5. "non mi giro. perché dovrei farlo?"
Credo di star tremando, mentre il discorso sta per concludersi.
Cazzo se non tremo.
E non so se è tristezza, rabbia o felicità a spingermi a farlo, so solo che ora sto tremando da testa a piedi.
Il Capobranco continua a parlare, parla di me, in una cerimonia fatta apposta per me, con me di fronte a tutto il Branco.
- ...ed è con questo dono che io, in rappresentanza di tutto il nostro villaggio, ti do la mia benedizione e il piu profondo augurio di gioia e prosperità. Se qualcuno ha obiezioni o dichiarazioni, questo è il momento di parlare, prima di poter dare un ultimo saluto al ormai ex-membro del nostro Branco.
Ovviamente, nessuno dice nulla.
Perchè me lo dovrei anche solo lontanamente aspettare?
Nessuno si alza urlando "no, Katsuki, non partire, io ti amo!", nessuno in realtà sembra neanche troppo concentrato e interessato a questa riunione del cazzo. La prima ed ultima riunione di Branco a cui parteciperò.
Nessuno dice nulla, a parte una voce fastidiosamente conosciuta che dagli ultimi posti urla "sei sempre stata una puttana" e cui nessuno fa caso.
Nessuno, nessuno, nessuno-
- Nessuno? Bene. Allora, Katsuki della famiglia dei Bakugou - dice il Capobranco, facendo tornare la mia attenzione su di lui. Allunga le mani verso di me, e appena chino il capo come mi hanno spiegato di fare, una soffice corona di fiori e rametti mi viene appoggiata tra i capelli. -Ti dichiaro non più membro di questo Branco, non avrai più obblighi legati a questo posto, non dovrai più ubbidire ai miei comandi, ma tutto questo ormai diventerà parte integrante del tuo istinto naturale. Potrai tornare quante volte vorrai, ma tieni a mente che non hai più nessun diritto, qui. Che la fortuna sia con te, Katsuki.
Mi inchino ancora di più.
Per l'ultima volta, mi ripeto, per l'ultima..
- Grazie infinite per questo gesto, Capobranco.
Quando mi tiro su l uomo di fronte a me ha una specie di sorrisetto un po' triste. - Non sono più il tuo Capobranco ora, ricordi? Chiamami pure in un altro modo.
- Sì, scusi, Signore.
Lui sorride, mi prende per le spalle e mi fa girare di novata gradi, verso il pubblico, verso quel gruppo di persone che per più di un secolo sono state la mia famiglia.
Tutti, dal primo all'ultimo.
Tutti mi guardano, chi attento chi distratto, chi felice e chi triste.
Ogni volta che un Lupo lascia il Branco, viene celebrata questa cerimonia ufficiale, dove viene spezzato il legame del singolo verso il gruppo e viceversa. E in effetti, ora, mentre li guardo in faccia tutti, per la prima volta, non sento nessun sentimento nei loro confronti.
Sono solo persone, alla fine, no? Fino a ieri avrei dato un braccio per la loro salvezza, malvolentieri ma l'avrei fatto per istinto di sopravvivenza, ma adesso... che possano pure morire, non è più un mio problema.
Ora, per ora, sono... libero. Libero dal vincolo del Branco, fino a che non verrò ufficialmente accettato e accolto in quello del mio futuro marito.
Libero... che parola buffa.
Mi semra così strana, così surreale.
In prima fila ci sono i miei genitori, ovviamente. Mi hanno accompagnato qui, si sono premurati di sedersi in prima fila e mi fissano. Mio padre, mia madre in lacrime di fianco a Inko altrettanto in lacrime. Il mio sguardo continua, lo cerca tra la folla, ma inutile. La sedia di fianco a quella di Inko è, inesorabilmente, vuota.
Quel codardo non ha nemmeno le palle di venirmi a salutare.
Tsk.
- Arrivederci.- dico, a voce alta, un po' tremante. In piedi su un palco in mezzo a una piazza che mi è sempre stata proibita.
E, piano piano, uno ad uno, tutte quelle persone che conosco così bene ma anche così male, si alzano in piedi. Un mare di teste che si chinano verso di me, in segno di un rispetto che nessuno di loro mi ha dimostrato per decenni, e come un unico uomo esclamano, come ogni volta, ogni cerimonia: - ARRIVEDERCI.
E poi, come se nulla fosse, come se non fosse l'ultima volta in cui mi vedranno, come se fossi uno scarabocchi a bordo della pagina del foglio della loro vita, la folla si disperde. Chiacchierano tra di loro, c'è chi si dirige alla locanda, chi torna verso casa, chi mi guarda per l'ultima volta ridacchiando.
Un altro stupido Omega che va a farsi ingravidare, non è forse così?
D'altronde, quando mai uno come me ha fatto una fine migliore?
- Katsuki, un'ultima cosa, poi potrai andare dalla tua famiglia. La carrozza parte tra poco, tieniti pronto. Come ti ho già detto il tuo accompagnatore sarà un Folletto estremamente fidato, quindi non preoccuparti. Va bene?
Sto ancora tremando? Solo un pochino, in fondo.
- Sì, perfetto. Grazie.
Restiamo per qualche momento così, a guardarci, prima che io faccia un piccolo inchino, l'ultimo, a tutti gli effetti, che probabilmente quest'uomo riceverà dal sottoscritto, poi mi giro e mi incammino verso i miei genitori e Inko.
Mentre scendo con non poche difficoltà dal palchetto sento il suo odore cambiare, diventare più... gentile, direi
- Katsuki- sento dire all'ultimo dalla sua voce - Prima lo intendevo davvero, buona fortuna.
Non mi giro.
Perché dovrei farlo?
Perche cazzo dovrei farlo?
Non mi giro e tiro dritto verso le tre persone che mi aspettano sotto al palco, in piedi, mentre mi guardano venir loro incontro con le lacrime agli occhi e quello che definirei orgoglio nelle espressioni.
- Mi sono commossa, stronzetto, è stata davvero una bella cerimonia.
- E' vero, è vero, ascolta tua madre. Sì sì..
A volte mi chiedo come facciano queste due ad essere migliori amiche.
Sono così fottutamente diverse... io non penso che riuscirei a stare così tanto tempo insieme ad una persona così tanto più diversa da me. Loro sono pripri una 'opposto dell'altra, eppure...
- Sono felice che vi sia piaciuta, immagino-- dico, e ancor prima che me lo facciano notare loro, capisco da solo che sembro stanchisssimo.
Sono stanchissimo.
O più che altro sembra che io sia spento. Che non provi nulla.
E forse invece provo troppe emozioni tuttte insieme per decidere cosa esprimere
- Oohh.. Katski vieni qui fatti dare un abbraccio dalla tua vecchiaccia- esclama mia mamma slanciandosi in avanti e afferrandomi, stringendomi in u caldo abbraccio che profuma di casa.
Chissa se sentirò ancora per molto questo profumo, o se volerà via presto.
- Su, piccolo, andrà tutto bene, te lo prometto. Vieni qui.
Poi mi stampa un bacio sulla fronte, uno di quelli che ti sembra che qualcuno ti stia risucchiando il cervello fuori dal cranio da quanto sono potenti
- Dai Mitsuki, la scialo respirare, che tra pochissimo deve partire.
Lei sembra uscire da una trance, quando mio padre pronuncia questa frase che, a tutti gli effetti è vera, ma detta così coglie quasi di sorpresa me. Figuriamoci mia madre.
- Come? E' gia ora? Katsuki, sei sicuro di non poter restare qui un altro po'?
- Madre, devo andare, lo sai. E signora Inko, per favore, non are così, ci rivedremo in futuro, su.
Hanno ricominciato a piangere a dirotto, a stritolarmi e a farmi mille raccomandazioni scontate, del tipo "non morire", "fai tanti cuccioli", "porta sempre i cristalli con te", eccetera eccetera. Potrei andare avanti all'infinito, come le lacrime che le due donne davanti a me stanno versando.
Loro stanno... male. Stanno piangendo per davvero, per me, per la mia partenza.
Per carità, nella mia testa era ovvio che sarebbe finita così, ma pensavo avremmo avuto i ruoli invertiti.
Non avrei mai pensato che sarebbero state loro quelle ad aver bisogno di consolazione il giorno della mia partenza. Ho sempre immaginato questo momento come tragico, invece mi sento... bene. Davvero bene, in fottuta pace con il mondo, per qualche strana contorta ragione.
Complice anche il sacchetto di pietre appeso alla cintura, la corona di fiori sulla testa e il mantello nuovo sulle spalle, mi sento pronto per abbandonare questo posto.
Anzi, non ne posso più.
- Izuku sarebbe venuto volentieri, ma sai come, sempre indaffarato...
Giusto.
La fottuta sedia vuota.
Non è indaffarato, è un codardo del cazzo.
- Non fa niente, Inko, davvero. Lo saluterò un'altra volta.
- Ma ci teneva cooooosì tanto!
Si. Ci credo. Ci crederei. Ci crederei come ci ho creduto per anni, ma adesso basta.
Batsa stronzate, basta Midoriya, basta questo posto, basta..
Basta tutto, cazzo.
Bast...
- Adesso che mi sono ricordata, ci teneva tanto a vederti, ti ha scritto un messaggio. Ecco qui. Tieni. Voleva che lo avessi prima di partire, così è come se fosse qui con te. Non è carino?
Porca puttana.
No, non è caino per niente, anzi. E non è come se fosse qui con me, manco per il cazzo.
Stringo forte il pezzo di foglio che la donna davanti a me mi porge con tutto l'amore del mondo, maledicendo il girono in cui sono nato.
In quel momento approfitto del rumore della carrozza che si avvicina per infilare il foglietto in tasca e fingere di essere interessato ai cavalli da traino neri che mi accompagneranno fino alle Terre del NordEst, e al loro formidabile destriero.
Quando la carrozza arriva effettivamente, mio padre prende la mia valigia con così tanta velocità, appoggiandola su una spalla e coprendosi il viso con essa, rimango ancora pià scioccato.
Non ho mai visto mio padre piangere. Mai. Pensavo non ne fosse neanche capace.
Eppure eccolo li, mentre carica la mia piccola valigia nella carrozza coperta, mentre grosse gocce chiare gli scavano la pelle pallida, gli scivolano veloci dagli occhi e vanno ad appollaiarsi sui residui di una barba di un paio di giorni fa.
- Padre?
Lo vedo sussultare piano, guardarmi come se mi avesse appena notato e sorridere piano, in un sorriso stanco, un semplice tirare le guance e chiudere gli occhi.
- Sì, figliolo?
-Stai.. piangendo?
Il sorriso si congela, il viso torna all'espressione usuale mentre si porta una mano alla guancia e si stupisce nel trovarla bagnata. Poi sospira forte.
- A quanto pare sì. Non è una cosa da tutti i giorni lasciare il tuo cucciolo uscire dalla tana, lo sai?
- Non dire ste stronzate, dai. Mica non mi vedrai mai più.
So che in realtà nulla è detto, che saremo molto lontani e in caso di pericolo le lettere ci metteranno giorni ad arrivare, e lo sa anche lui, ma lo dico un po' anche per rassicurare me.
- Okay, okay, lo so. Ma capirai questa sensazione, quando avrai anche tu dei cuccioli. - poi sorride per davvero - E mi raccomando! Voglio tanti bei nipoti!
Scoppia a ridere, e un po' rido anche io, anche se non ho capito se è una battuta o meno.
Non mi spaventa l'idea di fare cuccioli, sono abituato a sapere che gli Omega servono praticamente solo a quello. Sono fottutamente stato educato a crescere altri esseri umani, ma semplicemente pensarci adesso mi mette un po in soggezione.
Io non ho mai fatto... quello.
Non l'ho ma fatto, ok?
O almeno, non ho mai avuto un rapporto completo di nessun genere, ho solo succhiato qualche cazzo e sono stato toccato un po' troppo senza il mio consenso, ma è normale. Lo so, non dovrebbe esserlo, fa schifo, ti fa perdere fiducia nella nostra Stirpe, ma è così e nessuno ci farà mai niente.
E poi si sa che i vergini valgono di più.
Non so bene come funzioni, ma credo che scoparsi un vergine sia più bello..?
- Katsuki, mi raccomando, non fare cazzate!
- Che razza di consiglio è?!
- Che ne so, con la testa calda che ti ritrovi magari combini qualcosa...
- Che palle che sei. Tranquilla, non farò stronzate.
- Ohh, grazie, ora sono proprio più serena guarda!
- Ma che cazzo vuoi che ti dica allora?
- Per favore, voi due, non litigate proprio oggi!
Ci zittiamo entrambi in un secondo, tornando dritti con la schiena e annuendo a mio padre, che sembra aver smesso di piangere ma ha ancora gli occhi lucidi. Sento pizzicarmi un fianco e girandomi vedo mia madre sorridermi sotto i baffi, come a dire "sappi che non sono davvero arrabbiata con te", e penso sia un po' il suo modo di dimostrarmi affetto.
Sorrido di rimando, nel sentire i suoi feromoni tranquilli.
Ignoro l'idea che questa sarà l'ultima discussione da qui a molto tempo.
- D'accordo, mi sa che è davvero ora di andare, a Katsuki aspetta un lungo viaggio, su.
La prima a stringermi di nuovo in un poderoso abbraccio che mi mette lievemente a disagio è Inko, la cui faccia sprofonda proprio sul mio petto morbido. Poi è il turno di mia madre, che ricomincia a piangere come una fontana e darmi leggeri pugni sulla pancia raccomandandomi di nuovo di non fare stronzate. Poi, in ultimo, mio padre ed io ci guardiamo negli occhi, entrambi lucidi, prima di darci un abbraccio corto ma decisamente vigoroso.
Credo che le mie costole ne risentiranno.
Ed insieme ad un coro di saluti e singhiozzi, mi ritrovo a tutti gli effetti chiuso dentro alla carrozza di legno, con un Folletto che mi fissa, un biglietto in tasca e troppe emozioni nella testa.
Non avevo mai visto un Folletto da così vicino.
In generale, io, con le altre razze non ho quasi mai avuto contatti.
La gran parte dei villaggi dei lupi sono qui nelle Terre del Nord, anche se qualche Branco ormai costella tutto il Regno, mentre le altre razze sono... lontane, e diverse, troppo, da noi.
Poi ci sono i Sensitivi, nelle Terre del Sud, anche se ormai un villaggio interamente di Sensitivi dicono sia difficile da trovare. Tutti hanno bisogno di almeno uno di loro, in ogni villaggio di ogni razza.
Poi ci sono i Centauri, che ormai vivono in ogni bosco del Regno perché sono così poco amichevoli da odiarsi l'un l'altro.
Poi ci sono gli Umani, credo, anche se nessuno parla di loro a causa della Quarta Guerra Umana di un paio di secoli fa.
Ci sono, in giro. Lo puoi trovare, gli Umani, ma sono in piccoli gruppetti nomadi senza più il lume della ragione. Perdi la testa, se passi troppo tempo nel Regno, quando non hai poteri magici. Perdi la testa e finisci come un coglione a girovagare di villaggio in villaggio in cerca di un briciolo di pane, di una scopata, di una coperta.
Gentaglia, gli Umani impazziti.
Gentaglia.
Poi ci sono altre razze, certo, come le Fate o gli Sperduti, ma non so troppo di loro.
Perché va bene tutto, ma sono comunque uno stronzo che ha fatto sono tre anni di scuola in tutta la vita. Perché dopo i settant'anni d'età, la comparsa definitiva dei feromoni e del calore e via dicendo, sarebbe stato un casino continuare gli studi.
— Quindi, bello, dove andiamo?
Tornando alla situazione iniziale, io e il Folletto chiusi sopra ad una carrozza coperta. O meglio, lui fuori, seduto al posto del guidatore e io dentro la struttura, su dei sedili sporchi ma abbastanza comodi. Mi parla attraverso una finestrella posta nella parte davanti, abbastanza ampia.
Il Folletto davanti a me, posso dire, è davvero brutto.
Non so se sia lui o in generale tutti i suoi simili, ripeto, è il primo che vedo dal vivo, ma ha un non so che di sbagliato.
Forse perché puzza.
— Primo, se mi chiami bello un'altra volta ti stacco le mani a morsi. Secondo, che diamine ne so, non dovresti essere tu quello a... saperlo? Non è il tuo cazzo di lavoro?
Lui sta zitto, e mi guarda.
Mi guarda fino a farmi sentire a disagio.
— Uff, ragazzo, mi avevano detto che saresti stato un peperino, ma... wow. Tranquillo, era una domanda retorica! Andiamo... va bene sto zitto non fare quella faccia.
Che faccia?
Questa è... la mia faccia, credo.
È così, rimuginando su una frase poco chiara di un Folletto puzzolente, che sono ufficialmente partito verso la mia prossima vita.
Bella merda, vero?
— Certo che hai deciso di sposarti un tipo proprio lontano eh. Fino ai villaggi del nord est c'è ne vorrà di strada. Metti in conto... arriveremo domattina se tutto va bene.
— Non l'ho mica scelto io. E comunque, fai il tuo lavoro e sta zitto, per carità. Ti puzza l'alito.
Lui, ovviamente, non mi ascolta. Continua a parlare, guidando questa carrozza, frustando di tanto in tanti quei cavalli. È vero, che gli puzza l'alito, ma la sua voce dopo un paio dimore mi appare così calma, così pacifica.
Tutto lo stress accumulato, tutta l'ansia e le domande sembrano affievolirsi piano con il passo costante dei cavalli sul selciato e la voce di quello strano tipo.
Credo si chiami Matoruu, o qualcosa del genere.
So che ad una certa inizia pure a nevicare. Fiocchi candidi che scendono piano piano, come al solito, fino a coprire tutto di bianco.
Il peso di quel foglietto nella mia tasca, però, mi impedisce di dormire. Mi immobilizza la gamba e mi fa pulsare la testa. Non so cosa potrebbe nascondere al suo interno, non so cosa dovrei aspettarmi.
Vorrei buttarlo fuori dalla carrozza senza leggerne il contenuto, ma qualcosa mi dice che non risolverà niente.
- ....e quindi, come ti dicevo qualche minuto fa, ad un certo punto mia moglie ha lanciaato un urlo che...
- Signore?
- Lo hanno sentito anche i... Eh?
- Posso chiederti un consiglio?
- Ehm direi di sì, ragazzino.
- Se, ipoteticamente, un tuo ex quasi amico ti scrivesse una cazzo di lettera dopo decenni in cui non si è mai fatto vivo, tu la leggeresti o la butteresti? Parlando per ipotesi eh.
- Ex quasi amico?
- Lunga storia, rispondi e basta.
Lui non risponde subito.
Sembra rifletterci per secondi interminabili.
E io inizio a pensare che non sia stata una buona idea dire in giro i cazzi miei.
- Ipoteticamente parlanddo, ovviamente, io la leggerei, la lettera. Magari contiene informazioni di vitale importanza e non saprei mai nulla, e vivrei con il dubbio di non avere idea di csa ci sia scritto.
- E se ci fosse scritto qualcosa di cattivo?
- Fattene una ragione, sei in viaggio per cambiare completamente vita, cosa cazzo te ne frega ormai?
- HEY! Ho detto che era un'ipotesi, io non centro.
. Ah, si certo. Errore mio.
Per un attimo, stiamo entrambi in silenzio.
Lui guida, tenendo comuqnue un occhio su di me, io sfioro il pezzo di carta con le dita.
Ci metto un paio di minuti per decidermi a tirarlo fuori, aprirlo e leggerlo.
Lo richiudo con la stessa verve.
- Allora? Cosa dice?
Mi dimentico della storia delle ipotesi e gli rispo e basta.
- Letteralmente le due righe più inutili della storia. "Caro Kacchan spero tu stia bene mi dispiace di non essere potuto venire a salutarti non vedo l'ora di incontrarti di nuovo, Deku." Senza neanche la punteggiatura.
- Posso dire? Che bastardo.
- Vedi? La penso proprio come te.
La sua risata grachiante inonda l'abitacolo, e io, finalmente riesco a slegare quel fitto noto di stress una vlta per tutte, lasciandomi definitavametne indietro la mia vita passata, appisolandomi sul vetro sporco e sgonando di svegliarmi in una reggia favolosa.
Cosa che, a posteriori, non credo sarà troppo lontano dalla realtà.
•~•~•~•~•~•~•~•
ed eccomi qui, signori e signore :)
piaciuto il capitolo? È di passaggio,lo so, ma quello che viene dopo è tipo il più importante della storia... Come avrete intuito, finalmente apparirà il nostro EIJIRO AMATO.
stay tuned ;)
-rich
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