Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 7 Confusione ( parte seconda)

RATRI

Dopo aver cenato, come sempre da sola, mi faccio una doccia veloce e mi cambio per la serata insieme ad Alanora. Qualche minuto fa mi ha mandato un messaggio: è già qui, parcheggiata fuori dal cancello della villa che mi aspetta impaziente.
Prendo la borsa ed esco dalla stanza, non voglio farla aspettare ancora. Scendo le scale in tutta fretta, felice di passare una serata con un'amica dopo tanto tempo, ma una voce arresta la mia corsa verso la porta.

«Stai uscendo a quest'ora? Dove vai? Con chi?»

Michey spunta alle mie spalle e vengo travolta dalle sue domande. Trovo alquanto strano questo suo interessamento; di fatto, è dal compimento dei miei vent'anni che qualcuno non mi chiede spiegazioni sui miei spostamenti. I miei genitori, avevano grande fiducia in me, erano certi che fossi in grado di prendere da sola le mie decisioni e, di conseguenza, di prendermi la responsabilità delle mie azioni. Non sono mai stata una ragazza trasgressiva, per cui non ho mai dato loro modo di preoccuparsi troppo quando uscivo la sera.

Ritrovarmi, quindi, ora, a subire un terzo grado da un perfetto sconosciuto mi spiazza un pochino. Lo guardo con un sorriso angelico e cerco di utilizzare un tono che non tradisca il mio fastidio.

«Non credi che io sia un po' cresciutella per ricevere una predica e tu un po' troppo giovane per farmela?»

Michey annuisce con un movimento quasi impercettibile del capo. Sorride a malapena e, come riporta i suoi occhi su di me, sul suo viso noto un'ombra che non avevo mai visto.

«Perdonami, forse sono stato indiscreto, ma è mio compito vegliare su chiunque viva in questa casa e... TU... vivi qui.» Il suo tono, che fin ora era sempre stato cordiale e gentile, assume una connotazione sinistra; c'è qualcosa che non va, lo leggo nel suo sguardo. Deglutisco a fatica, non ho una risposta pronta e di certo non ho intenzione di dargli eccessive spiegazioni. Sono un'adulta che diamine!

«Esco con Alanora e... »
Mi interrompe non appena pronuncio il nome della mia amica.
«Oh, la figlia degli O'brian. Famiglia a modo e Alanora non è da meno. Molto bene, ma non fare tardi.»
Il suo volto sembra rilassarsi e un sorriso sincero appare sulle sue labbra. Non so perchè fosse così preoccupato che io uscissi, dovrò farlo molto spesso per il mio nuovo lavoro, sarà meglio che lo informi di questa cosa, in modo tale da non ricevere un interrogatorio ogni volta.

«Se ti fa stare tranquillo, sappi che non tornerò tardi, ma mi vedrai spesso uscire a quest'ora e tornare piuttosto tardi in futuro.»

La mia risposta lo lascia interdetto, alza un sopracciglio interrogativo e si avvicina a me di qualche passo.

«Di grazia, potrei conoscerne il motivo?»

Beh, in verità non sarebbero proprio fatti suoi, ma non glielo faccio notare solo perché penso che sia solo protettivo. Forse quello che è successo con suo fratello lo ha preoccupato più del dovuto.

«Ho trovato un lavoretto come cantante al pub, mi esibirò nei weekend.»

Lo guardo in attesa di una sua risposta ed è incredibile, ma qualcosa dentro di me scatta all'istante e sento l'improvviso  bisogno di ottenere la sua approvazione per questa cosa. Perciò mi affretto a dare una spiegazione anche se questa non sarebbe necessaria.

«Sai, io ho sempre amato la musica. Per me cantare è uno sfogo.» Dichiaro con una vocina flebile, come quella di una bambina che cerca di ottenere un consenso. Quest'uomo, a me sconosciuto, però, mi rende in un certo senso nervosa, bisognosa delle sue attenzioni, anche quando queste sono invadenti.
Il fastidio provato poco fa, ora, non esiste più, esiste solo la voglia di sentirgli dire che ho fatto la scelta giusta, ma il perché di questa necessità, non lo conosco.

Michey rilassa di nuovo i muscoli del viso e mi si avvicina, posa con delicatezza la sua mano sulla mia spalla; il suo tocco, seppur leggero come quello di una piuma, riesce a donarmi una certa calma e, come al solito, mi infonde fiducia.

«Ratri, carissima, ne gioisco. Se è quello che desideri e ti fa stare bene, allora è ciò che devi fare.»

Il suo modo di parlare mi strappa un risolino, ma devo ammettere che mi ha anche risollevata.

Da che sono sola, ho dovuto imparare a prendere le mie decisioni per conto mio, senza avere qualcuno con cui confrontarmi; per la prima volta ho sentito il bisogno di farlo dopo tanto tempo. Non so se i miei genitori sarebbero stati contenti di questa mia scelta; è molto probabile che loro avrebbero preferito che proseguissi con i miei studi, ma ho mollato tutto dopo la tragedia, non me la sono sentita di proseguire, non volevo più stare lì e ho preferito scappare.
Adesso, so che non è molto remunerativo, ma avere questo lavoretto e inseguire la mia passione, mi rende felice... la musica mi rende felice perciò sì, è quello che voglio fare.

Metto la mia mano su quella di Michey, è fredda, ma ne sento comunque il calore... non un calore fisico, certo, perchè è davvero ghiacciata, ma spirituale e psicologico, come a volermi infondere fiducia e sicurezza.

«Mia cara, ti lascio al tuo divertimento, ma te ne prego non fare tardi.» La sua è una dolce supplica, la sua voce è talmente suadente e calma che non posso far altro se non annuire. Non voglio farlo preoccupare e può essere che lui davvero sia solo molto protettivo. In effetti io questa città non la conosco, da dove provengo non c'erano pericoli, non temevo di andar in giro da sola, ma Aima per me è ancora un'incognita, così come lo sono i suoi abitanti.
Michey deposita un bacio sulla mia mano e poi mi volta le spalle per riprendere i suoi passi.

Ho solo un aggettivo nei confronti di quest'uomo: intenso.

Questo contrattempo, seppur a suo modo piacevole, mi ha fatto tardare di almeno cinque minuti, non voglio far aspettare Alanora un altro minuto di più, perciò mi dirigo a grandi passi verso la porta. Mentre cammino lungo il vialetto per raggiungere il cancello, sento la voce di Blazej che mi chiama. Alzo gli occhi, ed è davanti a me, la sua solita aria imbarazzata, lo sguardo sempre abbassato.
«Ehi, esci?» Mi chiede con titubanza.
«Vado al pub con Alanora, vuoi farmi la predica anche tu?» Sbuffo sarcastica, lui arriccia il naso in una smorfia divertita.

«Non sono il tipo.» Mi dice con un piccolo e timido sorriso. Dovrebbe sorridere più spesso per quel che mi riguarda. Ma in un attimo il suo viso si fa più cupo. Mentre si avvicina a me, vedo che si morde il labbro inferiore.

«Senti, so che anche Veicht è uscito e Michey mi ha raccontato di quello che è successo oggi... »

Sospiro e annuisco, credo che sia normale che i fratelli si raccontino quello che succede all'interno di casa loro, compresi i miei scontri con Veicht.

«Vuoi... vuoi che venga con te ? Sì, insomma, per... evitare altri scontri.»
«Non ti preoccupare, sarò con Alanora e saremo in un luogo pubblico, se verrà lì, dubito che tuo fratello si metta a fare scenate.»

Lui, con un cenno della testa, mi fa capire che concorda con me, ma percepisco ancora della tensione, c'è di sicuro qualcos'altro che vuole dirmi. Cerco di incoraggiarlo con un sorriso, magari in questo modo scucirà quella sua bocca. Infatti, dopo qualche secondo che sembrano un'infinità, parla.

«Ratri io... io volevo scusarmi. Sì, sai, per come mi sono comportato. Me ne sono andato via in maniera brusca e... non voglio che pensi che io sia uno stronzo, sono solo molto suscettibile sull'argomento dipinti.»

Abbassa di nuovo lo sguardo e questo mi intenerisce.

«Non preoccuparti, lo capisco, non mi devo intromettere nelle tue cose...» Mi interrompe prima che io possa dire altro.
«No, il fatto è che hai ragione, solo... non penso che i miei dipinti possano piacere, ecco.»

Ma che diavolo dice, io non sarò certo una critica d'arte, ma i suoi lavori sembrano opere d'arte d'altri tempi. Mi chiedo che cosa gli sia successo a questo ragazzo, non è possibile che non creda in sé stesso, qualcuno deve avergli tarpato le ali, oppure averlo sminuito a tal punto da avergli fatto perdere fiducia in quello che fa. E io non sono d'accordo, deve capire quanto vale e deve sapere che c'è almeno una persona, che non siano i suoi fratelli, che crede in lui.

