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Chapter forty-one: Quiet before the storm

I capelli rossi di Lorelaine mi saltarono subito agli occhi, mentre sentivo ancora il tremore nella sua voce incerta, lo sguardo chino verso il terreno, come se non avesse il coraggio di sostenere il mio sguardo.

«Lorelaine, che cosa hai combinato?»

Non fui io a parlare, non ne avevo la forza, ma Thomas, che sbucava alle mie spalle chiuso in un'espressione severa, e una voce così dura che poche volte gli avevo sentito usare.

Il suo sguardò vacillò ancora, mentre lentamente mandava giù un groppo alla gola, tentando di reprimere le lacrime che umide le rendevano gli occhi lucidi e leggermente arrossati, essendo comunque tanto caparbia da non versarne una sul suo volto pallido.

«Non ho avuto scelta Thomas, la congrega è venuta da me e mi ha chiesto di fare esattamente ciò che mi avrebbero comandato di fare. Se avessi rifiutato, la mia copertura sarebbe saltata immediatamente. Pensi che abbia avuto scelta?» disse tutto d'un fiato, alzando finalmente gli occhi verso Thomas.

Lui rimase spiazzato per un attimo, come se stesse riflettendo bene su cosa rispondere.

La realtà era che non potevamo biasimarla, era grazie a lei se avevamo ottenuto un primo vantaggio, ed era da calcolare che avrebbero presto chiesto un riscatto, prima o poi.

«Thomas lascia perdere, non ha torto. Non ha avuto scelta.»

«Cosa sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo? La tua vita in pericolo non è un rischio che sono disposto a correre!» urla severamente.

Le mani gli fremono dalla rabbia, mentre avanza qualche passo in avanti verso la nostra amica, che nel frattempo non si smuove dalla sua posizione.

«Thom, va bene così. Sto bene e sono al sicuro, adesso non mettiamoci l'uno contro l'altro.» sentenziai io, mettendo fine alla discussione ancor prima che cominciasse.

Brandon e Morgana furono subito vicino a noi, facendosi aggiornare velocemente sulla novità. La mia amica non esitò un attimo, e non appena mi fu vicina lanciò le braccia al mio collo, stringendomi forte a sé, abbastanza da assicurarsi che fossi davvero viva e stessi bene.

Ancora una volta fummo interrotti dalla McGranitt, il cui tono di voce tuonò forte alle nostre spalle, richiamandoci all'attenzione.

«Bene ragazzi, con non poche difficoltà siete arrivati anche alla fine della seconda prova, e posso annunciare con gioia che la vincitrice della sfida è Clarissa Brave. Eppure, c'è da segnalare il coraggio di uno studente, che nonostante avesse la vittoria in tasca, non ha esitato a tornare indietro per recuperare la sua compagna. È questa coalizione, questo fervore e altruismo che voglio vedere in voi, proprio per questo gli assegno con immenso orgoglio ben cinquanta punti!»

Un'altra orda di applausi lo accolse, a cui mi unii con immenso piacere. Meritava quel riconoscimento e anche di più. Ero così fiera di lui, che i miei occhi brillavano riflessi nei suoi, e non m'interessava guardare altro.

I festeggiamenti durarono ancora per un po', e infervorati dall'esaltazione della prova appena conclusa, almeno temporaneamente tutti i problemi e i disguidi passarono facilmente in secondo piano.

Gli studenti non in gara continuavano a urlare i nostri nomi, lanciando in aria pile di coriandoli verdi e blu, che andavano mischiandosi tra di loro in modo disordinato, mentre qualcuno di questi si posava anche sui nostri capi. Non mi piacevano molto le esaltazioni, l'essere al centro dell'attenzione non faceva per me. Eppure in quella situazione, non mi faceva sentire a disagio o fuori posto, anzi mi rendeva più cosciente delle mie potenzialità, e anche se per un breve istante, mi sentii capace di poter affrontare qualsiasi altra situazione.

Non appena però l'adrenalina scemò, iniziai ad avvertire il dolore acuto delle botte che avevo preso, specialmente per le ustioni del piede destro, notando soltanto adesso che anche le mani erano tutte screpolate e arrossate, a furia di tener ben saldo il manico.

Emisi un flebile gemito di dolore, mentre la forza di sostenermi su entrambi i piedi pian piano veniva meno, e mi sentivo cedere nelle ginocchia, palesemente esausta.

Thomas si sporse immediatamente verso di me, e in un battito di ciglia mi trovai avvolta tra le sue braccia.

«La porto in infermeria. Che diamine, tra poco ci daranno il Golden Pass per tutte le volte che uno di noi finisce lì!» disse ironicamente Thomas.

Mi prese in braccio con una semplicità assurda, accorto a non farmi urtare da nessuna parte. Grazie a una piccola scorciatoia arrivare in infermeria fu meno lungo e difficile del previsto, anche se ormai era diventata quasi una condanna vedere quelle mura così fredde e pallide dell'infermeria. Ormai davvero passavamo metà del nostro tempo qui dentro, perfino la signora Pelsinton, capo delle infermiere, si era stancata di vederci. E proprio come avevo previsto, non appena ci vide comparire sul ciglio della porta, mi portò le mani tra i capelli, sbuffando esasperata.

«Ancora qui?» chiese, non tentando neanche di nascondere il suo disappunto.

Almeno questa volta non era successo nulla di grave. O perlomeno, lo avevamo evitato per un soffio.

Thomas fece spallucce, mentre io velocemente le indicai il punto che mi faceva male.

Come sospettavo, avevo preso un'ustione di secondo grado al piede, ma non era nulla che un abile ed efficace crema non potesse risolvere.

«Applicala mattina e sera per due giorni, e il tuo piede tornerà come nuovo!» disse velocemente l'infermiera, passando poi a visitare gli altri concorrenti del percorso, che chi più chi meno, versano in condizioni leggermente più preoccupanti delle mie.

Non so quanto saggio fosse stato istituire queste prove così pericolose, e sinceramente faticavo a trovarne un senso.

Tornammo silenziosamente in camera di Thomas, considerando che avremmo dovuto raggiungere la Sala Grande di lì a poco. Ormai si poteva dire che era diventata quasi una stanza condivisa, e non ricordavo neanche quale fosse stata l'ultima volta che avessi dormito in camera mia.

«Lo sai vero Thom, che anche io ho una camera in cui dovrei tornare a dormire, di tanto in tanto?» gli domandai, mentre mi poggiavo sul letto per evitare di sforzare ancora il piede.

Thomas si voltò verso di me, muovendo dei passi veloci per avvicinarsi. Neanche il tempo di un battito di ciglia, ed era proprio di fronte a me, mentre con due dita della mano mi alzava di poco il mento, costringendomi a guardare fisso nei suoi occhi azzurri.

«Mh, e questo chi lo stabilisce?» mi sussurrò dolcemente, passandosi volutamente la lingua lungo tutto il labbro inferiore.

E nel mentre, io già mi sentivo esplodere dentro, sentendo i battiti del mio cuore iniziare ad aumentare il loro ritmo.

«Beh, allora convincimi a restare.» gli risposi, marcando volutamente il tono malizioso della frase.

E fu un attimo. Senza indugiare oltre, Thomas annullò di botto la flebile distanza che ci divideva, mettendosi a cavalcioni sopra di me, facendo urtare di getto la mia schiena contro il materasso e assalendo violentemente le mie labbra.

Ci divoravamo a vicenda, lasciando come ogni volta che fossero i nostri baci a parlare per noi, assaporando a fondo ogni istante, ogni singola scossa che mi provocava il contatto con la sua pelle. Gli sfilai velocemente il maglione, lanciandolo distratta sul pavimento, e lo stesso fece lui con me.

Passò poi a tormentare la mia clavicola, lasciando lenti e passionali baci che partivano dall'incavo del collo, per finire alla punta finale della spalla.

«Che dici occhioni, ti ho convinta a restare, o vuoi ancora tornare in camera tua stanotte?» diceva tra un bacio e l'altro.

Scese improvvisamente più giù, sganciando velocemente il gancetto del reggiseno, passando a baciare ogni centimetro del mio corpo, mentre io lentamente impazzivo.

Aggrappai le gambe attorno al suo bacino, passando le mani lungo tutta la sua schiena, fino a infilarle dentro ai suoi jeans, andando a stringergli i glutei.

Sussultò appena, facendosi sfuggire un piccolo gemito, e mi sentivo già fremere.

Fare l'amore con lui era ogni volta un'esperienza che non ero in grado di descrivere a parole, un altalenarsi e combinarsi di emozioni contrastanti che mi facevano sentire finalmente viva, finalmente completa.

Era diventato impossibile per me fare a meno di lui, rinunciare ai suoi baci sulla mia pelle nuda, il modo in cui sussurrava il mio nome, respirando a fatica e sentendolo gemere mentre passavo la mano sopra i suoi pettorali.

Ci ritrovammo ben presto senza nulla più addosso, pelle contro pelle, cuore contro cuore.

Le sue mani accarezzavano con grazia la mia pelle candida, e quando ancora una volta entrò dentro di me, tutto il resto del mondo scompariva automaticamente.

L'unica cosa che in quel momento esisteva, era la voglia che avevamo di viverci a vicenda, di scoprirci e amarci, senza nulla che ci ostacolasse, senza nessuno strato, perfino un flebile velo che ci potesse dividere. Lo avevo aspettato per tutta la vita, senza neanche saperlo. Era l'amore di una vita intera, il mio destino; tutto ciò che nei libri avevo sempre solo e soltanto sottolineato, adesso era davvero qui, ed era realmente mio. Ci appartenevamo in un modo che non era possibile spiegare, non avevano ancora inventato le parole giuste.

Chiusi nella stretta di quell'amore, le sue spinte diventarono sempre più veloci, sempre più possenti, tanto da diventare una cosa soltanto, e pochi minuti dopo esplodemmo insieme, sussurrando l'uno il nome dell'altro, quasi fosse una promessa eterna che silenziosamente ci stavamo facendo.

«Ti amo Thom.»

Non lo dicevo quasi mai, ed era giusto che lui se lo sentisse dire, era giusto che lui lo sapesse.

«Ti amo anch'io occhioni. E ti giuro che non ti lascerò accadere nulla di male, dovrebbero passare almeno in milioni sopra al mio cadavere, prima che qualcuno possa anche solo pensare di sfiorarti.»

Mi prese il volto tra le mani, suggellando quelle parole con un bacio che mi spezzò il fiato.

Alla fine di quell'estenuante prova, l'unica cosa di cui davvero ero grato era che Morgana e tutti noi stessimo bene, e che fossimo riusciti a cavarcela indenni da quell'inferno. L'adrenalina che avevo ancora in circolo mi faceva pulsare la testa, e mi sentivo fremere braccia e gambe seppure fosse passato un bel po' di tempo dalla fine. Per tutto il percorso il mio unico pensiero era stato voltarmi a cercare Morgana con lo sguardo, notando che nonostante quello non fosse per niente il suo campo, era riuscita a cavarsela egregiamente.

«Cosa c'è, dubitavi forse di me?» mi domandò di scatto, mentre allungava un braccio contro il mio fianco per stringersi un po' di più a me.

«Assolutamente no, mai dubitato neanche per un secondo.» le risposi sorridendo, abbassando leggermente il collo per sporgermi a baciarla.

Sebbene fossimo stati separati per poco, avevo comunque sentito la mancanza del sapore delle sue labbra, e mi sentii irrimediabilmente meglio soltanto dopo che la sua lingua incontrò ancora la mia.

Ci dirigemmo a passo svelto verso la Sala Grande, notando che era più in subbuglio del solito: un gran baccano di chiacchiere sovrastava ogni tavolo, dove più e più studenti si accalcavano per commentare la prova appena terminata, complottando e ipotizzando quale potrebbe essere il tema della prossima sfida, e preannunciarne già il vincitore.

Ormai questi maledetti giochi erano l'unico argomento di cui si sentisse parlare nel castello, mentre per noi era decisamente quello meno rilevante. Era soltanto un intoppo nel nostro percorso, che ci impediva di indagare più a fondo su quella dannata congrega che ci perseguitava.

«Hai visto per caso Thomas e Cla? Non li scorgo da nessuna parte.» chiese Morgana al mio fianco, allungando il collo sia a destra che a sinistra nel tentativo di individuare i nostri amici. Ma al solito tavolo sedevano tutti ben che loro. Probabilmente erano ancora in infermeria.

«Magari sono ancora in infermeria, chi può dirlo. Quei due appaiono e scompaiono sempre insieme.»

Ed era la verità, se trovavi Clarissa, trovavi di conseguenza anche Thomas. Non pensavo che un tipo come lui si sarebbe mai potuto affezionare, e soprattutto innamorare davvero di qualcuno, e invece era successo. Non avrei immaginato persona migliore al suo fianco, ed era bello vedere il modo in cui entrambi si completassero a vicenda, sormontando davvero tanti ostacoli.

«O magari sono chiusi in qualche camera. Non mi sorprenderebbe.» sogghignò maliziosamente Morgana, ridacchiando leggermente.

Mi sporsi a lasciarle un dolce bacio appena sotto il lobo dell'orecchio, assaporandomi e godendomi la reazione del suo corpo a quel tocco, sentendola immediatamente irrigidirsi contro di me, mentre sporgeva i denti a mordersi leggermente il labbro inferiore.

«Magari dovremmo prendere esempio.» le sussurrai, in modo che fosse l'unica a poter udire quelle parole.

Immediatamente si voltò verso di me, facendomi un veloce occhiolino, sporgendosi per baciarmi ancora una volta, e per me ogni volta mi sembrava la prima, con lo stomaco che mi finiva in subbuglio, e il cuore che batteva sempre un po' più forte del normale.

«Quando vuoi, mia piccola serpe.»

Fu quella l'ultima cosa che mi disse, poi cercammo di ricomporci e tornare nel mondo reale, sedendoci al tavolo per poter mangiare tranquillamente.

Lorelaine mangiava silenziosamente, quasi fosse assorta in un mondo completamente tutto suo, non prestando neanche tanta attenzione a ciò che teneva dentro al piatto.

«Ehi, come mai sei così pensierosa?»

Non fui io a parlare, ma una voce al mio fianco che sapevo bene appartenesse a Theo.

Il suo tono era un pizzico preoccupato, mentre sporgeva la sua mano verso Lorelaine, che alzò immediatamente lo sguardo. In un primo momento ne fu quasi sorpresa. L'empatia e la compassione non erano decisamente una cosa familiare per lei, e lo si poteva notare dallo sguardo quasi confuso che gli risolse, imputando una maschera severa e impassibile sul volto.

«Come se a qualcuno importasse davvero. Basta che Clarissa non si fa male, o Thomas rimane indenne, e allora va tutto a gonfie vele. Non credo che a qualcuno importi davvero di come io stia, quindi puoi anche smetterla con le false carinerie.»

Colsi immediatamente il rammarico nella sua voce, e nonostante lei fosse la mano dietro l'incidente di Clarissa, non me la sentivo di incolparla, e credo che nessuno di noi lo facesse. Le sue parole mi fecero sentire in colpa, perché effettivamente eravamo così concentrati a guardarci tutti le spalle, che ci eravamo dimenticati di una persona che infiltrandosi in quella tana di stronzi, poteva davvero rimetterci la pelle.

«A me importa davvero, e non fingo mai. Sei più bella quando sorridi, dovresti farlo più spesso.» Theo rispose così in fretta, che non lasciò il tempo a nessuno di noi di anticiparlo.

Per la prima volta, vidi l'indistruttibile Lorelaine tremare, mentre indugiava su quello che dovesse rispondere. E poi sorrise davvero, non per forzatura, non per tirare su una maschera d'indifferenza. Ma perché quella frase, quelle semplici parole le avevano fatto spuntare davvero un sorriso genuino.

«Beh...ehm... Grazie allora del tuo interessamento. Non ti preoccupare, è solo una gionata un po' più di merda delle altre.» rispose velocemente, cercando di nascondere il tiepido rossore delle sue guance.

Chi l'avrebbe mai detto, anche lei s'imbarazzava!

