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48. Ignored

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Stay; Rihanna ft. Mikky Ekko.

Non sapevo per quale motivo, quella mattina, mi stessi impegnando più del solito a scegliere cosa indossare nonostante sapessi che non avrei potuto esagerare.

Wes mi piaceva.

O, forse, mi stavo comportando in quel modo perché avrei passato mezz'ora sola con Blake Davis.

Scacciai quella stupida idea dalla testa quando sentii Caroline suonare il clacson davanti a casa mia.

Non avevo fatto colazione, ma in realtà sentivo un macigno sullo stomaco che mi impediva di avere fame.

Osservai il mio riflesso: i capelli lasciati morbidi sulle spalle, il viso struccato come al solito e i jeans abbinati a una maglia a maniche lunghe.

Stava iniziando il freddo, così presi un cappotto leggero e uscii dalla mia camera.

«Cambiati» tuonò Victor.

A braccia conserte e appoggiato al muro davanti alla mia stanza, mi guardava con occhi sprezzanti.

Un freddo glaciale mi avvolse e non mi sentii più carina, ma solo estremamente a disagio.

«Buongiorno.» Papà passò tra noi senza degnarci di uno sguardo, ma poi si bloccò di scatto per voltarsi.

«Come mai sei vestita da troia?»

Deglutii rumorosamente e abbassai lo sguardo piena di vergogna.

Prima che potessi accorgermene la sua mano mi colpì la guancia, facendomi voltare di scatto il volto.

Con qualche passo rientrai in camera mia e indossai una felpa extra-large che mi copriva quasi del tutto.

Caroline continuava a scrivermi messaggi, ma ero impegnata con il fondotinta, visto che avevo la pelle arrossata.

Odiavo i momenti in cui ero costretta ad utilizzare il trucco: mi ritrovavo sempre a cercare di non piangere per non perdere tempo.

L'appuntamento con Wes sarebbe comunque potuto andare bene nonostante il burrascoso inizio di giornata: niente era ancora perduto.

Uscii di casa ed entrai in macchina e il sottofondo erano le imprecazioni di Caroline, a cui riuscii a rispondere con una leggera risata.

L'ansia mi attanagliava lo stomaco.

Oltre all'appuntamento con Wes avrei dovuto passare del tempo da sola con Blake, in modo da far credere ai gemelli che gli avrei davvero dato ripetizioni.

La verità è che sapevo che le cose con Wes sarebbero andate bene; la mia maggior preoccupazione era il capitano dei Gators: dopo la notte trascorsa insieme durante la trasferta mi sentivo estremamente a disagio nei suoi confronti, non solo per quello stupido sogno erotico, ma anche perché si era permesso di picchiare Victor, che ancora portava i segni.

Blake Davis era un bruto, incapace di relazionarsi nel modo corretto con gli altri. George Sullivan mi evitava dalla sera del ballo e mi dispiaceva. Aveva di sicuro sbagliato atteggiamento, ma sentivo il bisogno di scusarmi con lui per le ripercussioni subite.

Oltre a ciò, ricordavo con perfetta lucidità la sera di Halloween. Mi ero addormentata accanto a lui come una completa idiota e, alle cinque del mattino, ero scappata via di soppiatto per non far scoprire a nessuno che avevo dormito fuori casa.

In realtà, i gemelli sapevano che avrei trascorso la notte dai Davis; ma credo che dormire con Blake non fosse incluso nell'accordo. Lui non lo ricordava sicuramente: nell'accompagnarlo a casa mi ero accorta non solo che era strafatto, ma che aveva anche bevuto un po'.

I suoi ricordi sarebbero sicuramente stati offuscati.

Sbuffai non appena varcammo la soglia della scuola, poiché il gruppo delle cheerleader, esclusa Joy, che intravidi mano nella mano con mio fratello, starnazzavano guardando Blake che, ancora fuori dalla porta, fumava una sigaretta appoggiato a un muretto.

Era solo e pensieroso. Un leggero vento gli scompigliava i capelli scuri.

Delle occhiaie violacee gli adornavano quel viso da diavolo tentatore.

Sembrava non accorgersi di tutte le attenzioni che gli venivano riservate dal genere femminile.

Rimasi imbambolata a mia volta e, per qualche istante, mi sentii uguale a Cindy: una stupida ragazzina che esisteva davvero solo nel momento in cui otteneva l'attenzione di Blake.

Fu allora che mi accorsi che la ragazza non era a scuola. Non sapevo cosa fosse successo alla festa dopo che me n'ero andata, ma credo che Cindy non ne fosse uscita indenne.

Blake sollevò lo sguardo e i nostri occhi si incrociarono.

Ammiccò nella mia direzione prima di incamminarsi per raggiungere l'ingresso; rallentò nei pressi del gruppo di ragazze e afferrò per un braccio Paula, che lo seguì ridendo come un'oca sotto lo sguardo furibondo delle sue compagne.

Cindy arrivò in quel momento. La sua aura di bellezza era svanita del tutto. I capelli non erano in ordine come al solito e il trucco più leggero.

Le sue compagne la guardarono con occhi giudicanti e lei abbassò lo sguardo, piena di vergogna.

«Si scopa il suo patrigno mentre sua madre ha il cancro» sussurrò Caroline al mio orecchio, con tono infastidito. Non provava disgusto verso Cindy, ma verso i miei fratelli che avevano svelato i suoi segreti in un modo così vile. Finsi di non sapere della signora Cooper.

«Mi dispiace» riuscii solo a dire. «È colpa mia se l'hanno fatto.»

Caroline mi diede una leggera spallata e mi prese la mano. «Non pensarci neanche per un secondo.»

Senza darmi tempo di replicare, mi trascinò all'interno dell'edificio.

Vidi il numero sessantasette e la conquista del giorno sgattaiolare nel bagno delle ragazze e fui assalita da un conato di vomito: Blake era un barbaro, disgustoso e senza pudore. Come avevo fatto a provare un briciolo di pena per lui, la notte prima?

Il fuoco dell'odio divampò dentro di me.

Salutai Caroline, con la promessa di incontrarci a pranzo, visto che la prima lezione che avremmo avuto in comune sarebbe stata nel pomeriggio, e mi diressi verso la classe di spagnolo.

Sapevo che Blake e io condividevamo quel corso, era proprio lì che ci eravamo ritrovati il suo primo giorno di scuola, quindi aspettai che facesse la sua entrata trionfante sperando che qualcuno occupasse il posto accanto a me.

Sapevo che mi si sarebbe seduto vicino per infastidirmi, ma volevo a tutti i costi evitarlo.

Arrivò con i capelli più scompigliati di prima e le guance arrossate, stranamente più attraente del solito. Ebbi quel pensiero nonostante il disgusto nei suoi confronti da cui ero assalita.

Guardò il posto accanto al mio, così abbassai lo sguardo per evitare di incontrare il suo e mi si sedette vicino.

Alzai lo sguardo solo quando la professoressa entrò in aula. E fu in quel momento che mi accorsi di una cosa.

Blake si era accomodato accanto a Victor e, vicino a me, si trovava Vincent.

Nonostante fosse proprio ciò in cui speravo fino al momento della sua entrata in classe, sentii una cocente delusione che provai a scacciare.

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La giornata scolastica trascorse in fretta e, nonostante io e Blake avessimo avuto quasi tutte le lezioni insieme, il numero sessantasette mi aveva ignorata tutto il tempo.

Capii che ricordava benissimo ciò che era successo la sera prima. Io sentivo ancora la presa della sua mano sul mio collo, la sua lingua cocente sul taglio che mi aveva provocato sulla spalla, il suo corpo addosso al mio.

Chiusi gli occhi per un istante e lo rividi in quel bagno con Cindy. Sapevo di essere gelosa.

Non gelosa perché volevo essere al suo posto, ma perché, per una buona volta, sembrava aver scelto me, per poi cambiare idea.

Per tutta la giornata non mi rivolse neanche uno sguardo.

Non volevo mostrargli quanto queste sue azioni mi infastidissero, ma era la verità.

All'ultima ora il professore di letteratura inglese era assente, così mi recai in palestra insieme a Caroline per assistere agli allenamenti di basket e a quelli delle cheerleader.

Ci accomodammo sugli spalti in attesa che i ragazzi entrassero in campo e fu allora che Joy ci raggiunse con il suo solito sorriso luminoso.

«Stasera do una festa a casa mia... dovreste venire.»

Distolsi lo sguardo e lo puntai sui gemelli, che stavano varcando la soglia proprio in quell'istante, seguiti da Blake Davis.

Capelli scompigliati e sguardo da stronzo patentato, lanciò un'occhiata languida al gruppo delle cheerleader, intento a fare stretching.

«Allora?» insistette Joy.

«Sai... Non lo so... I... I gemelli sono protettivi» annaspai. «Ho già parlato con Vince, che ne parlerà con Victor. Stai tranquilla.»

Mi accarezzò dolcemente il braccio e rabbrividii al suo contatto; sapevo che toccava spesso Vincent e la cosa non mi piaceva, non mi sentivo affatto al sicuro.

«Ci saremo.»

Soddisfatta, Joy tornò dalle sue compagne di squadra e si mise a riscaldarsi con loro.

Cindy stava leggermente in disparte. Mi dispiacque davvero per lei.

«Parlerò io con Victor e lo convincerò, non preoccuparti.»

Quando Caroline mi toccò ogni cosa tornò al suo posto. Sapevo che lei era la mia esatta metà, l'amica di cui avevo bisogno da sempre, soprattutto dalla morte di mia madre.

Passò un braccio intorno alle mie spalle e mi strinse in un mezzo abbraccio, che trovai confortante. Caroline, per me, era casa.

Gli allenamenti cominciarono e Blake guardò neanche verso gli spalti. Sapeva che ero lì.

Sapevo di essere una stupida, mi sentivo una totale idiota. L'avevo confortato e aiutato e in cambio non avevo ricevuto nemmeno un "grazie".

La verità è che ero diventata tutto ciò che non volevo affatto diventare: una copia di Cindy.

La vedevo ridacchiare ogni volta che il capitano la guardava anche solo di sbieco e la invidiai con ogni singola particella di me.

Sembrava completamente fuori dal gruppo, ma a lei importava solo di ricevere una minima attenzione da parte sua.

Blake Davis guardava lei e non me, anche se era scontato: lei era mora, esattamente secondo i gusti di Blake, ed era più bella di me.

Sbuffai sonoramente quando l'allenamento finì. Sarei dovuta salire in auto con lui, secondo il programma, ma probabilmente avrebbe continuato a ignorarmi e, di conseguenza, il mio appuntamento con Wes sarebbe andato a monte.

Mi sedetti su una panchina poco distante dal parcheggio, in un punto in cui vedevo bene la macchina di Blake.

Quasi tutte le auto se ne andarono, ma quella di Blake era ancora lì. Così come me.

Sentii dei passi e Blake si appoggiò al cofano della sua auto nera scintillante in compagnia di Cindy, intenta a baciargli il collo.

A quanto pare avevano fatto pace e mi ritrovai ad abbassare lo sguardo pur di non guardarli.

«Resti qui ancora un po'?»

Sobbalzai quando Blake si parò davanti a me.

Nella mia testa si affollarono le immagini della notte precedente.

Resta qui ancora un po', almeno finché non mi addormento. O dimmi che resterai tutta la notte e poi vai via, tanto non lo saprò.

Non riuscivo a smettere di pensarci.

«Vado a piedi da Wes» dissi, quando mi riscossi dai ricordi e notai che Cindy ci aspettava accanto alla macchina del ragazzo.

«Perché dovresti?»
«Mi hai ignorata tutto il giorno, come il gran maleducato che sei, e dovrei venir in macchina a sentire te e Cindy pomiciare? Ripeto: grazie, ma vado a piedi.»

Blake buttò indietro la testa, ridendo a crepapelle. «Ti ha infastidita così tanto il fatto di essere stata ignorata, Cenerentola?»

Inclinai la testa e studiai la sua espressione, provando a carpire qualcosa. Non gli risposi affatto, non era come pensava lui.

Mi alzai per andarmene, ma il numero sessantasette mi afferrò per il braccio.

I nostri corpi si trovarono attaccati, l'unica cosa a separarci erano i vestiti.

Tremai sotto il suo tocco incandescente. «La tua ragazza ci sta guardando.»

Il suo fiato mi solleticava le guance arrossate per l'imbarazzo.

«Non è la mia ragazza» sussurrò, sfiorandomi il viso con le labbra. «A quanto pare le piace scoparsi i vecchi» ridacchiò divertito.

Mi stava dando considerazione e mi sentii qualcuno per la prima volta in quel giorno. Mi odiai tremendamente.

«A me non interessa» riuscii a dire. «Ma se sei gelosa fino al midollo, Cenerentola

Socchiusi gli occhi, «Ti ricordo che tra venti minuti ho un appuntamento. Con un ragazzo. E non sei tu.»

L'incantesimo si ruppe. Blake si allontanò di scatto e si incamminò verso la macchina, facendomi cenno di seguirlo.

Mi aprii la portiera posteriore e così Cindy si sedette accanto a lui, sul sedile del passeggero. Non le riservò la stessa galanteria che aveva concesso a me, ma, durante il tragitto, toccò diverse volte le cosce nude della cheerleader.

«Sai Blue, Cindy voleva ringraziarti» annunciò Blake. «Grazie a te ha finalmente trovato il coraggio, o forse ha dovuto, visto che l'avrebbe saputo lo stesso, di dire quanto le piace essere scopata da suo padre mentre sua madre va all'ospedale a fare le chemio. Niente più segreti per Cindy Cooper!»

La vidi abbassare il capo. Blake non lo sapeva, ma io sì. In casa avevamo un'intera libreria, nascosta nella cabina armadio di Victor, ricolma di fascicoli riguardanti tutte le persone che conoscevamo. Quelli non erano gli unici segreti di Cindy.

Mi catapultai fuori dalla macchina non appena arrivammo in prossimità di casa Davis. Sentivo la bile risalirmi in gola.

Cindy si recò sul retro, pronta ad entrare dalla finestra per non farsi vedere dai nonni di Blake, invece lui rimase al mio fianco, in attesa dell'arrivo di Wes, che ci raggiunse dopo pochi istanti a bordo della sua auto.

«Bene, buona giornata» mormorai, facendo un piccolo passi in avanti. Blake mi afferrò e mi riportò al suo fianco.

«Fai attenzione, per favore.»
«Non dovresti preoccuparti, sarai abbastanza impegnando. Raggiungi Cindy.»

Ci guardammo dritti negli occhi prima di allontanarci, dirigendoci verso altre persone.

Ai poli opposti.

Buongiorno a tutti, come va?
Capitolo extra per le 20.000 letture. Volevo ringraziarvi di nuovo per tutto l'amore che state dando a Blue e Blake, che mai mi sarei aspettata.
Inoltre mi sono appena resa conto di non avervi ancora mostrato Cindy... ecco qui la sua foto!


Vi ringrazio ancora una volta❤️

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