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14 - MAYBE I'M JUST JEALOUS

È colpa mia se mi conosci solo per metà

La metà che nella vita ha combinato i guai

So che non te lo aspettavi di vedermi qua

Ti chiedo scusa e sai che scusa non l'ho detto mai.

[Scusami_OneMic]

HARRY

"Harry...Harry sveglia!", mi rimproverò il mio capo, sventolandomi la mano davanti al viso. Annuii.

"Scusa...", mormorai, abbassando lo sguardo. Louis mi aveva tenuto sveglio per tre giorni, stare con lui e il piccolo a volte mi stremava veramente tanto. Stavo letteralmente crollando dal sonno, ma dovevo lavorare.

"Servi i clienti, muoviti!", mi rimproverò di nuovo, indicandomi la fila di persone dietro il bancone. Servii qualche caffè poi, quando c'erano meno persone, mi appoggiai al legno del bancone, per riprendermi un po'. Non mi era bastato nemmeno il ghiaccio per sgonfiare le occhiaie, quella mattina.

"Ehi...che dici, me lo fai un caffé?", domandò qualcuno ad un tratto. Alzai lo sguardo e sobbalzai. I suoi occhi azzurri erano inconfondibili. Freddi e spaventosi. La sua somiglianza con Louis era impressionante, anche se non poteva nemmeno paragonarsi al mio ragazzo. Tyler non aveva l'espressione meravigliosa di Louis, non aveva quel sorriso, non aveva quell'aria felice, aveva solo i suoi lineamenti e parte del suo DNA. Mi spaventai e arretrai leggermente, ricordandomi improvvisamente delle parole di Louis. Mi aveva raccomandato di stargli alla larga.

"Io-...sì, te lo faccio subito", dissi, voltandogli le spalle per preparare il caffè. Non potevo non servirlo, perché era un cliente e non potevo rifiutarmi perché fino a prova contraria lui non mi aveva fatto nulla. Cercai di controllarmi, ma per qualche assurdo motivo ero davvero spaventato. Gli misi la tazzina davanti alla faccia e feci per voltarmi di nuovo, senza nemmeno guardarlo. All'improvviso sentii la sua mano sul mio polso, stringermi con eccessiva forza.

"Quindi ora stai con mio cugino, eh? Immagino ti abbia parlato di me!", scossi la testa e cercai di liberarmi dalla sua presa. Tirai indietro il braccio con forza e lo fissai con sicurezza.

"Non mi toccare", sibilai, arrabbiato e improvvisamente sveglio. Lui rise, con un che di arrogante.

"Vedo che Louis ti ha detto anche di starmi lontano", continuò, imperterrito. Bevve il caffé in un sorso, poi mi fissò divertito.

"Certo che se li sceglie sempre bene lui...gli farò i complimenti, la prossima volta. Bel viso quasi femminile, occhi verdi splendidi, un culo da favola...Louis è davvero un intenditore...peccato che io ci sappia fare più di lui!", disse quindi, alludendo probabilmente alla faccenda di Seth. Sbuffai e mi avvicinai con più decisione.

"Non mi interessano le tue lusinghe...Louis sa quello che fa e io so quello che faccio, lasciaci in pace. Paga il caffé ed esci da questo bar, subito!", replicai, guardandolo negli occhi. Non dovevo fargli vedere che avevo paura. Non sarebbe servito a nulla e poi Louis non avrebbe voluto che fossi così debole. Louis si fidava di me. E comunque dentro il bar mi sentivo più protetto perché c'era tanta gente. Infatti, fece come gli avevo chiesto. Uscì sospirando e scuotendo la testa come se qualcosa lo avesse infastidito. Passai il mio turno di lavoro in uno stato di agitazione costante, continuando a fissare nervosamente l'orologio. Volevo vedere Louis, ne avevo bisogno. Dovevo raccontargli cosa era successo.

"Oggi sei strano, Harry...va a casa, riposati e domani un po' più sveglio, per favore!", mi ammonì il mio capo, alla fine del turno. Annuii e mi preparai per uscire. Sarei passato a comprare qualcosa da mangiare per quella sera, visto che avevo promesso a Lou che avrei cucinato io. Non appena uscii dal locale notai un ragazzo appoggiato al muro, con una sigaretta tra le mani. Non gli diedi molto peso, portava il cappuccio, non vedevo bene chi fosse. Mi incamminai lungo la via senza prestargli attenzione. Solo qualche secondo dopo mi resi conto che mi stava seguendo. Aumentai il passo, ma non mi voltai. Avevo un brutto presentimento, immaginavo chi potesse essere, purtroppo. Louis mi aveva avvertito di stargli lontano, sicuramente aveva i suoi motivi.

"Harry...non fare finta di niente, fermati!", urlò ad un tratto, quasi divertito. Mi decisi a correre un po' più velocemente, ma non feci nemmeno in tempo a svoltare l'angolo che mi afferrò per le spalle. Lo zaino mi cadde di mano, Tyler mi voltò bruscamente.

"Sì, sei proprio bello...", mormorò, prendendomi il mento. Avevo voglia di sputargli addosso, quasi servisse a riversare su di lui tutto il mio disprezzo. Mi prese il braccio, stringendolo, in modo che non potessi muovermi.

"Lasciami stare!", dissi. Certo, come se fosse servito a qualcosa. Mi avrebbe sicuramente ascoltato. Eravamo ancora lungo la via del bar, perciò c'erano delle persone in strada. Se mi fossi messo ad urlare, qualcuno mi avrebbe sicuramente sentito. Aprii la bocca, ma lui, quasi avesse intuito le mie intenzioni, rafforzò ulteriormente la presa sul mio braccio. Mi bruciava e cominciavo a sentire male.

"Non gridare", mi ammonì. Scossi la testa. Lo avrei fatto, eccome se avrei urlato! Anche se significava farsi ancora più male.

"Rivoglio mio figlio!", disse ad un tratto. Chiusi la bocca, distolto dal mio proposito di attirare l'attenzione. Improvvisamente volevo sapere cosa aveva da dire. Lo guardai, esortandolo a continuare.

"Rivoglio Louis e quel coglione di mio cugino non mi impedirà di riaverlo!"

"Ti ho già detto che Louis sa quello che fa, io mi fido di lui, perciò il piccolo non tornerà da te!"

"Non sai nemmeno perché me lo ha portato via, scommetto! Immagino che Louis non abbia voluto dirti tutto!", mi morsi il labbro, stupito per le sue parole. Se ci pensavo, in effetti, Louis non mi aveva detto nulla, come sempre. E io non mi ero nemmeno sforzato di saperne di più. Ero così abituato ad avere quel bambino che gironzolava per casa, da non rendermi conto che non sapevo il motivo per cui fosse lì. E soprattutto...per quanto tempo avrebbe potuto restarci? Non ci volevano dei permessi, delle autorizzazioni o qualcosa di simile? Louis non avrebbe dovuto prenderlo in affidamento? E come poteva un ragazzo di ventuno anni solo prendere in affidamento un bambino? Perché Louis continuava a mentirmi. Sospirai.

"No, non me lo ha detto..."

"Non ti sfiora nemmeno l'idea che il tuo ragazzo tanto perfetto... possa averti mentito?", domandò ad un tratto, sfiorandomi la guancia con la mano. Un brivido mi corse lungo la schiena, quella volta era paura. Volevo correre via da quel posto e non dover più guardare quei suoi occhi di ghiaccio, terribilmente freddi e spaventosi. Tyler mi faceva paura e mi affascinava allo stesso tempo, perché, nonostante tutto, cominciavo a credere anche io che Louis non mi avesse raccontato la verità, o almeno, non tutta la verità.

"No, non è possibile...ti ripeto che mi fido di Louis", ripetei, convinto. Quella era la mia unica certezza. Persistevo nel fidarmi di lui, nonostante tutto. Deglutii. Lui sorrise amaramente.

