Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

54. Trophy

🎶
you should see me in a crown; Billie Eilish.

Vincent e Victor erano di sicuro impazziti. Non solo mi avevano trascinata in quel posto, ma mi avevano addirittura permesso di indossare un vestito carino e di truccarmi non solo per coprire i segni lasciati da mio padre.

Sapevo che Caroline sarebbe venuta nonostante non me l'avesse detto: Victor aveva passato mezz'ora davanti allo specchio a sistemare i capelli e aveva discusso tutto il pomeriggio tra sé e sé per decidere se optare per una maglia bianca o una nera.

Da almeno dieci minuti si tormentava le mani, un po' per il nervosismo, un po' perché guidava Vincent e non gli piaceva stare dal lato del passeggero se non con Blake Davis.

«Resta in macchina» ordinò una volta arrivati.

Non mi erano state molte indicazioni sull'uscita, infatti rimasi con il viso appiccicato al finestrino per cercare di capire dove diamine mi avessero portata. La curiosità mi stava divorando come un tarlo: era raro che i gemelli mi portassero in giro con loro e, soprattutto, che mi mostrassero ambienti come quello.

Anche Joy sembrava abbastanza nervosa. Stava vicino a Vincent e si guardava intorno di continuo. Mi persi a fissarla per qualche secondo di troppo, e di certo la mia autostima già carente ne risentì.

Il top bianco le lasciava scoperta la schiena e, per mostrare quella scollatura vertiginosa, teneva i capelli legati in una coda alta e perfetta.

Desideravo così tanto essere lei.

La sua espressione cambiò radicalmente e mise su un sorriso. Seguii il suo sguardo e lo vidi: Blake Davis.

Si ergeva in tutta la sua bellezza davanti alla sua auto scura: una sigaretta penzolante tra le labbra e un'altra posata dietro l'orecchio. La felpa nera gli fasciava il busto in modo divino, proprio come facevano i jeans slavati con le gambe.

Deglutii rumorosamente quando tirò fuori l'accendino e prese a fumare.

Salutò Victor con un cenno del capo e lo seguì da qualche parte, mentre sua cugina salutò Joy, che le si avvicinò.

Mi sentii tremendamente in colpa nei suoi confronti. Non ero stata affatto un'amica, cacciandola via il giorno prima.

Decisa a porle le mie scuse, scesi dall'auto nonostante l'ordine dei gemelli. Quando si trattava di Caroline, quella che ormai era diventata la mia migliore amica, non m'importava più di niente e di nessuno.

Vincent mi lanciò un'occhiata di fuoco, ma non proferì parola, probabilmente per non farsi notare da Joy.

«Caroline...» la richiamai.

Mi aspettavo un'espressione arrabbiata, invece la mia amica sorrise con occhi luminosi e mi abbracciò con slancio.

«Blue! Sei bellissima!» Mi fece fare una giravolta e mi studiò.

Per un attimo mi sentii a disagio nell'essere osservata, ma quando capii che Caroline non mi stava affatto giudicando mi tranquillizzai visibilmente.

Parlai un po' con le ragazze, ma una sensazione di irrequietudine non voleva abbandonarmi: mi sentivo degli occhi addosso.

Senza farmi notare spiai un po' qua e là e trovai un ragazzo intento a fissarmi. Quando notò che mi ero accorta della sua attenzione mi rivolse un sorriso arrogante che mi fece arrossire.

Mi sentii un po' in colpa. Quel giorno avevo dato buca a Wes, che sarebbe tornato a New York la mattina successiva.

Non sapevo dove fossero stati Blake e Victor, ma tornarono e il primo mi si affiancò.

«Posso parlarti?»

Feci per parlare. «Blake, è ora» mi precedette mio fratello.

«Davis!» urlò qualcuno.

Ci voltammo all'unisono e il ragazzo che fino a poco prima mi stava guardando stava compiendo alcuni passi verso di noi.

«Non ti sei stufato dei soliti soldi?»

Mi guardò dalla testa ai piedi e mi sentii completamente nuda, e non in senso buono.

Blake fece un passo avanti e arrivò a coprirmi.

Nascosta dietro le sue spalle, mi concessi di tremare di paura.

«Che cazzo vuoi Griffin?»

Premetti la guancia contro la sua schiena muscolosa, ignorai il dolore causato dai lividi.

«Il tesoro che nascondi» sibilò.

«È fuori questione.»

Griffin rise di cuore, sporgendosi lateralmente per guardarmi in faccia. «Dolcezza, ti piacerebbe passare un po' di tempo con me se spacco il culo al tuo ragazzo?»

Boccheggiai leggermente in cerca d'aria e strinsi i pugni. I tagli provocati dal piatto rotto presero a bruciare e, probabilmente, a sanguinare.

«Non sono un oggetto» riuscii a mormorare.

«Lei è mia. Fatti da parte» ordinò Blake, senza neanche degnarmi di considerazione.

Griffin mi fece l'occhiolino.

«Chi vince la ha per stanotte.»

Guardai Victor in attesa del suo intervento: sapevo che mi avrebbe difesa, che li avrebbe presi a calci.

Invece mantenne lo sguardo fisso sulle sue scarpe e fece solo un movimento d'accenno con la testa verso il numero sessantasette.

Mi posi davanti a Blake, dando le spalle al suo avversario. «Non sono il tuo cazzo di trofeo, Davis» sibilai a denti stretti.

Inclinò il capo e mi rivolse un sorriso malizioso, poi guardò Griffin.

«Accetto.»

Gli occhi mi si riempirono di lacrime che rimandai giù prontamente: non potevo permettere che il trucco si sciogliesse.

«Per me sei morto» gli dissi, prima di girare i tacchi e scappare via.

Non mi importava di essere in un posto pericoloso: avrei preferito essere aggredita anziché sprecare un altro secondo del mio tempo con Blake Davis.

Mi allontanai dalla folla, scacciando il disagio provocato dagli sguardi che sentivo scivolarmi addosso.

Uscii dal complesso di capannoni industriali, che sembravano abbandonati, e mi sedetti su una panchina che trovai poco distante dal cancello.

Con un sospiro passai una mano tra i capelli.

Mi sarei uccisa, anziché stare ai giochi di quell'idiota.

«Hai bisogno di fumare.»
«Che ci fai qui?»

Ridacchiò leggermente.

«Ho rimandato la partenza.»

Accettai la sigaretta che Wes mi stava porgendo e mi lasciai sfuggire un piccolo sorriso.

Sentii subito un senso di leggerezza non appena aspirai un po' di fumo.

«Oggi mi hai dato buca» osservò. «Eppure sei qui... Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

Boccheggiai, non sapendo bene cosa dirgli.

Optai per la verità... o almeno, una mezza verità.

«Ieri, dopo il nostro appuntamento, mi hanno aggredita.»

Rivolsi il viso verso il fascio di luce emesso da un lampione. Sapevo che, nonostante il trucco, poteva vedere leggermente i segni.

Rimase sorpreso. «Ma mi hanno chiesto di venire, questa sera... Non volevo farti preoccupare facendomi vedere così, alla luce del sole l'avresti notato.»

Continuò a fumare, dopo qualche secondo di silenzio mi prese delicatamente la mano, ma io mi sfilai prontamente.

«Non voglio farti del male, Blue.»

Lo sapevo. Lo sapevo benissimo, era ovvio che non lo volesse.

Ma non riuscivo proprio a sopportare il contatto fisico, così, quando ci riprovò, mi spostai all'estremità della panchina.

«Ok... capisco» mormorò.

«Ieri noi due stavamo per...»

Scossi il capo. «Wes, per favore. Non insistere» riuscii a dire con voce rotta.

Con uno scatto fulmineo fu davanti a me, in ginocchio.

«Non sto insistendo. Voglio che tu stia bene e per farlo devo capirti.»

Fece per posarmi le mani sulle gambe, ma si rese conto del fatto che non avrei apprezzato il gesto, quindi si contenne e non mi sfiorò nemmeno.

«Dammi un'opportunità.»

Annuii.

«Però rimettiti seduto, per favore.»

Eseguì senza proferire parola.

Io finii la sigaretta, che in gran parte era stata consumata dal vento.

«Partirò mercoledì... questo weekend potremmo vederci e, magari, potresti venire e New York.»

Scossi il capo, «Mio padre è molto protettivo, non gli va che io vada lontano senza i miei fratelli» spiegai.

«Potreste venire tutti.»
«Magari ne riparliamo un'altra volta, che dici?»

Mi rispose di stare tranquilla e di non sentirmi pressata, poi mi chiese il permesso di avvicinarsi.

Non ci sfiorammo nemmeno.

Rimasi a guardare l'orizzonte.

Successivamente sentii il rombo dei motori.

Victor mi aveva brevemente spiegato cosa avremmo fatto, o meglio, cosa Blake avrebbe fatto: gareggiato con la macchina su cui Victor lavorava giorno e notte anziché studiare.

Ero un cazzo di trofeo per Blake.

Sapevo che avrebbe vinto un sacco di soldi, ma lui voleva me. O meglio, voleva dimostrare a quel Griffin che poteva vincermi.

E lo odiai più del solito.

Wes non sarebbe mai stato così egoista con me. Wes era dolce, premuroso e voleva davvero che io stessi bene e, per farlo, non gli serviva ferirmi in continuazione.

Eppure, quando riprovò a prendermi la mano, guardandomi negli occhi per chiedermi il consenso, e accettai, non sentii alcun fuoco divamparmi dentro.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro