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5. Look at the stars

🎶
Yellow; Coldplay.

Una volta tornata a casa non trovai Blake, che se n'era andato e, nonostante tutto, ne rimasi delusa.

I miei fratelli aspettarono impazienti che servissi loro la cena e, quando si rintanarono nelle loro stanze per prepararsi e uscire in tutta fretta, sistemai per poi sedermi sui gradini del patio a guardare le stelle.

Era un'attività che amavo sin da bambina ma che, soprattutto, era in grado di rilassarmi. Era stata una giornata pesante e avevo bisogno di un momento di pausa.

«Certi vizi non spariscono mai» commentò una voce. Non mi spaventai, l'avevo riconosciuta ed erano tipiche di Blake le entrate di scena. La mia pace era stata interrotta.

Il vizio di cui parlava era, appunto, lo stare seduta a osservare le stelle. Blake mi conosceva così bene...

Pensai al succo all'anas che non avevo comprato per fargli un dispetto.

Si sedette accanto a me, il suo braccio sfiorava il mio. Frugò nella tasca, dalla quale estrasse le sigarette e un accendino. «Non mi chiedi se ne voglio una?» domandai con un sorriso sarcastico.

Lo vidi ridacchiare, «Sei una bambina, le bambine non fumano» replicò, facendo un tiro e sbuffando il fumo lontano da me.

«Che ne sai? Non mi vedi da anni...» borbottai. I suoi occhi si puntarono su di me, ma distolsi prontamente lo sguardo; «Ieri hai rifiutato.» Scrollai le spalle e allungai la mano in attesa che mi passasse la sigaretta.

Restio, si decise a passarmela e io feci un tiro. La verità è che avevo già fumato qualche volta, quindi risi quando Blake rimase scioccato dal fatto che non mi misi a tossire.

«Se i tuoi fratelli mi vedono mi tagliano le gambe.» Non riuscii a trattenere una risata prima di fare un altro tiro.

Sapevo che, probabilmente, era la verità.

Mi erano vietate tutte le cose che potevano compromettermi: alcol, fumo e, ovviamente, droghe.

Avendo capito che non gliel'avrei restituita, Blake ne prese un'altra. «Non farci l'abitudine» mi avvertì.

«Che ci fai qui?» Sbuffò il fumo, non curandosi più di farlo lontano da me.

«Avevo bisogno di camminare e mi sono ritrovato qui.»
«Come da bambino.»

Il mio commento lo fece ridere.

Quando Blake aveva bisogno di staccare la spina usciva e, magicamente, si ritrovava sempre qui, nonostante abitasse a quaranta minuti a piedi. Ed era tornato a vivere nella casa della sua infanzia, ma non mi stupii affatto nel sentire le sue parole.

«Volevo scusarmi con te» disse con difficoltà, «Sono stato scortese.» Riuscii solo ad annuire in risposta, «Ma non ficcanasare nei fatti miei.»

Decisi di non rispondere. La sigaretta mi stava facendo venire la nausea e la lasciai consumare. Blake la afferrò e la spense contro il gradino, rimettendola nel pacchetto. «Non sprechi niente?» Scosse il capo e mantenne lo sguardo fisso sulla luna, che illuminava il suo profilo affilato.

«Cazzo, sei così cresciuta» commentò.

«Anche tu.»
«Ma tu per me sei sempre stato una piccola bambina e, quando mi hanno detto che saremmo tornati qui, ho pensato subito a te...»

Non riuscii a trattenere un sorriso. Io non l'avevo riconosciuto, ma lui sì.

Se per tutti quegli anni mi ero sforzata di dimenticarlo, lui, almeno qualche volta, mi aveva pensato. E, quando aveva saputo del trasferimento, aveva pensato prima a me e non a Vincent e Victor.

«Ti ho lasciata che eri piccola e innocente, con una lingua a dir poco tagliente e ti ho ritrovata così.» Aggrottai la fronte.

«Così come?»
«Silenziosa, sei cambiata tanto.»

Frugai nella sua tasca, sentivo di nuovo il bisogno di quella sigaretta lasciata a metà e lui me lo permise.

«Non sono molto diversa...» Lui mi lanciò un'occhiata infuocata, «Quando sono andato via quelle non le avevi» commentò, mantenendo lo sguardo fisso sul mio petto, coperto da una leggera maglia nera aderente che, improvvisamente, trovai troppo leggera.

Una scossa di brividi mi attraversò tutto il corpo. «Sei abituato a guardare le tette a tutte quelle che incontri?» Sbuffò una risata e lanciò la sigaretta finita, prendendomi la mia di mano per fumarla, poiché aveva notato che avevo già smesso.

«Non ti stavo guardando le tette, o almeno non in quel senso.» Ripresi la sigaretta. Le sue labbra erano appena state sul filtro e questo mi provocò un tuffo al cuore.

La mia bocca dove, fino a poco fa, c'era stata la sua. Era un gesto intimo. Ma, nonostante tutto, aspirai.

«Non mi piacciono le bionde.» Scossi se le spalle, disinteressata; non ci avevo fatto caso ma, riflettendoci, negli ultimi due giorni lo avevo intravisto con tre ragazze, tutte dai capelli scuri.

«So già di non essere il tuo tipo» replicai, gettando il mozzicone lontano.

Lui si alzò e passò le mani sui jeans scoloriti, «Vado ad una festa.»

Rimasi seduta, lo sguardo puntato sulle stelle.

Da bambini spesso ci sedevamo qui e osservavamo il cielo, fin quando sua madre non veniva a prenderlo; fortunatamente, lei entrava sempre in casa a parlare con la mia, lasciandoci sempre almeno mezz'ora di tempo in più.

«Vieni con me?» propose. Scoppiai in una fragorosa risata, «Hai visto i miei fratelli?» Lui annuii. «Io non posso uscire.»

Blake tirò fuori un'altra sigaretta. Non ne aveva ancora abbastanza?

«Chi te lo vieta?» Non replicai, lui non capiva, non poteva farlo.

Prima che lui provasse ad insistere, la macchina di mio padre entrò nel vialetto e ne uscì lui, avvolto in un completo scuro che gli calzava a pennello.

Aggrottò le sopracciglia non appena ci vide. Blake, incurante, fece un tiro, come se non si facesse problemi a farsi vedere fumare da mio padre; se lui avesse visto me mi avrebbe uccisa.

«Blue?» mi richiamò. Mi alzai di scatto come un soldato, tremando per il freddo e per la paura. Blake non distolse gli occhi da me, osservando con attenzione le mie reazioni.

«Ciao papà.» Lui spostò lo sguardo su Blake, guardandolo curioso.

«Blake Davis» disse il ragazzo. Il volto di mio padre si stese in un sorriso, «Sono felice che tu sia tornato... come stanno Silvye e Nathan?»

Io deglutii, ma Blake rimase impassibile, avvertii solo un leggero tremolio alla mano sinistra, quella con cui reggeva la sigaretta. «Morti.»

Mio padre sgranò gli occhi. «Blue, vai a prepararti un bagno.» Rimasi stranita dalla sua richiesta ma, per non farlo arrabbiare, mi diressi in casa.

Mi fermai dietro la porta per udire cosa si sarebbero detti. «Mi dispiace per i tuoi genitori.» Blake non rispose.

«Silvye e Gemma erano... amiche.»
«Lo so.»

Il tono di Blake era scocciato. «Mia madre era depressa e si è suicidata quando non c'era più mio padre a tenerla in vita.»

Mio padre restò in silenzio.

«Tuttavia... stai lontano da Blue, non le è permesso vedere ragazzi.»

Scappai su per le scale, non volendo sentire altro della discussione e preparai il bagno.

Prima che potessi sfilarmi la maglia mio padre irruppe nella stanza, «Fuori» ordinò. «Non... non era-» Mi interruppe e mi spinse fuori, facendomi capire che la risposta alla mia domanda era negativa: il bagno non era per me, l'aveva detto solo per mandarmi via senza che Blake si facesse domande.

Mi raggomitolai nel letto, chiudendo a chiave la porta. La mia bocca sapeva ancora di fumo ma, addosso, percepivo l'odore fresco di Blake, impresso nella mia pelle. Non mi spogliai neanche, mi addormentai con quel profumo attorno.

Ciao, come va? Il padre di Blue si è intromesso tra lei e Blake... cosa succederà?
Vi lascio una foto del personaggio... il suo nome è Marcus Williams.

A presto🩵

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