"Tesoro...sei veramente ingenuo, se pensi di scamparla così! Rivoglio mio figlio e farò di tutto per riaverlo...di tutto!", disse, avvicinando il viso al mio. Cercai di indietreggiare, ma lui mi prese anche l'altro braccio, immobilizzandomi. Gli tirai un calcio sulla gamba, lui imprecò e mi lasciò andare, ma non feci nemmeno in tempo ad allontanarmi, che si avventò di nuovo su di me. Mi prese il viso, stringendomi con forza.

"Forse non hai capito, signorino...te lo spiego con i fatti: farò soffrire Louis, partendo col far soffrire ciò a cui lui tiene di più!", improvvisamente sentii l'aria mancare. La paura si era fatta più forte di qualsiasi altra sensazione. Non potevo nemmeno ragionare razionalmente, non sarei riuscito a difendermi.

"Tyler! Schifoso bastardo! Dovevo immaginarlo! Lascialo andare, subito!", urlò qualcuno alle sue spalle. Tyler mi lasciò andare e si voltò ridendo.

"Altrimenti che mi fai, eh? Credi che io abbia paura di te?", disse, rivolgendosi al mio salvatore.

"Avanti, Ty! Siamo in una strada piena di gente! Mi basterà chiamare qualcuno...gli avrai sicuramente lasciato dei lividi...crederebbero a lui o a te?"

"Sei sempre stato il peggiore di tutti!", esclamò Tyler, con disprezzo.

"Già, un vero bullo, se non ricordo male! Tu te lo ricordi o devo rinfrescarti la memoria?", disse a Tyler, mostrandogli il pugno. Lui arretrò leggermente, quasi spaventato. Si voltò a lanciarmi un'ultima furtiva occhiata, poi sospirò.

"D'accordo...questo round l'hai vinto tu, ma...non è finita stronzetto, ricordatelo!", esclamò, puntandomi un dito contro. Mi superò come se nulla fosse accaduto e se ne andò, lasciandomi immobile, impaurito e spaesato. La sua minaccia mi aveva fatto raggelare il sangue. Rimasi in silenzio, fissando un punto qualsiasi nel vuoto. Sentii gli occhi pizzicare. Tentai di ricacciare le lacrime, non avevo motivo di piangere, in effetti, ma sembravano voler scendere da sole. Il mio salvatore mi corse incontro e mi strinse prontamente tra le braccia. Lì mi sentivo protetto.

"Ashton...", mormorai, appoggiando la testa al suo petto. Sentii le sue labbra posarsi delicate sulla mia fronte.

"Sono qui, ci sono io...va tutto bene", sussurrò, mentre la sua mano scivolava lenta tra i miei ricci e lungo la mia schiena. Mi lasciai stringere, cullato dai suoi gesti lenti e protettivi. Così stavo bene, la paura stava lentamente andando via.

"Come...come hai fatto a..."

"Stavo venendo al bar per salutarti, ma ovviamente ero in ritardo...sono arrivato e ho visto quel ragazzo che correva, così vi ho raggiunti...", spiegò. Ashton veniva spesso al bar a prendersi un caffè e a parlare un po' con me e a volte arrivava in ritardo, lo conoscevo.

"Oh...", mormorai.

"Ma cosa voleva Tyler da te?", chiese. Mi ricordai che lui non aveva idea che il piccolo Louis fosse figlio di Tyler, ovviamente.

"Io...non lo so...sa che sono il ragazzo di Louis e...", cercai di inventarmi una scusa, ma così mi sarei solo arrampicato sugli specchi. Non volevo parlargli di quello che era successo senza il permesso di Louis, quindi decisi di provare a portare la conversazione a mio favore.

"Ma...com'è che lo conosci?", chiesi. Ashton sospirò. Lo circondai con le braccia, per sentirlo ancora più vicino. Avevo bisogno di lui, in quel momento. Mi faceva sentire protetto. Volevo Louis, non potevo negarlo, ma con Ash mi sentivo a mio agio, mi sentivo bene.

