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15 - LOVE ME NOW, OR LET ME GO

Girl I know your heart is breaking and a thousand times

I found myself asking: "Why? Why?"

Why am I taking so long to say this? But trust me, girl

I never meant to crush your world and I never

Thought I would see the day we grew apart

And I wanna know how do you let it go? When you,

You just don't know? What's on,

The other side of the door when you're walking out, talk about it

Girl I hope you understand what I'm trynna say.

We just can't go on pretending that we get along

Girl how you not gonna see it? There's never a right time to say goodbye

But I gotta make the first move

'Cause if I don't you gonna start hating me

Cause I really don't feel the way I once felt about you

Girl it's not you it's me. I kinda gotta figure out what I need

There's never a right time to say goodbye

But we know that we gotta go our separate ways

And I know it's hard, but I gotta do it and it's killing me

Cause there's never a right time, a right time to say goodbye...

[Say goodbye_Chris Brown]

HARRY

Louis era strano quel giorno. Lo vedevo pensieroso e anche un po' nervoso. Sembrava che qualcosa lo turbasse. Da quando ero arrivato a casa dal lavoro quel giorno non aveva fatto altro che guardarmi con aria confusa, senza dire molto. Avevo parlato solo io e non mi sembrò normale, di solito Louis era allegro, parlava a raffica, faceva il cretino. Quel giorno non era decisamente lui.

"Lou...stai bene?", domandai, ad un tratto. Era seduto sul divano e picchiettava insistentemente il piede per terra. Io ero in piedi dietro di lui, con le mani sulle sue spalle. Le muovevo lentamente, cercando di farlo rilassare, anche se non avevo la più pallida idea di come si facesse un massaggio.

"No...io...c'è una cosa che devo dirti, Harry...forse è meglio che vieni qui", disse. Il suo tono mi spaventò. Deglutii preoccupato, mentre facevo il giro del divano. Louis si alzò in piedi e mi guardò negli occhi.

"Senti...quello che sto per dirti...beh, non è facile da dire, ma...è meglio per tutti e due, ok?", lo guardai preoccupato, chiedendomi se stesse facendo sul serio o se era solo un brutto scherzo. Conoscevo quelle parole, capivo e sapevo perfettamente cosa stava per succedere, ma non lo concepivo. Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?

"Lou...stai scherzando, vero?", chiesi, mestamente. Avevo paura. Scosse la testa.

"Harry...credimi, sto facendo fatica per trovare le parole giuste, ma...", si bloccò e mi guardò in silenzio, tristemente. Mi stava lasciando. Mi stava lasciando e aveva anche il coraggio di dire che era difficile. Mi stava lasciando lì, così, in casa sua, dopo che gli avevo fatto un massaggio, dopo che avevamo fatto l'amore. Gli avevo dato tutto e mi stava lasciando. Ma ovviamente solo per lui era difficile. Posò le mani sulle mie spalle, sospirando. Abbassò lo sguardo. Con un gesto brusco levai le sue mani. Non volevo essere toccato, in quel momento. Mi sembrava di essere stato preso in giro.

"Dimmi almeno perché...", mormorai, incapace di dire altro.

"È difficile e mi sta uccidendo, te lo giuro, ma...devo farlo, per entrambi, Harry...ti prego...", gli diedi una spinta, allontanandolo con forza.

"Sai dire solo questo? Dopo-..."

"Quattro mesi e 20 giorni...sì, posso dire solo questo...", indietreggiai scuotendo la testa. Sì, quattro mesi e 20 giorni. E allora perché mi stava lasciando? Che senso aveva? Quello doveva essere solo un brutto incubo, doveva esserlo, per forza, non c'era altra spiegazione.

"Louis...io..."

"Non potrai farmi cambiare idea...", disse, alzando lo sguardo. Non mi sarei rassegnato così. Non c'era nulla che non andasse tra di noi.

"Lou...guardami negli occhi e dimmi perché, ti prego...", forse saperlo avrebbe facilitato le cose. Se mi stava lasciando, volevo un motivo e il fatto che non mi amasse più era l'unico che potevo prendere in considerazione. Almeno me ne sarei andato con il cuore in pace. Louis scosse la testa, ma non rispose. Chiuse gli occhi.

"No, ti ho detto di guardarmi, Louis Tomlinson, adesso! Guardami e dimmi-..."

"Non sono innamorato di te, non lo sono mai stato. Vattene. Ho bisogno di scopare con ragazzi diversi, tu non mi basti più...sono stanco di te", disse d'un fiato, alzando di scatto la testa. Lo fissai. L'aria venne lentamente meno, o forse il nodo in gola non la faceva scendere. Lo stomaco minacciò di torcersi e scoppiare. Le gambe cominciarono a tremare fuori controllo. Il mio cervello non controllava più nessuna parte del mio corpo, soprattutto una: sentii chiaramente i pezzi infranti del mio cuore cadere a terra, sfracellandosi come vetri rotti. Aprii la bocca, ma non ne uscì nessun suono. Non mi ero mai sentito così... usato, ferito, distrutto. Louis mi aveva appena gettato come un giocattolo. Per lui non ero niente. Non volevo crederci, dopo tutto quello che mi aveva detto e dopo tutto quello che avevamo condiviso. Non potevo crederci.

"Louis..."

"Non rendere le cose ancora più difficili, sta zitto, per favore", disse, alzando ulteriormente la voce. Sembrava che volesse cacciarmi il più in fretta possibile. Mi morsi il labbro. Volevo urlare, volevo prenderlo a pugni, volevo spaccare quella sua bella faccia a suon di schiaffi e allo stesso tempo volevo piangere e abbracciarlo e pregarlo di non lasciarmi, come un disperato. Ma non mi sarei fatto vedere così. Cazzo no! Non mi avrebbe visto piangere come un bambino. Forse...beh, forse avrei pianto una volta uscito da quella porta, ma per il momento mi sarei imposto di fissarlo in modo freddo e remissivo, come se non mi importasse che il ragazzo che amavo stesse per lasciarmi.

"Domani vengo a salutare il piccolo Louis", dissi, semplicemente. Forse la voce tradiva i miei buoni propositi di mostrarmi distaccato, ma non importava.

"Sì, d'accordo...sai quando trovarci", rispose. Chiusi gli occhi e annuii, senza nemmeno guardarlo mi avviai alla porta. Non volevo guardarlo e dirgli addio per l'ultima volta, non volevo portare con me l'ultima immagine di Louis. Mi andavano bene le immagini che già avevo. Mi sarei ricordato solo dell'ultima volta in cui avevamo fatto l'amore. Non sfiorai nemmeno l'idea di tornare nel mio appartamento. Era troppo vicino a Louis e troppo...troppo coinvolto. Lo avrei sentito e non ne avevo bisogno quella sera. Salii in macchina ed ecco che le tanto attese lacrime fecero capolino sui miei occhi. Stavo per piangere e non mi sarei trattenuto in quel momento, lui non mi avrebbe visto. Mi morsi il labbro, tentando di tenermi stretto quel briciolo di dignità che ancora mi rimaneva, ma, ovviamente, non ci riuscii. Le lacrime sgorgarono incontrollate dai miei occhi, senza che io potessi evitarlo. Misi in moto, asciugandomi le guance e cercando di riacquistare una vista meno offuscata. Non avevo deciso una meta, non avevo pensato a dove andare, ma sapevo esattamente dove sarei andato a finire.

ASHTON

Aprii la porta. Harry se ne stava davanti a me, con gli occhi rossi e gonfi, i capelli scompigliati e un'espressione tremendamente triste. Si morse il labbro, che cominciò a tremargli senza ritegno. Istintivamente allungai le braccia verso di lui. Harry vi si gettò senza pensarci. Lo strinsi contro il mio petto e lui scoppiò in un singhiozzò che mi spaventò. Infilai una mano tra i suoi ricci, chiusi la porta con un calcio e lo portai in appartamento.

"Harry, ma che...cosa ti è successo? È stato Tyler? Giuro che se lo becco..."

"Louis...", disse, interrompendomi. Che cosa? Aveva davvero detto Louis?

"Harry...credo di non capire..."

"Louis...mi ha...mi ha lasciato", sussultai. Non potevo crederci. Che cosa aveva fatto quel coglione?

"Harry...io...mi dispiace, è un vero coglione!", mormorai. Lui annuì.

"Non dirlo solo per farmi sentire felice...ho solo bisogno di tempo per capire! E...mi dispiace, ma...Liam non...io...non sapevo da chi altro andare!", bisbigliò, in modo sconnesso. Non potevo che essere felice che avesse scelto me, che si fidasse.

"Sì, non preoccuparti...so io di cosa hai bisogno!", dissi, prima di lasciarlo. Gli presi la mano e lo portai in salotto. Lo feci accomodare sul divano e tornai poco dopo con una ciotola di gelato al cioccolato e due dvd tra le mani.

