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42. No sex

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All I Want; Olivia Rodrigo.

La sera prima
Sospirai pesantemente davanti allo specchio. Quel vestito forse non mi stava poi così bene.

Lanciai un'occhiata a Blue, intenta ad allacciare le scarpe, e pensai che fosse molto più bella di me, e che fosse una totale idiota a non amarsi.

Passai le mani sui fianchi tondi.

Sapevo di essere bella, non ero di certo stupida, ma spesso pensavo che sarei potuta essere meglio. Non ero abbastanza.

Pensai alla telefonata avvenuta la sera prima con mia madre, dove mi aveva chiesto di pesarmi in diretta per essere sicura che mia nonna non mi stesse facendo ingrassare esageratamente. Dopo aver scoperto che la bilancia segnava due etti in più della settimana precedente, era andata fuori di testa.

Mi costrinsi a eliminare quei brutti pensieri: avevo deciso che avrei passato una bella serata, soprattutto dopo che avevo convinto Blue a superare i limiti che si imponeva.

I ragazzi vennero a bussare alla nostra porta. Trattenni il fiato mentre abbassavo la maniglia.

Victor mi piaceva. Sapevo che con me era diverso dal solito; ma, nonostante tutto, non ero intenzionata a cedere al suo volere. Quando avrebbe abbassato la testa, forse gli avrei concesso qualche privilegio.

Lo notai squadrare le gambe della sorella e trattenersi dal fare qualche commento che, sicuramente, sarebbe stato di cattivo gusto.

Spostai l'attenzione su mio cugino, vestito completamente di nero. Teneva una sigaretta spenta tra le labbra e i suoi occhi percorsero il corpo di Blue.

Vidi in lui tutto l'amore che lei non provava per se stessa. Non l'avevo mai visto guardare così una ragazza, eppure Blue non gli concedeva niente di sé, al contrario delle altre: ammetto che Blake fosse veramente troppo bello, oltre che un diavolo tentatore a cui era difficile dire di no; ma la mia amica si divertiva a farlo impazzire, a volte consapevolmente, altre no. Come in quel momento: Blue non si rendeva affatto conto del potere che esercitasse sul capitano dei Gators. Se lei gli avesse chiesto di inginocchiarsi al suo cospetto, lui si sarebbe sdraiato.

La presi a braccetto e ignorammo insieme i due. Se Blake non aveva intenzione di dirle che era bellissima, allora non gli avrei permesso di parlarle, almeno fino all'arrivo al ristorante.

Sentivo sulla mia schiena nuda gli occhi di Victor. La sua presenza mi premeva addosso con ferocia.

Volevo davvero mollare, lasciarmi andare con lui. Ma avevo deciso. Non sarebbe mai successo. L'avrei fatto penare fin quando non avrebbe mollato la presa su Blue.

Una volta raggiunto il nostro tavolo, il fratello della mia amica le intimò con lo sguardo di farlo sedere accanto a me.

La vidi seriamente in difficoltà quando dovette accomodarsi accanto a Blake.

Per un istante, desiderai dire a Victor di spostarsi per levare Blue dalla situazione spiacevole; poi la vidi sorridere. Un sorriso timido, accennato, ma del tutto sincero. Non sapevo cosa le avesse detto Blake, ma sapevo che la stava facendo stare bene.

Mio cugino era un totale disastro, ma quando era vicino a Blue sembrava riuscire a mettere a posto almeno parte dei suoi casini.

Ero un po' distratta, non capivo cosa stesse accadendo tra i due. Victor mi aveva posato una mano sul ginocchio e mi stava dicendo che quel vestito mi stava davvero bene.

«Oh Blue! Hai così tanto mal di testa?» esclamò a un certo punto Blake, con aria preoccupata.

«Beh... rimarrete soli. Accompagno Blue in albergo, così può prendere qualcosa e riposare.»

Si dileguarono in fretta e furia, lasciandomi sola nella tana del lupo.

Non avevo mai passato del tempo da sola con Victor e, il problema maggiore, era che quello si era appena trasformato in un appuntamento. Il tutto peggiorò quando la cameriera ci spostò in un tavolo più appartato nel quale ci trovammo seduti l'uno di fronte all'altro.

Provai a rilassarmi. Mangiai il mio risotto e, per sciogliermi, esagerai un po' con il vino.

Ma Victor fu dolce ed educato. Non mi fece mai notare quanto fossi un disastro, e per un po' riuscii davvero a dimenticare le cattiverie di mia madre.

In realtà, sapevo che diceva quelle cose solo e unicamente per il mio bene, per farmi essere sempre più bella.

«Facciamo una passeggiata?» propose dopo aver rifiutato il dessert dal cameriere.

Insistette per pagare ma non glielo permisi. Quella cena era già stata fin troppo vicina a un appuntamento, volevo evitare che si montasse ulteriormente la testa.

Non ho veramente idea di come successe.

Mi ritrovai nella sua stanza.

C'erano due letti matrimoniali.

«Victor, senti, io...»

Non mi diede il tempo di finire la frase. Me lo ritrovai premuto addosso. Voltai la faccia per impedirgli di baciarmi e cercai di spintonarlo via.

«Cazzo, ti diverti a trattarmi come il tuo cane?» sbottò , passando si le mani tra i capelli biondi.

«Tu tratti Blue come un cane» replicai acida.

Mi sedetti sul letto più vicino alla finestra, che scoprii essere proprio di Victor non appena notai il suo borsone abbandonato accanto al comodino.

«Voglio solo sapere perché continui a respingermi.»

C'erano tanti motivi: volevo che smettesse di essere così arrogante, che portasse rispetto a Blue, che non prendesse le decisioni al posto suo, che smettesse di drogarsi, che smettesse di scopare ragazze a caso. Ma, oltre a lui, anch'io avevo i miei problemi: non volevo che vedesse le mie debolezze, tutte le crepe che presentavo. Probabilmente, se le avesse viste, non mi avrebbe più guardata allo stesso modo.

«Io non bacio le ragazze» ammise, «Hai appena...»

Mi interruppe: «Tu non sei le ragazze, Caroline. Non scopo da quando mi sono reso conto che voglio solo te. Non mi interessa del sesso. Non so cosa sia questo, ma so che lo voglio.»

Sbuffai. «Victor, quelli come te li conosco benissimo. Io sono la stupida vittima di quelli come te. Farai sesso con me e quando ti renderai conto che tutte le tue aspettative non sono state superate, te ne andrai.»

Odiavo dover sostenere una conversazione così stupida, dover spiegare perché non gli avrei concesso niente di me. Non era ovvio?

Le cazzate che aveva detto, per me non avevano alcun valore. Sapevo che le parole erano solo parole. Nient'altro.

Victor si mostrava perfetto ai miei occhi, ma sapevo che mentiva. Sapevo che aveva dei segreti enormi che non mi avrebbe svelato.

«Niente sesso» propose. Lo guardai con le sopracciglia aggrottate, «Niente sesso. Niente di niente. Guardiamo un film, dormiamo insieme. Non ti sfiorerò nemmeno.»

Risi piano. Sapevo che non ce l'avrebbe fatta.

«Ma dovrai raccontarmi il motivo per cui ti fidi così poco.»

Inclinai la testa di lato e iniziai a giocherellare con l'orlo del vestito.

«Non è ovvio e banale? Un idiota come te e Blake mi ha presa in giro, dicendomi che mi amava e che avrebbe fatto di tutto per me. Quando ho ceduto, e ho perso la verginità con lui, ha deciso che era il caso di filmarmi. E sai cosa mi ha detto mia madre quando, piangendo, le ho confessato la cosa e ha preteso di vedere il video per capire la gravità della situazione? Che sembravo proprio grassa e dovevo dimagrire.»

E la cosa peggiore, che non dissi a Victor, era che io, quel ragazzo, lo amavo davvero.

E sapevo di meritarmi di più, di volere un amore struggente e da film, che non mi facesse mai sentire insoddisfatta. Volevo che Victor lottasse per me, che dimostrasse di provare interesse.

Victor non rispose. Prese il telefono e lo chiuse dentro un cassetto e girò la chiave. Me la consegnò, «Nascondila dove vuoi. Qualunque cosa tu decida questa notte, io non tradirò la tua fiducia» promise.

«Sì, ma potresti comunque scoparmi per noia e poi lasciarmi. No grazie, non mi va di essere un giocattolo per voi uomini misogini.»

Si sedette accanto a me a distanza di sicurezza.

«La pensi così anche di Blake allora.»

Annuii, «Con un'unica differenza: io so davvero i valori di Blake, so le cose che fa e so che non mente quando dice di avere dei limiti e dei parametri, per scegliere delle ragazze.»

Non gli spiegai cosa volessi dire. Non ce ne sarebbe stato bisogno. Victor era diverso da Blake.

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