Extra capitolo 18
VEICHT
Sono appena tornato da un viaggio a vuoto e questo fatto ha avuto un impatto non indifferente sul mio umore.
Ratri questa mattina è stata male e, dopo averla accompagnata alle prove questo pomeriggio, sono tornato a riprenderla. Non che ci fossimo accordati, ma credevo che fosse sottinteso. Purtroppo, però, quando sono arrivato al club sono stato informato da Francesca che le prove si sarebbero tenute a casa di uno dei membri del gruppo, tuttavia non ha saputo dirmi chi.
La ragazza non aveva una bella cera, anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, era a pezzi. Ne ignoro il motivo e francamente non me ne frega un cazzo, ho altro di cui preoccuparmi. Per esempio il fatto che Ratri non risponde a nessuno dei messaggi che le ho mandato.
Capisco, in parte, di essere l'ultima persona con la quale vorrebbe delle interazioni, ma sono anche l'unico a sapere del suo svenimento che, ne sono certo, è stato dovuto a un'ulteriore visione. Mi chiedo cos'abbia visto questa volta. Sarebbe più semplice se Michey le dicesse tutto, oppure se lei si aprisse su quanto le sta accadendo.
Beh, di certo non si aprirebbe con me...
La mia è pura curiosità.
Comunque sia, adesso sono qui a casa, in compagnia dei miei fratelli ad attendere che la bestiolina si decida a rientrare.
«Poteva avvisare, non è mai rientrata così tardi dalle prove.»
Ho contato e questa è la quarta volta che Michey pronuncia la stessa identica frase, solo che ogni volta aggiunge un pizzico di stizza in più.
Mi irrita e questo perché la sua non è una vera e propria preoccupazione, ma solo bisogno di controllo. Infatti, Michey, non è a conoscenza di quanto successo questa mattina e io non ho alcuna intenzione di riferirglielo. Andrebbe in apprensione, la cercherebbe e la trascinerebbe via ovunque si trovi, facendola sprofondare in un imbarazzo di portata universale, senza contare che le creerebbe ulteriore confusione.
No, non è proprio il momento per informarlo. Lo farò, se lo farò, in un secondo momento.
Mi astengo comunque dal commentare. Blazej gli ha risposto le prime due volte, adesso, anche lui lo ignora.
Controllo di nuovo il telefono: niente, nessuna risposta. Tuttavia, dopo pochi secondi, sentiamo della musica provenire da fuori e il rumore di pneumatici che stridono sull'asfalto per la brusca frenata. Non serve certo l'udito di un vampiro, perché il troglodita, ha il volume delle stereo al massimo.
Sento la risata di Ratri, in pratica origlio, ma sono certo di non essere l'unico. Infatti, volgendo lo sguardo verso Michey, mi accorgo che stringe la mano in un pugno serrato e il suo viso è contorto da un fastidio inconfessabile.
I passi di Ratri nel vialetto, scandiscono i secondi che la separano dall'entrata. Ogni passo è incerto, strascinato. Va a destra, poi un passo a sinistra, il suo corpo è pesante, barcolla, ma non cade. Prosegue in questo modo fino a raggiungere la porta d'ingresso. Ci mette due minuti prima di riuscire a inserire la chiave nella serratura e, in fine, entra sbattendo la porta per poi scoppiare a ridere.
Si avvicina alle scale. Poi, però, come una falena, viene attirata dalla luce proveniente dalla sala da pranzo. A ogni passo che compie la bestiolina, Michey sembra perdere un po' della sua pazienza.
«Ciaooo» esordisce, Ratri, appena entrata nella stanza. Qualcosa dentro di me scatta e all'improvviso sento di essere anche io in collera con lei.
«È una riunione di famiglia?» Si porta le mani alla bocca come a voler trattenere una risata, sforzo inutile perché si lascia andare. Poi si avvicina al tavolo ed è in quel momento che Michey si alza.
«Ti sembra questa l'ora di rientrare? E in questo stato, poi?!»
Non ha tutti i torti. È visibilmente ubriaca, troppo ubriaca. Strascina sé stessa e le sue parole. Lei lo fissa e di nuovo ride.
«Mic, sulla carta d'identità c'è scritto che sono maggiorenne... faccio quello che voglio...»
Un'adolescente capricciosa, ecco cosa sembra, ma Michey non sembra scomporsi più di tanto.
«Ratri, che ne dici di andare a riposare?» Blazej tenta di calmare le acque, ma lei non lo ignora.
Il nervoso che ho dentro scalpita per venire fuori e anche io mi alzo in piedi, ma a differenza di Michey, che è rimasto al suo posto, io le vado vicino.
«Ti ho mandato una quantità smodata di messaggi!» Lei alza lo sguardo e risponde con strafottenza:
«Li ho visti e ignorati...» scuoto la testa e sono sul punto di esplodere quando parla di nuovo.
«Tu sei strano forte. Mi spaventi, non mi vuoi qui, poi vuoi baciarmi, poi mi aiuti e poi mi mandi i messaggini... Hai qualcosa che non va... Sì, è così...»
Cerco di ragionare, è ubriaca e non sa quello che dice. Faccio appello a quell'unica briciola di pazienza nascosta in qualche meandro remoto del mio essere e non rispondo, mi limito a guardarla con astio.
«Cos'è questa storia del bacio?»
Cazzo!
Ignorarlo non è una buona idea. Perciò mi limito a minimizzare.
«È un equivoco.»
Non mi volto a guardarlo, ma lo sento ringhiare alle mie spalle. Pagherò cara la mia battuta di questa mattina, lo so.
Ma è Ratri quella che si infervora davvero. Assume un'espressione crucciata e fa un passo in avanti
«No, no non è un...» Non riesce a terminare la frase in quanto inciampa nei suoi stessi piedi e cade in avanti. Finisce proprio addosso a me che mi ritrovo a sorreggerla. Alzo gli occhi al cielo. È una catastrofe questa ragazza...
Baby catastrofe...
Sorrido all'idea di quel nomignolo, ma subito mi faccio serio non appena i miei occhi incontrano i suoi.
«Mi dici quanto hai bevuto?»
Puzza di alcol, quindi non credo che si sia data un limite. Lei ci pensa su. La sua espressione cambia più volte, prima è confusa, poi sofferente come se facesse fatica a ricordare, e alla fine sproloquia.
«N-non lo so, due birre... No, no, no quattro... No, no, sei o forse meno, non lo so, a me nemmeno piace la birra... secondo te ho bevuto troppo? Cioè sono tanti litri? Non sono mai stata brava in matematica...»
È buffa e mi farebbe anche ridere se primo non fosse lei e secondo, non si fosse ubriacata dopo aver avuto uno svenimento.
Ma dove ha la testa?
La guardo con rimprovero, ma non sortisco alcun effetto perciò ci rinuncio.
«Chi ti ha riportata?»
«Sammy!»
Tutto il divertimento che provavo finisce in questo istante. M'innervosisco e dico più del dovuto.
«Io lo strangolo Sam!»
«Veicht!» Michey mi rimprovera, ma io ormai devo sfogare il mio fastidio. Ruoto il corpo di tre quarti, con ancora Ratri tra le braccia, e rispondo a mio fratello.
«Che c'è? La deve riportare a casa in condizioni adeguate. Gliela diamo normale, la deve riportare normale, non come una sottospecie di decerebrata ubriaca.»
Sbuffa, fa per ribattere, ma Ratri gli ruba la scena. Mi spinge con tutte le sue forze -in pratica non mi fa nulla e devo scostarmi di proposito- e indietreggia di qualche passo.
«Smettila di minacciare tutti...»
«Calmiamo i toni, tutti quanti. Ratri, davvero, credo sia opportuno che tu vada a letto» Michey le parla con pacatezza, ma la sua voce tradisce un'irritazione che solo io conosco. La bestiolina non ha idea di quanto possa diventare furioso nell'arco di pochi secondi se perde la pazienza. Vedere qualcuno come lui, contraddistinto da stoica calma, diventare una belva, è spaventoso.
«No, non mi direte cosa devo o non devo fare, non mi segregherete in casa, io non sono Emma, non farò la sua fine.»
L'ultima frase la pronuncia proprio guardando me.
Spalanco gli occhi esterrefatto. Cerco di metabolizzare le sue parole, come se volessi convincere me stesso che ho capito male, che non ha davvero pronunciato quel nome. Purtroppo sì, lo ha fatto.
"Rimani calmo, ti prego!"
Lancio un breve sguardo verso Blazej, tuttavia riporto l'attenzione su Ratri.
«E tu che cazzo ne sai?»
Faccio un passo avanti e lei d'istinto ne fa uno indietro. I miei fratelli mi affiancano, ma io non stacco un secondo gli occhi da Ratri, pretendo una risposta.
«Ne hanno parlato... la band, insomma...»
Risponde con incertezza e confusione, poi si porta una mano alla testa e ve la preme contro.
«Non... non ricordo il discorso...»
Solo l'idea che quei quattro imbecilli facciano illazioni su una storia che non conoscono mi fa incazzare, tanto che mi verrebbe voglia di liberare tutti i miei istinti contro di loro. Ma c'è un fastidio che non riesco a comprendere a pieno, uno di quelli che non avevo mai sentito prima d'ora. Da sempre mal sopporto che qualcuno tiri fuori questa storia, eppure, in questo caso, la cosa che mi da più secca è che Ratri ne sia a conoscenza.
Forse avrei dovuto aspettarmelo che prima o poi qualcuno ne avrebbe parlato anche con lei, tuttavia non credevo che avrei provato una serie di emozioni così contrastanti. Sono arrabbiato, sì, ma sono anche deluso e in un certo senso impaurito. Il peso del giudizio preme su di me. Mi sento come se stessi aspettando una sentenza, la sua sentenza.
Mi vedrà come il mostro che sono...
Le mani iniziano a tremare, segno di una nuova crisi. Questo argomento è in grado di suscitare in me un'inquietudine tale da scatenare una crisi in piena regola. Sono sul punto di sbottare, di urlarle in faccia che lei non sa niente e che farebbe bene a non tirare mai più fuori questa storia, quando è Michey a intervenire.
«Convengo sia meglio riparlarne con le menti riposate. Per cortesia Ratri, vieni. Ti accompagno nella tua stanza.»
Chiudo gli occhi e provo a ritrovare la calma. Sento le zanne pulsare per venire fuori e non è proprio il caso che io dica una sola sillaba o si vedrebbero.
«Riesci a fare le scale?»
«Forse... sennò, puoi portarmi tu, come ha fatto Veicht sta mattina quando sono svenuta.»
Il loro dialogo lo sento a malapena, ma alla fine Michey m'interroga.
«È svenuta?»
Annuisco solamente. Non riesco a parlare, non riesco nemmeno a muovermi, o meglio, m'impongo di non farlo per evitare reazioni eccessive. Non ho idea da dove provenga questo autocontrollo.
«Ne riparliamo.»
Grazie al cielo anche Michey capisce che questo non è proprio il momento per spiegare.
Tra lamentele e parole incomprensibili -o almeno lo sono per me che non riesco a focalizzarmi sulla realtà- Michey riesce a portare via Ratri dalla stanza... da me... dal pericolo imminente di una reazione aggressiva.
Ma io in questo momento sono dentro a una bolla fatta di disperazione e rabbia. I ricordi di quella notte irrompono nella mente come se avessi appena vissuto quel tragico momento. Le urla di Emma e poi... il sangue. Ne sento ancora il sapore, ne percepisco l'odore.
«Non è colpa di Ratri...» commenta a un tratto Blazej, rimasto insieme a me nella stanza.
«Lo so!»
Non voglio prendermela con lei, ma questo implica che farà delle domande a cui io non voglio rispondere... a cui io non ho mai risposto.
«Veicht, ascolta, forse dovresti raccontare tutto...»
Lo fulmino con sguardo e, per rimarcare il concetto, lascio che i miei occhi diventino rossi.
Lui sospira, mi si avvicina e posa la sua mano sulla mia spalla. Poi, prima di lasciarmi solo, si concede un'ultima frase.
«Io non so cosa sia successo davvero, ma ricordo il rapporto simbiotico che avevate, e so che non ne eri felice. Se non sei del tutto colpevole, devi dirlo! Non a me, ma a te stesso. Te lo devi.»
Detto questo mi lascia solo con i miei pensieri, i quali sono così confusi da crearmi in testa un groviglio tale farmi piombare nello sconforto.
Chi capirebbe? Chi darebbe ragione a un assassino? Chi crederebbe che solo in questo caso provo davvero del rimorso?
Nessuno!
Questa è la risposta, e la verità, l'unica possibile e l'unica accettabile, è che io sono un mostro che voleva farle del male.
Ciao a tutti, come state?
Non sono pienamente convinta di questo piccolo extra. È corto, ma doveva esserlo, serviva per la trama.
Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa credete che succederà appena a Ratri sarà passata la sbronza.
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con un commento e una stellina, io vi mando un besito e ci vediamo presto con il prossimo cap (vi anticipo che succederanno ROBE STRANE XD) 😘😘😘
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