Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

9.

«Vieni, prova ad alzarti.» parlò con tono calmo, mettendomi le mani sui fianchi e cercando di sollevarmi.

Lo guardai attentamente, fissavo ogni centimetro del suo viso come incantata. Volevo accarezzare così tanto i suoi bei capelli ricci e biondi.

«Devi collaborare.» cercò di sollevarmi del tutto, mettendomi in piedi.

Lasciò il mio corpo per un istante, un istante che bastò a farmi perdere l'equilibrio e cadere in avanti, esattamente addosso ad Ashton.

«Ehi, fai attenzione.» disse afferrandomi saldamente per i fianchi ed avvicinandomi al suo corpo.
Appoggiai delicatamente le mie mani tremanti sulle sue spalle, timorosa di una sua possibile reazione scorbutica.

«S-scusa.» feci fatica a parlare, cercando di vedere qualcosa e sbattendo ripetutamente le palpebre.
Mi stava salendo la nausea.

«Ce la fai?» chiese senza mollare la presa su di me, facendomi quasi sentire al sicuro e protetta, nonostante in questo momento le mie percezioni fossero scarse.

«A f-fare c-co... cosa?» provai a dire balbettando, ma la mia testa sembrava non collaborare e voler scoppiare da un momento all'altro. Chiusi lentamente gli occhi, priva di qualunque forza ormai.
Le gambe tremolavano senza sosta, non riuscivo a mantenermi in piedi nonostante l'aiuto delle forti braccia di Ashton.

«A camminare, riesci?» chiese insistente, togliendo una mano dal mio fianco ed appoggiandola sotto al mio mento, cercando di tenermela su.

Mi sembrava di non avere più il controllo dei miei arti, e sentivo il mio corpo sempre più debole.

«Cre-credo che f-fra p-poco sve-sverrò.» sussurrai lentamente, così lentamente da non aver capito io nemmeno ciò che avessi appena detto.
Volevo solo dormire, dormire per sempre e non svegliarmi più.
Avevo la testa pesante e sentivo sensazioni strane per tutto il corpo, oltre al forte dolore allo stomaco.

«No, non sverrai.» parlò in modo calmo e sostenuto lasciandomi il mento, facendomi così cadere la testa con forza. Appoggiai inconsciamente la fronte contro al petto di Ashton, lasciandomi andare al dolce ed ovattato suono del suo battito cardiaco, mescolato al forte rumore della musica ormai in lontananza.

«Devo prenderti in braccio.»

Scattai con la testa verso l'alto, non sicura di aver capito bene le sue parole.
Lo guardai con occhi socchiusi, incapace di rispondere e di comprendere fino a fondo la situazione.

Ashton non aspettò una mia risposta, si abbassò leggermente appoggiando le mani sulle mie cosce, sollevandomi delicatamente e tirandomi su completamente.
Circondai il suo collo con le mie braccia istintivamente ed allacciai le gambe attorno al suo bacino, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, imbarazzata dalla situazione.
Respirai silenziosamente sul suo collo, godendomi a pieno il suo dolce e sottile profumo.

«P-peso?» bofonchiai nel suo collo ridacchiando leggermente. Perfetto, ero tornata a ridere.

«No, sei leggera.» disse senza emozione e tono nella voce.

Continuai a ridacchiare parlando da sola, dicendo cose senza senso e probabilmente senza significato.

«Siamo arrivati.» disse Ashton dopo un po' di tempo, accendendo in qualche modo la luce della sua stanza.

Mi appoggiò delicatamente al bordo del mio letto, ed appena le sue braccia lasciarono il mio corpo facendomi sentire immediatamente una sensazione di vuoto, crollai sul letto sfinita.

Guardai Ashton con la coda dell'occhio, era fermo immobile di fronte a me, forse combattuto sul cosa fare.

«Sei colpevole di tutto questo.» pronunciai sicura, mentre il confort del letto mi dava un po' di tregua dal dolore alla testa e riacquistavo un minimo di lucidità.

Lui non rispose, rimase fermo in piedi a guardarsi intorno, con lo sguardo perso nel vuoto.
Ovviamente, dopo tutto quello che era successo, neanch'io avrei avuto coraggio di parlare.

«Mi infastidisce che te ne stai lì in piedi come un pilastro.» provai di nuovo a dire, guardando il soffitto ma consapevole di avere i suoi occhi puntanti su di me.
Era parecchio strano, in un momento diverso mi sarei sentita completamente a disagio, ma adesso no, non sentivo niente.
La testa pesava e forse non vedevo ancora nitidamente, ma grazie alla mancanza di fastidiosi rumori e musica ad alto volume sentivo perfettamente, ed il dolore si stava affievolendo.

Ashton mosse la testa consapevole, consapevole di tutto ciò che aveva appena fatto e causato.
Si grattò il collo nervosamente e fece per uscire dalla mia stanza, ma lo fermai prima che potesse farlo. Ora come ora non volevo rimanere sola, non ero pienamente cosciente delle mie azioni e volevo un po' di compagnia.
In realtà, volevo che lui fosse diverso con me rispetto a com'era ogni santo giorno.

«Stai qui.» mormorai flebilmente, facendolo bloccare sul posto.

Aspettai una sua reazione, ma tutto ciò che ottenni fu silenzio, mentre rimaneva fermo in piedi e mi mostrava la sua possente schiena coperta solamente da una maglietta bianca.

«Per favore...» aggiunsi, addolcendo il mio tono di voce.

«Okay...» esitò.
Parlava come se fosse forzato a farlo, come se chiedendogli di restare qui fosse obbligarlo ad una mostruosità.

Era la prima volta che avevamo una vera conversazione solo noi due, e soprattutto era la prima volta che rimanevamo soli.
E nonostante sperassi che tutte le mie paranoie basate su fatti non realmente venuti alla luce fossero false, non mi stupii di vedere che non fosse poi così diverso da quando c'erano anche gli altri. Per lo meno, in questo momento, si stava risparmiando occhiatacce, smorfie e chissà quali lamentele.

Posai lo sguardo sul ragazzo vicino a me, sapendo che tra noi non ci fosse alcun tipo di rapporto se non uno sconfinato odio nei miei confronti da parte sua, ma nonostante questo gli avevo chiesto di restare. Nonostante tutte le sue smorfie sempre volutamente messe in mostra, gli avevo chiesto di farmi compagnia.

Si avvicinò al mio letto impacciatamente, sedendosi vicino a me ed unendo le sue mani, guardando probabilmente il pavimento imbarazzato.
Non capivo il suo atteggiamento.

Battei delicatamente la mano nel posto vicino al mio, invitandolo così a sdraiarsi accanto a me.
Lui sbuffò combattuto, facendomi capire di non voler fare tutto ciò, ma invece di incazzarmi continuavo a battere con calma la mano sulle morbide coperte.

Ashton cedette, sdraiandosi così dove prima c'era la mia mano, vicino a me.
Sorrisi vittoriosa e portai il braccio sopra gli occhi, chiudendoli e sospirando pesantemente.

Passarono secondi, forse anche minuti e nessuno dei due sembrava intenzionato ad aprire bocca, anche se in realtà io stavo aspettando che lo facesse lui per primo.

«Mi odi?» chiesi innocentemente, senza motivo e senza consapevolezza.
Mi era uscito così, era scappato dalle mie labbra e non avevo voluto trattenerlo. Mi maledissi ugualmente per aver interrotto il silenzio per prima, ma se non l'avessi fatto sarei crollata dal sonno.

«Come?» chiese confuso Ashton in risposta, chiaramente preso alla sprovvista.

«Mi odi?» ripetei, senza alcuna esitazione e con meno gentilezza e delicatezza di prima.

Lui sospirò pesantemente, facendomi venire una morsa dolorosa allo stomaco che già di suo era messo male. Morsi il mio labbro con rabbia, incapace di capire ed accettare il fatto che stessi sul cazzo al migliore amico dei miei più cari amici, di coloro che conoscevo da fin troppo tempo per essere definito.
La mia domanda era: perché?

Io davvero non capivo, più mi sforzavo a farlo e più il dolore nella mia testa aumentava. Non gli avevo mai fatto niente, non ci eravamo mai rivolti la parola se non qualche timido 'ciao' al liceo, ma mai andati oltre a quello.

«Lascia perdere.» sbottai irritata, dopo che ottenni da parte sua solo il silenzio più assoluto.

Lui continuò a non rispondere, sospirando pesantemente e tirandosi su con la schiena.
A quel punto, mi sentii veramente presa per il culo.

Mi alzai di scatto dal letto, causandomi un male alla testa insostenibile ed un indebolimento delle gambe inaspettato. Camminai per quanto possibile verso la porta, con l'intenzione di cacciare fuori Ashton dalla stanza, ma ancora prima che potessi raggiungerla le mie gambe cedettero improvvisamente, facendomi così cadere a peso morto sul pavimento duro.

«Mmhn.» emisi versi di lamento con la faccia spalmata sul pavimento, versi che andarono a sfumarsi quando sentii forte e chiara la flebile risata di Ashton arrivare alle mie orecchie.
Rimasi estasiata, era la prima volta che la sentivo così da vicino, e nonostante sapessi che la ragione per cui stava ridendo ero io, ero felice di poter sentire quel suono una volta tanto.
"No, non devo pensarla così." continuavo a ripetermi.

«Aspetta, ti aiuto ad alzarti.» sentii nuovamente le sue mani sui miei fianchi, che mi causarono un brivido involontario lungo la spina dorsale.

«È già la seconda volta in una giornata che lo fai.» borbottai per nulla contrariata alla cosa.

«Beh, non è colpa mia se continui a cad-» si bloccò immediatamente, capendo la stronzata che stava per dire.

«Hai ragione, è che prima stavo ballando e sono inciampata in una siringa di eroina, sono un po' maldestra.» sdrammatizzai, non sapendo neanche io il perché di tanta disinvoltura su tale argomento. Dovrei odiarlo.

Lui mi rivolse un piccolo sorriso, prima di rimettermi completamente in piedi ma senza mollare la presa, evitando di lasciarmi in balia alle mie gambe instabili.

«Se lasci la presa, cadrò di nuovo.» mormorai molto vicina al suo viso e sorridendo furbamente.
Se fossi stata in me, mi sarei stupita di tanta audacia.

Ashton sorrise nuovamente scuotendo la testa, riavvicinandomi poi al letto e aiutandomi a sedermi.

«Non sei tanto male come badante.» affermai appoggiando la faccia sul cuscino.

«Meno male.» rispose calmo, sedendosi di nuovo nel posto di prima, rallegrandomi non poco.

Ci fu di nuovo un silenzio imbarazzante, ma nonostante questo Ashton non sembrava intenzionato ad andarsene e lasciare il suo posto, cosa che mi gratificò parecchio.

«Mi... dispiace.» bisbigliò tristemente dopo attimi di silenzio, ammettendo definitivamente la sua colpa.

«Anche a me.» dissi piatta, ripensando a tutta la serata appena trascorsa.

«È stato esagerato.» ammise a se stesso, senza guardarmi.

«Dovevi pensarci prima.» risposi guardando la sua schiena, leggermente incurvata in avanti, mentre lui si passava le mani sul viso bruscamente.

«Hai ragione.» annuì.
Per vedere Ashton in quel modo, considerando come si era sempre atteggiato nei miei confronti, potevo dire che si era davvero pentito.

«Almeno quella.» borbottai stanca.

Ashton non rispose più, restò fermo nella solita posizione con lo sguardo perso nel vuoto, probabilmente aspettando un mio permesso per andare via.

«Ashton.» lo richiamai inaudibile.

Lui si girò verso di me, facendo scontrare i suoi occhi con i miei. Erano stanchi, lo vedevo benissimo nonostante la mia lucidità non fosse del tutto tornata.

«Non dirò niente agli altri.» dissi convinta.

Lui annuì, sorridendomi debolmente, mentre con calma si alzava dal letto e si dirigeva verso la porta.

«Solo una cosa.» dissi fermandolo dal suo intento.

Inarcai un sopracciglio e lo guardai, aspettando che ricambiasse lo sguardo prima di parlare.

Quando finalmente si girò verso di me, glielo chiesi.

«Perché mi hai fatto tutto ciò?»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro