi conto nemmeno io di essere arrivata al campo di Quidditch, neanche capivo come ci fossi arrivata, in tutta sincerità.

Le partite di Quidditch mi avevano sempre appassionato, mi piaceva guardarle e studiarle, capire le mosse degli avversari, il loro schema di gioco, dov'erano più forti e dove più deboli. Ricordo ancora che l'anno scorso, proposi a quello stronzo del capitano dei Corvonero, se potessi fare da stratega per le loro partite, e aiutarli a studiare un piano di gioco. Per tutta risposta, mi disse che non ne avevano bisogno, in quanto erano ''I migliori del campionato''.

Ironico dire, che si classificarono terzi, con mia enorme soddisfazione.

Non appena mi soffermai un minuto in più sulle figure che volavano intorno al campo, mi resi conto che erano i Serpeverde, cercando di non dare importanza al fatto che avessi riconosciuto quasi subito la chioma di capelli di Thomas. In fondo solo lui aveva quel colore che non era esattamente biondo come il padre, ma più scuro.

Perché esattamente mi soffermavo sul colore dei capelli di Thomas?

Neanche a dirlo, me lo ritrovai di fronte in un battito di ciglia, era evidente che mi aveva notato a sua volta.

«Venuta a goderti lo spettacolo, occhioni?»

Un'altra volta ancora che sentivo quel soprannome, e gli avrei spaccato la testa.

«Ti piacerebbe, avevo solo bisogno di un poco d'aria. Non credevo il campo fosse occupato. »

Strinse gli occhi per un momento, riguardando poi il campo, poi aggiunse qualcosa che mi fece rimanere, per la prima volta in quattro anni, di stucco.

«Hai qualche consiglio da darci? Stai guardando da un po'.»

Avevo appena sentito bene? Thomas Malfoy aveva chiesto la mia opinione, in maniera gentile e assolutamente non sarcastica? Ero sicura che mi sarei svegliata da un momento all'altro:

«Perché mai dovresti volere un consiglio da me? »

Mi guardò di nuovo, scrutandomi più attentamente, e la sensazione mi provocò un brivido su tutta la schiena. Quegli occhi blu sembravano volessero leggermi l'anima, e a mia volta, non potevo far altro che cercare di leggere nei suoi.

«Perché sei estremamente intelligente e calcolatrice. E non ti perdi una partita di Quidditch dal primo anno, sono sicuro che sei molto più in gamba di altri lì sopra nel campo. Quindi, cosa dovremmo migliorare?»

La sincerità con cui parlò, mi fece rimanere imbambolata, totalmente inerme, neanche avessi ricevuto una secchiata d'acqua fredda. Sei estremamente intelligente.

Aveva notato perfino la mia presenza alle partite? Ma come era possibile?

Mi aveva notata quando in realtà, cercavo disperatamente di non esserlo.

In tutto ciò, Thomas continuava ad osservarmi come se non aspettasse altro che una mia risposta.

La mia parte razionale cercò di riprendere il controllo della situazione.

«Prima di tutto, migliorerei la difesa. In ogni partita continuano a prendervi la pluffa, perché siete veloci, ma poco astuti. Dovreste cercare di disorientare l'avversario, fargli credere di andare in una direzione, e poi di colpo cambiare. Il cercatore inoltre, si tiene troppo in alto. Il boccino non si farà mai prendere a quell'altezza, ma quando inizia a scendere, e lo fa sempre. É la vostra occasione migliore. »

Parlai così in fretta da non rendermi neanche conto se Thomas avesse davvero capito, eppure lui neanche per un secondo sembrò distogliere l'attenzione da me.

«Il giorno che i tuoi amici smetteranno di sottovalutarti, starò a godermi lo spettacolo. Ti aspetto alla partita di venerdì, credo tu sia curiosa di sapere se hai ragione. »

E prima di tornare a volare sopra al campo, mi rivolse un occhiolino veloce. Non riuscii a trattenere il sorriso. Ero sicura fosse venuto a infierire sui trascorsi della notte scorsa, e invece il suo comportamento, se possibile, mi rese ancora più confusa, come se per la prima volta, qualcuno mi avesse visto veramente, mi avesse ascoltato veramente.

Non avevo ancora voglia di rientrare, e decisi di rimanere a guardare gli allenamenti per un altro po', ma quello che guardavo veramente, era Thomas. Non scorgevo più quella maschera di indifferenza e malizia che era solito indossare. Al contrario, era un leader. Incitava la squadra, correggeva gli errori, e sono sicura, dal modo in cui lo schema di gioco era cambiato, che stava davvero mettendo in pratica ciò che gli avevo suggerito.

Dopo un po', decisi che forse era meglio andare, prima che mi prendessero per una stalker. Continuavo a ripensare alla conversazione con Thomas, il modo naturale in cui mi aveva chiesto consiglio, non per scherzare, né per deridere, ma con estrema sincerità.

''Il giorno che i tuoi amici smetteranno di sottovalutarti, starò a godermi lo spettacolo.''

La rabbia, rispetto alle ore precedenti, era sbollita, e prima di cena avrei voluto parlare con i miei amici e chiarire la situazione. Ma pretendevo delle scuse, e non avrei ceduto sull'ultimo punto.

I corridoi iniziavano a essere meno gremiti di gente, che aveva iniziato a ritirarsi nelle proprie camere, per prepararsi poi alla cena. Quello era decisamente l'orario che preferivo, le mura del castello iniziavano a essere poco illuminati, e dalle finestre filtravano solo gli ultimi raggi di sole, prima che giungesse la sera. La mia stanza si trovava in fondo all'ala dei Corvonero. I miei genitori mi raccontavano spesso di come l'aspetto di Hogwarts fosse cambiato nel corso degli anni. Poco prima della mia ammissione alla scuola, si era deciso di dedicare a ciascuna casa una parte del castello, con i dormitori, suddivisi per tre corridoi, e un piccolo spazio prima della Sala Comune, dove fossero esposti i premi di ciascuna casa. Ero fiera di notare, che sulla nostra vetrina, ci fossero due dei miei premi, ''Torneo Pozioni'', vinti rispettivamente due anni di fila.

Prima di entrare in camera, mi presi la briga di bussare, dato che l'ultima volta mi ero ritrovata davanti una situazione non poco imbarazzante.

«Tranquilla Cla, sono sola.»

Entrando, trovai Morgana seduta sul letto, con le gambe incrociate, come se mi stesse aspettando. Sapeva che mi doveva delle spiegazioni.

«Prima che tu mi rivolga qualsiasi altra accusa. Mi dispiace non avertelo raccontato, avevo paura di come l'avresti presa. Non che James l'avesse presa tanto meglio, ma non so perché, all'epoca avevo paura di deluderti. »

Abbassò in fretta lo sguardo. L'avevo vista poche volte così dispiaciuta, non era da lei abbassare in quel modo la guardia, mostrarsi così fragile. Sapevo bene come si sentisse Morgana, perché era esattamente il motivo della mia riluttanza a raccontare gli eventi di ieri a James; ma io e lei eravamo diverse, avevamo un rapporto diverso. Mi lasciai cadere sul letto accanto a lei, e automaticamente posò il capo sulla mia spalla, non mi ero resa conto di quanto questa situazione, non fosse semplice neanche per lei.

«Morg, in nessun momento saresti per me una delusione. Mi ha ferito che non mi hai detto della storia con Zabini, ma so perché lo hai fatto. Avrei sicuramente detto che era un deficiente, e che meritavi di meglio. Ma fino a quando ne fossi stata contenta tu, mi sarebbe andata bene qualsiasi cosa. Tu avrai sempre il mio appoggio incondizionato.»

Lo sguardo di Morgana si addolcì, per quanto volesse fare la parte della tipa tosta, ogni tanto aveva bisogno di sentirsi dire queste cose.

«Per me vale lo stesso, Cla. Anzi ti dirò, approverei anche una relazione con Malfoy!»

Immediatamente sgranai gli occhi, la conservazione stava decisamente prendendo una piega sbagliata. Io e Thomas eravamo completamente inconciliabili, il giorno e la notte.

Eppure non riuscivo a dimenticarmi delle ultime ore passate, e di quanto la nostra conversazione, seppure banale, mi avesse fatto sentire bene. Ma decisi, per il momento, di tenere l'accaduto per me, almeno per un altro po'.

Cambiammo entrambe discorso, e la obbligai a raccontarmi per filo e per segno tutto quello che era successo con Zabini.

Parlammo per almeno un'ora intera, e la discussione di stamattina sembrava solamente un lontano ricordo, ma sapevo bene che dovevo ancora chiarire con James, questa volta a quattr'occhi.

Buonasera a tutti ragazzi, non credevo neanche io di riuscire a pubblicare questo capitolo, avrò cambiato idea sullo scorrere della storia almeno una 10ina di volte, ma spero come sempre, che vi sia piaciuto.

Spero di poter pubblicare presto il continuo. Un bacio!

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