18. Car travel
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jealousy, jealousy; Olivia Rodrigo.
Blake fece la sua uscita trionfale dallo spogliatoio, con occhi vispi e un sorriso arrogante a solcargli il viso.
Non avevo tenuto il conto, ma Caroline mi aveva detto che suo cugino era in assoluto stato il miglior giocatore.
E, nonostante Victor e Vincent erano stati oscurati, li vedevo raggianti mentre davano pacche sulle spalle al loro compagno.
Cindy, nella sua divisa da cheerleader, lo abbracciò con slancio e, contro tutte le aspettative, lui non ricambiò.
Anzi, mantenne le sue iridi verdi fisse sulle mie, in una tacita presa in giro.
Se tutti avevano imparato a rispettarmi per timore dei miei fratelli, a Blake sembrava non importare. Vincent e Victor, probabilmente, non se la sarebbero presa con lui.
Ma il suo atteggiamento mi faceva sentire stranamente viva.
Cindy si staccò senza perdere il suo entusiasmo e iniziò a parlare a vanvera della festa e del suo "meraviglioso vestito che ti piacerà un sacco levarmi".
Rimasi quasi a bocca aperta. Come riusciva a dire una cosa del genere? Soprattutto con altre persone attorno: io l'avevo sentita, Caroline, appoggiata al muro accanto a me e palesemente annoiata, l'aveva sentita, Vincent e Victor l'avevano sentita.
Blake le sorrise, i suoi occhi saettarono su di me per un istante molto breve. «Devo portare Blue a casa.»
Cindy si giro verso di me, come accortasi all'improvviso che esistevo.
Ma lei sapeva che esistevo. Piangeva nei bagni con me. Sapevo del cancro di sua madre.
Odiavo che si fingesse così civettuola quando non era affatto così.
Mi trattenni dallo sbuffare.
Odiai Cindy per un momento, per la durata del suo intenso sguardo che mi vedeva come una rivale.
Ma sapeva che io e i ragazzi eravamo in due mondi ben distanti, che nessuno di loro mi avrebbe mai voluta. Soprattutto Blake Davis.
Scorse con troppo interesse il mio corpo, in un tacito confronto tra lei e me che di sicuro persi.
Alle sue gambe sode di contrapponevano le mie, scheletriche. Al suo seno alto e sodo, il mio, per nulla prosperoso nascosto sotto la felpa larga.
I suoi capelli scuri erano luminosi, i miei spenti e sembravano paglia, poiché non mi era consentito curarli.
Le ciglia allungate dal mascara, che io non potevo portare.
Come poteva anche solo vedere una sfida tra me e lei?
Victor si schiarì la gola e Cindy dovette ridestarsi, puntando gli occhi su mio fratello, che inclinò la testa con un sorriso beffardo.
Sapevo cosa significava.
Cindy doveva smetterla subito se non voleva fare incorrere nella sua ira.
Per esperienza, sapevo che non era affatto piacevole. Ma sapevo anche che i gemelli Williams erano capaci di rovinare la vita a coloro che non li rispettavano.
Io lo sapevo. Cindy lo sapeva.
Proprio per questo abbassò lo sguardo sulle sue sneakers bianche e fece un passo indietro, allontanandosi da Blake, che scoppiò in una risata sguaiata.
La superò senza degnarla di un altro sguardo e venne davanti a me, invitandomi con un cenno della testa a seguirlo fuori, fino alla sua auto.
Salutai con un timido cenno Caroline e i miei fratelli che, troppo impegnati a fulminare Cindy, non mi diedero considerazione.
Una folata d'aria fredda mi sferzò il viso e sentii le guance arrossarsi leggermente. Mi strinsi nella felpa, pentendomi di non essermi portata dietro una giacca.
Camminai accanto a Blake, che portava con disinvoltura il borsone su una spalla come se non pesasse affatto.
«Mi dispiace di aver rovinato i tuoi piani» mormorai, mentre lui caricava le sue cose sui sedili posteriori; «Mi sono offerto io di accompagnarti.»
Mi aprì la portiera, in un gesto galante che mai mi sarei aspettata da lui. Prima che notasse il mio imbarazzo salii in macchina, dove la penombra coprì il rossore che ancora mi colorava le guance.
«Lo so, ma Cindy si è offesa» dissi quando lui mi seguì all'interno dell'abitacolo. «Abbiamo scopato un paio di volte, non siamo mica sposati» borbottò mettendo in moto.
Uscimmo dal parcheggio, la folla che acclamava Blake non appena le persone si accorgevano che era lui a guidare.
Abbassai la testa, sperando che nessuno mi notasse, come da consuetudine. Io ero sempre invisibile e in quel momento sperai di esserlo più del solito.
Non volevo essere vista con Blake, non volevo che qualcuno pensasse che ero come Stacy o Cindy.
Sapevo di essere umana, proprio come sapevo che Blake era attraente; ma, se alle mie coetanee questo bastava, non importava a me. Non avrei mai avuto un ragazzo con tutte le probabilità, ma, se per caso mi fosse stato concesso, avrei considerato ben altre caratteristiche.
Ad esempio, George non era decisamente bello come Blake, ma era gentile e mi faceva ridere.
Nonostante ciò, quella sera non gli parlai e neanche lo vidi; infatti, Maia e Stephanie si erano sedute accanto a noi alla partita e, quando Caroline aveva fatto il suo nome, le due avevano farfugliato qualcosa riguardo ad un test del giorno successivo.
Non mi importava. George era carino, ma io non potevo frequentare i ragazzi. E, poiché Blake era in combutta con i miei fratelli, sapevo che se per sbaglio Caroline si fosse fatta sfuggire qualcosa per me sarebbe stata la fine.
Appoggiai la testa contro il finestrino quando finalmente riuscimmo ad uscire dal parcheggio della scuola.
La macchina era silenziosa e la cosa mi stranì. A detta di Blake voleva che avessi un motivo per odiarlo, ma portarmi a casa era gentilezza. Non mi stava infastidendo.
«Sei stato bravo» commentai per rompere il ghiaccio, ma lui non rispose. «Hai fatto tanti punti.»
Sbuffò, «Ventisei» borbottò in risposta. Io riuscii solo ad annuire: «Sono tanti.»
Improvvisamente accostò sul ciglio della strada, «Credo di aver bucato» sbraitò.
«Scendi a guardare.» Non gli dissi che non sapevo neanche come fosse fatta la ruota di una macchina, ma, visto che era stato così gentile da riaccompagnarmi a casa, decisi che era giusto dare il mio contributo.
Mi chinai a guardare la ruota e, dall'alto della mia poca esperienza da meccanico, non sembrava avesse nulla di strano.
Mi riavvicinai al lato del passeggero e lo riferii a Blake, attraverso il finestrino lasciato aperto per metà. «Credo di essermi sbagliato... non abbiamo bucato.»
Annuii, trattenendomi: avrei voluto dirgli che poteva mandarmi a controllare solo se era certo del problema, ma mi zittii.
Posai la mano sulla maniglia e, quando tirai, la porta non si aprì. «Credo che sia la porta ad essere rotta» borbottai, tirando con più forza.
Blake scoppiò a ridere sguaiatamente. «Buon divertimento, Cenerentola.» Aggrottai la fronte a dir poco confusa.
«Sarà una lunga e intensa passeggiata.» Sfrecciò via a tutta velocità e, in pochi secondi, divenne solo una macchia indistinta in lontananza.
Mi aveva appena lasciata a piedi, per di più in mezzo al nulla.
Guardandomi attorno mi resi conto che aveva preso la direzione sbagliata per allontanarmi maggiormente da casa mia, ma io ero troppo presa dai miei pensieri per accorgermene.
Il buio era fitto e quasi piansi.
Avevo freddo, volevo solo che la smettesse.
Pregai che fosse solo uno stupido scherzo, che sarebbe tornato a prendermi.
Decisi di chiamare qualcuno, magari Caroline, o di usare il telefono per capire da che parte dovessi andare per tornare a casa.
Niente campo.
Quasi lanciai il telefono sull'asfalto per la rabbia.
Quell'idiota di Blake Davis mi aveva lasciata in mezzo al nulla, al buio, senza telefono e al freddo; come se non bastasse, un lampo squarciò il cielo, preannunciando un brutto temporale che sicuramente mi avrebbe inzuppata.
Presi un respiro profondo, non potevo farmi assalire dal panico.
Se fossi andata alla mia sinistra probabilmente sarei tornata verso scuola, ma avevamo svoltato molte volte, quindi non ero certa che sarei arrivata a destinazione; andando a destra, avrei seguito la direzione presa da Blake non appena era sfrecciato via, ma non sapevo affatto dove mi avrebbe portata.
Due fari si avvicinarono. Avrei potuto chiedere aiuto, è vero, ma non mi fidavo delle persone, dunque mi abbassai nella speranza di non essere vista e mi rialzai solo quando la macchina fu lontana.
Decisi di fidarmi di Blake e presi a camminare nella direzione verso cui era scappato.
Aveva iniziato a piovere e faticavo a vedere e sapevo che da lì a poco avrei ceduto: il freddo mi aveva raggiunto le ossa e tremavo come una foglia.
Di tanto in tanto cercavo di controllare il telefono, ma rischiava di rompersi a causa dell'acqua, quindi evitavo.
Come aveva potuto essere così crudele con me?
Voleva darmi un motivo per odiarlo e ce l'aveva fatta.
Sapevo che, anche se fossi andata a lamentarmi da Vincent e Victor dell'accaduto gli avrebbero solo fatto i complimenti.
Blake era il prescelto, poteva trattarmi male senza conseguenze.
Mi spostai i capelli dietro alle orecchie e lo maledissi. Mi sarei vendicata, in un modo o nell'altro. Avrei trovato il modo per fargliela pagare.
La felpa era scura ormai e i vestiti in generale mi stavano appiccicati alla pelle. Non vedevo molto a causa della scarsa illuminazione.
Proprio mentre mi stavo chiedendo come avrei fatto scorsi una casa. L'istinto mi disse di non chiedere aiuto, non fidarsi è meglio, ma mi rintanai sotto il porticato: se c'era una casa c'era anche campo.
E non mi sbagliai.
Scoprii di essere a mezz'ora a piedi da casa mia e la pioggia non smetteva di cadere incessante.
Con uno sbuffo e riluttante scrissi un messaggio a Caroline, l'unica che, forse, poteva salvarmi.
Per ringraziarvi delle 2000 letture, ecco il capitolo extra... così sapete subito del viaggio in macchina tra Blue e Blake (finito male).
Spero che il capitolo vi piaccia, in caso, fatemelo sapere con una stellina e un commento o con una recensione su uno dei miei profili Instagram giuliacattii_ o giuliascrive4.
Detto questo, ci sentiamo sabato e finalmente saprete che fine farà Blue dopo lo scherzetto di Blake.
Un grande abbraccio🫂
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