Chapter fifteen: Operation Liar
Fuori dal nostro dormitorio, era il subbuglio totale. Trovavi ragazze spaventate, che avevano già mandato un gufo ai propri genitori, chiedendogli di tornare a casa. Altre, fiere Corvonero, vagavano per tutta la sala, come detective sulle scene del crimine, alla ricerca di indizi o tracce che potessero ricondurre al colpevole. Tutto ciò non le spaventava, anzi le incuriosiva. In fondo a chi non piaceva un buon mistero. Quello però, aveva tutta l'aria di essere qualcosa di ancor più tetro di quanto qualsiasi mente potesse immaginare.
Mi sarei unita anche io alle ricerche molto volentieri, ma ci fu un'altra scena a catturare la mia attenzione. Anche quello, un altro bell'enigma.
Thomas e Clarissa, intenti a battibeccare tra di loro. Ragionando da amica, avrei dovuto essere furiosa con lui, e cacciarlo a calci in culo fuori dal nostro dormitorio. Invece ero incuriosita. Come potessero essere passati dall'amarsi silenziosamente l'un l'altro, all'odiarsi, non mi era per nulla chiaro, e a me tutta quella situazione mi puzzava d'inganno.
Anche perché, sapevo fin troppo bene quanto fosse doloroso doversi allontanare dalla persona amata, lo avevo provato sulla mia pelle. Non avrei permesso che quei due facessero la stessa fine. Avrei scoperto la verità, a ogni costo.
Purtroppo però, come ogni giorno, i ricordi riaffiorarono, ancora troppo vividi nella mia mente.
*
«Signora Zabini, la prego basta! Io amo suo figlio, e non mi arrenderò.»
Ero nella mia stanza, ma mi ci ritrovavo chiusa di forza, bloccata sulla sedia della scrivania. Non riuscivo a muovermi, qualcosa mi teneva come legata, anche se non c'era nulla a trattenermi. Mentre davanti a me, una figura snella, ben curata, con i capelli biondissimi raccolti in una severa coda alta, l'aria austera e gli occhi più trasparenti del ghiaccio, mi guardava dall'alto verso il basso, con un disprezzo immane.
Era stato vano il tentativo di urlare e scalciare, avevo tutte le ragioni per trovarmi nei dormitori a quell'ora di notte, e con Clarissa fuori città, nessuno poteva aiutarmi.
«Lurida mezzosangue! Tu non infangherai più il nome della mia famiglia, te lo posso assicurare. Spezzerai il cuore a mio figlio, altrimenti sarò io spezzare te.»
«Niente può spezzarmi.»
Era quella, secondo quella pazza psicopatica, la mia unica colpa. Avere dei genitori e una sorella babbana. Una vergogna per il mondo della magia, secondo la sua mente malata e medievale.
Se credeva di spaventarmi, si sbagliava di grosso. Io e Brandon ci amavamo, eravamo più forti delle sue insulse minacce, saremmo sopravvissuti a tutto.
Ma poi accadde l'incredibile, e cominciai ad urlare dal dolore.
La bacchetta era infilata dentro la mia pelle, proprio al di sopra della spalla. Sentivo la carne andare a fuoco. Dimenarmi era inutile, così come lo era continuare ad urlare. Avevo cacciato fuori tutta l'aria che avevo dai polmoni, ma neanche una lacrima, neanche mezza scese dal mio volto. Ero a prova di proiettile. Ma quando ebbe finito di incidere la mia spalla, con una insulsa 'MB', mi sentivo morire, e la pelle mi pareva andare a fuoco.
«Lo vedi questo? Non vorrai mica che accada alla tua dolce sorellina, come si chiama, Jasmine? Quindi sta a sentire bene: farai quello che ti dico, o ti posso assicurare, che quello che ti ho appena fatto sarà una dolce passeggiata, rispetto a quello che farò alla tua famiglia. Ti lascio questo piccolo regalo, giusto per tenertelo a mente.»
La mia famiglia, mia sorella. Fin quando avesse minacciato me, niente mi avrebbe fatto paura. Ma aveva toccato il mio unico punto debole, quello su cui dovevo per forza cedere.
Scomparse, ancor più veloce di come fosse arrivata, lasciando la ferita a bruciare, da cui fuoriusciva un po' di sangue. Solo quando mi ritrovai da sola, con la pelle tramortita, umiliata e sconfitta, lasciai che le lacrime scendessero copiose lungo il mio volto, abbandonandomi a un pianto isterico. Brandon, perdonami se puoi.
*
«Morgana! Ma mi senti quando parlo?»
La voce spazientita di Clarissa, che urlava proprio contro la mia faccia, mi riportò alla realtà, costringendomi a scacciare quel triste ricordo nel fondo del mio cuore.
Avrei voluto raccontarle tutto almeno un milione di volte, ma ogni volta mi mancava il coraggio. Cosa avrebbe potuto mai pensare di me? Che ero una grandissima codarda, questa era la verità.
Cercai di ritornare alla Morgana che mi ero costruita, quella sempre allegra, spiritosa e ottimista. Perché la vera Morgana, quella che credeva nell'amore, coraggiosa e ribelle, era morta quel giorno.
«Mh, no. Riflettevo su chi potesse essere il responsabile. Cosa voleva Malfoy, a proposito?»
Continuavo a promettere a me stessa che un giorno le avrei raccontato tutto, e ogni volta sembrava non essere mai il momento adatto, e per adesso, ero troppo occupata a capire cosa fosse successo tra quei due, per soffermarmi sui miei problemi di cuore.
L'espressione di Clarissa cambiò non appena feci il suo nome, trasformandosi in un misto di rabbia e tristezza.
«Era venuto a vedere se stessi bene! Ma ti rendi conto! Prima mi ignora, si limona mezza scuola, non mi parla per due settimane, e poi ha il coraggio di chiedermi se va tutto bene? Avrei voluto ammazzarlo quello stronzo.»
Era proprio quell'atteggiamento che trovavo incomprensibile. Una persona non cambia da un momento all'altro, non senza una ragione. Vedevo come Thomas la guardava, come se non vedesse nulla al di fuori di lei, lo avevo visto fin da quella serata. Non poteva esser stato un gioco. A tutto c'era una spiegazione, e io l'avrei scovata.
«Questo atteggiamento mi puzza. Non ti sei mai domandata cosa potesse essere successo?»
Scosse il capo nervosamente. Certo che se l'era chiesto, non sarebbe stata Clarissa Brave altrimenti. Semplicemente, aveva optato per la via più semplice.
«Da quando Albus mi ha fermata nei corridoi, è cambiato tutto. Non so cosa sia successo Morg, ma è molto più semplice di quanto immagini. È uno stronzo.»
Albus. Era da lui che dovevo cominciare. Quel ragazzo non m'ispirava per niente fiducia. Ho sempre pensato che fosse dei tipi tranquilli e taciturni che ci si dovesse preoccupare, perché sotto la pelle, nascondevano un'anima terribile.
Capivo perché però, Clarissa si vedesse con lui, era l'opposto di Thomas, e a lei serviva qualcuno che non glielo ricordasse tremendamente. Ma per quanto ci provasse, era infelice con lui, e non potevo sopportare di vederla ancora così.
Sarei andata a fondo alla questione, e l'unico punto che avevo per iniziare era proprio Brandon. Dovevo sentire l'altro lato della campana.
Dileguarsi dalla nostra ala fu alquanto difficile, non si riusciva a fare un passo senza che qualcuno mi fermasse, cercando di estrapolare qualche informazione. Non avevo percorso neanche trenta metri, e almeno tre persone differenti mi avevano chiesto della vicenda. Iniziavo a spazientirmi. Ma in realtà, era il pensiero di dover parlare con Brandon oltre le ore scolastiche ad innervosirmi, perché sapevo che tutti i ricordi e le sensazioni passate sarebbero riaffiorate.
Ciò nonostante, mi diressi nella loro sala comune, trovandolo proprio lì, intento a concludere una partita di biliardo. Incredibile! Tutta la scuola era in subbuglio, e lui placidamente se ne stava a giocare.
«Brandon, posso parlarti un attimo?»
Alzò lo sguardo verso di me, e i suoi occhi, per un fugace istante, s' illuminarono, ma forse sarà stata solo una mia stupida impressione. Dopo che ebbe posato delicatamente la mazza al suo fianco, si voltò a guardarmi incuriosito.
