6. "tutti sono fermi, pietrificati"
Il karma mi odia.
Ne sono piuttosto sicuro.
Quelli che dovevano essere "due giorni scarsi di viaggio, vedrai che non te ne accorgi neanche" sono diventati una settimana di puro inferno.
Prima qualcuno ha ammazzato il nostro cavallo e ha portato via solo la testa, poi il Folletto si è sentito male, infine ha iniziato a nevicare di nuovo come se fosse pieno inverno.
So che sembra stupido dato che sono stato più o meno comodamente seduto su un sedile tutto il tempo, ma sono esausto.
Non ha praticamente chiuso occhio, da che siamo partiti, come immaginavo.
Cazzo, mi sposo.
Cazzo.
A volte ripenso al biglietto di Deku, a volte agli ultimi saluto di mio padre, a volte semplicemente al mio futuro marito, al mio futuro branco.
Al mio futuro in generale.
I villaggi del NordEst sono decidente diversi da quelli a cui sono abituato, ho potuto contrastarlo in diverse soste lungo il percorso che sembra infinito.
O almeno sembrava, dato che a detta del Folletto mancano pochi minuti.
Se mi sforzo, guardando fuori dal vetro della carrozza, intravedo una macchia di alberi sempreverdi, che è il territorio del branco che stiamo cercando di raggiungere.
Continuano ad avanzare finché la strada principale non si perde nel bosco, e il Folletto si gira a sorridermi : – Ora bisogna farla a piedi, principessina.
Ha preso la fottuta abitudine di chiamarmi cosi, sto bastardo.
Ringhio.
Non gli piace quando ringhio, penso che a nessuna altra Specie piaccia quando i Lupi ringhiano.
Infatti il sorriso gli si spegne e ai limita a scendere dalla sua postazione prendere la mia unica valigia dallo scompartimento posteriore, caricarla in spalla e aprendo la porta vicino alla mia seduta dandomi il braccio come per aiutarmi a scendere.
Ovviamente scendo senza il suo aiuto, ma apprezzo il gesto, fatto che la mia valigia è letteralmente più grande di lui stesso. Evidentemente se ne accorge anche lui, perché la adagia sul terreno lamentandosi del mal di schiena.
— Questo rimane tra me e te, principessina, ma non sono un grande sollevatore di pesi.
— Si beh, si vedeva. Avevi la faccia viola.
— Taci, ragazzino!
— Come sono passato da principessa a ragazzino?
Lui scuote la mano destra in aria correndo come a dire "lascia perdere, cosa vuoi saperne tu" , per poi piantala entrambe le mani sui fianchi e guardarmi dal basso all'alto. Anche io lo guardo,senza capire bene cosa voglia.
— Bene— dice soltanto, per poi darmi una pacca sulla spalla e montare di nuovo in carrozza.
— Ehi aspetta, cazzo fai?
— Il mio lavoro è finito, principessa, se andassi più avanti forense mi attaccherebbero, tu sei uno di loro, io no.
— Ma potrebbero...
— Non ti faranno nulla. Ti stanno aspettando come prossima regina, non te lo ricordi? E poi sono già in ritardo, devo proprio andare.
—Aspetta!
in meno di due minuti mi ritrovo solo.
Non so neanche io come sia successo così in fretta, ma un attimo prima il Folletto era con me, e quello dopo stava frustando i cavalli per farli andare via il più velocemente possibile.
Sono solo, ora.
Solo davanti ad un sentiero che porta, forse, ad un villaggio. Villaggio pieno di sconosciuti potenzialmente aggressivi e/o pazzi in culo.
Non mi sento molto al sicuro, posso azzardare a dirlo?
È palese che questa zona sia abitata, la neve è schiacciata quasi ovunque, e l'odore di Lupo è fortissimo e più pungente deglia aghi di pino sparsi ovunque. L'odore, seppure sia indubbiamente appartenente ai miei simili, ha un qualcosa.di completamente diverso a quello a cui sono abituato.
Sinceramente ho paura che qualcuno possa sputare fuori all'improvviso e uccidermi sebbene abbia un sacchetto pieno di pietre protettive appeso alla cintura, quindi mi passo una mano tra i capelli e afferrò la valigia che...
Non si sposte di un cazzo di millilitro.
Per quando io ci abbia messo forza, il mio strattone non è servito a.nulla contro il peso della valigia inesorabilmente affondata nella neve altre cinque dita.
Ci provo di nuovo, con scarso risultato.
Porca di quella troia , che razza di figura di merda farò quando dovrò viede a qualcuno di sollevarmi la valigia.
Porca troia.
Ci riprovo, un'ultima volta, a spostarla anche solo di poco, ma niente. Quella mondo sposta.
Cosa cazzo dovrei fare adesso?
Cosa?
Cerco di scervellarmi il più possibile per capirlo, finché l'odore di Lupi diventa più vicino, più distinto, più...
Una ragazza è ferma al margine del bosco, a una ventina di metri da me, e mi fissa.
E io fisso lei, prima che un'altra ragazza sbuchi dallesue spalle, coprendosi la bocca sorridente con le mani.
La prima è più smilza della sua amica, ha i capelli raccolti in una treccia corta e indossa un vestito pesante foderato di pelo, simile a quello che indossa l'altra.
Hanno un odore dolce e calmo, mentre probabilmente il mio è terribile, spaventato e chissà cos'altro.
La seconda arrivata spicca un saltello e si avvicina di qualche metro, e distinto faccio un passo indietro, con la testa in palle e terrorizzato.
Porca troia.
La ragazza si ferma non appena vede che mi sono allontanato.
— Devi essere l'Omega, vero? Io sono Lytia!
Mi inchino.
— Oh cielo. Non n avevo mai incontrato un maschio Omega così giovane... E non Legato.— dice l'altra ragazza, come se stesse parlando a se stessa
— Lytia, vai a chiamare Saturo e glia altri, questa sì che è una notizia.
Lytia sorride e con la stessa agilità con cui si era avvicinata fugge via correndo, urlando — È arrivato! È arrivato l'Omega!!—
Il respiro mi si fa abbastanza irregolare, più del solito, mentre qualche altra coppia o gruppetto di persona arriva al margine del bosco, guardandomi.
Guardandomi, sqiadramdomi, scavamdomi dentro con gli occhi.
C'è ancora silenzio, quando Lytia torno correndo portandosi dietro un Beta maschio altro il triplo di me, che si perde un attimo a guardarmi da vicino, a tre metri di distanza.
— Oh, wow.— dice soltanto.
Mi fa una radiografia mentre so o paralizzato dalla paura. Perché cazzo sono un cagasotto del cazzo?
— Cioè, sei proprio... Lascia stare — batte tra loro le mani come a cambiare discorso — Hai solo questa valigia?—
Annuisco.
— Ah, e allora che problema c'è? Avevo capito dovessi portatri le valigie ma se riesci da solo... Prendila e vieni
Si volta sorridendo, mentre il gruzzolo di persone che ormai è Viviano Anne continua a guardarmi come se fossi l'unica persona al mondo.
— C'è che, non sai parlare? Ti ho detto di prendere la valigia e seguirmi.
Mi mordo la lingua.
Stringo i pugno.
Giuro che faccio di tutto pur di non dire nulla, ma non ci riesco proprio. Se prima avevo solo paura e preoccupazione, adesso sto coglione mi sta facendo fare una figura di merda, e non è permesso.
— Hei, cazzone, ci hai pensato che forse, ma dico forse, non riesco a sollevarla, quella stramerda di valigia del cazzo? Ci hai pensato che oltre ad essere belli essere omega vuol dire anche essere deboli come la merda? Prendi quello schifo di valigia prima che te la ficchi in un occhio.
All'improvviso, il rumore del vento sembra l'unico al mondo.
Tutti, tutti sono fermi, pietrificati.
La neve scricchiola piano sotto i miei piedi.
Il Beta si gira a guardarmi un altra volta, con uno sguardo strano.
C'è silenzio.
Davvero tanto silenzio.
Avrei altre cose da dire, da urlare c'è al solito. Ma sono stanco, e devo concentrarmi per fare bella figura, non posso farmi cacciare o ammazzare dopo due minuti che sono qua
Prendo aria per parlare mio malgrado, riuscendola a trattenere all'ultimo, mordendomi forte una guancia. Mi spiaccico le mani sui fianchi e mi inchino così tanto da fare male, da sfiorare col naso freddo la pelliccia svolazzante del mio mantello.
— Scusatemi, Signore, vi prego. Mi farò perdonare. Non cacciare mi, Signore. Scusate..
Lo urlo, praticamente.
Gli occhi serrati, la posizione rigidamente piegata in due, le lavare che tentano di uscire.
Non posso tornare al vecchio villaggio, non posso farmi cacciare, devo chiudere la cazzo di bocca.
Il silenzio persiste, ho paura di riaprire gli occhi.
— Ricomponiti, Omega. Non ti faremo niente, sei pazzo? Il Capobranco ci scuoierebbe voi.
Mi alzo, lentente, la faccia rossa in un misto tra imbarazzo e rabbia mentre tutti attorno a me mi fissano ancora più intensamente. Mormorano tra di loro, sussurrano, come se si stessero dicendo dei grandi segreti.
— Certo che hai proprio un caratterino... Oh, cazzo sbrighiamoci ad andare dai Kirishima che qua non so quanto potremo resistere con le mani in mano.
Gli occhi scorrono su di me un ultima volta, mentre si carica la valigia in spalla come se niente fosse.
Quando parla di nuovo non è rivolto a me, ma a quella Lytia di prima.
— Non hai idea di quanto invidio Eijiro, davvero.
A questo punto, di nuovo, maledetto me, non riesco a trattenere la lingua.
— Guardate che io sono qui, Signore, vi sento.
Mi mordo le guance subito dopo, mentre lui scoppia a ridere allegro.
— Mi piaci, Omega, mi sembri un tipo con le palle.
Il sentiero per arrivare al villaggio è lungo un paio di chilometri, tortuoso e pieno di radici di grosso sempreverdi che modificano il sentiero. La neve va sempre più diradando e anche se i due Beta stanno palesemente camminando lentamente per non farmi fare la figura dell'idiota, faccio fatica a camminare da quanto sono stanco.
Le.radici tendono sgambetti e agguati, le fronde nascondono volti curiosi di persone di ogni età, che sbucano dal bosco per guardare questo strano corteo.
La ragazza di nome Lytia in testa, con un cestino in mano mentre si regge la gonna per non sporcarla, seguita da quest'uomo alto die metri, Satoro, la cui figura massiccia è notevolmente aumentata dalla grossa valigia he porta su una spalla.
Infine ci sono io, un ragazzetto spaurito e affaticato che arranca rientro di loro.
Dopo di me la piccola folla si era radunata è sparita, ha raggiunto velocemente il villaggio o so è persa di nuovo nel bosco, per chiacchierare e spettegolare con gli altri.
Sento voci, occhi e feromoni puntati su di me in maniera quasi inquietante.
Solo dopo sun po'il bosco lascia spazio ad una grossa radura, per poi infittirsi di nuovo a vista d'occhio. Satoro lascia cadere la mia valigia di fianco ad un piccolo fiume solo in parte ghiacciato.
La appoggia per terra, la sistema per bene, ci passa una manona sopra e poi ci picchietta due volte.
— Siediti pure. Adesso Lytia è andata a vedere se il Capobranco è pronto ad incontrarti. Ti direi di renderti presentabile ma cazzo, sei davvero stupendo.
Il complimento grutuito ma lascia più che sorpreso.
Mi siedo lo stesso, sistemandoli per istinti i capelli con una mano a discapito di quanto ha detto il Beta, he nel frattempo di sta allontanando.
Rimango da solo per la millesima , milionesima volta della mia vita, sperando che sia anche l'ultima in cui mi sentirò in questo modo.
Impotente.
Spaventato.
Circondato da occhi sconosciuto che mi osservano.
Rabbrividisco all'idea degli sguardi di molte persone che strisciavano sul mio corpo come se fosse una lepre ben cotta. Sfrego la pelle del collo nel tentativo di gratarmi via la sensazione, la vergogna, lo schifo.
La ragazza che mi si palesa davanti poco dopo mi rivolge lo stesso trattamento. Le sue pupille vagano un po'troppo sul mio corpo. E io ormai sono abituato, quindi mi siedo composto e chiedo in capo più che posso in segno di rispetto.
Perché?
Perché mi basta una annusata per capire che quella è un Alpha.
È molto più giovane di me, avrà ottant'anni, ma prima di parlarmi mi fa come un analisi completa.
Ecco perché mi inchino in queste situazioni. Preferisco passare per un lecchino piuttosto che vedere la luce di fuoco nei loro occhi quando mi guardano per la prima volta.
— Peccato che Eijiro si becchi sempre tutte le fortune...— dice tra se, per poi parlarmi a voce alta ed elegante ciò che doveva dirmi sin dall'inizio — Il nostro Capobranco Kirishima Taishiro è pronto a d incontrarti, Omega.
— Ne sono onorato, Signora.
— Bene. Tu sei pronto?
— Si — mormoro sfiorando l'unico dettaglio che ho modificato in questo tempo seduto sulla valigia: due piccole pietrine rosse incastrate nei fori sui libri delle mie orecchie, che secondo mia madre "fanno risaltare i colori caldi colori cioccolato dei tuoi occhi!"
Mi alzo, ancora un po' instabile sulle gambe dalla camminata di prima, e decisamente in imbarazzo ad essere molto più minuto di una ragazza, per quanto Alpha, e la seguo verso il centro della radura, dove sono disposte piccole casette sparse senza un ordine preciso come nel mio villaggio, tutte decorate diversamente.
Nelle vie ci sono poche persone, il che mica pensare che si stato emanato l'ordine di levarsi dalle palle, perché fino a due minuti fa ero sicuro ci fossero tantissime coppiette che spettegolavano a tutto spiano su di me.
— E così voi siete il famoso Bakugou Katsuki dei villaggi del Nord, giusto?
La voce dell'uomo davanti ad mi prende di sorpresa.
Nessuno mi aveva mai dato del voi parlandomi. Nessuno he io ricordi.
E soprattutto nessun Alpha.
E quello davanti a me è decisamente un Alpha bello e buono.
I capelli grigi, il viso scavato e il corpo robusto, mentre emana una forza così grande che non può non essere il Capobranco.
Quando sorride, poi, per poco non mi casca la mascella.
Per un solo istante, la bocca gli si apre in un sorriso splendido, per poi tornare serio unattimo dopo. Anche lui mi scruta dall'alto al basso, nonostante gli occhi gentili sembra felice di come sono.
Sembro... Adatto ai sui scopi.
Di nuovo, mi inchino.
Valuto anche l'idea di prostrarmi hai suoi piedi, da quando è forte la sua aura.
— Sono molto onorato, mio Signore, di fare la vostra conoscenza. Accetti questo mio regalo da parte del mio Branco e della mia gente. Vi ringrazio.
Gli porgo il sacchetto di yuta che mi ha dato mio padre restando inchinato, con la testa deporta tra le braccia tese in avanti. Quando lui parla di nuovo, io sono ancora in quella posizione.
— Katsuki, vi presento Eijiro, mio figlio, il vostro futuro marito.
Solo allora, quando alzo lo sguardo, lo vedo.
SIII DONO VIVA GIURO SONO VIVA.
Dopo mesi e mesi senza aggiornamenti, eccoci qua :)
sono stata davvero male, non ho neanche riletto questo capitolo, VI PREGO FATEMI.SAPERE TUTTO QUELLO CHE NE PENSATE PER FAVORE VE LO HIEDP IN GINOCCHIP.
scusate di nuovoooo
-rich
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