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34. I remember all your tastes

🎶
Always Remember Us This Way; Lady Gaga.

«Lui è Wes» lo presentò

Cazzo.

Blake sorrise leggermente, divertito dal fatto che il destino avesse voluto giocarmi un brutto scherzo e far venire Wes in trasferta con me e i miei fratelli.

Mi buttai subito sul mio sedile, nascondendomi alla vista del figlio del coach. Prima o poi avrei dovuto affrontarlo, ma sarebbe successo in assenza dei gemelli, di certo non davanti a tutte quelle persone.

Blake mi tirò leggermente i capelli e sapevo che sarebbe stato il viaggio più lungo e stressante della mia intera esistenza.

Ma io e Caroline decidemmo che avremmo ignorato tutti e ci mettemmo a guardare un film e, visto che le avevo dato l'opportunità di scegliere, per l'ennesimo scherzo del destino optò per Cenerentola.

«Cenerentola che guarda Cenerentola? Davvero molto ironico» disse Blake venti minuti dopo, un tempo che avevo passato in totale pace, poiché si era messo a dormicchiare.

Non capivo perché si ostinasse a chiamarmi in quel modo; d'altronde, non ero più bionda e le mie somiglianze con la principessa erano decisamente scemate.

E, nonostante mi obbligassi a odiare quel soprannome, sapevo di star mentendo a me stessa. L'avevo dimostrato quando George lo aveva usato al ballo e io ero andata nel panico, prima che Blake intervenisse.

Ci fermammo solo una volta per una breve sosta, durante la quale io e Caroline ci prendemmo una pausa dal duo.

Victor non aveva mai parlato direttamente alla mia amica, ma si divertiva a infastidirla per ricordarle della sua presenza. Aveva optato per la stessa tattica del suo vicino.

Tornammo sull'autobus per prime, intenzionate a riposare gli occhi prima che tornassero.

Qualcosa mi cadde in grembo, facendomi sobbalzare per lo spavento.

Un pacchetto enorme di Skittles, che mi portò a sgranare gli occhi.

Blake ridacchiò leggermente. «Ti piacciono ancora, no?»

Riuscii ad annuire, seppur titubante. «Come fai a ricordarlo?» chiesi, stringendo tra le dita l'orlo del sacchetto.

«Ricordo tutti i tuoi gusti» rispose semplicemente.

E io ricordavo ogni cosa di noi.

Socchiusi gli occhi contenta, mentre Caroline apriva il pacco per chiedermi se potevamo mangiarne un po' insieme.

Le restanti ore trascorsero con lentezza, una dolce tortura soprannominata Blake Davis. L'omonimo ragazzo si divertì a tirarmi i capelli per tutto il viaggio e, in generale, a rivolgermi alcune prese in giro.

Nonostante il suo regalo, dolce in tutti i sensi, continuò a divertirsi infastidendomi.

Ma io tentai in tutti i modi di non prestargli attenzione, mangiato Skittles e guardando il film con Caroline.

Per fortuna, anche durante la sosta, ero riuscita ad evitare Wes. Una volta giunti in albergo decisi che sarei andata a parlargli e l'avrei pregato di fingere di non conoscermi, soprattutto in pubblico.

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«Potrei dormire per due giorni interi!» esclamò Caroline, buttandosi sopra il letto matrimoniale che avremmo condiviso.

La partita sarebbe stata il pomeriggio del giorno successivo, quindi io e lei avremmo avuto la sera e la mattina libera.

Poiché l'albergo distava dieci minuti a piedi dalla spiaggia, Caroline aveva tentato per l'ultimo tratto del viaggio a convincermi a uscire per un bagno. Avevo usato la banale scusa di non aver portato il costume, ma il problema era svanito non appena Caroline aveva trovato un negozietto, "adorabile", secondo lei, ed era entrata comprandomi un costume.

Non aveva neanche voluto i soldi.

«Blake mi ha detto che c'è la piscina... che ne dici di andare?»

Finsi di non averla sentita.

«E il vestito che mi hai fatto portare?» domandai. Se dovevo proprio scegliere, preferivo un vestito carino a un costume, con cui mi sarei dovuta mostrare davanti a tutti.

Sapevo di avere alcune cicatrici a costellarmi il corpo, piccoli segni che la crudeltà di mio padre aveva lasciato. Pensai a quelle volte in cui i pugni non erano bastati e aveva deciso di tirarmi degli oggetti, che mi avevano lasciato non solo cicatrici fisiche.

«Per la cena» replicò.

Presi un respiro profondo tentando di scacciare tutti i brutti pensieri. Non volevo essere negativa, volevo pensare ad altro.

Anzi, non volevo essere melodrammatica e contagiare tutti con il mio muso lungo causato da quei pensieri intrusivi. Non ero un'egoista.

Si alzò, estraendo ciò che aveva portato dalla sua borsa.

Aveva optato per un vestito lilla che, una volta indossato, si rivelò essere assolutamente perfetto per lei. Le fasciava i fianchi con perfezione e le maniche trasparenti, così come lo scollo, rendevano il tutto estremamente sexy.

«Ti prego, vieni in piscina con me, più tardi.»

Scossi il capo. «Non ci saranno tutti... ci saranno solo Victor, Blake, Vincent e Joy.»

Sbuffai. Il suo proposito di ignorare mio fratello?

E poi non mi andava proprio di farmi vedere mezza nuda da quel pervertito di Blake Davis.

Era un cazzo di osservatore, avrebbe notato ogni mio difetto, ogni cosa che odiavo di me.

Alla fine, però, acconsentii; sarei rimasta vestita con qualche scusa.

Caroline, nonostante il mio piano, mi obbligò ad indossare il costume che aveva comprato sotto il vestito e, per non destare sospetti su ciò che avrei fatto, eseguii.

Il bikini era azzurro e decisamente inaccettabile, soprattutto secondo i gusti dei miei fratelli.Il reggiseno a triangolo mi metteva in evidenza il seno, ma la parte peggiore erano gli slip, che lasciavano troppo poco all'immaginazione.

Victor me l'avrebbe strappato di dosso e mi avrebbe picchiata fin quando non avessi capito che certe cose, semplicemente, non potevo indossarle; Vincent, invece, sarebbe rimasto a guardare impassibile.

Non mi premurai neanche di immaginare la reazione di mio padre, sapevo che sarebbe stata nettamente peggiore.

«Se fossi lesbica ti scoperei, giuro» disse Caroline, mentre si metteva il rossetto, facendomi ridacchiare. Riuscì a farmi scordare tutte le mie preoccupazioni.

Non avrei mai pensato di trovare un'amica così speciale. Invece Caroline era fantastica su ogni fronte: piaceva a mio fratello, che di conseguenza mi permetteva di frequentarla, ma comunque non mi faceva mai sentire a disagio. Era la mia prima aiutante e sostenitrice.

E sapevo che, il fatto che volesse che la seguissi in piscina, era dovuto alla sua voglia di sbloccarmi e di non farmi sentire sempre un pesce fuor d'acqua.

Raggiungemmo Blake e Victor, che scoprimmo alloggiare nella stanza adiacente alla nostra.

D'altronde, la fortuna era sempre dalla mia parte.

Gli occhi di Blake furono decisamente troppo indagatori sul mio corpo, forse in maniera esagerata visto che il semplice abito nero non aveva nulla di provocante o di particolare.

Andammo a cena solo noi quattro, poiché Joy e Vincent decisero che ci avrebbero raggiunto dopo per godersi un po' di tempo da soli; neanche incrociammo gli altri membri della squadra o qualche cheerleader mentre ci dirigevamo verso il locale scelto dai ragazzi.

Io e Caroline rimanemmo davanti a loro, chiacchierando tra noi e ignorandoli del tutto.

Era maleducato, è vero, ma pensai che Caroline si divertisse a far patire Victor, mostrandogli la scollatura sulla schiena del suo abito, che mostrava che non indossava il reggiseno.

Infatti, quando ci sedemmo al tavolo, notai l'espressione contrariata di mio fratello, che mi indicò il posto accanto a Blake pur di sedersi accanto a lei.

Non degnai d'uno sguardo il numero 67, ben decisa a stare in silenzio tutta la cena, anziché conversare con lui.

«Cenerentola, forse dovremmo chiedere un tavolo solo per noi due» mi disse, mentre io ero impegnata a leggere il menù. Si era avvicinato molto, per parlarmi, così sentivo il suo fiato caldo solleticarmi l'orecchio destro.

Le mie guance si arrossarono e dentro di me divampò un incendio, che esplose nel momento in cui i nostri occhi si scontrarono con violenza.

Fui io la prima a interrompere quel contatto, così sollevai lo sguardo e trovai Caroline e Victor intenti a parlottare tra loro. Capii che ci avrebbero ignorati per tutta la sera.

«Oh Blue! Hai così tanto mal di testa?» Blake mi posò una mano sulla schiena, quasi saltai in aria come una molla.

Il tessuto dell'abito era così leggero che il contatto risultò davvero tremendo. Ogni cellula del mio corpo prese a implorare.

«Beh... rimarrete soli. Accompagno Blue in albergo, così può prendere qualcosa e riposare.»Si alzò ancor prima che potessi dire qualcosa e, nel farlo, mi pestò un piede.

«Oh... Blake... Grazie. Sei così gentile» sibilai a denti stretti, mentre mi alzavo rifiutando la sua mano.

«Ci vediamo più tardi se mi sento meglio.»

Scappammo prima che potessero obiettare.

In strada, scoppiai in una fragorosa risata, tanto che dovetti tenermi la pancia sotto lo sguardo divertito di Blake.

Non ridevo così da tempo. Anni, forse.

Io e Blake non eravamo amici, eppure, in mezzo a quella strada deserta, sentii i miei sensi spegnersi, le mie barriere abbattersi.

«Vieni, ti porto a mangiare» affermò, allungando la mano verso di me.

Nonostante tutto, nonostante fossimo io e Blake Davis, la afferrai con delicatezza e gli permisi di trascinarmi via.

«Perché l'hai fatto?» domandai.

«Victor non è più stato con nessuna da quando ha messo gli occhi su Caroline» mi confidò. «Penso che se ne stia innamorando... e credo che meriti un'occasione.»

Di scatto, mi ritrassi.

L'aria mi mancò con ferocia, fui aggredita di nuovo dalle mani di mio fratello, lo stesso fratello che Blake stava aiutando affinché potesse vivere una storia d'amore con Caroline.

Anch'io non avevo fatto nulla per impedire una loro eventuale relazione, ma non mi ero mai resa conto della situazione.

Le dita di Victor mi strinsero il collo, mi bloccarono i polmoni.

Boccheggiai in cerca d'aria, un'impresa troppo fallimentare: lui mi voleva morta e mi avrebbe uccisa a tutti i costi.

La testa mi vorticò e le gambe cedettero.

Caddi. Un baratro nero, vuoto. Ad aspettarmi, sempre Victor, sempre mio padre, Vincent guardava con un leggero sorriso. Nessuno mi avrebbe salvata.

Sarei annegata in quel mare nero e sarei morta.

Uno strano calore mi avvolse con dolcezza. Mi fece rabbrividire e d'improvviso, riuscii a respirare.

Annaspai, cercando di inspirare più ossigeno possibile.

«Blue... Cazzo!»

Mi accasciai nella stretta presa di Blake, fin quando finalmente non ci sedemmo.

L'aria mi sferzava il viso, scuotendomi i capelli.

Eravamo in riva al mare, quando finalmente riacquistai le mie facoltà visive.

Il rumore delle onde mi cullò come una dolce melodia.

Chiusi gli occhi e mi godetti la pace. La pace della morte.

E poi, tutto finì.

Ciao a tutti,
finale con molta suspance, lo so che mi odiate, ma bisogna guardare il lato positivo: tra pochi giorni avrete il continuo.
Infatti oggi è mercoledì e sto pubblicando questo capitolo extra per il raggiungimento delle 10.000 letture.
Ci tengo a ringraziare ognuno di voi per i voti, i commenti, le letture, i segui e tutto il supporto che mostrate continuamente per la mia storia. Siete davvero fantastici e non posso far altro che abbracciarvi virtualmente e pubblicare questo nuovo capitolo.
Vi voglio bene, per sempre❤️

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