Capitolo 5 una ragazza tutta pepe (parte seconda)
Dopo pranzo Alanora mi porta a fare un giro della città, un po' più lungo di quello che avevo precedentemente fatto da sola. Poi mi dice che vuole mostrarmi il pezzo forte. Saliamo con la macchina su per dei tornanti che contornano la montagna e arriviamo a un enorme spiazzo da cui si vede l'intera città dall'alto.
«Alla sera qui c'è una vista spettacolare.»
Purtroppo è ancora giorno, ma cerco di immaginare quanto sia bello vedere le luci della città da questo punto.
Ora che siamo da sole però, la mia curiosità rispetto a quello che ha detto Daniel su di lei deve essere sanata.
«Alanora scusami se ti faccio questa domanda e se non vuoi rispondermi lo capisco, ma perchè tuo padre dice che non hai amici?»
Alanora passa una mano tra i suoi lunghi capelli rossi e porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio in un gesto di visibile nervosismo.
«Beh, quando ci siamo trasferiti per me è stato difficile integrarmi. Mi prendevano in giro per i miei capelli, dicevano che ero strana e così sono rimasta negli anni: la ragazza strana che viene dall'Irlanda.»
Provo davvero tanta empatia per Alanora, alcune cose che ha raccontate le ho vissute anche io.
«Mi dispiace e ti capisco. Non è una frase di circostanza credimi. Sono stata adottata e il mio nome così strano, e la mia tendenza ad avere interessi diversi dalla maggior parte dei miei coetanei, mi ha portata a essere considerata strana.»
Lei mi sorride e mi prende le mani tra le sue.
«Ho sentito subito un legame con te Ratri. Credi nel destino?»
«Sì!» Rispondo senza pensarci perchè davvero credo in queste cose e perchè anche io ho sentito una sorta di legame e non solo con lei, ma anche con il più grande tra i fratelli Andrews. Di entrambi, in qualche modo, sento di potermi fidare. Il mio corpo e la mia mente, in loro presenza, sono"tranquilli".
«Beh, allora credo proprio che sia stato il destino a farci incontrare.» Asserisce con fermezza dopodiché mi abbraccia.
Immagino che se voglio essere amica di Alanora dovrò farci l'abitudine.
Alla sera mi riaccompagna a casa, ci scambiamo i numeri di telefono ma, prima che io possa scendere dall'auto, mi afferra per il braccio.
«Per qualsiasi cosa chiamami, se... insomma se succede qualcosa con Veicht, o anche con gli altri.»
Annuisco per farla stare tranquilla, ma credo che la sua preoccupazione sia un po' esagerata.
«Domani sera ti andrebbe di andare a bere qualcosa al pub?»
«Certo!» Rispondo entusiasta per poi salutarla e avviarmi verso"casa".
È quasi ora di cena perciò non salgo nemmeno in camera, vado direttamente in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare.
Finito di cenare e lavare i piatti esco dalla cucina, ma quando torno nella sala da pranzo ci trovo Veicht a braccia incrociate.
Mi stava aspettando?
Non ho sentito i suoi passi e trovarmi qui da sola con lui mi mette a disagio sopratutto perchè il suo sguardo non mi dice nulla di buono.
«Buonasera.» Lo saluto per cortesia, ma vorrei davvero scappare da qui.
Non mi risponde, anzi contrae la mascella e si avvicina di qualche passo. Istintivamente indietreggio, ma non dovrei temere alcun che. Ma allora perchè mi intimidisce così tanto?
Si avvicina ancora e ancora finché la distanza tra noi è di pochi centimetri. Questa volta non mi sposto. Per quanto mi intimorisca, non voglio che lui se ne accorga perciò sostengo il suo sguardo e anche io incrocio le braccia, in modo da mantenere una certa distanza.
Ma quando si abbassa fino al mio orecchio, trattengo il respiro. Non ho ben chiare le sue intenzioni finchè, con un tono più gelido della morte, me lo spiega.
«Sai, non mi piacciono per niente le spie.»
Merda!