«Ho sentito di quello che è successo. Mi dispiace. Di cosa volevi parlarmi?»
Si appoggiò col il bacino al tavolo da gioco, ponendo le braccia conserte, pronto ad ascoltare. Cercai di ignorare la sensazione che mi dava allo stomaco, parlare con lui come una volta, e non persi tempo.
«Sai cosa è successo a Thomas? Di punto in bianco ha cancellato Clarissa dalla sua vita.»
Brandon rise, prima di fare qualche passo verso di me.
«Cosa è successo a Thomas? Chiedi alla persona sbagliata mi sa. Chiedilo alla tua amica, a cui piace saltare da un ragazzo all'altro.»
Ma di cosa cazzo stava parlando? Adesso sì che mi sentiva.
«Ma di cosa stai blaterando? Clarissa stava andando a cercare Thomas due settimane fa, quando lui ha avuto la bella idea di presentarsi con quella papera.»
Ora avevo ottenuto la sua attenzione, lo notavo dal modo in cui si grattava nervosamente la testa.
«Morgana, credo che qui ci sia qualcosa che non quadra. Thomas mi ha detto che anche lui quella mattina voleva parlare a Clarissa, ma Potter l'ha fermato, dicendo di aver cominciato una relazione con lei.»
Lo sapevo! Ero certa che il mio istinto non sbagliasse, quel deficiente c'entrava qualcosa in quella storia. E che io fossi dannata, se non l'avessi fatto uscire allo scoperto. Aveva architettato una bella trappola per tenerli separati, e poter avere una possibilità con Clarissa. Avrei sgretolato tutte le sue convinzioni ben presto, ma avevo bisogno di una mano. Presi Brandon per il braccio, trascinandolo in biblioteca. Dovevamo attuare un piano, e lui mi avrebbe aiutato.
«Mio caro Brandon, io e te abbiamo un mistero da risolvere, e un bugiardo da smascherare.»
Lui sorrise e non mi contraddisse, lasciandosi trascinare ovunque volessi. D'altronde, non c'era stato una volta in cui mi avesse detto no. Lo avevo amato anche per questo, e una parte del mio cuore, non aveva mai smesso di farlo.
Arrivammo velocemente in biblioteca, e con un veloce incantesimo di chiusura, mi assicurai che per il momento, nessun altro ci vedesse o soprattutto ci sentisse. Fortunatamente, lo spazio intorno a noi era isolato. Con il trambusto di quel giorno, nessuno si era dato pena di fare una ricerca in biblioteca. I libri erano proprio lì, ognuno al proprio posto, disposti in ordine lungo i corridoi.
«Amore se volevi chiuderti in una camera con me, potevamo usare la mia.»
Mi rivolse un simpatico sorrisetto malizioso, ma che ignorai completamente, presa com'ero a delineare un piano che avesse un senso logico.
«Dai smettila e aiutami a pensare! Come facciamo a scoprire cosa ha combinato Potter?»
Lui scrollò le spalle, e nel frattempo, gli posai alcuni libri di Pozioni tra le mani, contemporaneamente, io spulciavo qualche altro manufatto che potesse tornare utile.
Ci sedemmo lì, uno di fronte l'altro, intenti a leggere quelle pagine giallognole, sperando potessero darci una risposta. Improvvisamente Brandon alzò il capo.
«Se usassimo...La maledizione 'Imperio'. Potremmo obbligarlo a fare quello che vogliamo.»
Ma era forse impazzito? Lo sapevano tutti che era una delle tre maledizioni senza perdono, sebbene fosse la meno grave. Avremmo trovato un altro modo, decisamente più legale.
«Voglio aiutare la mia amica, ma non voglio neanche violare la legge.»
«Ah questa mia mezzosangue, sempre così attenta alle regole.»
Bastò quella semplice parola, a far riaffiorare alla mente, ricordi dolci e amari allo stesso tempo. Era possibile che una parola potesse portare con sé memorie dolci quanto terrificanti?
*
«Sei la mia mezzosangue preferita. Devo ammetterlo.»
Gli sorrisi, proprio contro le sue labbra.
Eravamo abbracciati l'un l'altro, in quella fredda giornata di dicembre, e nessuno dei due aveva intenzione di sciogliersi. Anima contro anima. Mi sentivo finalmente felice, mezza svestita tra le sue forti braccia.
«Per sempre?»
Mi baciò forte, prendendo la mia testa tra le mani, portandomi ancora più vicino a lui.
«Fino a quando vorrai, amore.»
*
«Morgana! Ti sei persa nei tuoi stessi pensieri? È la terza volta che ti chiamo.»
Ancora una volta, dovetti bruscamente tornare alla realtà. Quella situazione non mi faceva stare bene. Ero costantemente distratta.
«Si ti sento. Smettila di urlare e dimmi cosa hai trovato.»
Mi sorrise, porgendomi fiero la pagina del libro di Pozioni che aveva appena finito di leggere. Quasi mi venne un colpo. Avevo la soluzione proprio sotto ai miei occhi.
«Brandon. Tu sei un genio!»
Istintivamente lo abbracciai, posandogli un'innocente bacio sulla guancia. Soltanto il secondo dopo, mi resi conto di quanto questo ci avesse posto in un imbarazzo gigantesco. Le sue guance si colorirono di rosso, ed il mio cuore perse qualche battito al contatto della sua pelle contro la mia.
Mi sentivo tremendamente in colpa. Tenevo a James, davvero molto.
Era probabilmente l'unico ragazzo che mi avesse fatto sentire davvero amata e protetta., dopo di lui. Ma una parte di me, la stessa che era ancora legata a Brandon, sapeva che non avrei potuto amare nessun'altro alla stessa maniera di come ho amato la persona di fronte a me in quel momento.
Proprio perché lo amavo, alla fine ho dovuto lasciarlo andare. Non potevo chiedergli di combattere le mie battaglie.
Tornammo a guardare verso la pagina in silenzio.
Si trattava della Pozione 'Veritas', un liquido bluastro insapore, che avrebbe sciolto qualsiasi lingua, e rivelato ogni verità nascosta.
Peccato solo, che io e le Pozioni navigavamo in direzioni opposte, ma c'era qualcuno che ne sapeva molto più di me. In un lampo di genio, mi fu chiaro cosa dovessimo fare.
«Brandon. Ho il piano. La chiameremo 'Operazione Bugiardo'. Chiederemo a Thomas una mano a preparare la Pozione, inventati una palla credibile che lo convinca ad aiutarci. Successivamente, chiederò a James di versare il liquido nel bicchiere di Potter, in quanto siede sempre accanto a lui. Con un incantesimo, nasconderò il colore dell'intruglio, ed essendo insapore, non capirà nulla. Una volta andata, io e te lo interrogheremo, assicurandoci di registrare tutto.»
Brandon mi guardava strabiliato, reggendosi il mento con le mani, si domandava probabilmente, come avessi fatto ad architettare un piano del genere in una manciata di minuti. Era il fascino dei Corvonero, suppongo. Mi sorrise, annuendo piano. L'idea non gli dispiaceva.
«Potrebbe funzionare. Scoviamo questo bugiardo, almeno avrò la soddisfazione di vedere Thomas rompergli la faccia. Facciamo cominciare quest'operazione.»
Battemmo il pugno, e per un attimo, mi sembrò di essere tornati complici come un tempo. La sola idea, mi scaldò il cuore.
Ci salutammo in fretta, mentre Brandon mi avvisava che non appena avesse avuto la Pozione, mi avrebbe mandato un messaggio di fuoco. Io nel frattempo dovevo avvisare James.
Trovarlo fu alquanto semplice, poiché fu stesso lui a venir incontro a me.
«Ti sei persa la riunione della McGranitt. Dove diavolo ti eri cacciata?»
Sapevo bene che l'unico modo di farmi aiutare, era raccontandogli la verità, e così feci, senza tralasciare nulla.
Era arrabbiato, lo capivo da come nervosamente muovesse le dita avanti e indietro, e di tanto in tanto, si mordeva il labbro, sospirando a fondo.
«Fammi capire, Potter avrebbe condizionato Thomas a lasciar stare Clarissa, e tu e Zabini avete architettato un piano che prevede di farlo uscire allo scoperto, ma avete bisogno di me, e Clarissa non deve saperlo. Ho intuito bene?»
Annuì in fretta, mi serviva il suo aiuto il prima possibile, sperando che la mia espressione da occhi cerbiatto lo avesse in qualche modo addolcito.
«Va bene, ci sto. Ma solo perché Albus dà i nervi anche a me, e ho trovato anche io la faccenda alquanto strana.»
Gli stampai un veloce bacio sulle labbra, e tanto bastò per farlo sciogliere, mentre mi cingeva dolcemente i fianchi, tirandomi più stretta a sé.
Amavo quei momenti con lui, mi facevano sentire una persona migliore. Lo amavo in un modo quasi opposto a come avevo amato Brandon, ma ciò non vuol dire che fosse sbagliato. O almeno, era quello che mi dicevo.
Passarono appena due giorni, dall'inizio di quella presunta ''operazione''. Ormai credevo che Brandon avesse abbandonato l'idea, anche perché durante le lezioni, seppur avesse potuto, non ne fece più parola. Nel primo pomeriggio, subito dopo pranzo, dovetti invece ricredermi. Brandon mi aveva chiesto di vederci al campo di Quidditch, per ''l'operazione bugiardo'', e io scalpitavo di gioia, che avrei potuto urlare.
Presi in fretta la sciarpa e il mantello, e una volta che mi assicurai di essere coperta per bene, mi avviai verso il campo, con un sorrisetto soddisfatto stampato in volto.
L'aria al di fuori del castello, diventata settimana dopo settimana sempre più fredda, e il vento di quel giorno, sembrava tagliarti la faccia, per quanto fosse pungente e gelido. Affrettai il passo, volendo mettermi al riparo il prima possibile. Brandon era proprio lì, poggiato con il dorso ad un palo, lo sguardo compiaciuto mentre scuoteva davanti ai miei occhi la boccetta.
«Ammettilo, pensavi avessi mollato.»
Era vero soltanto in parte. Sapevo non mi avrebbe abbandonato così.
«Soltanto un po'. Stasera gliela verso nel bicchiere, e tieni gli occhi puntati su di me.»
Sorrise, accarezzandomi dolcemente la guancia, mentre il mio cuore perdeva qualche battito.
«Sempre.»
Arrossì molto di più di quello che fossi pronta ad ammettere, e tentavo di nascondere quel rossore sprofondando nella sciarpa, ma sapevo che era inutile.
Mi allontanai in fretta, prima che potesse dire o fare qualsiasi altra cosa che avrebbe sciolto completamente il mio povero cuore.
In un batter di ciglia, fu già ora di cena, ma talmente che scalpitavo all'idea, che i minuti sembravano non scorrere mai, e l'orologio mi pareva essere sempre fisso alla solita ora. Poche ore prima, avevo avvisato anche James del piano, che riluttante prese la boccetta, pronto a versarla al primo momento utile. Era tutto pronto, speravo solo che fosse andata come previsto.
«Ma che ti prende Morg, sembri più scalpitante del solito.»
A Clarissa non sfuggiva proprio nulla, ma non poteva ancora sapere, avrebbe solo complicato le cose. Lo sto facendo solo per te, amica mia.
«Ma nulla. Ho solo più fame del solito.»
Detto questo, la questione sembrò cadere lì, e silenziosamente ci avviammo verso la Grande Sala.
La serata sembrò procedere senza troppi intoppi, tutto scorreva secondo i piani. James era seduto al fianco di Albus, che si trovava proprio di fronte a me. Sapevo che toccava a me distrarlo, dovevo soltanto trovare un modo poco sospetto. Trovato. Una scusa un po' banale, ma sempre efficace.
«Albus, ma hai visto la McGranitt che abiti ha questa sera? Sembra appena tornata da un appuntamento galante! Ti prego guardala.»
Cercai di sembrare quanto più frivola e divertita possibile, mentre accompagnavo lo sguardo di Albus, che come previsto, si girò di scatto a guardarla, seguito da Clarissa. L'occasione perfetta, ora o mai più. Ed infatti, più veloce di un lampo, James versò il contenuto della boccetta nel suo bicchiere, mentre io prontamente, invocai un 'Confundus', in modo che Potter non sospettasse nulla. Era andata, ce l'avevamo fatta.
Quando Albus buttò giù fino all'ultimo sorso, morivo di gioia, e dovetti trattenere un urletto soddisfatto. Secondo la ricetta, avrebbe fatto effetto dopo pochi minuti, ma non sarebbe durato per più di una mezz'oretta. Quindi dovevo muovermi.
