4. "io li odio, i Sensitivi"
lasciate qualche bel commentino, su su
Il giorno dopo, nevica.
Il colore bianco che copre tutto poco alla volta, offusca la vista, congela e dita dei piedi.
Quello dopo ancora, nevica più forte.
E di nuovo, giorno dopo giorno.
Per u a settimana nessuno riesce ad uscire di casa, tutti dormono grazie alle ultime scie di sonnolenza che il Letargo ci ha lasciati.
Il settimo giorno, finalmente, sono seduto in riva al ruscello congelato, sotto un grande albero per proteggermi dai fiocchi leggeri e bianchi che danzano senza fretta nell'aria.
Non appena il tempo me l'ha permesso, sono uscito di corsa di casa, bisognoso di un po' di solitudine. Mi riparo sotto l'albero per non morire di ibernazione e sto fermo per una quantità di tempo imprecisa.
Adoro venire qui a meditare, e farlo sotto la neve, che seppur impalpabile, continua a cadere piano, mi avrebbe fatto ammalare di sicuro.
Mi stringo lo stesso nel mio mantello nuovo, ossevandolo per l'ennesima volta.
In più di cento anni di vita, non mi era mai capitato di ricevere un regalo del genere da mio padre. È di pelle scura marrone, come quello vecchio, ma decisamente più caldo e meno consumato dal tempo. In più quello che indosso ora ha persino un colletto di pelle di pecora che mi solletica il naso.
Mi piace, questo nuovo mantello, mi piace sentirmi al caldo, mi piace ricevere regali.
Passa ancora un po' di tempo prima che una sagoma percorra a ritroso il sentiero che porta al villaggio, venendo verso di me.
Aguzzo gli occhi nel vedere una figura incappucciata che si avvicina frettolosa.
È forse mia madre?
Possibile?
Tiro fuori il naso dalla pelle di pecora giusto per un secondo, giusto per appurare che quella figura è, effettivamente, solo mia madre che è venuta a prendermi.
— Katsuki! Ma dove ti sei cacciato! Siamo già in ritardo!— esclama infatti la solita vice calda, dall'altra parte del corso d'acqua ghiacciato.
È in contrasto, questo suono così familiare con la freddezza dell'ambiente
Fa... davvero freddo, direi .
— Forza ragazzino, vieni qui..!
Anche lei, in questa ultima settimana, mi ha concesso di tutto.
Forse anche perché eravamo chiusi in casa insieme, o che ne so io.
Fattosta che ho potuto mangiare tre patate al posto di due, ieri, oltre alla carne al dente come piace a me.
— Arrivo..!
Con un piccolo saltello, attraverso il ruscello e atterro quasi dritto di fianco a mia madre. E dico "quasi" perché potrei accidentalmente aver mulinato le braccia per un attimo cercando di non scivolaee sul ghiaccio.
— PER FAVOEE KATSUKI, EVITIAMO DI ROMPERCI LE OSSA PROPRIO OGGI EH.
Sorrido un po d'istinto.
Solitamente avrei reagito più scocciato, credo. Ma oggi è l'ultimo giorno che porto passare con lei, quindi forse se lo merita.
Non capita spesso, di avere questa premura addosso.
— Sto bene, vedi? Sto bene.
Sospira, un po' rassegnata.
— Grazie al cielo. Forza, muoviti, ci aspetta in paese.
Sorrido di nuovo, sotto i baffi, senza farmi notare.
— Va bene.
E si, lo so.
Lo so che è un comportamento decisamente stupido reagire così, che per loro sono importante perché nessuno si comprerebbe un Omega con le braccia rotte, denutrito ed infreddolito. Se avessero davvero voluto dimostrare il loro affetto, avrebbero dovuto iniziare a farlo molto, molto prima.
Ma che ci devo fare?
Ho due opzioni.
O mi deprimo, capisco che mi aspetta una vita da puttana perfetta, spreco gli ultimi giorni di compagnia con i miei in modo incazzoso, o mi attacco al carro e mi godo il momento per quello che è.
Sto andando con mia mamma a fare compere, sono avvolto bel mantello nuovo che mi regalato mio padre e stasera mangerò un buon pasto caldo.
Cosa potrebbe desiderare di più un ragazzo della mia età?
Se solo non fosse per quello che stiamo per fare.
— Dobbiamo per forza andare da lui? Sai che non mi va molto a genio.
— A te non va a genio mezzo mondo. E che ti piaccia o meno gli Shinsō sono gli unici Sensitivi del villaggio, quindi stai zitto e cammina.
Mi viene da vomitare. Se c'è qualcuno che non ho voglia di incontrare, allora è sicuramente un tipo di due metri con le occhiaie e i capelli viola. Mi fa cagare sotto ogni volta che lo vedo.
— Mi fa solo paura loro figlio! Non ho niente contro di loro. Ma quella montagna è il suo ragazzo svitato mi mettono ansia.
— No mentire a tua madre, ti conosco troppo bene per cascarci. Ti fanno paura i Sensitivi in generale, brutto razzista.
Non penso di essere razzista.
Non sono razzista e vorrei che mia madre lo capisse una volta tanto.
Semplicemente non ha ancora trovato il modo di capirli.
È solo che... non lo so, il fatto che sappino le cose che succederanno, che abbino quei poteri così inquietanti e che vedono l'amore in modo totalmente diverso a come lo vediamo noi Lupi... mi intimorisce.
Mi intimorisce il fatto che io non so niente di loro ma loro sanno tutto di me, potenzialmente.
Sbuffo sonoramente.
— Solo non capisco cosa ci faccia una famiglia di Sensitivi in un villaggio di Lupi... che se ne stiano nelle terre del Sud da dove sono venuti.
— Questo è esattamente un discorso razzista, Katsuki, ma come cazzo ti ho educato? Non dire più queste stronzate, hai bisogno di una seduta e di dei cristalli nuovi prima che tu parta.
— Ma a casa abbiamo già un sacco di cristalli. Non vanno bene quelli?
Lei si ferma in mezzo alla strada, girandosi verso di me.
— 'Suki, amore mio, per una volta ascolta ascolta quello che dice la tua vecchia. Lo faccio per il tuo bene ok? Voglio che non ti succeda assolutamente nulla di male quando ci separeremo D'accordo?
Mi guarda negli occhi per un lungo momento.
Ripeto, per una volta mi piace essere trattato come se fossi... prezioso.
Lo sta facendo per me.
Perché mi vuole bene.
— D'accordo. Grazie, mam... madre.
Lei mi sorride di nuovo e continua a marciare decisa verso la casa (capanna più che altro) di quei tizi inquietanti che guariscono le persone con i sassi.
I sassi che scricchiolano sotto i suoi piedi, un pugno picchiato gentilmente contro il legno, il rumore della porta che si apre.
E poi passi leggeri, tintinnio di bracciali, voce soave.
— Mitsuki! Carissima, ti aspettavo. E... Katsuki, eccoti! Da quanto tempo!
— Kaminari. Ci siamo visti settimana scorsa.
Il ragazzo davanti a me scuote con frivolezza una mano, facendo oscillare i numerosi bracciali legati ai polsi e gli anelli sulle dita.
Ogni volta che muove una qualsiasi parte del corpo, tutti i gioielli cozzano tra di loro formando una melodia cristallina.
I capelli biondi legati in una complicata crocchia sulla testa, anch'essa ornata da diversi gioielli di vario tipo. Il viso aguzzo e curioso mi scuta dall'alto al basso per un attimo, ghignando sotto i baffi.
I li odio, i Sensitivi.
Ma Kaminari... non è che mi dispiace la sua presenza, però mi fa sentire fuori posto.
Più di quanto io già non mi senta così.
Tuttavia sopporto la sua presenza e ringrazio il cielo che non si è portato dietro il suo ragazzo di due metri.
Lui, Kaminari, posso dire che lo posso sopportare senza troppi problemi.
Anche se ha un odore stranissimo che mi pizzicare le narici e parla del sesso come una cosa da censurare, indicibile, di cui vergognarsi. Dice che per loro non è una cosa normale che due uomini stiano insieme, e che parlare di ciò che si fa a letto è maleducazione.
Ok, forse non li odio, i Sensitivi, semplicemente non li capisco.
No, anzi, Shinsō Hitoshi lo odio.
Mamma mia se lo odio.
Lui è io suoi due metri di ossa assonnate e perennemente di malumore.
Gli altri, forse, sono sopportabili.
Forse.
Ma resta il fatto che siano fuori tu testa, dal primo all'ultimo.
— Ma forza, venite dentro! Starete congelando,su.
Sento la mano di mia madre appoggiarsi poco sopra al culo, spingermi in avanti con decisamente poca gentilezza ed esclamare un saluto altrettanto finto e caloroso.
— Allora io ti aspetto a casa, a dopo!
Brutta puttana, vuole lasciarmi da solo con questo pazzo?
— Ma madr...
— Perfetto! Ci vorrà un'oretta, non preoccuparti, lo riaccompagno io se c'è bisogno! A dopo!
Non riesco neanche a processare bene il tutto che sono già all'interno dell'abitazione, da solo, con questo coglione dai capelli di paglia. Dentro il posto è buio e piano di gingillo e cuscini, che stando a quelli che dice mia madre vengono da ogni parte del Regno.
Kaminari fa una mezza piroletta su se stesso, facendo di nuovo tintinnare tutti i bracciali, per poi sedersi aggraziato a gambe incrociate sul pavimento coperto di cuscini, sorridere e farmi cenno di imitarlo.
Cosa che non faccio.
Non me ne frega un cazzo, questo posto mi mette ansia, voglio andare via.
Lui fissa i fanali ambrati che ha al posto degli occhi su di me e solo ora noto che ha una spessa linea nera di trucco sulla palpebra che gli dona quell'aspetto felino.
Quando parla per dirmi di sedermi, la voce è ancora più soave, più sussurrata, come a sottolineare che in questo posto bisogni fare silenzio, lasciare agire le forze superiori o chissà cos'altro.
Mi piacciono, i posti così.
Mi metterebbero a mio agio di solito.
Se non fosse per quegli occhi felini fissi sui miei, che mi ricordano che sono qui per un motivo.
— Bakugou, sarò sincero con te. Siediti e non rompere il cazzo. Che ho già appastanza problemi di mio.
Va bene, scherzavo.
Scherzavo quando dicevo che aveva la voce soave e tutto il resto
La mia testa non ci pensa un secondo, mio corpo neanche.
Un istante dopo sono seduto davanti a lui come se avessi un palo in culo, muto come un pesce e lo sguardo fisso sul pavimento.
Quanto cazzo odio l'istinto di ascoltare ciò che mi viene detto.
— Oh, ehm, wow, è stato efficace.
A giudicare dalla sua faccia, davvero non se lo aspettava.
— Insomma mi avevano detto che gli Omega erano così, ma quelli che go incontrato non erano... vabbe fa niente iniziamo con la seduta.
Quanto cazzo lo odio.
— Bene allora.
Inizia lo squilibrato, prendendo un respiro profondo e riacquisendo l'aria seria e misteriosa di poco prima. La sua voce torna soave a l'atmosfera nella stanza di fa più pesante.
— Dammi le mani, Bakugou.
Lo faccio? Lo faccio.
Mi fido. Per forza.
Kaminari afferra le mani che gli porgo, gentilmente, come se avesse paura di spaventarmi, chiude gli occhi e prende a respirare profondamente. Le dita mi tremano un po' mentre lui fa una smorfia piena di disappunto, lo ammetto.
Da quel che ho capito sta usando la Vista, un potere speciale dei Sensitivi che cambia da persona a persona e può percepire diverse cose.
Non ho mai ben capito perfettamente come funzionino i loro poteri, e direi che è un nuovo punto bella lista delle ragioni per cui mi mettono a disagio.
Mi mettono a disagio e mi fanno stare male quando li usano su di me.
Che vita di merda.
Il ragazzo davanti a me scuote piano la testa, parlottando tra se, somigliano a qualcuno che ascolta consigli, che li declina, che li maneggia.
La sensazione di disagio fisico aumenta.
Battito accelerato, mani fredde, principio di emicrania, nausea.
Mi gira la testa.
Voglio che smetta.
Piantala, cazzo.
Usali su qualcun'altra, il tuo potere di merda .
Mi lascia andare solo quando le mie braccia tremano tanto da far muovere anche il tavolino basso su cui sono appoggiate. Immediatamente le ritraggo portandomele sotto al mantello per scaldarle, per proteggermi, per qualsiasi cosa .
L'odore della pelliccia nuova mi riporta con i piedi per terra, o meglio, con il culo sul cuscino, mentre mi raggomitolo alla meno peggio sotto al cuoio.
— Certo che sei messo male.Scusa, errore mio, sarei dovuto andare un pochino più piano con te, biondino. — ridacchia un attimo prima di girarsi e sparire in un'altra stanza, lasciandomi solo sotto al mio mantello.
Il tremore si è appena calmato quando torna in tutto il suo eclettismo, trasportando una scatola di legno intagliata a formare un disegno di un bosco, così ben fatto da sembrare di essere lì.
So che proviene dalle Terre del Sud dove è pieno di boschi, quindi presumo sia ... la sua casa?
Glielo chiederò. Forse. Dopo questa seduta infernale.
Forse.
— Katsuki, Katsuki, Katsuki...— esordisce, sedendosi di nuovo e contemplando il contenuto della scatola con la gioia pura dipinta sul viso — hai una quantità di energie negative chr non te lo dico neanche, guarda. Sei sicuramente super stressato in questo periodo... ma mi sa che c'è qualcosa di molto più profondo. Sicuramente la tua condizione... se così la posso chiamare, nel caso scusa, deve averti portato qualche trauma infantile . Non voglio assolutamente che tu me ne parli se ti mette a disagio, ma vorrei sapere se ci ho Visto giusto.
Visto giusto? Che cazzo significa, c'è una probabilità che non abbia Visto giusto?
Che deficiente
Alza lo sguardo su di me per un attimo, riabbassandolo subi5o dopo aver ricevuto un cenno interrogativo da parte mia.
Perché minchia non si sbriga? Perché semplicemente non mi leva questo energie negative e basta?
Dobbiamo per forza parlare del mio fottuto passato?
— Non saprei bene se...
— Ti hanno mai bullizzato? Molestato? Provato a farti del male in generale? Costretto a fare cose che non volevi o dirti cose eccessivamente cattive rigurdo a te, la tua razza, il tuo corpo o la tua famiglia?
Ed eccoci qua.
Questo bastardo ha premuto il tasto sensibile, porca puttana.
Lui non smette di rovistare nella scatola, che continua a tintinnare, mentre gli ultimi settanta anni della mia vita mi passano davanti in un anttimo, come un dipinto lunghissimo.
I bambini a scuola, il panettiere della via accanto, i miei genitori, tutto quello che ho dovuto fare per farmi accettare. E poi Deku...
— Ci sono stati, degli episodi, ecco. Si. Qualcuno.
Quella volta in cui quel tipo a cercato di portarmi a casa sua, quando la zia del Capobranco mi ha "insegnato l'arte del mestiere" , quando poi, suo marito mi ha fottuto la faccia per due ore, sgridandomi finché non imparavo a ingoiare tutto.
— Lo sapevo. Vedi? Ci prendo sempre.
Quando credevo di essere davvero qualcuno per quello stronzo per poi essere lasciato nel Bosco senza nessuna idea per uscirne.
— Ehi, ehi, tranquillo, non piangere. Va tutto bene, sei qui con me, adesso questi ti aiuteranno.
Non sto piangendo, comunque. Forse ho gli occhi un po lucidi, ma solo quello.
Va tutto bene.
Miascuigo le lacrime scusandomi.
Va tutto bene.
E solo uno stronzo che non sa comportarsi con i problemi degli altri. Uno dei tanti che hai incontrato. Ce la puoi fare.
— Tranquillo, su. Appena ti senti pronto a ricominciare dammi di nuovo le mani. Non preoccuparti che adesso non ti faccio niente di strano, solo cristalli.
Sono solo cristalli.
Va tutto bene, davvero.
Tiro su con ul naso un'ultima volta e poi annuisco in sua direzione, portgendogli le mani non più tremanti e facendo un respiro profondo giusto per togliermi di dosso quella sensazione .
— Perfetto, bravo. Non spaventarti, sono fredde ma è normale, cerca di rilassarti. E concentrati sulle energie negative, devi mandarle via.
— Va bene. Ci..ci provo. Cazzo, basta che facciamo in fretta.
Lo vedo sorridere prima di afferrare una pietra grande come un palmo color violetto.
Dalla luce soffusa non si capisce bene, ma sembra tendere al viola scuro verso il basso.
— Amentista. Contro il dolore e il male. Si, penso vada bene. Prova a tenerla in mano un attimo. — la appoggia delicatamente sulla mia mano aperta per poi sorridere. — Oh, si, oggi le azzecco tutte. Già molto meglio.
Sorride di nuovo. Soddisfatto. Orgoglioso.
— Sarebbe meglio cose la mettessi sulla fronte ma per il tuo problema penso sia meglio tenerla semplicemente sempre con te, magari al collo. Ma non mi sembri uno che segue troppo le regole, tu. Ma va bene così, Vedo già un'energia molto più positiva.
Poi è il turno del quarzo ialino.
Seguitl dall'agata rossa (perché sei un fottuto Ariete! Perché non avevi già un'agata rossa a casa? Sei pazzo?)
E poi da un qualcosa di nero di cui non ho capito il nome ma a quanto pare mi protegge dalle malattie.
E poi..
— Okay biondino, basta cazzate, questo gioiellino della Natura è davvero importate.
— Più di quelle di prima?
— Assolutamente.
Mi porge una pietruzza più piccola, chiara, ma fottutamente uguale a tutte le altre mille che mi ha mostrato
— Sei un Lupo, Omega e vergine che sta andando a sposare uno sconosciuto fighissimo dall'altra parte del Regno. Non puoi andare senza un amuleto per la prosperità, l'amore è tutto il resto. Questa, caro mio, e la Pietra di Luna.
Sarà che sono poco esperto, ma a me sembrano gli stessi identici effetti di quell'altra pietra rosa di cui mi aveva parlato due minuti fa.
Glielo dico.
E lui, ovviamente, si premura di spiegami la differenza tra la pietra di stocazzo e il quarzo merdoso.
Ci mette un secolo, ma lo fa con una luce strana negli occhi, di chi sta parlando di ciò che più apprezzano al mondo, senza smettere di sorridere sotto i baffi, i muscoli tesi.
Parla e continua parlare, ma non sembra pesargli.
Sembra farlo stare meglio.
Sembra che non ci sia niente di così importante per lui come i sui cristalli.
Quando finalmente posso uscire da quel posto, dopo averlo salutato davanti alla porta , promettendo di riuscire ad arrivare a casa da solo, ci penso.
Ci penso mentre cammino, con oltre sacchetto pieno di cristalli che pesa attaccato alla cintura.
Che mi piacerebbe avere qualcosa di cui parlare in quel modo.
Come su nient'altro fosse importante.
Ci penso quando ripercorrono la strada che ho fatto milioni di volte, con lo sguardo basso.
Mi fermo un attimo a guardare i campi che si vedono dalla piazza principale,quelli dove ho passato tutta la vita a correre spensierato, e mi rendo conto chedura due giorni a quest' ora sarò in viaggio verso le Terre del Nord Est.
Che probabilmente non correrò più nei campi. E non camminerò più a testa bassa per le strade del paese.
Dopodomani a quest'ora incontrato colui con cui passerò tutta la mia vita, quando " tutta la mia vita" per me ha la forma di questo luogo.
Cammino piano fino ad arrivare al piccolo palco da dove parla il Capobranco nelle riunioni a cui io non posso partecipare.
Passo davanti alla zia dello stesso Capobranco, vedendo suo marito che sorride dalla finestra.
Aumento il peso e scappo , sappo via.
Come ho sempre voluto fare.
Come avrei dovuto fare molto tempo fa.
Passo davanti alla scuola, davanti al cortile in cui mi hanno picchiato per la prima vta, e inizio a correre sul serio, verso casa, verso ovunque che non sia qui.
Non lo so, se il mio nuovo marito mi piacerà, mi rispetterà o mi amerà. Ma so che c'è una possibilità che sia meglio di vivere in questo posto di merda, e tanto mi basta.
Mi basta per dargli la possibilità di salvarmi da questo schifo.
Tra due giorni, a quest'ora, forse sarò libero.
~▪︎~▪︎~▪︎~▪︎~▪︎~
lo odio.
odio questo capitolo quanto katsuki odia i Sensitivi.
sono in ritardo a scriverlo, l'ho fatto di corsa ed è venuto uno schifo, scusate.
btw questo forse è il capitolo più importate fino ad ora, ditemi bi prego se le mie spiegazioni delle varia razze sia stata decente o no.
prossimo capitolo settimana prossima, se ya.
-rich
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