"Beh...una volta usciva con noi, ogni tanto...poi non so cosa sia successo, deve aver litigato con Louis, ma nessuno ne sa il motivo...", disse. Io lo sapevo, ma non potevo dirglielo. Cominciavo a omettere la verità, esattamente come Louis. Sospirai.

"Capisco..."

"È sempre stato un grandissimo coglione, ma Louis gli voleva molto bene...una volta ha preso in giro Niall, non mi ricordo nemmeno più per cosa...lui si è incazzato e non poco, allora Tyler stava per mettergli le mani addosso, ma io non gliel'ho permesso e abbiamo fatto a botte...mi ricordo ancora l'occhio nero con cui sono tornato a casa e il naso sanguinante, però gliele ho date di santa ragione, in verità!", sorrisi e gli diedi un buffetto.

"Sì, certo! Ora non gasarti! Dicono tutti così!", lui scoppiò a ridere, mi scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro e mi guardò con quella sua aria da ragazzo misterioso e dolce allo stesso tempo. Era cambiato qualcosa in quel momento. Ashton in quel momento mi era più vicino di quanto avessi mai potuto immaginare.

"Beh...però ho salvato anche te ora! Dillo che sono un supereroe!", storsi le labbra contrariato. Ashton mi accarezzò la guancia, con dolcezza.

"Grazie"

"Di nulla piccolo... ora sta tranquillo e va da Louis...ti accompagno io?", lo lasciai andare, anche se a malincuore.

"No, grazie...ho la macchina in fondo alla strada...", risposi, sforzandomi di sorridere.

"D'accordo...stasera ti chiamo per vedere come stai", disse. Io annuii e poi lui mi accompagnò fino alla mia macchina, poi gli lasciai un bacio sulla guancia. Adoravo quando si lasciava crescere un po' di barba, lo faceva più maturo. Ashton sorrise e ricambiò il mio bacio, sfiorandomi delicatamente la guancia a sua volta. In quel momento mi resi conto che tra di noi c'era un certo imbarazzo che non c'era mai stato prima. Improvvisai un colpetto di tosse, per spezzare la tensione.

"Ehm...beh...io vado ora..."

"Sì, certo...ciao", mi salutò. Salii in macchina e sospirai chiudendo gli occhi per realizzare tutto quello che era successo quel pomeriggio. Non sapevo se raccontare tutto a Louis: sicuramente se avesse saputo di Ashton non l'avrebbe presa bene, ma non potevo mentirgli su qualcosa che avrebbe comunque scoperto, prima o poi.

***

"Ok...dorme!", dissi sorridendo, dopo aver messo a letto il piccolo. Non avevo accennato all'argomento per tutta la serata, ma capivo che era arrivato il momento di affrontare la situazione. Louis si buttò sul divano e mi fece cenno di sedermi con lui. Avevo gli occhi pesantissimi e avevo paura che mi si sarebbero chiusi da un momento all'altro: ero esausto. Mi sedetti sulle gambe di Louis. Lui appoggiò le mani sui miei fianchi e mi strinse, prima di baciarmi le labbra.

"Non posso fare a meno di te, in questi giorni!", disse. Sorrisi.

"Ho notato!", risposi, divertito. Anche io non potevo fare a meno di lui e non riuscivo ad immaginare le mie giornate senza il sorriso di Louis, non avrebbero avuto senso fino in fondo, sarebbero state...incomplete. Louis mi accarezzò il viso, seguendo il contorno delle mie labbra col dito.

"Sei stanchissimo piccolo, mi dispiace farti lavorare così tanto!", sussurrò, avvicinando il viso al mio. Gli pizzicai il labbro inferiore con i denti e sorrisi.

"Credimi...stare con te è il lavoro più piacevole della giornata! Ma ora basta con le smancerie, sono stata fin troppo dolce!"

"Allora ti meriti un premio!", sorrise, prima di baciarmi, con meno dolcezza rispetto a prima. Mi spostai i capelli da davanti il viso, perché non gli dessero fastidio e mi sollevai leggermente, per sistemarmi meglio sulle sue gambe.

"Amore...amore...", mi bloccò. Mi piaceva quando mi chiamava amore. Nessuno lo aveva mai fatto e mi lusingava il fatto di essere l'oggetto del suo amore, per quanto quel pensiero fosse stupido.

"Che c'è?"

"Com'è andata la giornata?", chiese. Sorrisi. Mi chiedeva sempre come andavano le mie giornate e io mi informavo sulle sue. Era per quello che stavamo bene insieme. Sapevamo parlarci e ascoltarci. Solo in quel momento però mi resi conto che avrei dovuto dirgli di Tyler. Il mio cellulare squillò facendo vibrare il tavolino vicino al divano. Louis si sporse per prenderlo. Fissò il display contrariato.

"È Ashton", disse, porgendomelo.

"Pronto?", risposi.

"Harry sono io...come stai?", domandò Ashton.

"Sto bene, grazie...non preoccuparti!", risposi. Louis mi fissò confuso.

"Sei con Lou, vero?"

"Sì"

"Ok, allora vi lascio, piccioncini! Ci sentiamo domani, tesoro!", staccai la chiamata e rimisi il cellulare sul tavolo.

"Che voleva Ashton?", domandò Louis. Mi sembrava leggermente irritato.

"Uhm...niente, solo chiedermi come stavo...", bisbigliai. Louis sollevò un sopracciglio perplesso, mi prese i fianchi e fissò gli occhi nei miei.

"Ehi...le cazzate proprio non le sai raccontare!", sospirai.

"Questo pomeriggio è venuto Tyler al bar...", Louis mi interruppe subito, imprecando.

"Lou...l'ho cacciato, davvero! Solo che...quando sono uscito lui era fuori dal bar ad aspettarmi!", chiusi gli occhi, preparandomi alla reazione sconsiderata di Louis, che non tardò ad arrivare.

"Cosa ti ha detto quel bastardo? Ti ha toccato? Ti ha fatto qualcosa? Giuro che lo uccido!", disse, alzando eccessivamente la voce. Posai le dita sulle sue labbra, per calmarlo.

"Calmo...Louis sta dormendo...non è successo niente, davvero..."

"E Ashton cosa c'entra in tutto questo?", ecco... sapevo che non sarei riuscito a nascondergli nulla. Sospirai.

"Lui...è arrivato in tempo per fermare Tyler...lo ha minacciato e Tyler se ne è andato!", spiegai. Louis mi guardò, impassibile, poi, inaspettatamente, tirò un pugno contro il tavolo, così forte da farmi spaventare. Sobbalzai, sulle sue gambe.

"Louis calmati per favore!", sbottai, "Così mi spaventi!", Louis sospirò e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.

"Io...mi dispiace", mormorò.

"Non ho detto nulla a Ashton, te lo giuro!", dissi. Lui annuì e mi prese il viso.

"Non è quello che mi importa, davvero...voglio solo sapere se ti ha fatto male!", disse, tenendo il tono un po' più basso.

"No...mi ha solo stretto un po' le braccia...", sospirai, mostrandogli i lividi. Louis mi prese il braccio e mi lasciò un bacio leggero sopra uno dei segni lasciati da Tyler.

"Mi dispiace...ti chiedo scusa...perdonami, se puoi", disse.

"Per cosa, Lou?", chiesi, perplesso. Non c'era nulla per cui si dovesse scusare.

"Perché non c'ero...c'era Ash con te, non io...mi dispiace...vorrei saperti proteggere meglio, soprattutto ora che Tyler si è rifatto vivo!", istintivamente lo abbracciai.

"Ehi...tu ci sei sempre per me! Ora non farti queste paranoie, hai capito?", lui sorrise e mi baciò.

"D'accordo, ma...Ashton non era lì per caso, vero?", scossi la testa.

"Era venuto a trovarmi..."

"Mi concedi di essere un po' geloso?", domandò. Sorrisi.

"Non hai nulla di cui preoccuparti!", Louis mi sollevò e mi fece stendere sotto di sé sul divano.

"Io non mi preoccupo di te, ma di lui!", presi il colletto della sua maglietta e lo tirai verso di me.

"Uhm...allora dammi un po' di quello che voglio, Tomlinson!"

LOUIS

"Oh, ma sei davvero insaziabile!", dissi, baciandolo. Mi fece un occhiolino. Sapevo che non avremmo fatto nulla quella sera. Era troppo stanco e non volevo forzarlo. Volevo solo che si riposasse, perché ne aveva bisogno. E poi non riuscivo a smettere di pensare a quello che gli era successo. Tyler...che ci faceva lì? Cosa voleva da lui? Sapevo che non mi aveva raccontato tutto e sapevo che Tyler voleva lui per fare del male a me. Probabilmente ci aveva persino seguito, se ci aveva trovato anche alla partita, e si era reso conto di quanto tenessi ad Harry.

"La tua giornata com'è stata?", chiese, accarezzandomi il petto, sopra il tessuto della t-shirt.

"Una noia, come sempre! Ma ora mi diverto!", annunciai, prima di pizzicargli i fianchi e fargli il solletico. Harry scoppiò a ridere e si dimenò per fermarmi.

"Louis! Il bambino!", mi ricordò. Mi fermai a malincuore e mi sdraiai al suo fianco, facendomi piccolo per starci più comodi in due. Gli scostai i capelli e cominciai a canticchiargli una delle sue canzoni preferite all'orecchio. Harry si rilassò, chiudendo gli occhi. Poco dopo sentii il suo respiro farsi irregolare. Lo presi in braccio, cercando di essere delicato, ma lui era così stanco che non si sarebbe svegliato neanche se una bomba fosse esplosa di fianco al suo orecchio. Lo portai in camera mia, gli tolsi le scarpe, poi lo coprii e puntai la sveglia del cellulare al suo solito orario. Se non l'avessi svegliato puntuale mi avrebbe ucciso. Mi sedetti accanto a lui e lo guardai dormire tranquillo. Era così indifeso, in quel momento. Probabilmente lo era stato anche quel pomeriggio. E lo sarebbe stato sempre nei confronti di Tyler. Forse il giorno dopo avrei dovuto raccontarle che Tyler non era esattamente un bravo ragazzo, anche se probabilmente se ne era già reso conto da solo. Tyler aveva un passato burrascoso alle spalle e al tempo aveva trascinato Seth con sé. Io ne ero uscito appena in tempo, perché avevo avuto paura, ma era giusto che Harry sapesse. O almeno così credevo. Solo di una cosa ero certo: avrei dovuto proteggerlo, perché Tyler si sarebbe fatto vivo di nuovo ed ero terrorizzato all'idea che potesse fargli del male.

E poi c'era Ashton, che non mi preoccupava molto di meno, in verità. Non faceva altro che girargli intorno ed aiutarlo. Era uno dei miei migliori amici e gli volevo bene, ma già una volta avevo dovuto sopportare una cosa del genere e non ne ero affatto felice. E poi quella volta avrei sofferto il doppio, se fosse successo, perché amavo Harry come non avevo mai amato Seth. La sofferenza maggiore quella volta sarebbe stata sentirsi tradito da lui, non da Ash, benché anche il tradimento di un amico avesse il suo peso. Gli accarezzai una guancia, lui fece una leggera smorfia, voltandosi lentamente. Sorrisi. Non volevo nemmeno pensarci, perché mi fidavo di lui. Era solo...quella fitta allo stomaco che mi prendeva quando altri lo guardavano. Era solo gelosia. E a lui non piaceva. Come dargli torto, nemmeno a me piaceva! E non avevo mai pensato che innamorarmi mi avrebbe cambiato così tanto. La mia vita prima di lui era un continuo cambiamento, un po' come fare zapping in tv quando si è annoiati. Ora invece ero sintonizzato su un unico canale e avevo smesso di essere annoiato ed indeciso. Magari solo un po', un po' geloso potevo esserlo.


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