44. Unknown
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Save Your Tears; The Weeknd ft. Ariana Grande.
Durante la prima tratta, pensai a quanto io e Blake fossimo incompatibili: eravamo rotti, distrutti in mille pezzi che mai sarebbero riusciti a combaciare.
Ma, automaticamente, la mie mente, o meglio, il mio cuore, andarono a quella foto che, in quel momento, si trovava nascosta in una tasca del mio borsone.
Quella foto aveva la sua esatta metà, una metà che mi ritraeva e che Blake aveva probabilmente bruciato, e mi dimostrava che, in un modo o nell'altro, io e lui ci saremmo sempre trovati, appartenuti e uniti.
Tutti quei pezzi potevano mettersi insieme, quella foto ne era la prova. O forse erano solo i deliri di una pazza, convinta di poter sistemare le cose.
Scesi dall'autobus con un sospiro.
Per tutto il viaggio i miei occhi erano stati inevitabilmente incollati a Blake e la mia mente assalita dalla voglia di colpirlo con qualcosa.
Lo odiavo, ma al contempo lo desideravo. Volevo che fosse gentile e dolce con me come lo era stato un tempo, volevo che mi desse qualcosa di positivo.
Victor non si lamentò mai del suo occhio nero, rimase in completo silenzio: forse aveva capito quanto fossi arrabbiata con il numero sessantasette.
Sapevo che si picchiavano per risolvere i loro diverbi, l'avevano già fatto tempo prima quando Victor aveva scoperto che Blake aveva permesso che uscissi con George; ma fino a quel momento mi era piaciuto convincermi che Blake fosse diverso, almeno in parte, dai miei fratelli.
Negli ultimi anni avevo imparato a detestare con tutta me stessa la violenza e, nonostante sapessi che Blake ne facesse largo uso, continuavo a sperare che prendesse in considerazione cosa pensavo io prima di compiere azioni che potessero nuocermi.
Se era Victor ad attaccare me lo aspettavo, ma il fatto che fosse stato Blake mi aveva fatto capire che era esattamente come i gemelli.
Che, anche con me, sarebbe stato come loro.
Il coach annunciò che la sosta sarebbe durata mezz'ora, giusto il tempo di mangiare qualcosa e sgranchirci le gambe.
Caroline, che ancora indossava la maglia di Blake, mi venne in contro per trascinarmi in bagno.
«Blake dice che non capisce perché sei incazzata visto che ti ha difeso» mormorò sistemandosi i capelli davanti allo specchio. Le cheerleader entravano e uscivano dal bagno, quindi capii che non voleva che ci sentissero.
«Forse perché ha fatto un occhio nero a mio fratello?»
Caroline sbuffò e si voltò, appoggiando la schiena contro il lavandino.
«Io non li sopporto quei due» confidò, facendomi ridacchiare.
«Sediamoci vicine, se si picchiano sull'autobus sono fatti loro, no?»
Annuii convinta e ci dirigemmo a comprare qualcosa da mangiare, visto che entrambe stavamo morendo di fame.
Victor ci aspettava in fila, le braccia conserte e l'aria spazientita.
«Blue!» mi sentii chiamare, così mi voltai.
Alle nostre spalle, c'era Wes. I capelli rossi erano sparati in tutte le direzioni e gli occhi socchiusi a causa della stanchezza.
Victor inclinò la testa, guardandolo con sospetto, mentre io abbassai gli occhi, sperando che Wes cambiasse idea.
Durante la trasferta l'avevo evitato a regola d'arte, o forse si era trattato semplicemente di fortuna. Ma Wes mi stava davanti e aspettava che lo salutassi a mia volta e fossi educata.
Victor continuava a fissarlo con guardo gelido e inquietante, sembrava pronto a spezzargli l'osso del collo.
In quel momento anche Vincent, che avevo visto poco in quei due giorni, apparve accanto al suo gemello con la stessa espressione omicida sul volto.
«È il figlio del coach» disse Blake, spuntando alle spalle del diretto interessato. «Siamo amici e gli ho presentato Blue, una volta, quando ci siamo incrociati.»
La sua bugia mi strisciò addosso insieme alla paura che Wes non reggesse il gioco; ma lui annuì senza indugi e cercò di sorridere ai miei fratelli.
«Ho già preso da mangiare per te, andiamo.»
Il capitano mi afferrò per il polso, trascinandomi fuori dalla stazione di servizio.
«Ma che fai!?» sbottai, cercando di sfilarmi dalla sua presa che iniziava a bruciarmi.
Provai a regolarizzare il respiro e, quando Blake notò che stavo andando nel panico, mi passò una bottiglietta d'acqua che bevvi senza troppi preamboli.
Mi calmai in fretta, allora mi porse una fetta di pizza che iniziai a mangiare in silenzio: non avevo voglia di parlargli, tanto meno di litigare, quindi potevo farmi gli affari miei e basta.
Purtroppo, si mise in mezzo la mia stramaledetta curiosità: «Perché hai mentito per me?»
Blake scosse le spalle. «Non ho mentito. Io e Wes ci conosciamo davvero. Il coach e mia madre stavano insieme al liceo e da bambini ci vedevamo spesso. È una mezza verità.»
Sbuffai. Lo odiavo.
Lo guardai. Sentii che non stava raccontando tutto.
Blake aveva deciso di comportarsi da idiota con me. D'altronde, voleva che avessi un motivo plausibile per odiarlo e si stava sforzando per darmelo.
Qualcuno si sedette al mio fianco e, pochi secondi dopo, l'odore di fumo permeò l'aria.
Wes ridacchiò nel vedere la mia espressione infastidita; «Non farla arrabbiare» intimò a quello che avevo scoperto essere il suo "amico".
«Perché avete finto di non conoscervi fuori dal locale?»
«Non abbiamo finto. Io l'ho aiutato dicendogli di andarsene prima che uscisse Victor e lui l'ha fatto, semplice.»
La presenza di Blake mi innervosiva ogni secondo di più, dunque decisi di alzarmi e fare una passeggiata in solitudine, ma Wes mi seguì.
«Starò qui ancora qualche giorno, prima di tornare a New York» raccontò. «Mi chiedevo se ti andasse di vederci, per un caffè magari?»
Scossi la testa.
«Blake te l'ha detto, l'altra sera, mio fratello ti staccherà la testa se ti avvicini troppo a me.»
La risata di Wes mi risuonò nelle orecchie e stranamente venne da ridere ance a me. «Blake ci aiuterà. Concedimi questo onore, ti prego.»
Mi fermai di scatto e mi imitò senza indugi; sbuffò il fumo girando il capo in modo da non farlo sul mio volto e il suo gesto di premura mi fece sorridere, ma cercai di nascondere quella reazione.
«Chiederò a Blake il permesso di portarti fuori, se per te va bene.»
Il mio silenzio venne preso come un assenso, così Wes tornò verso Blake e si mise a parlottare con lui.
Ero abituata a uomini che prendevano decisioni al mio posto, quindi mi ritrovai a salire sull'autobus in religioso silenzio per attendere l'arrivo dei miei compagni.
Non dissi una sola parola. Sapevo di non avere potere decisionale, e mai l'avrei avuto.
Per mia sfortuna, il posto di Victor, che avevo già deciso di lasciare a Caroline, venne occupato dall'imponente metro e novanta di Blake Davis, che si stiracchiò leggermente, provocando un contatto tra noi che mi fece tremare le ginocchia.
«Vuoi che Pel di carota faccia la fine di Geordie?» sussurrò con la bocca premuta contro il mio orecchio. Una vicinanza eccessiva.
Sulla mia pelle, si formarono brividi intensi, e la mia mente fu affollata dai ricordi della notte precedente: sì, l'avevo sognato ed era stato un sogno movimentato; ma il vero problema era stato il risveglio premuta contro di lui, il fatto che avessi dormito divinamente e tutte le sue premure. Non potevo stargli così vicino.
Sbuffai per mascherare una risata causata dai suoi stupidi nomignoli e quella sensazione che mi attanagliava lo stomaco.
«Credevo che tu e Wes foste amici.»
«Più conoscenti, che amici. Ma in ogni caso, anche se fosse mio fratello, in questo momento lo odierei: la sua richiesta mi mette in una brutta posizione.»
Mi premetti contro il finestrino nel tentativo di allontanarmi da lui, ma fallii miseramente, poiché Blake decise di sistemarsi meglio sul sedile e, in quel modo, si avvicinò a me.
Non credo che lo facesse per stuzzicarmi: l'autobus era davvero piccolo e, probabilmente, cercava solo di stare il più comodo possibile.
«Brutta posizione?»
Annuì.
«Victor si arrabbierà molto con me, se venisse a scoprire che ho mentito, di nuovo, per permetterti di uscire con un ragazzo... L'ultima volta mi sono preso un bel pugno.»
I nostri occhi si scontrarono con violenza. Le sue iridi verdi erano due calamite pronte ad attrarmi e non fui io a interrompere quel contatto, perché non lo volevo.
Restammo così per qualche secondo finché Blake non aggiunse: «E non mi va che tu esca con Wes... Mi dispiacerebbe spaccargli la faccia, e sono già molto tentato.»
Trattenni il fiato nel sentirlo pronunciare quelle parole, che potevano significare tutto o niente.
Gelosia? Stentavo a crederci.
Blake era egocentrico e non gli importava di me.
Capii all'istante il motivo del suo fastidio: io avevo la sua stupida maglietta e lui era il capitano, se io avessi avuto un appuntamento con un altro lui avrebbe perso credibilità. Avrebbe fatto una figuraccia.
«Tu scopi con Cindy, e non solo, e io non posso prendere un caffè con Wes?»
Non ottenni mai una risposta, perché l'autobus ricominciò a riempirsi e mio fratello guardò male il suo amico, intimandogli di alzarsi. Caroline sopraggiunse alle sue spalle e disse che sarebbe stata lei la mia vicina per il resto del viaggio, obbligandoli a sedersi vicini.
Meno di dieci minuti dopo, quei due avevano fatto pace e io e Caroline parlavamo di quanto fossero insopportabili.
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Rientrare in casa fu la cosa migliore di quel weekend.
Nonostante avessi una giustificazione per non eseguire i compiti per il giorno successivo, dopo aver disfatto la mia borsa e quella dei miei fratelli e aver attaccato una lavatrice, mi impegnai nei compiti di spagnolo, per poi passare a studiare letteratura inglese per il test che si sarebbe tenuto da lì a pochi giorni. Quando mi sentii soddisfatta, passai ai compiti dei gemelli: per fortuna svolgevano quasi tutti i corsi insieme, quindi mi bastava farli una volta e copiarli.
Preparai la cena loro e poi mi misi sul divano. La nausea mi infastidiva da ore e non avevo voglia di cenare, in più, non avevo fatto la spesa, vista la mia assenza, e non c'era abbastanza cibo per tutti e tre.
La suoneria del telefono interruppe la visione del film che stavo guardando con ben poca attenzione
Sconosciuto: Martedì torni a casa da scuola con me. Victor e Vincent pensano che tu mi dia ripetizioni di goniometria. Hai un'ora con Wes.
Il tono arrogante che percepii nel leggere quel maledetto messaggio, mi fece capire all'istante che il mittente non era altro che Blake Davis.
Lo odiavo per come si rivolgeva a me.
In quel momento lo odiai anche per aver dato il suo benestare a Wes e non essersi opposto a quell'appuntamento. Mi avrebbero fatta a pezzi, se lo avessero scoperto.
Pensai all'ultima volta che mio padre era stato davvero violento, e rabbrividii; ma sapevo che, in ogni caso, gli agguati erano dietro l'angolo e dovevo essere sempre pronta.
La guancia colpita da Victor giusto qualche ora prima iniziò a pizzicare. Ripensai allo sguardo di Blake e Caroline sul segno che aveva lasciato e i miei occhi si riempirono di lacrime.
Ma, prima che potessi lasciarmi andare al pianto, lui scrisse un altro messaggio.
Fui colta dalla tentazione di lanciare il telefono contro il muro pur di scacciare il pensiero di Blake dalla mia testa.
Blake Idiota Davis: Ma se non vuoi, posso sempre dire a Wes che preferisci darmi "ripetizioni".
Grugnii.
Blue: Vuoi una lista delle cose che preferirei fare al posto di darti "ripetizioni"?Blake Idiota Davis: Sii fantasiosa, amo le cose strane.
Volevo rispondergli a tono, ma mio padre rientrò in casa in quell'istante.
Era strano che stesse con noi. Passava la maggior parte del suo tempo fuori a lavorare o a divertirsi, dunque mi stupii non appena si accomodò sul divano accanto a me e, senza neanche consultarmi, cambiò canale.
Così, trascorsi la serata in silenzio. Una delle innumerevoli regole in casa Williams era che, se mi ritrovavo nella stessa stanza con mio padre, dovevo aspettare che fosse lui a congedarmi o che se ne andasse per primo.
Ma non fece niente di tutto ciò, anzi, si addormentò sul divano e fui quindi costretta a vegliare su di lui per tutta la notte.
Dormire non era contemplato: temevo che potesse svegliarsi e farmi del male per puro piacere. Quindi non chiusi occhio per tutta la notte e mantenni lo sguardo fisso sul telefono abbandonato poco distante da me pensando a Blake Davis e al fatto che, nella stanza condivisa con lui, ero stata bene.
Diversamente da quando ero a casa, spaventata e irrequieta, mi ero sentita diversa quella notte.Avevo dormito serena tra le braccia di Blake.
E la cosa mi faceva sentire inadatta ma al contempo al sicuro.
Buongiorno a tutti e buon sabato, come va? Natale è alle porte e io vi faccio i miei più cari auguri con questo capitolo e lasciandovi una foto di Wes perché, piccolo spoiler, non è stato solo un passaggio fuori dal ristorante, il suo. Infatti, lo rivedremo durante il suo appuntamento con Blue.
Volevo avere qualche parere su di lui: prime impressioni?
E invece cosa ne pensate della scelta di Blake di aiutare Blue? Secondo voi è geloso? Ha lasciato intravedere qualcosa, ma non si è sbottonato troppo...
Detto questo, vi lascio. Vi auguro di passare delle buone feste e di trascorrere il tempo con le persone che amate.
Vi voglio bene, ci risentiamo al prossimo capitolo!
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