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Capitolo 5 Una ragazza tutta pepe

RATRI

Uscita dal pub m'incammino di nuovo verso casa, ma lungo il tragitto noto una ragazza dai capelli rossi che sta aprendo
lo sportello della sua cabrio. In quel mentre un'altra auto, rossa fiammeggiante, le sfreccia a pochi centimetri dalla portiera e la evita di pochissimo. La sento urlargli contro:

«Brutto idiota!»

L'auto in questione è un Alfa Romeo 4c ed è il mio sogno, ma a parte la meraviglia e lo spavento della scena, so dove l'ho già vista. Era parcheggiata a casa degli Andrews, quindi "L'idiota" è uno di loro e non mi torna difficile immaginare chi.

Mi avvicino di corsa alla ragazza, si tiene il petto con la mano. È spaventata oltre che infastidita.

«Ehi va tutto bene?»Le chiedo preoccupata mentre mi avvicino. Lei però, ha ancora lo sguardo imbronciato verso l'orizzonte , come a voler mandare maledizioni silenziose al suo "quasi" investitore.
«Sì, sì, tutto bene. Ci sono abituata.»

Mi risponde in maniera frettolosa per poi voltarsi verso di me. Non appena mi vede cambia subito espressione e mi sorride.

«Scusami, se sono stata sgarbata. Ma quel cretino mi mette di malumore.»

Chiude la portiera della macchina e ruota il corpo nella mia direzione. È molto alta rispetto a me e i suoi pantaloncini corti e neri mettono in risalto sia le sue cosce abbondanti che la sua pelle bianchissima costellata di efelidi. Come me ha una massa di capelli lunghi, ricci solo che i suoi sono di un rosso carota, che le danno un'aria sbarazzina.

Si china in avanti e punta i suoi grandi occhi verdi nei miei.
«Ma sei nuova? Non ti ho mai vista!» Afferma con una strana eccitazione nella voce.
«Sì, sono appena arrivata in città, mi chiamo Ratri.» Le porgo la mano che lei stringe con vigore.

«Beh, allora benvenuta. Io sono Alanora, che cosa ti ha portato qui?»

La solita domanda che mi fanno tutti, purtroppo ci devo fare i conti, ma preferisco rispondere come sempre senza dare troppe spiegazioni.

«Volevo cambiare aria, tu invece sei di qui?»
«Oh, sì, i miei si sono trasferiti dall'Irlanda quando ero molto piccola. Mia madre ha un negozio di erboristeria e mio padre è un medico, i tuoi invece che fanno?»

"Wow, quanto è loquace ed estroversa, mi ha già raccontato metà della sua vita in meno di trenta secondi."

È una persona frizzante e mi piace. Inoltre, ho capito di chi sia il negozio di erboristeria che, come lei, si fa notare.

«I miei erano degli scrittori, anche se mio padre come lavoro ufficiale faceva l'insegnante di lettere nella mia vecchia scuola, mentre mia madre dava ripetizioni per arrotondare.» Le rispondo con cortesia, non può sapere quanto questo argomento mi faccia soffrire.

«Erano?» Mi chiede incupita e si porta una mano alla bocca.

Sospiro e annuisco cupa.
«Sono morti circa un anno fa.» Rispondo con un debole sorriso e la voce tremante.

Di tutta risposta Alanora si scusa e poi mi sorprende poichè, dal nulla, mi abbraccia. Non sono abituata a questo tipo di contatto fisico. Non sono una persona che ama molto gli abbracci, ma lei lo fa in una maniera così naturale che mi lascio trasportare. Ricambio, anche se in maniera un po' passiva.

«Non preoccuparti non potevi sapere. È stato questo in realtà che mi ha spinto a trasferirmi qui e ricominciare. I miei genitori erano gli unici parenti in vita che avevo, quindi non ho avuto rimpianti nel mollare tutto.»

Cerco di trattenere le lacrime, non mi va di piangere davanti ad un'estranea. Per quanto questa ragazza possa sembrare amorevole, non la conosco abbastanza per lasciarmi andare.

«Ti ammiro sai, hai avuto un grande coraggio a venire qui da sola. Per qualsiasi cosa conta pure su di me.»

Mi sorride smagliante per poi farmi l'occhiolino. È solare questa ragazza, mi mette di buon umore.
Devo dire che finora ho incontrato persone che mi hanno fatta sentire a mio agio, sorridenti e amichevoli, questo è un buon incentivo a rimanere.

Oddio, proprio tutte tutte amichevoli no... ma un solo imbecille non rovinerà i miei piani di vita.

«Senti, io stavo tornando a casa per il pranzo, ti va di venire da me così chiacchieriamo un po'?»

La sua domanda mi sorprende, insomma la conosco da meno di dieci minuti, sono titubante in realtà.

«Non so, non vorrei disturbare.»
«Figurati, un piatto in più che vuoi che sia.»

Alanora mi prende sotto braccio e mi tira verso la sua auto. Ho capito che non accetterà un no come risposta. Il suo modo di fare anche se può sembrare invadente, mi piace perciò le sorrido e mi convinco a salire sul suo maggiolone.

È da tanto che non ho un'amica o qualcuno che mi tratti come se davvero gli importasse di me.
Un altro motivo per cui ho lasciato la mia città natale è stato proprio questo. Non avevo veri amici e nel momento in cui il mondo mi è crollato addosso invece di capirmi e aiutarmi, mi hanno criticata e si sono sentiti in diritto di lamentarsi del mio comportamento. Nel momento in cui ho smesso di uscire e mi sono rintanata in casa penso che fossero più infastiditi che tristi per me. Per loro dovevo riprendermi e non piangermi addosso. Ma io sono rimasta sola da un giorno all'altro, come potevo riprendermi?

Erano troppo concentrati su loro stessi per poter capire che, in quel momento, anche io avrei voluto morire e l'unica cosa che mi serviva era supporto e non le critiche.

Quando mi sono risollevata, da sola, loro non erano più interessati a vedermi. Lo capivo dai loro comportamenti freddi, dagli inviti alle uscite mancati, dai messaggi corti e monosillabici.
Li avevo persi, ma ora penso che sia stato meglio così. Non ho rimpianti se penso a casa mia e non ho lasciato indietro nessuno.

Arrivate a casa di Alanora rimango incantata. Un cancello si apre su un vialetto che attraversa il giardino rigoglioso e ben curato. Una serie di aiuole recanti ogni genere di fiore, ornano e colorano quel prato verde. Una siepe piuttosto alta circonda l'intera casa e un albero, dalla folta fronda, fa ombra a un salottino da giardino.


Alanora mi fa strada verso l'entrata. La porta si apre su un ampio salone open space, con le vetrate che danno sul retro del giardino dov'è posizionata una piccola fontana con una cornucopia come statua.

Le faccio i complimenti per la casa, perchè ne sono rimasta impressionata.

«I miei volevano sentirsi a casa e hanno creato questo posto, pensa che il giardino era pieno di rovi e guardalo ora invece, ci abbiamo piantato persino le erbe aromatiche.»

"Hanno davvero fatto un buon lavoro" penso mentre continuo a guardare fuori dai finestroni.

«Mamma, sono a casa!» Urla Alanora in direzione delle scale in legno che portano al piano superiore.

Poi lancia la sua borsa su uno dei due divani color panna al centro del salone. Pochi secondi dopo, una donna bionda, molto magra scende frenetica gli scalini e viene verso di noi. Alanora non perde tempo e mi presenta.

«Mamma lei è Ratri, è appena arrivata in città.»
«Piacere di conoscerti Ratri, io sono Mary, cosa ti ha portata qui?»

Non faccio in tempo a rispondere che la mia nuova amica mi anticipa.

«Ha perso i suoi genitori.»
«Alanora!»La sgrida sua madre.

La sua totale mancanza di freni però, invece che infastidirmi, mi diverte. In risposta alla madre, Alanora alza le spalle, ma quando si volta verso di me, si morde il labbro e abbassa lo sguardo. Io con un sorriso le faccio capire che è tutto ok. Da quello che ho capito è un tipino tutto pepe che dice sempre quello che pensa, è una qualità che apprezzo.

«Perdona il poco tatto di mia figlia tesoro, spero che tu riesca a trovarti bene ad Aima.» Mary prende le mie mani tra le sue e le accarezza con dolcezza. È facile capire da chi Alanora abbia preso il suo modo di fare affettuoso.

«Grazie signora, spero davvero di trovare qui il mio nuovo inizio.»
«Dammi del tu cara, ma dimmi hai già trovato una sistemazione?»
«Sì, e anche un lavoretto al pub come cantante.»
«Wow davvero? allora vengo a sentirti.» Afferma con entusiamo la ragazza. Beh, almeno ci sarà una persona tra il pubblico che mi incoraggerà.

Ci accomodiamo lì in salotto. Alanora sprofonda nel divano e io mi siedo accanto a lei. Mary si siede in quello accanto a noi. È una donna composta e raffinata dai lineamenti armonici e con due occhi azzurri e curiosi.

«Dove hai detto che vivi?» Mi chiede all'improvviso Alanora.
«Oh beh, vivo con gli Andrews, mi hanno riservato una camera in cambio di qualche lavoretto domestico.»

Le due donne si guardano con aria preoccupata e cala il silenzio. Vivo un dèjà vu, poichè succede la medesima cosa di quando ho menzionato gli Andrews alla band.
Non riesco a capire le loro reazioni, con me gli Andrews sono stati ottimi perciò mi sento confusa.

«Tesoro, sono a casa!»

Grazie al cielo questo silenzio assordante viene interrotto da qualcuno. Un uomo di capelli rossicci come quelli di Alanora fa il suo ingresso nel salone e, non appena mi vede, sfodera un sorriso amicale.

«Abbiamo un'ospite?»
Domanda mentre posa il cappotto sull'appendiabiti e poi si avvicina a noi. Alanora fa le consuete presentazioni e l'uomo, dopo essersi presentato come Daniel ovvero il padre di Alanora, mi abbraccia.

Sono tutti così calorosi in questa famiglia.

A quanto pare per loro è naturale approcciarsi in questo modo.

Sciolto l'abbraccio, anche Daniel mi chiede il motivo del mio trasferimento e, come immaginavo, si arriva alla fatidica domanda:"dove vivi?"

Sospiro mentre rispondo in maniera piuttosto monotona, in quanto mi aspetto la solita reazione di tutti.

«È fantastico, vedrai ti troverai bene. Michey è un uomo gentile e la sua famiglia è rispettabilissima.»

Mi sorprende, finalmente una persona che me ne parla bene, ma è il modo in cui lo fa che mi tranquillizza: mentre parla di loro e soprattutto di Michey è tranquillo, sorridente, nessuna pausa o titubanza nel dire che sono belle persone.

In ogni caso voglio farmela da sola un'idea su di loro, senza farmi condizionare in alcun modo dall'opinione degli altri.

Mentre Mary prepara il pranzo, Alanora mi mostra la sua camera, la quale rispecchia alla perfezione la sua persona. È colorata, in stile bohèmien; davanti al suo letto c'è uno scaffale pieno di libri. A decoro della stanza ci sono una varietà di piantine riposte con cura nei loro vasi. Questi sono disposti sugli scaffali e altri appesi al soffitto. Infine c'è qualche quadro raffigurante paesaggi irrealistici dai colori vivaci.



«Come ti trovi, sì insomma dagli Andrews.»

La sua domanda mi prende alla sprovvista. Non credevo che avrebbe tirato fuori l'argomento vista la sua reazione precedente. Per quanto mi piacerebbe capire che cosa abbiano tutti contro i miei coinquilini, che io trovo oltre modo cordiali, mi limito ad alzare le spalle e rispondere con sincerità.

«Molto bene, ma vivo lì da un giorno.»
«E... ti trattano bene?» Me lo domanda mentre si tortura le unghie.

Ma perchè dovrebbero trattarmi male?

La sua preoccupazione inizia a mettermi una certa ansia addosso, ma non sono il tipo che si lascia condizionare anche perchè mi sono fatta un'idea su come stanno le cose. La band ha detto che non li frequenta, quindi penso che si siano fermati alle apparenze. Per quel che riguarda Alanora, è probabile che non vada molto d'accordo con Veicht e lo posso ben dire dopo quello a cui ho assistito oggi. Magari tra i due c'è dell'astio e il comportamento del biondino non piacerà nemmeno a sua madre. Ma che lei ci creda o no io lì da loro per il momento sto bene.

«Sì, sono tutti gentili, Michey è premuroso e Blazej... beh, lui è timido, ma mi ha regalato un quadro e penso di poterci andare d'accordo.»

Spalanca occhi e bocca e mi guarda incredula.

«Sei riuscita a parlare con Blazej?»

Annuisco, ma lei continua a guardarmi perplessa. Da quel poco che ho visto Blazej è un tipo molto timido e riservato, non mi sorprende affatto che loro due non abbiano legato anche in questo caso non ci trovo nulla di strano.

«Va bene, ma di Veicht che mi dici? Perchè hai conosciuto Veicht, no? Anche lui è un angelo?» Lo chiede con una punta d'odio nel tono. Sì, decisamente questi due non vanno d'accordo.

Un angelo, sì lo è... se sta zitto.

Questo mio pensiero mi fa sorridere e attira subito l'attenzione di Alanora che inizia a tempestarmi di domande. Le spiego quello che è successo e il suo modo di presentarsi, ma Alanora sembra più preoccupata che mai.

«È un cretino! Un perfetto idiota e Ratri, secondo me dovresti cercare un altro posto.»
«Non esagerare, è solo uno sbruffone e io non sono il tipo che si lascia mettere i piedi in testa.»
Affermo e le strizzo l'occhio come a volerla rassicurare.

Lei scuote la testa poco convinta della mia determinazione, ma non ha il tempo di controbattere perchè sua madre ci chiama per il pranzo.

Mentre siamo a tavola osservo questa famiglia e non posso fare a meno di pensare alla mia. Mi si aggroviglia lo stomaco, ma cerco di non darlo a vedere.

«Sono felice che vi siate conosciute. Sai Ratri, Alanora ha difficoltà a fare amicizia in questa città.»

Questa affermazione di Daniel mi lascia dubbiosa. Alanora è la persona più solare che io abbia mai incontrato ed è inclusiva. Quindi mi viene difficile credere che non abbia amici. Non dico nulla e mi limito a sorridere perchè vedo l'imbarazzo sul viso di Alanora che ha abbassato gli occhi sul suo piatto e non dice più mezza parola.

Ciao a tutti, come state ?

In questo capitolo abbiamo introdotto un nuovo personaggio , la frizzantissima Alanora che sarà un personaggio piuttosto importante nella nostra storia.

Secondo voi lei lo sa chi sono gli Andrews?

Un besito 😘

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