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Capitolo 7 Confusione (terza parte)

RATRI

Alanora accetta di buon grado la mia iniziativa, anzi, da tanto che è entusiasta, finisce il suo drink in un solo sorso per poi sbattere, con un gesto fin troppo plateale, il bicchiere sul tavolino.

«Sorella, io sono la regina del biliardo.» Mi dice con un sorrisetto sornione, mentre si alza e viene verso di me con aria di sfida. Mi alzo anche io e vengo subito catturata sotto braccio dalla mia amica, la quale mi trascina all'interno della saletta da biliardo.
Beh, di sicuro, ho trovato qualcosa di divertente da fare che non sia parlare degli Andrews e che distragga Alanora, abbastanza da evitare che lei stessa tiri fuori l'argomento.

La saletta in questione non è molto grande, ma abbastanza da contenere il tavolo da gioco e qualche sgabello per eventuali spettatori. Ma, in tutta sincerità, l'unica cosa a cui faccio davvero caso, perchè mi interessa in prima persona, è il fatto che qui dentro si possa fumare.
Non perdo tempo e mi accendo una sigaretta, mentre, con fare disinvolto, mi avvicino alla stecchiera per scegliere "l'arma" con la quale spodesterò suddetta regina del biliardo.

Sono piuttosto brava in questo gioco, mio padre mi ha insegnato non appena sono stata in grado di arrivare al tavolo, quindi credo di avere buone possibilità di vittoria. Quand'anche Alanora sceglie la sua stecca, possiamo dare inizio alla partita.

«Sua maestà vuole sbocciare per prima?» Le chiedo con un tono di leggero scherno. Lei mi guarda con una smorfia di finta offesa e si porta la mano al petto con fare teatrale. Poi, con broncio del tutto falso, si sposta per cedermi il posto.

«No, lascio alla plebe questo piacere.»

Sorrido divertita dal suo modo di fare, poso la sigaretta sul posacenere e poi mi avvicino al tavolo; rimuovo il triangolo che tiene ferme le palline, mi accuccio e sboccio con un colpo netto. Riesco al primo colpo a imbucare una pallina: è intera, per cui, quelle saranno le mie fino a fine partita.

La sfida procede piuttosto bene, entrambe ci sappiamo fare e arriviamo in fondo abbastanza in fretta. Dopo nemmeno venti minuti di gioco, mancano a entrambe due delle rispettive palline e, come è ovvio che sia, quella nera.

Adesso è il suo turno e, mentre pensa a quale sia la migliore strategia per imbucare le sue ultime palline, io sposto lo sguardo verso il bancone del bar, che riesco a vedere grazie alla porta a vetri.

Sapevo che sarebbe venuto, Blazej mi aveva avvisato del fatto che anche lui sarebbe uscito, tuttavia, quando i miei occhi si posano su quel viso, solo in apparenza, angelico e i suoi occhi smeraldini si fissano nei miei, sento un brivido correre lungo la mia schiena. Terrore, è la prima emozione che mi provoca, ma se ripenso al suo petto nudo, un'altra emozione si fa strada dentro di me, una di quelle che mi costringe a deglutire a vuoto.

Distolgo in fretta lo sguardo, le mie guance si sono fatte rosse e riporto la mia attenzione sulla partita.

Ti prego fa che non venga qui.

Scongiuro dentro di me, qualsiasi sia l'entità che governi questo universo

«Buonasera bestiolina, ti trovo anche qui!»

Credo di stare parecchio sulle palle a suddetta entità.

Roteo gli occhi e impreco dentro di me, mi costringo a voltarmi nella sua direzione. Sorrido, ma credo che si veda lontano chilometri che è falso tanto quanto "l'oro di Bologna".

Non sono affatto felice che sia qui, anzi, preferirei che se ne andasse, oppure potrei andarmene io, insomma tutto, pur di evitare un nuovo scontro.

«Vattene Veicht, abbiamo prenotato il tavolo e la partita è ancora in corso.» Alanora risponde al mio posto e gli lancia un'occhiata fulminea, alla quale Veicht risponde con un sorrisetto malefico.

«Alanora, sta zitta, grazie! La tua voce è fastidiosa e, poi, non stavo parlando con te.»
La zittisce, ma il suo sguardo non si è mai staccato dal mio viso. Fa qualche passo verso di me, ma si ferma a una distanza ragionevole.

«Allora bestiolina, non mi dici niente?» La sua voce è più morbida del solito, la tonalità è quasi suadente. Se pensa di impressionarmi o ammorbidirmi si sbaglia; sostengo il suo sguardo e agrotto le sopracciglia.

«Che cosa vuoi?» Chiedo più acida di quanto vorrei.
«Solo vedere come si concluderà la partita, vediamo come te la cavi!» Risponde con una semplice alzata di spalle.

Con lui qui non sono sicura di riuscire a giocare bene. Alanora, nel frattempo, sbaglia il tiro e sbuffa nella direzione di Veicht. Credo che anche lei faccia fatica a mantenere la concentrazione in sua presenza. Adesso però, è il mio turno. Incrocio lo sguardo di Veicht che non ha mai smesso di guardarmi con quel suo sorrisetto da sbruffone.

«Riesci a stare in silenzio?» Gli domando infastidita e lui, di tutta risposta, alza le braccia in segno di resa, poi va a sedersi su uno degli sgabelli a lato del biliardo.

Se voglio avere la minima possibilità di vincere, devo far finta che non ci sia e non farmi distrarre dalla sua presenza, spero solo che stia davvero zitto.

Per mia fortuna, anzi direi proprio per bravura, riesco ad imbucare le due palle rimanenti e ora, mi rimane solo la nera. Alanora fa una smorfia contrita, sa che se la imbuco al primo colpo la partita è finita. Sorrido soddisfatta, sono davvero competitiva se si tratta di giocare e vincere.

Guardo il tavolo, studio la mia mossa e infine mi posiziono per tirare.

«Questa la voglio vedere da vicino.» Afferma il biondino alle mie spalle. Io, dalla mia posizione piegata in avanti, ruoto solo la testa e lo guardo da dietro la mia spalla.

«Se tocchi la mia stecca te la faccio ingoiare!» Affermo decisa con un tono il più minaccioso possibile. Contro ogni pronostico, ottengo l'effetto sperato, Veicht rimane a bocca aperta, del tutto sorpreso dalla mia esclamazione. Rimane interdetto solo per pochi secondi, perchè subito riacquista la sua normale espressione furbesca. Si china in avanti a pochi centimetri dal mio viso.

«Ma quanto sei aggressiva bestiolina e anche competitiva a quanto vedo. Interessante!»

Schiocco la lingua e alzo gli occhi al cielo, ignoro il suo commento, ma qualcun altro no.

«Si chiama Ratri, brutto idiota!»
Veicht porta i suoi occhi su Alanora, si alza e le si rivolge con un tono gentile, tuttavia glaciale.
«Alanora, fai la brava e non farmi arrabbiare.»

Eh no, se questi due iniziano a battibeccare proprio ora, sbaglierò di sicuro. Li guardo entrambi infastidita.

«Volete stare zitti tutti e due, mi distraete.»

Alanora sbuffa, mentre Veicht si allontana di qualche passo da me, lo guardo con la coda dell'occhio e si disegna sulla testa una finta aureola. Faccio una smorfia di incredulità, ma riporto subito la mia attenzione sul tavolo. Prima finisce questa partita, prima potrò andarmene lontano da lui. Beh, per lo meno, potrò fuggire da questa stanza e per il momento mi basta.

Dichiaro la buca e mi preparo al tiro, quando, all'improvviso sento la testa farsi pesante. Tutto quello che ho intorno inizia a girare. Mi alzo dalla mia posizione, cerco di scrollare la testa, ma la mia vista è offuscata. Mi porto d'istinto una mano sulla fronte. Sono in uno stato di totale confusione, quand'ecco che nella mia mente si forma una chiara e nitida immagine: io che mi posiziono stesa sul bancone, con la stecca dietro la schiena e faccio la mia mossa, l'ultimo frame mostra la pallina nera in buca ed io che vinco la partita.

«Ratri, che hai?»

La voce di Alanora è ovattata, ma riesco a percepire la sua mano sulla mia spalla.

Respiro con fatica, ma riesco pian piano a ritornare alla realtà e riprendere il controllo di tutti i miei sensi.

«Io... sì, sto bene. È stato solo un capogiro, ehm... un calo di zuccheri, tutto qui!» Questa è l'unica spiegazione, più o meno plausibile, che mi sento di rifilarle.

Non posso certo dire di aver appena avuto... cos'era poi, una visione?
Non ne sono certa, ma sono intenzionata a scoprirlo subito e l'unico modo, è quello di ripetere le azioni che ho visto nella mia testa.