Deglutisco e sento le guance in fiamme. Michey deve avergli detto che ci siamo parlati. Accidenti a me e alla mia boccaccia, non posso iniziare a litigare con un membro della famiglia, anche se in fondo chi ha sbagliato è stato lui.
«Non saresti dovuto entrare nella mia stanza in quel modo!» Cerco di mantenere un tono deciso e spero davvero che non si senta l'agitazione nella mia voce.
Alza la testa e mi punta addosso quegli occhi verdi, il suo sguardo è indurito. Cerco di mostrarmi spavalda il più possibile. Lui mi squadra dalla testa ai piedi per poi sfoderare un sorriso sornione.
«Entro dove voglio, ficcatelo in testa che questa è casa mia!»
Preme sulla mia fronte con la punta dell'indice e un brivido fatto di terrore, fascino e freddo , mi percorre la schiena e il cuore inizia a battere più forte del normale.
«Sai, sei fastidiosa.»
Spalanco gli occhi alla sua dichiarazione. Non capisco come io possa dargli fastidio quando ho una stanza dall'altra parte del corridoio e se volessi potrei anche non incontrarlo tutto il giorno, se non fosse lui a venirmi a cercare.
«Sei tu che mi sei venuto a cercare o sbaglio? E poi voi avete messo a disposizione la camera...»
Non mi fa finire di parlare e mi interrompe bruscamente.
«Errore! Michey ha messo a disposizione la stanza, se fosse per me non saresti certo qui.»
Sono confusa non so come reagire o cosa dirgli. Posso capire che se la sia presa perchè ho fatto la spia, ma ora davvero sta esagerando.
«Bene, allora ci eviteremo a vicenda perchè io ho intenzione di rimanere qui.»
Mi dà sui nervi, se crede che me ne andrò si sbaglia. È solo un ragazzino viziato che dovrò evitare il più possibile.
«Lo vedremo bestiolina, lo vedremo.»
Sogghigna e sta per voltarmi le spalle, ma quel nomignolo mi fa scattare.
«Come mi hai chiamata?»
«Bestiolina o preferisci che ti chiami cameriera, a tal proposito.»
Si toglie la maglietta e rivela un petto definito da addominali che sembrano scolpiti. Il suo corpo trae in inganno con indosso i vestiti, infatti sembrava molto magro.
L'appallottola e me la lancia addosso, con un gesto quasi di disprezzo.
«Lavala! Per domani mattina la voglio pulita e stirata.»
Il suo tono imperativo mi fa sbottare e in un impeto di rabbia gli urlo contro.
«Ma come ti permetti!»
Lui mi fissa per niente scosso dal mio tono, anzi non perde la sua aria da superbo stronzo e deride il mio scatto d'ira.
«Perchè?» Chiede con un sopracciglio alzato.
«Pensi che sia la tua schiava?»
Sogghigna e mi si avvicina di nuovo. Non appena invade nuovamente il mio spazio arrossisco e questa volta faccio un passo indietro. Lui con un sorrisetto diabolico indica la sua maglietta.
«Ricordami con quale accordo Michey ti permette di rimanere sotto il nostro stesso tetto?»
Colpita e affondata.
Per quanto i suoi modi siano sbagliati ha totalmente ragione. Il mio compito è quello di aiutarli nei lavori di casa e non posso sottrarmi. Mi mordo l'interno della guancia, mi sento sconfitta. Lui, forte di questa "vittoria", rincara la dose prima di andarsene.
«Ora da brava, vai a fare il tuo lavoro.»
Giuro che se non fosse che mi giocherei l'alloggio, questa bella maglietta bianca gliela farei diventare rosa e a buchi, vediamo se poi ha ancora voglia di trattarmi da serva. Sospiro infastidita e mi dirigo alla zona lavanderia.
La sua maglietta è impregnata del suo profumo, è buono anche se molto forte è un misto tra cannella e sandalo. Insomma tra le fragranze più seducenti.
Ovviamente, penso tra me e me, mentre alzo gli occhi al cielo.
Inoltre noto che è pulita. Nessuna macchia e nessun odore di sudore, è come se fosse stata appena tolta dall'armadio.
Me la sta facendo lavare apposta lo stronzo!
«Ehi, vuoi una mano?»
Una voce gentile e soave come un sussurro mi fa voltare. Sulla porta, un po' imbarazzato, c'è Blazej che mi guarda costernato.
«Ehi ciao, non preoccuparti non c'è molta roba.»
Annuisce e si avvicina, ma si mantiene comunque a debita distanza.
«Perdonami, ma passavo vicino alla cucina e ho sentito la tua discussione con Veicht, stai bene?»
La sua premura mi commuove. Scrollo le spalle e cerco di far finta che la cosa non mi abbia toccata.
«Non gli piaccio e la cosa è reciproca, perciò cercherò di evitarlo.»
«Vorrei che tu ti trovassi bene qui e qualsiasi screzio ci sia tra te e lui puoi venire da me.»
« ...Se vuoi.»Si affretta ad aggiungere per poi passarsi una mano tra i capelli e abbassare lo sguardo.
«Ti ringrazio, sei una bella persona Blazej.»
Lui spalanca gli occhi come se avessi detto un'eresia, ma a me il suo modo di preoccuparsi ha fatto piacere, mi fa sentire più tranquilla il fatto che se quell'imbecille continua ad infastidirmi ci sia qualcuno che mi difenda o anche solo che mi ascolti.
«G-grazie.»
Balbetta debolmente con un mezzo sorriso.
Dio questo ragazzo ha bisogno di un corso di autostima.
Siccome con il fratello numero due non penso proprio che andrò d'accordo e Blażej si è fatto avanti per primo, credo che ne approfitterò per conoscerlo meglio.
«Allora dimmi, che fai nella vita?»
«Ehm... studio.»
No, ti prego non rispondermi a monosillabi non lo sopporto.
Non demordo e ci riprovo.
«Che cosa?»
«Ultimamente sto studiando informatica.»
Ultimamente? Perchè ha già una laurea?
«Quanti anni hai detto di avere?» Gli chiedo per togliermi almeno una curiosità.
«V-ventidue.» Balbetta il numero sottovoce.
«E hai già un 'altra laurea?» Chiedo meravigliata.
Questa volta sembra in seria difficoltà nel rispondermi e inizia ad agitarsi sul posto con il vano intento di formulare una frase di senso compiuto.
«Sì, cioè... io...»
Lo interrompo perchè lo vedo entrare in crisi e non era mia intenzione metterlo sotto processo.
«Ehi, guarda che non c'è niente di male ad essere superiori alla media. Anzi, il fatto che tu non te ne faccia un vanto ti fa onore. Fa di te una persona umile.»
Cerco di rassicurarlo perchè sembra imbarazzato, come se il suo potenziale non lo volesse mai mostrare. Forse era questo quello di cui parlava Michey.
«E quindi quest'altra laurea in cosa l'hai presa ?» Gli chiedo mentre chiudo l'oblò della lavatrice e la metto in funzione.
«Non ci arrivi da sola ?»
Il suo sguardo furbesco e il suo sorrisetto, mi fanno capire che forse ha iniziato ad aprirsi e scherzare con me.
«Mmm fammi pensare,"belle arti"?»
Annuisce compiaciuto e mi fa un piccolo applauso.
«Hai del talento, hai mai pensato di fare una mostra ?»
Il suo sguardo si incupisce all'improvviso e mi rivolge un'occhiata glaciale.
«NO!»
Risponde secco e prima che io possa ribattere lascia la stanza.
È davvero molto suscettibile su questo argomento e non mi spiego perché. Quel ragazzo ha un dono, come fa a non rendersene conto?
Sospiro intristita, pensavo di aver trovato un punto d'incontro almeno con lui, invece sono di nuovo punto a capo. Mi sento frustrata ed è solo il secondo giorno. Mi chiedo se le cose andranno meglio in futuro per me.
Ciao a tutti, come state ?
In questa parte di capitolo succedono un po' di cosucce anche con i due fratelli.
Fatemi sapere che cosa ne pensate, noi ci vediamo nel prossimo capitolo con il punto di vista della ROSSA ESPLOSIVA.
Un besito 😘
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