Gonfio il petto e vado verso di lui, gli prendo le mani fra le mie e le stringo con fermezza, non m'importa se gli da fastidio, mi deve stare a sentire.

«Ascoltami, a me piacciono e penso che chiunque ti abbia indotto a pensare che non sei un artista, sia solo uno stronzo. Sono una meraviglia i tuoi quadri e penso che il mondo debba godere della tua arte.»

Lo guardo dritto negli occhi, sembra sorpreso e allo stesso tempo imbarazzato dal mio slancio nei suoi confronti. Fissa le mie mani che tengono strette le sue, ma contro ogni pronostico, non le ritrae, anzi, rilassa le spalle e balbetta una frase.

«T-tu... sei così... gentile.»
«No, sono solo sincera, amo quello che fai e dovresti amarlo un po' di più anche tu.»

Mi rivolge un debole sorriso e alla fine, anche lui stringe con un po' più di decisione le mie mani. Non so perchè avesse tutta questa paura del contatto, ma adesso, sembra invece piacergli. Incredibile lo scossone che ti può dare un estraneo. Guarda ancora le nostre mani, le osserva con estrema attenzione quasi a volerle studiare in questo loro contatto. Mi accarezza il dorso delle mani con i suoi pollici e sorride compiaciuto. Non capisco cosa ci trovi di divertente, ma è così dolce e tenero che non me la sento d'indagare sul suo strano comportamento.

«Ratri... ehm... grazie.»
Gli rivolgo un ultimo sorriso prima di salutarlo e raggiungere Alanora alla macchina; povera, con tutti questi contrattempi mi ha aspettata più di mezz'ora. Non appena entro in macchina, infatti, mi incalza.

«Ehi, ma che fine avevi fatto? Mi stavo preoccupando sai?»
mi guarda con i suoi grandi occhi verdi nei quali leggo una lieve ansia. Alzo un sopracciglio e faccio una smorfia, per quale motivo si dovrebbe preoccupare? Insomma, ho fatto tardi, può essere arrabbiata, infastidita, ma preoccupata no.

«Ho solo perso tempo in chiacchiere e raccomandazioni.»
«Raccomandazioni?» Mi chiede sorpresa.

«Oh sì, Michey non vuole che faccia tardi, ma non ho quindici anni quindi, per favore, metti in moto.»

Lei guarda fisso davanti a sé, la sua espressione è indecifrabile e continua a rimanere ferma.

Devo forse guidare io? È in uno stato di catalessi o cosa?

«Alanora, tutto bene?»
Sussulta nel sentire la mia voce, annuisce senza darmi alcuna spiegazione e infine si decide a partire. Il suo comportamento è molto strano, ma non è il solo, tutti qui sembrano essere un po' particolari. Non dico niente, non voglio rovinare la serata, già la mia mattinata, grazie a un certo biondino fastidioso, è andata malaccio, preferirei quindi, passare una serata tranquilla.

Non appena entriamo nel locale questo è pieno di gente e un jukebox vecchio stile suona della musica country; non vedo l'ora di cantare in questo posto, l'atmosfera è pazzesca.

Pedro, non appena vede che mi avvicino al bancone, mi saluta con un gesto vigoroso della mano.

«Oh, la nuova cantante è venuta a trovarmi, pronta per venerdì?» Mi chiede mentre prepara due drink per me e Alanora.
«Sì, sono solo un po' agitata, ma sono pronta.» Rispondo in tutta sicurezza. In realtà sono molto agitata, ma preferisco non darlo a vedere, sopratutto a lui che è il proprietario.

«Sono sicuro che andrà bene, ai ragazzi sei piaciuta molto. Sam, poi, non fa altro che parlare della tua voce.»

Mi fa l'occhiolino e io arrossisco; non pensavo di averlo colpito così tanto con le mie doti canore, da farlo parlare di me in mia assenza.
Mentre parlo con Pedro, dalla cucina esce una ragazza dalla pelle olivastra, le braccia tatuate e lunghi capelli neri legati in una coda alta. Pedro le fa cenno di avvicinarsi e me la presenta.

«Lei è Francesca, mia figlia.» Dichiara con fierezza.

Porgo la mano alla ragazza che stringe con una presa sicura. È particolare, ha uno stile tutto suo. Ha vari piercing sul viso: al naso, sul labbro inferiore e sul sopracciglio destro. I suoi grandi occhi nocciola le danno un'aria più benevola in notevole contrasto rispetto al suo vestiario rock.

«Benvenuta, mio padre mi ha parlato di te, non vedo l'ora di sentirti cantare.»

È socievole, sorridente e alla mano, proprio come il padre. Ad occhio e croce non deve avere più di trent'anni. Grazie al suo modo di fare, sono certa che anche con lei riuscirò ad andare d'accordo.

Non appena sono pronti i nostri drink, offerti da Pedro, io e Alanora ci andiamo a sedere in uno dei tavoli liberi. Mentre io sorseggio tranquilla e mi godo la musica suonata dal jukebox, la mia amica non è altrettanto serena, la vedo giocherellare con la cannuccia con la coda dell'occhio.
Dopo un po', mi stanco del suo silenzio e quindi prendo il toro per le corna e parlo io.

«Alanora, che c'è che non va?»

Il suo lungo sospiro non promette nulla di buono.

«Ratri ascoltami, sei sicura di voler vivere lì con quelli ? Io e la mia famiglia possiamo ospitarti...»

Non la lascio finire, non voglio che giri intorno al discorso, so che non le piacciono gli Andrews e adesso mi deve dire perchè.

«Alanora mi dici cos'hai contro di loro?»

Lei si imbarazza, si stringe nelle spalle e si passa la mano tra i folti capelli rossicci . Non mi guarda in faccia e questa cosa mi innervosisce parecchio.

«Nulla, solo, non sono... dico nel caso ti trovassi male, è solo un'ipotesi la mia... ecco tutto.»

Mente in maniera spudorata e non è nemmeno brava. Ha qualcosa contro di loro e non vuole dirmelo. Capirei se ce l'avesse con Veicht, lui beh, è davvero insopportabile e un emerito stronzo, ma gli altri due fratelli sono due angeli.
Sono premurosi, si sono preoccupati per me come nessuno faceva da un anno a questa parte, persino Michey, anche se con un po' troppa invadenza, ha dimostrato preoccupazione nei miei confronti e questo, in un certo modo, mi ha fatto piacere.

«Senti Al, io lì ci sto bene, qualsiasi cosa tu abbia contro di loro non mi riguarda, ma se ne vorrai parlare, io ti ascolterò. Ma preferisco farmelo da sola un giudizio sulla famiglia Andrews.»

Lei annuisce con riluttanza, ma non mi racconta nulla in merito. Non posso pretendere che lei racconti i fatti suoi se non vuole, ma, allo stesso tempo, nemmeno lei può pretendere che io dia peso al suo giudizio, soprattutto se considero l'opinione positiva che ha suo padre, rispetto a questa famiglia.

«E Veicht, con lui come vanno le cose?»
Me lo chiede a denti stretti. Avevo già intuito che è proprio tra di loro che non scorre buon sangue e il suo modo di pronunciare il suo nome, quasi come uno sputo, conferma i miei sospetti. Perciò decido di non raccontarle di questa mattina, si preoccuperebbe e non farei altro che alimentare il suo "odio", se così di può chiamare, nei confronti degli Andrews. Mi limito a dire che non andiamo d'accordo e che lui mi definisce fastidiosa. In effetti, non capisco quale fastidio io possa arrecargli; gli altri sembrano tenerci al fatto che io mi senta a casa, perciò l'avversione di Veicht nei miei confronti, proprio non la comprendo.

«Se vuoi un consiglio e se sei determinata a rimanere in quella casa. Evitalo, evitalo il più possibile. È la cosa migliore fidati.»

Le rivolgo un sorriso carico di tristezza. Ha ragione ed è già il mio obiettivo. Dopo quello che è successo per la questione della maglia e la conseguente figuraccia, avevo già maturato l'idea di evitarlo il più possibile, quindi non mi risulta difficile accettare e seguire il consiglio di Alanora.

Non ho voglia di rendere Veicht l'argomento principale della serata e per fortuna ho notato che questo straordinario pub, ha una saletta con un tavolo da biliardo, perciò propongo ad Alanora di fare una partita.

Spero che fin qui la storia vi stia piacendo. Abbiamo visto un pochino meglio l'apprensivjtà e le stranezze di Michey, ma non finiranno qui lo prometto.

Ratri sembra legare molto anche con Blazej che finalmente "la tocca".

Voi che dite ? Quali sono le vostre opinioni sui magnifici 3 ?

Fatemelo sapere qua sotto con un commento e lasciate una stellina.

In vi mando un besito 😘 e ci vediamo nella parte finale di questo capitolo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro