5.
Un rumore fastidioso giunse alle mie orecchie, facendomi così aprire leggermente gli occhi.
Cercai di mettere a fuoco il più possibile e non appena ci riuscii, fui in grado di identificare una Denise spaesata intenta ad imprecare. Era chinata a terra e stava raccogliendo quella che sembrava una trousse di trucchi ormai distrutta.
«Hai la grazia di un maiale.» bofonchiai ancora assonnata con la faccia nel cuscino.
«Oh, ti ho svegliata. Scusami.» disse mortificata continuando a maneggiare degli ombretti.
Il tappeto era oramai cosparso di polvere colorata, che non sarebbe andata via facilmente.
Mi tirai su massaggiandomi la testa pulsante. Ci misi un attimo a focalizzare l'ambiente intorno a me, l'unica cosa che percepivo chiaramente era l'odore dolciastro dei residui di frullato rimasti sui miei capelli, un vero schifo.
Emisi un verso disgustato richiamando così l'attenzione di Denise.
«Cosa succede?» mi chiese accigliata sfregandosi le mani e pulendosele sui pantaloni.
«Niente. Quanto ho dormito?» domandai scompigliandomi e capelli.
«Dipende, quando ti sei addormentata?» si sedette vicino a me sdraiandosi completamente sul mio letto.
«Non lo so... Appena arrivata.» mi sdraiai accanto a lei.
Il soffitto bianco era sempre al solito posto, noioso e spoglio sopra alle nostre teste.
Passarono attimi di tranquillo silenzio, in cui l'unico rumore che si sentiva era quello dei nostri respiri regolari e le urla di altre ragazze al di fuori della nostra stanza.
Denise mi prese improvvisamente una ciocca di capelli appiccicosa ed iniziò a rigirarsela fra le mani, facendomi così emettere il secondo verso di disgusto e di esasperazione.
«Ti senti meglio dopo...?»
«Sì.» dissi semplicemente, non avendo voglia di parlarne ancora.
Improvvisamente sentimmo la porta della stanza accanto sbattere, segno che i ragazzi fossero rientrati.
Si sentivano varie voci ovattate, strane risate ed irritanti urla, sicuramente avevano iniziato a giocare ai videogiochi.
Spesso durante la notte o comunque verso ore serali, l'unica cosa che si sentiva erano le grida di quei pazzi che invece di dormire come esseri comuni, giocavano come dei bambini fino all'alba.
«Bene allora.. Ti va di-»
La voce di Denise fu interrotta dal bussare persistente contro la porta del nostro bagno.
«Deve essere qualcuno di loro.» dissi alludendo ai ragazzi indicando la porta, sembrava così lontana. Ero ancora troppo stanca per reagire a qualunque cosa.
«Vai tu ad aprire?» mi chiese Denise con sguardo supplichevole.
Grugnii con poca delicatezza e la guardai contrariata, ma quando mi fece gli occhioni dolci non resistetti più ed alzai i miei al cielo.
«Pigrona.» sbuffai alzandomi a fatica dal mio morbido e comodo letto.
«Non sono io quella che ha passato l'ultima ora a dormire.»
«Touchè.» dissi ridendo e puntandole il dito contro.
Camminai verso la porta del nostro bagno, dove il bussare si stava facendo sempre più insistente ed irritante.
Mi appoggiai alla porta e guardai Denise con un sopracciglio alzato, chiunque ci fosse dietro si doveva divertire davvero molto a bussare, altrimenti non mi spiegavo il perché di tanta insistenza.
Guardai Denise con un ghigno e incominciai a bussare a mia volta contro la porta, scoppiando a ridere quando il rumore dalla parte opposta cessò.
«Mi prendi in giro?» riconobbi la voce pimpante di Calum ormai sconfitta e delusa.
Iniziai a ridere più forte ed appoggiai la fronte contro la porta.
«Parola d'ordine.» sussurrai come se fosse un segreto, mentre Denise mi guardava sconsolata ancora sdraiata sul mio letto.
«Come?» chiese confusa la voce oltre la porta.
«Parola d'ordine.» ripetei sempre a bassa voce.
Sentii uno sbuffo pesante da parte di Calum che fece solo allargare il sorriso sulle mie labbra.
«Assiomatico?» chiese dubbioso facendomi confondere ed accigliare.
Guardai Denise disorientata e boccheggiai un secondo non capendo il significato della parola, ma ciò che ottenni dalla mia amica fu la stessa identica espressione che ora albergava sul mio viso.
Spalancai la porta del bagno con un cipiglio sul viso e mi ritrovai davanti un Calum sorridente e vittorioso.
«Assio- cosa?» chiesi smarrita.
«È una bella parola vero? L'ho letta prima sul libro di grammatica!» disse fiero di se.
«Ma cosa significa?» chiese Denise dal fondo della stanza.
Calum sporse la testa nella mia direzione per vedere la ragazza che da lontano aveva appena parlato.
Mi spostai leggermente permettendogli così di entrare e sedersi come se fosse a casa sua sul nostro piccolo divanetto.
Io mi lanciai a peso morto sul letto di Denise e strinsi fra le braccia un cuscino.
«Non lo so, ma suona bene!» disse sorridente.
«Prova a dirla. Assiomatico. Assiomatico-»
«Okay basta.» lo interruppi stanca della ridicola conversazione.
Mi guardò triste tirando fuori il labbro inferiore in un tenerissimo broncio che mi fece ridacchiare ma anche sentire in colpa.
«Smettila, mi fai sentire uno schifo.» bofonchiai facendo a mia volta il broncio.
«A te non viene bene come a me.» disse sporgendo ancora più in fuori il labbro inferiore.
«Cooosa?» dissi allargando maggiormente il mio broncio e spalancando gli occhi.
«Due bambini.» ci riprese sbuffando Denise, che aveva assistito alla situazione in completo silenzio e probabilmente con un'espressione perplessa in viso.
Calum si mise a ridere contagiando anche me, facendo così alzare gli occhi della mia amica al cielo.
«Allora, come mai sei qui?» continuò Denise.
«Oh, scusa tanto, vi infastidisce la mia compagnia?» fece il finto offeso.
«Oh, no no, pensavo volessi dirci qualcosa di importante visto che stavi quasi per rompere la porta a furia di bussare.» parlò Denise facendo un rapido cenno verso di essa e grattandosi nervosamente il collo, segno di chiaro imbarazzo.
«Ma dai scherzavo!» disse Calum alzandosi dal divanetto e andando a sedersi accanto a Denise pizzicandogli la guancia in modo giocoso, ricevendo da parte sua lamenti e risate allo stesso tempo.
Sorrisi addolcita guardando la scena che mi si stava presentando davanti, erano davvero una coppia di deficienti, ma erano la più tenera che avessi mai visto.
«Beh, scherzi a parte, ci devi dire qualcosa o no?» tentò di parlare anche se a fatica la mia migliore amica, che ancora cercava di scappare dalle grinfie di Calum che continuava a pizzicarle i fianchi.
«Si, stasera fanno una festa all'ultimo piano, sopra all'aperto. Fatevi belle come vostro solito che poi andiamo insieme.» disse raggiante guardandomi e sperando in un cenno di approvazione.
«Una festa... Sul tetto?» chiesi titubante.
«Si!» disse contento.
«Beh sembra figo, tanto non abbiamo molto altro da fare. Io ci sto! So già cosa mettermi, fa parecchio caldo quindi metterò dei pantaloncini di jeans con-»
«Hey, tienitelo per te, donna!» la interruppe Calum posandole una mano sulla bocca e facendomi scappare una risata.
Denise in risposta alzò gli occhi al cielo dirigendosi poi in bagno, che nonostante fosse nella stanza accanto, dal letto di quest'ultima si vedeva perfettamente l'interno.
«Verrai vero?» chiese Calum ora seduto sul mio letto, esattamente di fronte a me.
«Uhm...» farfugliai. Non è che non ne avessi voglia, ma era palese che ci sarebbero state anche le gemelle.
«Daaaaii!» Calum mi fece gli occhioni dolci e si inginocchiò davanti a me unendo le mani in stile preghiera.
Mi morsi il labbro per cercare di non scoppiare a ridere a quella scena contemporaneamente tenera e buffa.
Lo guardai a lungo pensando a cosa fare, ma poi annuii con il capo lentamente e un po' riluttante.
Calum preso dalla gioia saltò in piedi e mi circondò con le sue grandi braccia mettendosi a dondolare da una parte all'altra facendomi quasi soffocare, schiacciandomi la faccia ancora di più nel cuscino che già stavo abbracciando io.
«Cal-um.. Non.. Non respiro!» annaspai.
«Uh, scusa!» disse mollando la presa e scompigliandomi i capelli, per poi sdraiarsi delicatamente accanto a me.
«Passi da un letto ad un altro?» chiesi ridendo.
Lui non rispose, rimase sdraiato vicino a me in completo silenzio, dando l'impressione di essere morto ad occhi aperti.
Lo guardai accigliata e mi sdraiai accanto a lui rimanendo su con un gomito ed appoggiando il mento sul palmo della mano.
Continuai a guardarlo sempre con un'espressione corrucciata, fino a quando spostò i suoi occhi color nocciola nei miei azzurri e mi guardò quasi... triste.
«Ci sarà anche Ashton alla festa.» mormorò poco dopo, facendomi venire i brividi per la serietà con cui aveva pronunciato quelle parole.
«Allora?» chiesi con voce poco convinta.
«Beh, vedo che non andate molto d'accordo e dopo oggi... Insomma...»
«È okay.» gli dissi passandomi una mano fra i capelli e spostando lo sguardo sul pavimento, dove dondolavano lentamente i piedi di Calum.
«Si?» mi chiese titubante.
Annuii piano con la testa e gli sfoderai un sorriso forzato, uno dei più convincenti che in quel momento fossi in grado di fare.
Lui serrò le labbra in una linea sottile prima di alzarsi dal letto e dirigersi verso il bagno.
«Ci vediamo dopo allora!» disse salutandomi.
Ricambiai il gesto con un semplice cenno della mano ed un piccolo sorriso.
«Ma con chi parli?» chiese Denise dal nulla nell'esatto momento in cui Calum aveva varcato la soglia del bagno per tornare nella sua stanza.
«Non con te.» disse facendole la linguaccia.
«Sai Calum, capisco che il cesso sia uno e che colleghi le nostre stanze, ma potresti anche passare dalla porta.» disse Denise con tono fermo, mentre era intenta a pettinare i suoi lunghi capelli marroni.
«E perché dovrei? Così è molto più comodo.» ribatté lui sicuro di se. «E poi anche te per venire da noi passi sempre dal bagno.» le fece notare.
Risi involontariamente nel vedere i due ragazzi battibeccare come una coppia di vecchi sposini.
«Perché passare nel corridoio e fare tutto il giro per bussare alla porta è più scomodo, inoltre se busso alla porta del vostro bagno voi sapete già di chi si tratta, visto che siamo le uniche ad utilizzarlo oltre a voi.»
«Già, una sfortuna eh?» mormorò Calum apposta per provocarla.
«Dovresti sentirti fortunato ad avere ragazze come noi nella stanza affianco.» gli puntò la spazzola contro il torace.
«Ah sì? Ragazze come voi che usano il bagno più tempo del necessario e che lasciano a noi altri solo cinque minuti per usarlo?» incrociò le braccia al petto fronteggiandola.
«Hey!» mi intromisi anch'io alzandomi dal letto ed appoggiandomi allo stipite della nostra porta del bagno.
«Che c'è? È vero!» alzò le mani in segno di difesa.
«Confermo!» si udì la voce ovattata e distante di Michael che rispondeva a tono dalla stanza affianco.
«Inquietante.» sussurrò Denise guardandomi con le labbra corrucciate.
Sorrisi ed annuii con la testa dandole ragione.
«Beh un lato positivo c'è dai.» disse Calum improvvisamente proprio mentre stavo per tornarmene in camera mia.
«Quale sarebbe?» chiese Denise poco interessata mentre aveva ripreso a sistemarsi i capelli di fronte allo specchio.
«La vista di voi due in reggiseno al mattino quando vi cambiate.» disse tutto d'un fiato scappando poi nella sua stanza senza aggiungere altro, lasciando me e Denise a bocca spalancata.
La guardai con occhi sgranati, lieta di sapere che la sua reazione era la stessa identica alla mia.
Calum chiuse con forza la loro porta del bagno, lasciando così dalla parte opposta una Denise furiosa e rossa in viso sbattere ripetutamente contro la porta e gridando come una matta miriadi di insulti contro Calum.
«Confermo!» disse Luke ridendo nella sua stanza, ben nascosto dietro la porta chiusa che lo separava così dalle grinfie di una Denise furente.
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