Sorrido alla mia amica per non destare alcun sospetto, né farla preoccupare ancora per il mio quasi mancamento e proseguo la partita.
Incrocio per un attimo lo sguardo di Veicht: ha le braccia incrociate e uno sguardo indecifrabile, inoltre noto che si è avvicinato di qualche passo rispetto a dove si trovava prima del mio giramento di testa.

Non so se sia preoccupato, oppure la cosa non lo abbia toccato affatto, è certo però, che ho i suoi occhi addosso che mi scrutano come a volermi leggere dentro.

Ora però non posso dar peso a lui, devo verificare la mia "visione", perciò mi metto nella posizione che ho visto e mi preparo al tiro. Prendo un respiro profondo e poi do un colpo netto, ma delicato, con la stecca e la pallina nera va dritta in buca.

Deglutisco e sbarro gli occhi, ho vinto davvero, eppure non riesco ad essere felice. Provo un misto di emozioni, mi sento in colpa per Alanora che dopotutto esulta per la mia vittoria; ho paura, perchè ho appena dimostrato a me stessa che ho davvero avuto una visione; e infine, anche se non dovrei, provo una piccola soddisfazione per aver vinto.

«Complimenti, hai spodestato la regina, ma sappi che ti chiederò la rivincita una di queste sere.» Alanora sorride e mi abbraccia, è incredibile quanto sia sportiva, io al suo posto sarei piuttosto giù di corda.

Sento Veicht applaudire e mi volto nella sua direzione .

«Complimenti bestiolina, lodevole quell'ultima mossa.»

Arrossisco e abbasso lo sguardo. Lo so solo io quello che ho visto, ma in qualche modo Veicht ha notato il mio cambiamento di strategia e questo mi fa sentire ancora di più in colpa. Forse avrei vinto lo stesso o forse no, fatto sta che ho giocato sporco, ma non posso certo dirlo a voce alta. Mi prenderebbero per pazza, o comunque dovrei spiegare come e perchè io veda certe cose e non ne ho idea. È in assoluto la prima volta che mi succede in tutta la mia vita e ne sono spaventata.

Ringrazio Veicht con un mezzo sorriso, che lui ricambia.

«Ora, se avete finito, potrei avere il tavolo?»

Annuiamo entrambe, per poi avvicinarci e rimettere a posto le stecche. Prima, però, che io la posi Veicht mi afferra il braccio. Subito ripercorro con la mente gli eventi di questa mattina e il cuore inizia a rimbalzare dalla paura dentro il petto. Lo guardo negli occhi, credo che noti il mio stato d'animo spaventato, perchè allenta un pochino la presa e mi sorride angelico.

Dio quanto è bello il suo sorriso.

«Non posarla, voglio usare la tua, ho idea che mi porterà fortuna.»

Mi strizza l'occhio e io non posso far a meno di sorridere. Lui lascia la presa sul mio braccio e io gli passo la stecca, per un attimo le nostre dita si sfiorano e un leggero mal di stomaco mi travolge. Alzo lo sguardo, i suoi occhi sono immersi nei miei. Mi chiedo cosa gli passi per la testa e a cosa pensi in generale, perchè si comporta da stronzo e invece adesso i suoi modi sono quasi addolciti? Gli ho forse fatto pena perché sono quasi svenuta?
Forse o forse no, e aspetta solo il momento in cui saremo di nuovo  soli per vessarmi ancora e ancora. Non mi fido di lui questo è certo.

Lascio la presa sulla stecca e vado verso Alanora, che sento sbuffare impaziente. Mentre noi usciamo, gli amici di Veicht prendono posto all'interno della saletta e io, poco prima di uscire, volgo un ultimo sguardo verso l'enigmatico biondino. Mi saluta con un cenno del mento e un sorriso disarmante, potrei addirittura cascarci se non avessi avuto prova di quanto sia instabile. Mi mordo il labbro perché lo trovo davvero bello in questo momento, ma non posso soffermarmi su questo dettaglio.

Con Alanora torniamo al nostro tavolo, ma io continuo a pensare a quel piccolo scambio che abbiamo avuto io e Veicht.

«È stato meno odioso questa sera.»

Ahi, se inizio a parlarne è finita.

«Veicht rimarrà sempre odioso, ha una sorta di talento naturale per questo.»
Da quello che ho potuto vedere questa sera, entrambi si sopportano molto poco a vicenda.

Ridacchio, porto una mano alla bocca e non aggiungo altro, l'espressione di Alanora mi fa ben intendere che Veicht è un argomento da evitare con lei. Però spero che prima o poi mi racconti cosa sia successo tra i due per odiarsi così tanto.

Dopo un'altra oretta passata insieme a parlare del più e del meno, Alanora mi riaccompagna a casa. Mi dirigo a passo spedito verso l'entrata, cerco di aprire la porta senza fare il minimo rumore, per non svegliare gli altri, ma, non appena metto piede in casa, trovo Michey in piedi davanti al portone.

«Bentornata Ratri, hai passato una buona serata?»

È alquanto strano, mi stava forse aspettando? Era davvero così preoccupato per me?

«Sì, certo, grazie.» Rispondo un un leggero imbarazzo.
«So che anche Veicht veniva al pub, ti ha infastidita?»
«Incredibilmente no, anzi è stato... normale.» Soppeso l'ultima parola, non voglio sembrare maleducata, ma per ora ho solo l'aggettivo "normale" in contrapposizione con "stronzo" per definire Veicht.

«Normale... mah, sarebbe la prima volta.» Mormora sorpreso tra sé e sé, poi scrolla la testa e si affretta a proseguire il discorso.
«In ogni caso, volevo chiederti se domattina hai voglia di fare colazione con noi, sai giusto per conoscerci meglio.»

Mi farebbe piacere conoscere meglio le persone con cui vivo, quindi accetto senza riserve. Mentre parliamo, però, la porta di casa si apre.

«Michey, ancora sveglio?»
Veicht entra in casa a passo molto lento, dedica una smorfia infastidita al fratello e si avvicina a noi.
«Vi stavo aspettando.» Risponde Michey piccato.
«Siamo abbastanza grandi non ti pare.»
Afferma con sarcasmo, per poi rivolgere a me un occhiolino di complicità. Non so come interpretarlo, in generale non lo capisco, ma forse questa mattina era solo nervoso. Certo, questo non giustifica la spinta, ha comunque avuto una reazione esagerata.
Sono confusa e ho altro a cui pensare che al brutto carattere di Veicht.

«Oh, sì, sei di sicuro un adulto. Ordunque comportati come tale, inoltre ho invitato Ratri a fare colazione insieme a noi domattina, ci onorerai della tua presenza spero?»
«Se è necessario.» Risponde il minore, con una semplice alzata di spalle.
«Sì, lo è.» Taglia corto Michey. Veicht lo ignora, lo supera e si incammina verso le scale. Poi si volta nella mia direzione e mi fa un ultimo sorriso prima di proseguire e sparire sul pianerottolo. Arrossisco, purtoppo non posso farci niente, anche se è un provocatore e a tratti insopportabile, non mi lascia indifferente.

«Ci vuole pazienza con lui, troppa purtroppo.» Dice Michey in un sospiro. È evidente che anche Michey faccia fatica a tenere a bada il carattere del fratello minore.

A proposito di questo, ora che ci penso meglio, sono tre ragazzi senza dubbio bellissimi, tutti con caratteristiche e personalità molto diverse, ma... non si somigliano per niente. Eppure hanno lo stesso cognome e poi i loro genitori? Chi sono, perchè li hanno lasciati qui da soli?

Ci sono troppe domande nella mia testa, ma forse domani durante la colazione, potrei togliermi qualche dubbio. Dato che Michey ha detto che serve per conoscerci meglio, non ci sarebbe nulla di male nel porre qualche domanda.

Faccio fatica a prendere sonno, i miei pensieri sono tutti concentrati su quello che mi è successo, la mia... "visione". Sarà stata una coincidenza? Avrò sognato? È con questi dubbi e un peso sul cuore che, infine, mi addormento.

Ciao a tutti, come state ?

Finalmente siamo arrivati in fondo al capitolo 7 (lunghissimo).

Che ne pensate dei nuovi sviluppi ?
Pare che Ratri abbia avuto un piccolo assaggio dei suoi poteri... ma se si dice che sia in grado di distruggere i vampiri, potrà farlo solo con le visioni?🤔🤔🤔

Beh, per scoprirlo restate con me e seguite la storia😜

Fatemi sapere se vi è piaciuto con un commento e una stellina.

Ci vediamo al prossimo capitolo per... LA COLAZIONE.

Un besito😘

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