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25. Bisogno di aiuto


                                                                      Tre mesi dopo

Harry si strinse maggiormente nel giaccone, si asciugò le lacrime dagli occhi e volse lo sguardo impaurito intorno a sè.

Era ormai buio nel parco in cui si trovava, anche se erano solo le sette di sera e faceva freddo perché ottobre portava già con sè il gelo dell'inverno.

Avvicinò maggiormente alla panchina su cui era seduto, le sue due valigie e le strinse per i manici per paura che qualcuno potesse rubargliele.

La sua vita era andata a rotoli, era andata completamente a rotoli....

Tornato a casa dalla crociera, era riuscito, a fatica, a dimenticare Xander e tutto quello che gli aveva fatto, ma, poi, a settembre, come un fulmine a ciel sereno, una tegola gli era caduta sulla testa.

Una mattina si era svegliato con un senso di malessere e di nausea e si era ritrovato a dover correre in bagno a vomitare.

Aveva dato la colpa al troppo cioccolato che aveva mangiato la sera prima e non ci aveva fatto caso più di tanto, poi, però, la nausea aveva continuato a presentarsi, giorno dopo giorno e Harry aveva capito che qualcosa non andava.

Era andato così in una farmacia, una molto lontana da casa e aveva comprato un test di gravidanza.

Era tornato a casa, si era chiuso in bagno e il mondo gli era crollato addosso con il risultato del test.

Aspettava un bambino...

Aspettava un bambino da Xander, un ragazzo che non lo voleva e che l'aveva ingannato nel modo peggiore che potesse esistere.

Aveva aspettato giorni e giorni prima di parlare ai suoi genitori, ma, alla fine, si era trovato costretto a farlo, perché non avrebbe potuto tenere la storia della gravidanza sempre nascosta.

Era stato terribile, era stato umiliante e doloroso.

Harry non credeva che i suoi genitori l'avrebbero trattato in quel modo.

Harry, soprattutto, non credeva che i suoi genitori avrebbero avuto il coraggio di cacciarlo di casa e di buttarlo in mezzo ad una strada.

Eppure l'avevano fatto e lui ora si trovava in quel parco, da solo, con le sue due valigie e un dolore sordo nel petto.

Non sapeva cosa fare, non sapeva dove andare, non sapeva a chi rivolgersi, o meglio, lo sapeva, ma non ne aveva il coraggio.

Alla fine, però, disperato, prese il cellulare e cercò fra i contatti il nome di Louis.

Fece partire la telefonata e sperò che l'uomo gli rispondesse.

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