Capitolo 12
— Evans, dai.
— No.
— Un piccolo appuntamento!
— Scordatelo.
— Ma ti ho fatto avere Eccezionale in Storia della Magia!
— È immeritato, quindi per me non vale.
— E se ti offro una bibita...?
— Ti ho detto di no.
Lily e James, come ovviamente altri studenti, erano usciti dall'aula di Storia della Magia, e James aveva iniziato a richiedere un piccolo premio a Lily per la sua "impresa", riempiendola di inviti come se non ci fosse un domani mentre si dirigevano verso la Sala Comune, avendo l'ora buca di Erbologia. Lily continuò a camminare impettita, indifferente a James che la bombardava di richieste.
— Almeno possiamo passare un po' di tempo assieme nella Sala Comune? — chiese il moro, supplicante. Notò con una punta di soddisfazione che Lily si era fermata a pensare se accettare o no.
— E va bene. — approvò la rossa, infine, mentre nella mente di James esplodevano petardi e fuochi d'artificio. — In fondo, non hai precisato come passare del tempo insieme, quindi potremmo linciarci a vicenda come sempre.
— No, Evans, quello io lo faccio con i Serpeverde. — precisò James, con la bocca piegata a metà tra un ghigno e un sorriso, mentre proseguiva nel corridoio assieme alla rossa. — Noi, invece, discutiamo amorevolmente.
— Certo, — disse Lily, sarcastica, mentre raggiungevano il quadro. — Le minacce di morte sono proprio il simbolo dell'amorevolezza.
— Ah, ma non c'è problema, carotina. — disse James, ghignando mentre pronunciava quel soprannome. — Posso darti tutto l'amore che vuoi.
— No, grazie. — rispose la rossa, divertita. — Cioccorane.
La porta del quadro si aprì non appena Lily pronunciò la parola d'ordine. I due entrarono, trovando solo una poltrona libera accanto al fuoco. Si guardarono negli occhi, in cagnesco, con un accento di sfida, mettendosi in posizione come dei felini prima di un attacco (che cosa controversa). Dopo alcuni secondi scattarono, schivando studenti e oggetti per terra, ma non vinse nessuno. Infatti, la poltrona era stata occupata nel frattempo da una Grifondoro del settimo anno particolarmente presa da una discussione. Furono perciò costretti a sedersi sul divano.
Ci fu un imbarazzante momento di silenzio.
— Che si fa? — chiese Lily, lievemente a disagio. Non le piaceva star davanti a una persona senza far nulla. La metteva in soggezione.
— Facciamo un gioco! — esclamò dopo alcuni istanti James, all'improvviso, con entusiasmo. La rossa alzò un sopracciglio.
— Abbiamo sedici anni, Potter, siamo quasi maggiorenni. — disse, scettica. — Fai la persona matura.
— No... intendevo, un gioco a domande. — spiegò il moro, scandendo ogni parola. — Ne conosci qualcuno?
Lily ci pensò un po' su. Poi si illuminò, schioccando le dita.
— Potremmo fare "Due verità e una bugia". È un gioco molto popolare dalle mie parti, lo facevo con le nuove compagne di classe nei primi anni di scuola. — disse, saltellando sul posto. — Serviva per conoscere meglio una persona.
— E così vuoi conoscermi meglio, mh? — chiese James, con sguardo malizioso, avvicinandosi. Lily, dopo aver alzato gli occhi al cielo, gli mise una mano sul petto, facendolo indietreggiare.
— Sei un idiota. — disse la rossa, scuotendo la testa sconsolata. — Chi comincia?
— Inizio io! — esclamò James. —Allora... uno, odio i pomodori. Due, ho le vertigini. Tre, una volta mi sono rotto quasi ogni osso del corpo.
— La uno è vera perchè ho visto che una volta, a casa di Remus, mentre si cenava, hai messo da parte i pomodori e non li hai mangiati. — disse Lily.
— Perchè, mi osservavi? — chiese James, alzando entrambe le sopracciglia. Lei arrossì.
— Stavo guardando tutti, e l'ho notato. — disse Lily, cercando di controllare le sue guance. Ma lei stava seriamente guardando tutti, quindi perchè le sue guance bollivano? — Comunque metti che i pomodori erano il cibo sacro dei Lupin. Che, per esempio, era tradizione per loro mangiare i pomodori quel giorno, e che lo dovessero fare anche gli ospiti. E metti che tu hai interrotto questo rito.
James la guardò in modo strano, come se si stesse chiedendo se scappare o chiamare il San Mungo. O far finta di nulla.
— Lasciamo perdere. — disse la rossa, sospirando. — Nonostante io creda che sia impossibile rompersi ogni osso in una volta, quella falsa è sicuramente la due, perchè giochi a Quidditch e...
Si interruppe per gli sguardi che James le lanciava con la coda dell'occhio.
— Cosa?! — sibilò Lily, quasi soffocando con la sua stessa saliva. — Hai veramente le vertigini?! Ma giochi a Quidditch!
— Beh... non ho paura quando volo sulla scopa. — disse James sistemandosi gli occhiali, a disagio. — Diciamo che, per esempio, sono stato a St. Louis, su un arco situato molto in alto, e volevo disperatamente uscire.
— Sì, mi immagino te, aggrappato ai tuoi genitori, chiedendo perdono per tutte le cattive azioni che hai fatto in vita e tremando, mentre cerchi di non guardare giù... — immaginò Lily, ridendo, al ché James le diede una leggera gomitata.
— Ora tocca a te. — disse il moro, ridendo più forte di lei, mentre la gente intorno cercava di metabolizzare il fatto che Lily Evans stesse nella stessa stanza con James Potter senza insultarlo.
— Hmm... uno, odio i pomodori. Due, non ho mai avuto una bambola in vita mia. Tre, non sopporto la canzoncina di buon compleanno.
— La tre è sicuramente vera, nessuno ama quella stupida canzoncina. — disse James, mentre Lily rideva. — Fa terribilmente schifo.
— In effetti, mi sento scoppiare le orecchie quando me la cantano.
— Ed è per questo che te la canterò al tuo compleanno. — mormorò James, ghignando. Lily lo sentì, e gli diede un pugno sulla spalla.
— Poi... — disse lui, spremendosi le meningi. — La seconda è vera e la prima è quella falsa,perché sarebbe ipocrita...
James tacque, d'un tratto, vedendo Lily che cercava di guardare da un'altra parte.
— Ipocrita che non sei altro! — esclamò il moro, indignato, indietreggiando.
— Sono ipocrita, hai ragione. — ammise Lily. — Ma io li ho mangiati i pomodori a casa di Remus. In ogni caso, siamo entrambi delle cattive persone.
— Sì! Sì, lo siamo! — confermò James, allargando le braccia. — Quindi a pranzo dovremmo mangiare dei pomodori per punizione!
— Giusto. — disse la rossa, sospirando. Poi alzò la testa, di scatto. — Che ore sono, a proposito?
James sembrò per un attimo assente, poi si alzò di slancio dal divano.
— CHE ORA È, GENTE? — chiese, urlando. Lily lo tirò giù, facendogli cenno di stare in silenzio. Che imbarazzo.
— Sono le undici meno cinque. — disse un ragazzo del terzo anno, ridendo.
Lily spalancò gli occhi, impaurita.
— Porco l'unicorno! — esclamò, ficcando a caso i libri di Incantesimi nella cartella. Dopo di ché, afferrò James per un polso, correndo fuori dalla Sala Comune. — Che sbadata, non ho visto l'ora!
— Evans, passeremo altro tempo insieme come abbiamo fatto oggi, vero? — chiese James mentre correvano, cercando di tenere il passo alla rossa.
— Scordatelo, Potter. — rispose Lily. Ma non fu così. Nei momenti di noia o durante altre ore buche, a volte, entrambi si mettevano seduti su quello stesso divano, facendo lo stesso gioco, scherzando e ridendo, mentre James faceva battutine maliziose e Lily rispondeva in modo acido e, a volte, insultava anche. Continuarono pure a bisticciare, ovvio. Solitamente, anche i Malandrini, Frank, Alice e Mary si univano a loro. E iniziarono le scommesse.
— Scommetto cento galeoni che quei due si metteranno insieme. — diceva Sirius a Mary, mentre Lily e James litigavano per un "innocente" scherzo nel bagno delle ragazze da parte del moro. — Anche se non ho cento galeoni.
— Nah, non succederà. — ribatté Mary, scuotendo la testa. — Sono troppo diversi.
— Perchè MacDonald, tu e Remus siete diversissimi, eppure andate d'amore e d'accordo. Molto d'amore... — disse Sirius, malizioso, mentre il colorito delle guance di Mary raggiungeva il colore dei capelli di Lily.
— Sempre il solito. — borbottò la riccia, cercando di nascondere il proprio viso in fiamme. — Comunque, voglio fare una scommessa.
— Oh-ho, adoro le scommesse. — disse il giovane Black, ghignando. — Spara.
— Scommetto un galeone che quei due non si metteranno insieme. — disse Mary, con uno scintillio di sfida negli occhi. — Ma non dobbiamo interferire. Solo a San Valentino possiamo.
— Tanto sai che vincerò io, interferenza o no. — ribatté Sirius, con lo stesso scintillio nelle iridi grigie. — Scommetto la stessa cifra che invece diventeranno una coppia che scoppia.
Porse la mano, e Mary la strinse con forza.
— È un patto, Black.
— Non lo dimenticherò, MacDonald.
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