«Senti Lore, lo so che Thomas ha un po' marcato la mano, ma comprendilo, era solo spaventato per Clarissa, nessuno te ne fa una colpa.» dissi velocemente, sperando nell'appoggio anche di Morgana.

Le rivolsi un veloce sguardo, notando ovviamente che la sua attenzione era fondamentalmente risolva al pasticcio di riso nel suo piatto.

Si voltò verso di noi, avvertendo probabilmente la presenza del mio sguardo, girando gli occhi in direzione di Lorelaine.

«Beh, in effetti non hai avuto molta scelta, ma poteva comunque finire male, ed è giusto che Thomas si sia arrabbiato. Ma alla fine siamo in una situazione di merda, ed è davvero meglio rimanere uniti.» sentenziò infine, abbozzando un veloce sorriso, per tornare poi a mangiare.

Lorelaine rimase a guardarci per un po', aprendo la bocca per dire qualcosa, ma ripensandoci poi l'attimo dopo.

Thomas e Clarissa nel frattempo erano davvero scomparsi, e io di certo non mi sarei preso più la briga di andare a controllare se fossero in camera. Penso che un'altra volta ancora che lo avessi fatto, e mi sarei risvegliato nell'aldilà.

Ormai quando sentivamo il suono della poltrona della McGranitt strusciare sul pavimento, iniziavamo a tremare, e drasticamente tutta la sala piombava in un silenzio di tomba.

Ogni sguardo di ciascuno studente, compresi i nostri, erano rivolti verso la nostra preside, divenuta ormai quasi un incubo vivente.

«Faccio ancora i miei complimenti ai ragazzi che hanno affrontato la prova oggi, e colgo questo momento per annunciare la terza prova che verrà. Avrà luogo tra due giorni, in modo che avrete il tempo sia di prepararsi, che noi di allestire al meglio la nuova piattaforma» si prese un momento di pausa, mentre noi sentivano la tensione accumularsi, mentre la mia mano stringeva forte quella di Morgana «Non sarà assolutamente semplice, per questo vi lasciamo due giorni in più per potervi preparare al meglio. La terza prova sussisterà in un duello, non ci saranno alleati questa volta, saranno tutti scontri uno contro uno. Alla fine, punteggi di ogni singolo partecipante si sommeranno con quelli del rispettivo collaboratore. Esercitatevi sulla difesa e sull'attacco, ovviamente sempre nel rispetto del consentito. Detto ciò, buona giornata.»

Non potevo crederci, tutto ciò era veramente assurdo.

Era l'ennesima batosta che questa scuola ci lanciava addosso. Eravamo tutti contro tutti, senza esclusione di nessuno. Sarei potuto finire contro qualsiasi dei miei compagni, e avrei dovuto combatterli.

Lorelaine alzò lo sguardo, alzando un sopracciglio e puntando un'espressione beffarda sul volto.

«Cos'è che stavate dicendo? Rimanere tutti uniti? Beh, a quanto pare non sarà proprio così.»

Che situazione di merda, quella in cui eravamo appena piombati.

Gli attimi passati, mi resi ben presto conto che non erano altro che la quiete prima della tempesta, sarebbe stata sicuramente devastante, e non avrebbe risparmiato nessuno.

Dovevamo soltanto sperare di poterne uscire indenni anche questa volta.

Buon pomeriggio ragazzi, ed ecco qui per voi l'ultimo capitolo dell'anno! I piani sono cambiati nel corso della scrittura, e ho deciso di regalarvi questo capitolo di pausa dai giochi, dove ognuno di loro si è concesso almeno un po' di riposo, ALCUNI PIU' DI ALTRI AHAAHAHAHAH.

Dite la verità, i Thomissa in quel genere di situazioni un po' vi erano mancati?

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e che non mi odierete troppo per il finale! A proposito, cosa ne pensate di questa nuova sfida, e chi pensate saranno le coppie sfidanti? Sarà una sfida tosta, ve lo dico!

Intanto vi auguro una buona vigilia, e spero che il prossimo anno possa almeno essere migliore di questo che ci stiamo lasciando alle spalle!

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