Approfittai del fatto che James avesse intrattenuto la mia amica, per sporgermi verso Albus.
«Al, possiamo parlare un attimo. Dovrei parlarti di Clarissa, sono alquanto preoccupata.»
A quelle parole, scattò subito in piedi, manco fosse stato un robot, e lentamente, senza dare troppo nell'occhio, ci dirigemmo fuori. In lontananza, vidi anche Brandon venire verso di noi. Tutto procedeva alla grande.
Una volta fuori dalla sala, condussi Potter verso uno dei corridoi meno affollati, in modo da poter essere torchiato per bene. Fu poi Brandon, ad incastonarlo al muro, bloccandogli ogni via di fuga.
«Che avete in mente di fare voi due? Lo sapevo che c'era qualcosa sotto.»
Bene, il siero iniziava a fare il suo effetto.
«Sai cosa penso Potter? Che tu adesso mi dirai tutto quello che hai combinato per tenere Clarissa e Thomas lontani.»
La sua bocca emise qualche flebile parola incomprensibile. Stava lottando contro il siero, pur di non far uscir fuori la verità. Bastardo, avrei scoperto cosa nascondesse.
«Non obbligarmi ad usare la maledizione 'Imperio', Potter.»
Sibilò Brandon, proprio contro la sua gola, la bocca stretta in un ghigno nervoso, mentre minaccioso gli puntava la bacchetta.
Potter sudava freddo, e piccoli tremolii lo scuotevano, era palese che non riuscisse più a trattenere le parole, ed esplose.
«È stato davvero un gioco da ragazzi, che stupidi che sono. Mi è bastato introdurmi nella vostra camera col mantello dell'invisibilità, gentilmente lasciatomi in eredità dal mio inutile padre, e rubare uno slip dal cassetto di Clarissa. Una piccola incisione con le sue iniziali, ed ecco qua l'esca perfetta. Proprio appena stavo per andare via, ho visto il messaggio di Thomas per Clarissa, gli chiedeva di incontrarla la mattina. Ed ecco anche l'occasione perfetta. Ho incontrato io quel giorno Thomas, facendogli credere di aver passato una notte di fuoco con la bellissima Clarissa, ed è impazzito. Poi sono andata da lei, dicendogli di aver visto Thomas in compagnia di Melania quella sera, e lui è stato così banalmente stronzo, da presentarsi in sala ben che meno che con lei. E adesso, Clarissa è solo mia, e portarmela a letto non sarà più soltanto invenzione. La renderò mia sotto ogni punto di vista. Non m'importa in che modo, basta che sia mia.»
Non ci potevo credere, era un cazzo di psicopatico. Avevo lasciato la mia amica nelle mani di un pazzo, senza neanche rendermene conto. Non vedevo più nulla di fronte a me, soltanto il nero. Iniziai a tempestarlo di calci, pugni, schiaffi, qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. Volevo vederlo marcire a terra, come si era permesso di sfruttare Clarissa così.
L'unica cosa che mi fermò furono le possenti braccia di Brandon, che strette mi cingevano la vita, trascinandomi via da quel corpo, ormai steso per terra.
«Ehi, ehi basta così. Tanto sono sicuro che Thomas gli darà il resto, adesso lascia stare questo psicopatico.»
Non ero calma, non ero calma per niente. Dovevo trovare Clarissa e Thomas, dovevano sapere.
Spazio autrice:
PS: So che la Pozione 'Veritas' non esiste nel mondo di Harry Potter, ma è una variante di mia pura immaginazione.
Eccoci qua ragazze, ieri non riuscivo a prendere sonno e quindi mi sono messa a scrivere, alla fine il capitolo si è come scritto da solo, e non vedevo perchè non pubblicarlo già. Ed ecco il capitolo.
Quanti applausi si meritano Morgana e Brandon, e soprattutto, sareste curiosi di saperne di più su di loro?
Cosa credete che accadrà adesso, e soprattutto, di chi vorreste fosse la voce del prossimo capitolo.
Vi aspetto tutti, e come sempre, se vi va, lasciate pure un commento o una stellina. Spero di poter aggiornare presto.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro