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•Complicato•

Quando Karin ed Ophelia rientrarono furono accolte da Daleth che le stava aspettando sulla porta. Appena la rossa vide il ragazzo gli sorrise, quest'ultimo saltò i due gradini all'ingresso e corse verso la ragazza abbracciandola, l'impatto fece in modo che i due cadessero al suolo con un tonfo.
"Karin! Non ci posso credere!" Esclamò Daleth mettendosi in ginocchio, Karin si lasciò scivolare lo zaino giù dalle spalle sorridendogli.
"Nemmeno io posso." Confesso Karin appoggiando la mano sulla testa di Daleth.
"Oh, ciao Ash!" Salutò il ragazzo alzando lo sguardo.
"Non usare soprannomi se non è di vitale importanza."
"Mh? Ah, vero scusami."
"Beryl?"
"In casa, sta sistemando una stanza per Karin."
Ophelia passò oltre i due ragazzi ancora a terra senza rivolgere la parola a Karin che fece un sospiro rassegnato.
"Secondo te ho fatto qualcosa di male ad Ophelia?" Domandò la ragazza mettendosi in piedi.
"Non credo, non sembri il tipo." Rispose Daleth copiando il gesto di Karin.
"Pare che le dia fastidio semplicemente esistendo."
"Sicuramente non è così, Ophelia è molto buona, disponibile con tutti."
Disponibile a darmi una sedia in faccia, quello sì.
"Forse è solo perché non ti conosce, non sono tutti socievoli come il sottoscritto."
"Si, capisco che intendi, ma io ci sto provando ad andare d'accordo con lei, voglio davvero essere sua amica. Non me lo permette." Karin si lasciò ricadere a terra appoggiando la schiena allo zaino e tirando un altro sospiro.
"Mh.. che c'è nello zaino?" Domandò Daleth cambiando discorso.
"Roba che ho portato da casa mia, alcuni vestiti, manga, libri." Replicò lei aprendo la tasca più grande e frugandoci dentro con la mano sinistra.
"Libri hai detto?" Karin annuí prendendo il primo libro capitatole sotto mano 'Oliver Twist'
"Ecco come puoi attaccare bottone con Ophelia, lei ama leggere." La rossa scattò nuovamente in piedi con una strana luce negli occhi, una luce di speranza forse.
"Davvero? Sai che libri le piacciono?" Daleth scosse la testa ricevendo uno sguardo deluso.
"Mi spiace, mi ha solo accennato che le piace leggere, nulla di più." Aggiunse il ragazzo.
"Karin, vieni a vedere come ho sistemato la soffitta." Disse Beryl sul ciglio d'entrata con un tono più che orgoglioso.
"Arrivo." La ragazza tedesca guardò il suo zaino e dopo Daleth "aiutami a portare questi." Disse dando quattro libri al ragazzo, lui non protestò accompagnando Karin in casa.

La soffitta aveva le travi del tetto a vista, andando verso il fondo diminuiva lo spazio dal pavimento alle assi che lo reggevano, non tutto era stato ripulito e ancora diverse cianfrusaglie sbucavano qua e là ma verso la parte destra della soffitta era posizionato un letto con un comodino di fianco, alle spalle uno scaffale per i libri e, di fianco a questo, un'armadio.
"Per ora è tutto ammassato lì ma nulla ti vieta di sistemare come preferisci." Disse Beryl, Karin annuì soddisfatta.
"Posso spostare le tue cose da qualche altra parte? Rischierei di rompertele." La strega annuì guardando la ragazza dai capelli rossi appoggiare lo zaino sul letto.
"Portale in giardino, al resto penserò io."
"Grazie tante Beryl." Disse la ragazza abbassando leggermente la testa in un inchino mascherato, nonostante da lei non si usasse farlo, era stata fuorviata dai vari anime che aveva guardato fino a quel punto e ormai non era nemmeno un gesto volontario.
Daleth, Beryl e Ophelia uscirono dalla soffitta dirigendosi al piano di sotto.
"Io vado, devo tenere d'occhio il figlio degli Arorsmith fino a 'sta sera." Disse il ragazzo dai capelli verdi andando alla porta.
"Buona fortuna con quella peste." Lo incoraggiò Beryl salutandolo con la mano mentre Ophelia ispezionava il pavimento: aveva notato qualcosa che non riusciva ad identificare, sembrava una penna dalla circonferenza più larga delle normali penne a cui era abituata. La guardò per qualche secondo senza toccarla come potesse morderla.
"Dev'essere di Karin." La voce di Beryl lasciò Ophelia immobile qualche decimo di secondo mentre raccoglieva l'oggetto da terra.
"Ti va di portarglielo?" Nonostante il tono suggerisse una domanda la ragazza sapeva che, in un modo o nell'altro, sarebbe comunque andata lei a portare quell'oggetto al piano di sopra. Annuì senza dire nulla e prese la 'penna' portole dalla strega con un sorriso.

Appena Ophelia aprì la porta della soffitta vide Karin intenta a scavalcare una muraglia di oggetti ammassati lì nel tempo. La bionda attirò l'attenzione con un colpo di tosse che fu sufficiente per far voltare Karin.
"Ophelia? Che ci fai qui? Auch-" Domandò la ragazza tedesca sbattendo la testa contro il soffitto.
"Questa cosa è tua?" Appena Karin vide l'oggetto raggiunse l'altra ragazza in pochi passi con un enorme sorriso.
"Menomale, pensavo di averla persa per strada."
"Che cos'è?"
"Una penna giapponese, ti faccio vedere aspetta." Karin rovesciò lo zaino sul letto afferrando poi un quaderno nero con fogli A5 rilegati ad anelli. Si appoggiò al comodino prendendo la penna dalle mani di Ophelia e disegnando sulla cima del foglio due ideogrammi, la ragazza britannica la osservò confusa cercando di capire il significato dei simboli che però restarono per lei indecifrabili.
"Visto? Usano queste penne per fare gli ideogrammi." Concluse Karin mostrando il foglio.
"E cosa stanno a significare questi?" Chiese Ophelia tenendo gli occhi sul foglio.
"Ba-ka, questo è in hiragana, aspetta." La ragazza fece altri due ideogrammi di fianco ai precedenti, questa volta più complessi "Questa dovrebbe essere la scrittura che usano più spesso."
"E come si tradurrebbe?"
"Idiota." Rispose richiudendo la penna e voltandosi a guardare Ophelia che teneva uno sguardo di indifferenza misto a confusione.
"Guardando tanti anime ci sono parole che impari a memoria." Spiegò cercando di immaginare a cosa fosse dovuta l'espressione della bionda.
"Chiaro." La britannica si fece strada verso la porta ma venne interrotta prima di poter uscire
"Tivadidarmiunamano?" Chiese Karin sbiascicando le parole una attaccata all'altra.
"Dovresti scandire meglio, il tedesco non è la mia prima lingua."
Vero che non è tedesca..
"Scusa.. volevo chiederti se.. ti va di aiutarmi." Ci fu qualche secondo di silenzio "intanto puoi farmi le domande che hai menzionato 'sta mattina no?" Ophelia annuì piazzandosi di fianco alla rossa.
"Stavo cercando di spostare quelle cose là." Karin indicò il punto dove si trovava prima, era dal lato dove il tetto tendeva ad abbassarsi, Ophelia non disse nulla dirigendosi verso il luogo indicato "perché ti hanno picchiata?" Chiese poi spostando uno scatolone davanti ad un mucchio di scatole identiche.
"Avevo messo l'uniforme maschile."
"Come scusa?"
"Ma sì era per fare, non avevo voglia di mettermi la gonna d'inverno e ho chiesto ad una ragazza di prestarmi l'uniforme del fratello."
"E ti hanno picchiata perché avevi i pantaloni al posto della gonna in pratica."
"In pratica."
"Che perdita di tempo." Karin sorrise alla ragazza che manteneva uno sguardo impassibile "Ci sarebbero stati certamente altri mille motivi per picchiarti." Aggiunse con una punta di ironia, Karin non si offese, anzi, iniziò a ridere continuando a spostare scatole e scatoloni verso la porta.

꧁꧂

"E con questa abbiamo finito, ora ci basta portarle fuori e siamo a posto." Esclamò Karin stirandosi le braccia.
"Sono quasi certa tu abbia usato i verbi in maniera sbagliata." Replicò Ophelia facendo levitare una pila di scatole fuori dalla porta.
"Potevi farlo fin dall'inizio?"
"Usare la magia? Direi di sì dal momento che io sono in grado di farlo."
"Eeehi, questa è cattiva, imparerò a fare anch'io quelle cose." La bionda roteò gli occhi osservando l'altra ragazza sollevare un paio di cesti per portarli in fondo alle scale.
Mi chiedo tra quanto darà una facciata a terra
"Avete spostato tutte quelle scatole? Assieme?" Chiede Beryl con un leggero sorriso sul volto, Ophelia la fulminò con lo sguardo come se la strega avesse appena insinuato qualcosa di vergognoso.
"Se avesse fatto da sola sicuramente avrebbe finito per rompere qualcosa, se non tutto." Obbiettò la ragazza scendendo cautamente le scale cercando di non urtare la rossa che continuava a fare su è giù per i gradini.
"Karin, dopo aver mangiato voglio spiegarti delle cose." Disse Beryl osservando la rossa con un'espressione confusa stampata in volto.
"Mh, si certo." Acconsentì lei portando fuori le ultime cianfrusaglie.

꧁꧂

Karin si trovava in una stanza fatta interamente di legno, quasi vuota, caratterizzata da un grosso finestrone circolare.
"Puoi metterti comoda, non serve tu rimanga in piedi." Disse Beryl indicando un divanetto piazzato sotto la finestra, lei si andò a sedere aspettando che la strega spiegasse il motivo di quella convocazione.
"Probabilmente ti sei già accorta della segretezza che gira intorno a me vero?" Karin annuì in silenzio.
"Questo perché sono una specie di ricercata, voglio rubare le stelle delle Pleiadi."
"Le stelle delle Pleiadi? Quelle della costellazione?"
"È solo un nome, sono sette cristalli che se riuniti possiedono un potere in grado di guarire ogni male, talmente potenti da rinvigorire i morti, capisci di che potete parlo?" Karin annuì nonostante non stesse davvero capendo il significato di quelle parole.
"Beryl... perché stai cercando questi cristalli?" Chiese la ragazza giocherellando con le stanghette degli occhiali.
"Qualche anno fa sono caduta in un'imboscata e mi hanno lanciato una maledizione, a causa di questa cosa non posso più usare il 50% dei miei poteri, in più arrivare al mio limite mi rende estremamente debole per diverso tempo." Spiegò la strega camminando sul rotondo.
"Un'imboscata di che genere?" Domandò Karin presa dalla curiosità.
"Questo preferisco spiegartelo più avanti, nemmeno Ophelia e Daleth sono al corrente di certe cose." La strega si massaggiò le tempie con l'indice ed il medio "Te lo sto dicendo perché questa maledizione peggiora ogni giorno, ho bisogno di prendere i cristalli che mancano il prima possibile e domani manderò Ophelia in missione ad Highdeath, una città a sud di Wizar Homlet."
"Da sola? Può fare tutto da sola.. ne sei sicura?" Beryl sorrise alla ragazza appoggiandole la mano sulla spalla.
"Ophelia è molto più forte di quanto sembra." La strega rimase in silenzio qualche secondo "però non te lo dico certo a caso, vuoi partecipare alla tua prima missione?" Gli occhi della ragazza si illuminarono.
Una missione... una vera missione al servizio di una vera strega!
"Sì! Assolutamente sì!" Esclamò saltando in piedi causando alla strega dai capelli celesti una leggera risata.
"Ne parleremo con Ash allora."

"Non se ne parla, no way I will take her with me."
Oh, questa l'ho capita.. significa.. che non vuole portarmi con lei, forse si traduce come... non c'è modo(?) che la porti con me? Ma perchè non ho mai prestato attenzione alle lezioni del professor Kruger?!
"Perché no?" Piagnucolò la rossa guardando Ophelia dritta negli occhi.
"Sei maldestra, rumorosa, non sai usare la magia, dai troppo nell'occhio e non mi piaci." Spiegò con un tono pieno di rancore la britannica presa da una leggera crisi di rabbia.
"È vero che non so usare la magia.. però voglio aiutare fino a quando non saprò fare quello che fai tu, io ho le mie risorse da umana." Replicò Karin gesticolando teatralmente ricevendo un'occhiataccia dall'altra ragazza.
"Lia, sei già stata ad Highdeath e sai come muoverti, sono sicura che se tu e Daleth siete passati inosservati l'ultima volta, Karin non sarà certo un problema."
Lia?
"I.. va bene Beryl, come vuoi." Rispose Ophelia guardando Karin di traverso.
"Domani partiamo alle sei di mattina, a piedi è piuttosto lunga, sappilo." La rossa annuì freneticamente trattenendosi a stento dall'abbracciare la ragazza di fronte a lei, se lo avesse fatto di certo non solo non avrebbe partecipato alla sua prima missione ma c'era la possibilità non potesse partecipare più a nulla di simile.
"O-Ophelia. Hai qualcosa da fare ora?" Chiese Karin sotto lo sguardo curioso della sua mentore dai capelli celesti.
"Dipende."
"Ti va di restare con me mentre Beryl mi spiega come praticare la magia?" La bionda guardò prima Karin, dopo Beryl alle sue spalle e sospirò annoiata.
"Tanto lei mi costringerebbe." Rispose riferendosi alla strega. Ophelia non era per nulla entusiasta di assistere ad una "lezione" di magia, specialmente quando di mezzo c'era Karin, non sopportava quella ragazza, era troppo infantile, troppo entusiasta, non aveva la minima idea di cosa fosse la magia, Ophelia era stata istruita fin da piccola sulle proprietà di tali poteri, sua madre l'aveva introdotta a quel mondo, e sua madre era la ragione per cui ora si trovava a Wizar Homlet, mentre quella ragazzina era finita lì per caso senza nessuna formazione, non aveva compiuto sacrifici per essere lì. E questo Ophelia non lo sopportava.
"È una bella giornata, andiamo fuori." Propose Beryl dando una pacca sulla spalla a Karin con un sorriso.
All'esterno c'era il sole che filtrava dalle chiome degli alberi verso il terreno, eppure non faceva nemmeno troppo caldo, a ventilare il clima: una brezza quasi primaverile.
"Bene- iniziò Beryl fermandosi in un punto poco lontano dalla casa- la prima cosa che devi imparare è la visualizzazione." Spiegò la strega sedendosi a terra.
"Diciamo che esistono, a grandi linee, quattro tipi di magia Ok? Nera, bianca, rossa e verde, il particolare comune a tutte e quattro è la visualizzazione." Karin annuì sedendosi a terra di fronte a Beryl mentre Ophelia si limitava a stare in piedi qualche metro più in dietro.
"Visualizzare significa vedere con il cervello, non immaginare, vedere, capisci la differenza?" La rossa annuì silenziosa.
"È con la visualizzazione che si spostano gli oggetti?"
"Anche, quello è l'utilizzo più complicato a dire il vero, quando si disegna un simbolo protettivo di magia bianca ad esempio, serve ugualmente la visualizzazione ma i simboli che si disegnano sono fatti in modo di attirare più energia."
"Capito."
"Per allenare la visualizzazione bisogna meditare, non necessariamente delle ore, fino a quando non ci si sente stanchi. Oltre sarebbe comunque inutile."
Per quasi un minuto Karin fissò il pavimento senza dire nulla, sembrava completamente persa nei suoi pensieri
Meditare... non ho mai fatto nulla di simile..
"La magia è fondamentalmente in tutto ciò che ti circonda, ogni millimetro quadrato della superficie di ogni dimensione esistente, è una forza che può venir controllata e manipolata."
Come nella fisica
"Quando mediti devi vedere questa forza con i tuoi occhi e la devi poter controllare con il tuo pensiero, chiaro?" Beryl guardò la ragazza con uno sguardo tenero mentre quest'ultima ascoltava attentamente la spiegazione.
"Sì, sì ho capito il concetto."
"Devi sapere che queste cose sono improvvise, un giorno semplicemente riuscirai a spostare un'oggetto, ad attivare un sigillo e così via, non potrai notare un miglioramento perciò potresti abbatterti, non farlo, prima o poi succederà se continui ad esercitarti con costanza."
La strega dai capelli celesti si alzò in piedi e guardò Ophelia qualche secondo.
"E non paragonarti con altre persone ok?" Karin annuì restando seduta a terra.
"Grazie tante."

꧁꧂

"Da quanto hai detto che è lì immobile?"
"Circa mezz'ora mi pare."
"Non credi si sia addormentata?"
"Devo assicurarmi che respiri, non che sia sveglia."
Ophelia e Daleth stavano guardando la ragazza tedesca dalla finestra del salotto con una sorta di domanda comune che nessuno dei due aveva ancora chiesto. Quando avrebbe smesso?
"Vado a vedere se sta bene?" chiese Daleth avvicinandosi alla porta.
"Beryl ha detto di non disturbarla." Lo fermò Ophelia afferrandolo per il polso, il ragazzo la squadrò con aria confusa prima di sospirare annoiato "sta venendo verso la finestra." aggiunse guardando alle spalle della bionda. Karin guardò entrambi con un mezzo sorriso e Daleth decise di aprire la finestra per controllare cosa la rossa volesse dirgli.
"Ehy Karin come va?"
"Bene, se non fosse che mi senta leggermente osservata."
"Ehy! Non guardare me chiaro? Quando sono arrivato Ophelia ti stava già fissando, ho solo seguito l'esempio." Gli occhi di Karin passarono dal ragazzo alla ragazza di fianco a lui sorridendo.
"Non ti fare strane idee, Beryl mi ha chiesto di controllarti." Rispose lei incrociando le braccia mantenendo il contatto visivo con la rossa.
"E lei dov'è?"
"Nella sua stanza a sistemare alcune faccende per domani." Ophelia guardò verso l'orizzonte notando il sole che iniziava ad avvicinarvisi segnando che a breve sarebbe tramontato, a Wizar Homlet il sole sorgeva presto e tramontava altrettanto presto, se si fosse scelto il fuso orario tedesco il sole moriva sempre alle sei e nasceva alle quattro, non cambiava mai a causa del fatto che non esistesse l'alternanza delle stagioni in quel mondo.
"Dovresti rientrare Karin, presto sarà buio." La invitò Daleth guardando nella stessa direzione di Ophelia, la rossa annuì dirigendosi verso la porta d'ingresso, fece un sospiro profondo, come per prendere coraggio.
Ho male alla testa
Appena superata la soglia d'ingresso Karin venne assalita dal neko-boy dai capelli verdi.
"Proteggimi da lei ti prego." Disse con una falsa paura nella voce puntando il dito verso Ophelia a pochi passi da loro.
"I gatti non sono un po' più indipendenti di solito?" Chiese Karin guardando il ragazzo poco più alto di lei.
"Non fare la razzista ok? Io sono indipendente. Ash però è spaventosa, su questo devi concordare." Sussurrò l'ultima parte nonostante, dall'espressione di Ophelia si poteva intuire avesse sentito.
"Non lo so, a me sembra carina."
"Sono la più grande, perciò devo mantenere l'ordine." S'intromise la ragazza britannica osservando gli altri due soffocare una risatina.
"Cosa siamo i tuoi fratellini?" Chiese ironico Daleth appoggiando l'indice sulla guancia sinistra della ragazza.
"Di fratello me ne basta uno, voi siete soltanto dei bambini a cui devo guardare le spalle." Replicò lei spostando la mano del ragazzo dal suo viso.
"Ehi! Probabilmente ho la tua stessa età." Disse Karin mettendosi di fronte ad Ophelia.
Cavolo se è alta.
"Vogliamo scommettere che sei più piccola di me? 27 aprile e ho sedici anni." Disse Karin sicura di se fissando l'altra ragazza negli occhi, in sottofondo si sentiva la risata di Daleth.
"Non li dimostri affatto, te ne avrei dati dodici." Rispose Ophelia sfruttando la sua altezza per apparire più autorevole.
"Ma non secondo l'anagrafe." Canzonò Daleth tornando a toccare le guance della bionda con l'indice, la ragazza restò immobile fissando il sorrisetto compiaciuto di Karin.
"Uh aspetta, hai ragione, guarda com'è carina da questa prospettiva." Continuò il ragazzo assecondando la precedente affermazione della rossa.
"La volete smettere? È questo che vi rede dei marmocchi infantili." La ragazza, ormai sull'orlo di una crisi nervosa, si diresse nella sua stanza sbattendo la porta.
"L'abbiamo fatta arrabbiare dici?" Domandò Karin pentita, era cosciente del fatto che non andasse a genio alla ragazza eppure aveva fatto una cosa tanto sciocca, tanto infantile. Lei non sopportava le persone infantili e allora perché si era comportata in quel modo? Non sapeva rispondersi
"Nah, io la infastidisco sempre, reagisce così ed il giorno dopo come se non fosse successo nulla." Assicurò Daleth appoggiando la mano sulla spalla della ragazza "In più mi ha minacciato con lo spruzzino."
"Hai paura dell'acqua?"
"Non essere ridicola, non mi fa paura, ma hai mai provato quel coso sul tuo viso? È una sensazione odiosa."
Entrambi rimasero in silenzio qualche minuto prima che il rumore di una porta al piano terra attirò la loro attenzione, dalla stanza ne uscì Beryl. La strega si guardò intorno confusa per poi posare lo sguardo sui due ragazzi al centro del salotto.
"Oh, Daleth sei arrivato, dov'è finita Ophelia?"
"Karin l'ha fatta arrabbiare."
"Io? Sei tu che continuavi a punzecchiarla."
"Hai detto che era carina."
"Ma quello è un complimento!"
"Bambini, vi dispiace dirmi semplicemente dov'è?" Domandò Beryl attirando nuovamente l'attenzione su di se. Daleth indicò la porta al piano di sopra da cui si raggiungeva la camera della ragazza.
"L'importante è che resti in casa." La strega guardò il semi-felino dai capelli verdi qualche secondo "mi serve il tuo aiuto a questo punto."
"A chi non serve? Ci vediamo tra poco Karin."
"A dopo Greeny."

Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt wenn es stets zum Schutz und Trutze brüderlich zusammenhält. Com'è che ho iniziato a canticchiare l'inno nazionale? Oh giusto. noia. Dovrei andarmi a scusare con Ophelia magari. Anche se come minimo mi sbatterà la porta sul naso.
Karin si alzò dal divano fissando le scale come se potessero prendere vita da un momento all'altro ma dopo qualche secondo senza che ciò accadesse decise di andare al primo piano e controllare come stesse la sua coinquilina. Fuori ormai era buio, Daleth e Beryl non si erano più visti ne sentiti e ciò aveva insospettito la rossa in un primo momento, decise comunque di farsi gli affari suoi, per quanto ne sapeva potevano aver evocato un demone in quella stanza.
"Ophelia? Sono Karin, ero da sola sul divano a cantare l'inno tedesco e mi sentivo un po' sola, ho pensato che magari ti era passato il nervosismo e magari potevo provare a scusarmi e ma-"
"Se dici un'altra volta magari I swar.. giuro che ti stacco la testa sul momento." Per quanto Karin fosse curiosa di sapere se la minaccia fosse fatta seriamente o meno evitò di tirare la corda guardando la porta lentamente aprirsi.
"Mi dispiace per prima, posso entrare?"
"Non se ne parla." Prima che la porta si richiudesse la rossa la blocco con un piede.
"Mi vuoi lasciare in pace? Pensavo che capissi il tedesco." Senza ascoltare le lamentele della ragazza Karin rimase immobile a fissarla dalla fessura.
"Se non posso entrare io, almeno ti dispiace uscire tu? Mette a disagio parlare sul ciglio di una porta." Ophelia sbuffò di risposta lasciando che, l'indesiderata, coinquilina entrasse nella sua stanza.
La camera era pressoché vuota, gli unici mobili erano un letto, una cassettiera ed una scrivania sulla quale si trovavano tre fotografie, Karin si avvicinò d'istinto per dare un'occhiata, una delle foto ritraeva un bambino ed una bambina dai capelli color platino seduti in maniera statuaria su un prato ordinato, entrambi avevano un volto serio, fin troppo per dei bambini che, ad occhio, sembravano avere sui sette anni, la seconda foto era il ritratto di una famiglia, un uomo dai capelli castani e la barba a sinistra, una donna con lunghi capelli color platino a destra e davanti un ragazzo ed una ragazza, anch'essi dai capelli platino, l'ultima foto ritraeva solo la donna dai capelli lungi, la sua pelle bianco latte e gli occhi, che in quello scatto si vedevano molto meglio, blu come l'oceano.
"Lei è mia madre.. era.." Disse Ophelia con un cenno di malinconia.
"Questa sei tu?" Chiese Karin indicando la ragazza nel ritratto di famiglia sperando di distogliere l'attenzione dalla foto della donna.
"Sì, lui è mio fratello Alfie e.. questo mio padre.. si chiamava Jackson Ashdown." Confermò la ragazza indicando uno per uno i componenti dell'immagine.
Anche suo padre è morto..?
"Eri una bambina davvero carina." Disse alla fine tornando a puntare gli occhi sulla prima foto "Non che adesso tu non lo sia.. solo che sai, qua avrai sette anni, e a vederti mi pare di guardare una bambola di ceramica." Osservando meglio le immagini Karin notò la differenza nella colorazione dei capelli della ragazza, in entrambe le foto li aveva letteralmente color platino, come sua madre, mentre a guardarli dal vivo erano più scuri, sempre biondi, ma non così, la rossa non poté fare a meno di chiedersi il motivo per quel radicale cambio, non avendo i capelli di quel colore non aveva idea se fosse una cosa normale che succedesse.
"Ehi Ophelia, lo so che non ti piaccio, è palese questo, e magari nemmeno ti piacerò mai, lo capisco sono insopportabile, però vorrei tu sappia che mi dispiace se ti ho fatto innervosire prima, non era mia intenzione, mi sono lasciata prendere la mano e non c'ho pensato." Karin sospirò guardando l'altra ragazza negli occhi con un mezzo sorriso mentre quest'ultima restava impassibile.
"Possiamo ricominciare da domani? Ti mostrerò le mie grandi potenzialità da aiutante."
"Come ti pare."
"Mi comporterò come una brava sorella maggiore te lo giuro."
"Stai tirando la corda Köhler."
"Puoi chiamarmi Karin sai?"
"Sinceramente? posso chiamarti come mi pare pel di carota."
"Ohi! Quella era una battuta? Stai socializzando."
"Ti sto chiaramente prendendo in giro, e fossi in te me ne sarei già andata." Disse Ophelia indicando l'uscita.
"Ormai mi hai lasciato entrare, non puoi cacciarmi."
"Lasciato? Non è maschile?
Ops
"Hai ragione, a volte capita mi dia al maschile, non farci caso." Replicò la rossa rimanendo immobile vicino alla scrivania.
"Non te ne andrai vero?" Sbuffò Ophelia tirandosi indietro i capelli con la mano.
"Possiamo parlare no? Di sicuro abbiamo un sacco di cose in comune." Karin si spostò vicino al letto sedendocisi sul bordo, la bionda sbuffò nuovamente mettendosi vicina all'altra ragazza.
"Daleth ha detto che ti piace leggere, libro preferito?" Ophelia rimase a pensarci qualche secondo prima di guardare Karin con la coda dell'occhio.
"Robinson Crusoe, e poi la maggior parte dei libri di Dickens." Rispose meno riluttantemente del solito.
"Anch'io ho letto i libri di Dickens! Oliver Twist, David Copperfield, Christmas Carol. In compenso non so di cosa parli Robinson Crusoe.."
"È la storia di quest'uomo che decide di viaggiare per mare nonostante il padre volesse che diventasse un avvocato. gli succedono diverse disavventure: viene catturato dai pirati e resta anche vittima di un naufragio. Essendo un libro del 1719 il contesto sociale è diverso dal nostro, dubito tu sia in grado di comprendere." Karin sembrò leggermente offesa dall'ultimo commento ma non ci diede molto peso e lasciò correre.
"Domanda fondamentale, leggi storie d'amore?" Ophelia abbassò lo sguardo di scatto nascondendo un filo d'imbarazzo.
Pare che di colpo il pavimento sia diventato interessante.
"Oh si, leggi storie d'amore!" Canzonò Karin.
"Non urlare dannazione, non c'è nulla di strano nel farlo, e poi non è come pensi tu." Disse la ragazza dai capelli biondi con un sottile rossore sulle guance.
"Ah no? Cinquanta sfumature di grigio?"
"Cosa? No. Pervertita, non so nemmeno perché ne stia parlando con te, non si può avere una discussione normale."
"Tsk, che reazione strana, colpevole direi." Ophelia appoggiò la schiena sul materasso coprendosi il viso con le mani e sospirando annoiata. Karin fece lo stesso per poi girarsi su un fianco e guardare l'altra ragazza, il rossore sulle guance era già sparito.
"Dai che scherzo, era solo per sapere, tutte le ragazze che conosco leggono storie d'amore, dovevo accertarmi che valesse anche per le ragazze britanniche." Disse con tono ironico la rossa continuando a guardare Ophelia.
"Tu non leggi storie d'amore quindi?"
"A quanto pare."
"..."
"Non farlo, ti illudono che un giorno arriverà la persona giusta, il principe azzurro dal viso perfetto con un sorriso perfetto, che ti sposerà con un matrimonio perfetto e che assieme avrete i vostri stupidi figli perfetti e sarete felici nella vostra bella casa perfetta. Alla gente sola piace leggere quelle cose." Ophelia si voltò a guardare Karin e di colpo calò il silenzio assieme ad un velo di disagio, le ragazze rimasero immobili a fissarsi nonostante nessuna delle due vedesse l'altra stavano pensando, e pensavano talmente forte che quasi si potevano sentire a vicenda.
"Sai, ho sempre voluto un fidanzato, e l'anno scorso è successo, mi sono innamorata di questo ragazzo di quinta, stranamente ricambiava e ci siamo fidanzati, credo che fosse uno dei periodi più felici della mia vita." Ammise Karin guardando Ophelia rimettersi seduta com'era prima.
"Ad ogni modo un giorno è finita, dopo quell'incidente con l'uniforme maschile, ha detto che non voleva stare con una mezza femmina ed è finita lì." Ophelia si voltò a guardare la ragazza ancora coricata sul letto, il suo volto era sempre indifferente ma Karin sentiva come se ci fosse qualcosa sotto "Tu sei mai stata fidanzata Ophelia?"
"Io... mh, just once, it.. didn't end up well, not like romance at all." Rispose la ragazzain inglese, Karin non riuscì a tradurre la frase ma aveva la sensazione che forse avesse detto qualcosa di triste ed evitò di richiedere, in compenso si mise in piedi stirandosi le braccia sopra la testa.
"Beh, a chi serve un fidanzato quando puoi avere un'amica mezza femmina come me?"
"Ma per favore, siamo ben lontane dall'essere amiche."
"Abbiamo appena parlato di ragazzi."
"Tu hai parlato di ragazzi."
"Ti va di scendere?"
La stanza rimase, ancora una volta, in silenzio, durò qualche secondo.
"Va bene." Acconsentì Ophelia aprendo la porta e guardando la rossa con la coda dell'occhio.

A/N Non so se questo capitolo lo amo o lo odio, penso che fosse importante piazzare delle fondamenta per la relazione che avranno in seguito i personaggi l'uno nei confronti dell'altro, soprattutto per Karin che è una sorta di nuovo acquisto, non so ditemi voi.

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