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Prologo

Sono alla mia scrivania, guardo dalla finestra della villa in cui vivo con i miei in campagna, poco fuori Roma.
Mi perdo nei miei pensieri piuttosto che concentrarmi a studiare, dovrei proprio darmi una mossa.

Mi distrae mio padre Aurelio facendo capolino nella stanza chiedendomi se è permesso
"Entra papà" dico mentre mi tolgo gli occhiali, lui prende una sedia e si mette di fronte a me, scrutando ogni mio movimento. Da quando Carlo mi ha lasciata, i miei mi stanno un sacco addosso, anche se non ci sarebbe niente di cui preoccuparsi, visto che mi sono liberata di uno stronzo egoista.

"Mi chiedevo, i prossimi tre giorni ho un meeting a Lugano, ti andrebbe di accompagnarmi?"
Lugano era sempre stata la città del mio cuore, ho tanti ricordi d'infanzia lì e non ci torno da parecchio tempo, mio padre lavora tra Milano e Lugano gestendo le sue aziende e spesso con lui andavamo anche io e mia madre.
Mi avrebbe fatto bene staccare un po' la spina, cambiare aria.

"Okay, mi porto i libri, così non perdo altro tempo"
Mi sorride soddisfatto, è da molto che non passiamo del tempo insieme.

Stasera avrei dovuto raggiungere le mie amiche Lavinia e Ramona al Seven, un locale in centro frequentato abitualmente anche da Carlo. Dò buca all'ultimo minuto utilizzando la scusa della partenza, che poi in parte è una mezza verità visto che raggiungeremo Lugano in auto, partendo all'alba. Ma in realtà non ho nessuna voglia di vedere nemmeno lui.

5.30 suona la sveglia, mi pento quasi di aver accettato, odio svegliarmi all'alba.
Se fosse per me le giornate dovrebbero cominciare dalle 11 in poi. Mi faccio coraggio e abbandono il mio amato letto, mi preparo velocemente e scendo al piano di sotto per prepararmi un caffè, doppio.
Decido di fumare una sigaretta, anzi una Iqos se vogliamo essere precisi, perché conoscendo mio padre, non faremo soste e non mi permette di fumare in auto.
Alle 6:00 già siamo in viaggio, fortunatamente mio padre sa quanto sono intrattabile di prima mattina, quindi mi lascia tranquilla a sonnecchiare fin dopo la Toscana.

"Vogliamo fermarci?" Mi chiede rompendo il silenzio, stoppo le AirPods e dico "Per me non c'è problema, possiamo anche non fermarci" Annuisce e poi si ferma lo stesso al primo autogrill, mi fa ridere come a volte mi tratti ancora da bambina e invece ho 26 anni suonati.

Dopo aver preso un altro caffè e comprato qualche schifezza, ci rimettiamo in viaggio.
Solo due ore e sarò a passeggiare sul lungolago, mai come questa volta non vedo l'ora. Mentre guardo il paesaggio cambiare fuori dal finestrino, vengo distratta dal telefono che inizia a vibrare, un iMessage
Carlo: Perchè non c'eri al Seven ieri?

Decido di rispondergli giusto perchè conoscendolo mi tampinerebbe per tutto il resto del viaggio

Camilla (che sono io, ancora dovevo presentarmi): Non penso ti riguardi, non sono a Roma comunque, non disturbarmi più
Carlo: ok.
Deficiente, deve avere sempre l'ultima parola. Lascio perdere stizzita e poso il telefono

"C'è qualcosa che non va?" Chiede mio padre guardandomi con la coda dell'occhio
"Nono, tutto ok" dico sorridendogli e tornando a guardare fuori dal finestrino

"Ok, comunque ti volevo aggiornare un po' sui programmi. Oggi pomeriggio alle 16.00 ho la riunione, quindi pranziamo insieme e poi decidi tu cosa fare, tanto Lugano la conosci bene. A cena saremo con il mio collega Roberto e suo figlio Marco, te lo ricordi?"

Certo, come posso mai dimenticarmi il tizio con cui mi vuoi far accasare da quando avevo più o meno tre anni? Ma evito e rispondo "Si, certo che me lo ricordo" mio padre sorride soddisfatto. Faccio finta di niente.

Arriviamo a Milano, manca poco all'arrivo, decido di ascoltare un po' di musica. Ultimamente sono in fissa con Guè, quindi seleziono la mia rotazione frequente su spotify, le sue canzoni mi danno un sacco di carica. Carlo mi ha sempre presa in giro per questa cosa, diceva che non era nel mio stile, probabilmente solo perché non era lo stile che andava a genio a lui, infatti l'ho sempre beatamente ignorato.

Quando arriviamo mi sento immediatamente a casa, mi rapisce il lungolago dove con mia madre da piccola davo da mangiare ai cigni, le ordinate strade del centro, il silenzio quasi assordante che c'è rispetto a Roma, a qualsiasi ora del giorno.

Qui c'è sempre un'aria diversa. La Svizzera, in particolar modo Lugano è praticamente ad un palmo dall'Italia, eppure sembra un mondo parallelo.

Parcheggiamo la macchina nel garage dell'Hotel, sistemiamo le borse nelle nostre camere e andiamo a pranzo. L'albergo dove alloggia mio padre è sempre lo stesso, ed anche qui mi sento un po' a casa.

Dopo aver pranzato rimango sola con i miei pensieri e decido di fare un giro al centro, compro delle caldarroste e le mangio su una panchina di fronte al lago.
Ripenso agli ultimi turbolenti mesi che ho vissuto e mi godo la pace che riesce a regalarmi questo posto, quante cose sono cambiate.
La mia vita era scandita da ritmi sempre uguali, le giornate all'università che mi distraevano da ciò che era nocivo nella mia vita: Carlo. Un narcisista completo, che aveva sempre bisogno di conferme, un uomo (se così possiamo definirlo) che cercava di affossarmi in qualunque modo, non riuscendoci. Per fortuna ho sempre avuto un forte temperamento e questo a lui non è mai andato a genio. Ad un certo punto ho aperto gli occhi, oltre al suo carattere discutibile, ho scoperto che Carlo nelle sue serate con gli amici, faceva di tutto piuttosto che stare con gli amici.
Decido di scrollarmi di dosso quei pensieri e di ritornare in camera per essere pronta in orario.
Mi faccio una doccia e mi sistemo i capelli, dopodiché, essendo in largo anticipo, decido di scendere ad un bar carino che avevo notato prima, di fianco all'Hotel per prendere un caffè.
É una caffetteria stile starbucks, con una veranda che affaccia direttamente sul lago, molto carina ed il caffè è bevibile.

Decido che passerò la mia mattinata di domani qui, a studiare, almeno spero. Questa atmosfera potrebbe aiutare a concentrarmi, anche perchè cambiare aria mi sta aiutando ad allontanare tanti brutti pensieri.
Ritorno in camera a truccarmi e vestirmi, mio padre mi aspetta alla hall alle 20.

La serata passa velocemente, io e Marco fingiamo simpatia per far contenti i nostri genitori. Ci conosciamo da quando eravamo bambini, ma non abbiamo mai avuto un grande feeling, certo siamo cresciuti e cambiati entrambi, lui mi guarda con aria incuriosita e cerca di essere cordiale, io faccio lo stesso e perlopiù parliamo di università, che lui ha terminato da poco. La cena passa velocemente e appena mi stendo sul letto dopo la giornata infinita crollo subito.

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