"Gelato al cioccolato e...horror o comico?", dissi, mostrandogli i film. Harry fece finta di pensarci per qualche secondo, poi mi indicò quello a sinistra.

"Horror, senza ombra di dubbio!", disse. Finalmente, da quando era lì, abbozzò un sorriso, che mi confortò leggermente. Volevo solo vederlo felice e Louis gli aveva fatto del male, quella sera. Harry si meritava di meglio, forse...si meritava uno come...come me. Forse era meglio non pensarci. Non sapevo come fossi arrivato a provare tanta attrazione per il ragazzo del mio migliore amico, ma sapevo che era sbagliato. Sospirai. Misi il cd in play e tornai in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.

"Vuoi altro?", chiesi, porgendogli l'acqua. Lui scosse la testa e sospirò.

"Dai, Ash! Vuoi sederti qui con me, ora?", chiese. Ovviamente non potevo rifiutare l'invito, anche se, forse, sarebbe stato meglio stargli lontano.

HARRY

Lo guardai sedersi di fianco a me, leggermente impacciato. Sospirò e si accomodò a debita distanza da me. Improvvisai un colpo di tosse e cercai di concentrarmi sul film. Era difficile. Pensavo a Louis e non riuscivo a non smettere di pensarci, nonostante la vicinanza di Ashton. Lui mi faceva bene, ne avevo bisogno, ma non sapevo esattamente perché tra noi si fosse creato quell'improvviso imbarazzo.

"Ash..."

"Dimmi piccolo"

"Grazie...", mormorai, cercando di avvicinarmi un po' di più. Lentamente appoggiai la testa sulla sua spalla. Ashton sussultò. Forse avrei dovuto stare attento ai miei comportamenti. Ashton pareva strano, ultimamente. Avevo paura di dare a vedere qualcosa di sbagliato. Sollevò le braccia e lasciò che mi appoggiassi al suo petto. Respirai lentamente e mi concentrai su tutto quello che Ashton era per me, per non pensare a Louis. Ashton era un amico, il mio migliore amico. Forse più di un amico, ma...non quello che era Louis. Ashton era qualcosa di strano che era capitato nella mia vita proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno. E sapevo che non lo avrei mai ringraziato abbastanza, forse. Lo sentii sospirare.

"Prego", rispose.

"Solo che...io davvero non capisco come..."

"Dio, Harry! Louis è un coglione! È solo lui che ci perde, chiaro? Non merita nemmeno che sprechi parole per lui!", sbottò, quasi snervato. Scoppiai a ridere, per la prima volta.

"D'accordo...scusami!", dissi.

Lo sentii sospirare, dopo qualche secondo.

"Ehi...tutto...tutto bene?", chiesi, sollevando il viso. Lui annuì. La sua mano scivolò lenta lungo la mia guancia, provocandomi un leggero brivido. Il mio respiro si fece più lento. Si avvicinava lentamente al mio viso. Presi un respiro, per quanto potessi. Cercai di pensare al da farsi, ma, in men che non si dica, le sue labbra si posarono sulle mie con una dolcezza snervante. Il profumo di Ashton invase lentamente i miei polmoni. Le sue labbra erano morbide e perfette. Le sue labbra...quelle labbra, però, non erano le labbra di Louis. E quelle mani che ora avevano preso il mio viso con dolcezza, non erano quelle di Louis. E il suo profumo, non era il profumo di Louis. E io pensavo a Louis. Appoggiai le labbra sul suo petto e lo allontanai delicatamente, ma con fermezza.

"No...no...non-..."

"Scusa...io non so che...non so cosa mi sia preso", mormorò, imbarazzato, passandosi una mano nel ciuffo perfetto. Tentai di abbozzare un sorriso.

"Va tutto bene...solo che...con Louis è appena finita e poi..."

"Sì, ho capito", mi interruppe, sorridendo un po' più rilassato. La tensione sembrò lentamente venir meno. Era capitato. Ora però...non volevo che si illudesse. Io ero innamorato di Louis.

"Ora...guardiamo il film e non pensiamoci più!"

LOUIS

L'avevo fatto soffrire e non me lo sarei mai perdonato, per il resto della mia vita. La prima cosa che avevo fatto era stata tornare da mia madre, perchè in quella casa da solo non avrei fatto altro che pensare a lui. E poi mamma e le mie sorelline mi mancavano davvero tanto, avevo bisogno di passare del tempo con loro.

"Ciao tesoro! Che ci fai qui?", domandò mamma, aprendoci la porta. Alzai le spalle e sorrisi alle ragazze che mi corsero incontro stritolandomi in un abbraccio.

"Avevo voglia di venire a trovarvi!", dissi, dando il piccolo Louis a mia madre, per evitare che lo uccidessero.

"E...il tuo ragazzo?", domandò Lottie. Maledetta curiosità. Non l'avevano nemmeno mai visto, ma mia madre doveva avergliene parlato. Le sorrisi, ma mia madre capì al volo il mio disagio.

"Louis..."

"Ci siamo lasciati, è finita!", dissi, cercando di non sembrare maledettamente triste.

"Ma...Harry era così..."

"Sì, lo so, mamma...ora non mi va di parlarne!", la interruppi, cercando di cambiare argomento.

"Devo fare una telefonata importante, ora...potete tenere Louis per un po'?", aggiunsi. Mia madre annuì sorridente e lasciò il bambino a giocare con le ragazze. Uscii sul balcone, chiusi la porta finestra ed estrassi una sigaretta dal pacchetto. Di solito non fumavo, ma quella situazione richiedeva nicotina. Fissai il display del cellulare per qualche secondo infinito. Sullo sfondo c'era ancora quella foto di Harry, quella che gli avevo scattato mentre dormiva sul mio letto. Lui la odiava perché diceva che era imbarazzante. Aveva sempre paura che qualcuno dei miei amici mi prendesse il cellulare e lo vedesse. Io, invece, lo adoravo. Mi faceva tenerezza. Amavo quella foto e...amavo lui. Era davvero doloroso ammetterlo a se stessi dopo averlo appena lasciato. Mi era quasi parso di vedere il suo cuore distruggersi per le mie parole. Avevo dovuto lasciarlo con quelle terribili parole. Non ne pensavo nemmeno una, ma se gli avessi detto il vero motivo per cui lo stavo scaricando, lui avrebbe insistito per stare con me e non potevo permetterlo. Continuavo a domandarmi se avessi fatto la cosa giusta. Non poteva essere così giusta se aveva fatto male ad entrambi, eppure mi era parsa l'unica soluzione. Composi il numero e feci partire la chiamata.

"Pronto?", la voce di Tyler dall'altro capo aumentò incontrollabilmente la voglia che avevo di farlo morire tra atroci sofferenze.

"Tyler...sono Louis", risposi. Lui rise.

"E allora?"

"Ho fatto, l'ho lasciato", dissi, chiudendo gli occhi. Gli avevo detto addio per colpa sua. La sua risata di superiorità si fece ancora più viva.

"Tyler...ora che l'ho lasciato, lui non c'entra più nulla in questa storia...giuro che se scopro che gli sei anche solo passato di fianco per sbaglio ti uccido, chiaro? Devi lasciarlo stare, mi sono spiegato?"

"Pensi che mi facciano paura le tue minacce, Tomlinson? Hai fatto bene a lasciarlo, o il tuo piccolo principino sarebbe finito nelle mie grinfie...mi piace farti soffrire, Tommo!", mi morsi il labbro con violenza, per evitare di far partire un turpiloquio incredibile sul balcone di casa mia. Mamma e le ragazze non ne sarebbero state felici. Ci era riuscito, mi aveva fatto soffrire anche così. Ma almeno ora Harry era al sicuro, lui non l'avrebbe più toccato. Harry non faceva più parte della mia vita, perciò non aveva senso prendersela con lui. Harry era al sicuro. E finché fosse stato così...sarebbe andato bene, anche se non potevo vederlo. Mi autoconvinsi di aver preso la decisione migliore per lui: un giorno avrebbe trovato un altro, mi avrebbe dimenticato e sarebbe vissuto felice con lui, al sicuro dal casino che era la mia vita in quel momento. Sì, sarebbe andata così. Sì, dovevo solo trovare il modo per non soffrire così tanto.

"Vaffanculo, Ty"

"Oh, che carino! Era una vita che non mi chiamavi così! Sembriamo tornati ragazzini!"

"Falla breve, Tyler!", lo liquidai. Sapevo perché eravamo al telefono, era inutile fare il finto buonista in quel modo. Lui era solo uno spietato bastardo.

"Bene, vedo che hai fretta...allora passiamo alla seconda parte del mio piano"


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