Capitolo 24 Ricordi di un futuro passato (Parte seconda)
RATRI
Camminiamo l'una accanto all'altro senza dirci niente. Per quel che mi riguarda, trovo strano essere qui insieme a lui senza litigare, perciò trovo davvero difficile intavolare un discorso logico. La realtà è che avrei molte domande da porgli, ma non credo risponderebbe a nessuna di queste.
Il silenzio diventa pesante, lo sento nelle orecchie più forte e prorompente del suono delle onde che incessanti si infrangono contro la battigia. Il mare è irrequieto, così come dentro lo sono io. E di nuovo mi pare che questo mi ascolti e butti fuori il marcio al mio posto, che si sfoghi per me.
A un tratto, però, Veicht mi supera e inizia a camminare all'indietro, seguendo il perfetto ritmo del miei passi, quasi fosse una macchina progettata per farlo. Le mani nelle tasche come se fosse a suo enorme agio a camminare senza guardare dove mette i piedi.
«Se dobbiamo passare la giornata insieme, conviene scambiarci due parole, non credi anche tu, bestiolina?»
Annuisco.
«Uhm, certo, ehm... come... come intendi passare la giornata? Siamo quasi agli scogli e... la passeggiata sta per finire.»
«Ti va di salire sulla scogliera?» Chiede indicandola alle sue spalle con il pollice.
Sbianco e mi blocco sul posto; ho il terrore degli scogli.
«No, sul serio, no... sono totalmente impedita, rischio di cadere e spaccarmi tutti i denti davanti, non...»
«Ehi, calma. Non ti costringerò. Avevo in mente una bella giornata e l'ospedale non fa parte del programma.»
Riesce a strapparmi un sorriso.
È strano trovarsi qui, con lui, avere delle interazioni normali, senza l'ombra di un litigio o peggio, in arrivo. Le sue vessazioni e minacce dei mesi passati, mi hanno indotta più volte a pensare che qualcosa in lui non andasse, eppure... essere qui, passare del tempo da soli, non m'inquieta come credevo.
Si avvicina lento, si ferma a un passo da me e m'indica un punto oltre la boscaglia al di là della strada.
«Sei già stata sul punto più alto di Aima? Da lì si vede tutta la città.»
La voce di Veicht mi desta dai pensieri. Alzo lo sguardo su di lui e l'espressione benevole che ha in volto, una di quelle che è raro riservi a me.
«Uhm, una sola volta insieme ad Alanora, ma era giorno, immagino che la sera sia uno spettacolo più emozionante.»
«Lo è. Aspettami qui. Prendo la macchina.» Conferma, poi mi supera e fa per andarsene, salvo voltarsi dopo qualche passo, «Ratri ci metterò cinque minuti scarsi. Stai ferma, non ti muovere, non fare niente e, se possibile, non pensare.»
Resto basita. Non capisco se mi prende in giro o se sia davvero preoccupato che in cinque minuti possa accadermi qualcosa.
«Che vuoi che succeda?»
«In cinque minuti può succedere di tutto. Specie con te, bestiolina.»
Sorride divertito, ma riesco a percepire quanto sia serio in realtà.
«Mi trovi qui, promesso.»
I muscoli del viso si tirano a formare un sorriso inebetito che non riesco a togliermi nemmeno quando mi volta le spalle e la sua schiena si allontana.
Nel tempo che ci separa, però, non tengo fede del tutto alla promessa. Mi è impossibile non pensare. A lui, al nostro bacio, alle parole crudeli che mi ha detto il giorno dopo e a quello che ha detto prima.
"Ho detto una stronzata..."
Quindi non sono una perdita di tempo?
"Non sei una perdita di tempo"
Non lo ha detto ora, ma dentro di me quelle parole rimbombano. So che le ha pronunciate, ma non ricordo quando.
Sospiro. Se continuo a ragionare e pensare troppo, finirò per impazzire. Ci sono cose che si sovrappongono e devo vederci chiaro. Forse mi aiuterebbe scrivere tutto ciò che ricordo e anche ciò che ho visto nella visione. Appena tornerò a casa e avrò la mente un po' più lucida e riposata, lo farò.
Il rombo di un'auto interrompe il flusso dei miei pensieri e, alzando lo sguardo, vedo il telaio rosso dell'Alfa Romeo di Veicht che spicca sulla strada. In questa giornata grigia, sembra l'unica cosa ad avere colore. Suona il clacson e mi affretto a raggiungerlo oltre la passeggiata.
Arrivata nei pressi della macchina, scende e viene ad aprirmi la portiera del passeggero. Un altro gesto inaspettato e galante, e io non trattengo un sorriso.
«Hai visto? Sono ancora intera.»
«Lodevole, bestiolina.»
Mi chiedo perché farmi vedere solo ora questo lato di lui. Scherza, sorride e non c'è traccia di malignità sul suo angelico viso.
Una volta in auto, però, di nuovo cala il silenzio. Tento di nascondere l'imbarazzo osservando fuori dal finestrino, oppure la punta delle scarpe.
È strano: non ho alcun problema a dirgli in faccia quel che penso di lui ogni volta che mi tratta male, e ora che invece ha un comportamento del tutto amichevole, faccio fatica anche solo a pensare a una frase di senso compiuto.
Per fortuna, è lui a porre fine a questo opprimente silenzio, schiarendosi la voce.
«Allora, mi hai detto di esserci stata con Alanora. Uhm... avete legato molto tu e lei.»
Apprezzo i suoi goffi tentativi di avere una conversazione normale, perciò, nascondo il risolino che freme di abbandonare le mie labbra, e approfitto di questa sua voglia di dialogare.
«Sì, Alanora è... speciale.»
«A modo suo.»Commenta con una sorta di ghigno divertito.
«Voi invece non andate particolarmente d'accordo, mi pare.»
«Non ci facciamo le treccine a vicenda, no.» Sogghigna, per poi aggiungere« In fondo, molto in fondo, non è male.»
«Credo che stiano bene insieme, lei e Blazej.»
Mi viene spontaneo dirlo e Veicht sembra concordare.
«Sono diversi, ma forse è questo che li lega. Anche se sono totalmente imbranati.»
«È vero, Al è così spigliata, ma davanti a tuo fratello non riesce a mettere in fila due parole.»
Ridacchiamo entrambi. Pare che l'argomento gossip lo diverta, anche se un po' mi dispiace prendere in giro quei due, ma lo faccio in modo bonario. Sono teneri nel loro essere impacciati.
«L'amore rende stupidi.» Sibila a denti stretti. Mi volto e il suo viso ha cambiato espressione. Le mascelle, perfette, sono così tirate che l'osso potrebbe fuoriuscire e perforarmi. Le mani strette sul voltare e quegli occhi chiari, scuriti da un'ombra tetra.
Forse non parla nemmeno con me, forse è solo un suo pensiero, ma voglio ritrovare il clima spensierato di poco fa, perciò ribatto:
«Mh, forse rende solo più umani, fragili sì, ma non stupidi.»
«L'amore è un'illusione. Non esiste è solo... chimica. Ti piace una persona, ci vai a letto e ci vuoi tornare perché ti è piaciuto. È fisiologico. Fine!»
La punta di sarcasmo non nasconde la disillusione che ha sull'argomento. Mi chiedo il tipo di rapporto che avesse con quella Emma e se lei gli abbia spezzato il cuore, inducendolo a cresere che l'amore non esista.
Veicht è diverso da me, nonostante anche io abbia avuto un'orribile esperienza in passato, nell'amore ci credo ancora. Credo che esista qualcuno in grado di amarmi per quella che sono e non per quello che posso dare in termini sessuali.
E per un attimo mi ero illusa fossi tu...
Scaccio il pensiero. Devo fare i conti con il fatto che a lui non piaccio. Fingo un sorriso, che comunque non vede, concentrato com'è sulla strada.
«Pensiero cinico e grottesco.»
«Direi realista» puntualizza, poi si volta per un breve momento e aggiunge:«leggiti Nietzsche, magari impari qualcosa.»
Come se non sapessi chi sia!
«E tu Shakespeare, magari ti illumina.» Ribatto con lo stesso tono saccente.
Non è possibile per noi due evitare uno scontro, seppur piacevole come questo, ma per un momento mi pento di averlo provocato.
Veicht ha la capacità di cambiare umore nel giro di pochi secondi e non voglio che una stupida divergenza di opinione ci porti a un vero e proprio litigio.
Lui ha l'aspetto di un angelo e l'indole di un demone. M'incute timore. Un timore malato, di quelli che sulla pelle bruciano e urlano di stargli alla larga, eppure... m'incatena a lui. Ne sono attratta in ogni suo aspetto ed è questo a spaventarmi. Ho paura di me stessa, di perdermi dietro a qualcosa che non può esistere, perché me lo sta dicendo chiaramente che non è in grado di amare...
«L'amore è un fumo levato col fiato dei sospiri.» Recita con una punta di sarcasmo, «Ti prego, che stronzata!»
Contro ogni aspettativa, scoppia in una risata di scherno rivolta sia a me che al povero Shakespeare, che probabilmente si sta rivoltando nella tomba in questo preciso istante.
Scampato il pericolo di un'eventuale discussione e beandomi della sua risata che, seppur sarcastica, ha un suono piacevole, azzardo un'ulteriore domanda:
«E va bene, ma allora se non ci credi, perché ti sei sbattuto tanto per Alanora e Blazej? Guarda che me lo ha detto che sei stato tu a darle il numero.»
«Le strapperò quella lingua, stanne certa!»
Non vedo perché debba nascondere di aver fatto una cosa carina per loro. Segue una lunga pausa e nel frattempo giungiamo a destinazione. Veicht parcheggia nello spiazzo davanti al panorama.
Apre la portiera, fa per uscire, ma desiste.
«Comunque, quei due ci credono e non voglio essere io a rivelargli che Babbo Natale non esiste. Se ne accorgeranno, purtroppo, da soli.»
Alzo gli occhi al cielo e scendo dall'auto seguita da Veicht. Mi avvicino al muretto che dà sullo strapiombo.
Veniamo sorpresi dal crepuscolo, la coltre di nubi ha impedito che potessimo godere del tramonto. Lo considero sopravvalutato, preferisco quest'orario. L'oscurità non è ancora scesa. Il cielo imbrunito dall'indaco che precede la notte, ci regala uno spettacolo mozzafiato, poiché, tra sopprimenti nubi ingrigite, un debole colore purpureo, con difficoltà tenta di mostrarsi.
È ambiguo, non è né notte e né giorno, così come ambiguo è colui di cui godo la compagnia. Mi volto a guardarlo: cammina lento, mi si avvicina. Il dipinto del cielo si riflette sulla sua pelle pallida, donandogli un'aria di eterea perfezione che, però, non copre quell'aura sinistra e inquietante che lo segue come un'ombra e, all'occorrenza, prende totale possesso di lui trasformandolo in quel demonio che odio e bramo.
«Parliamo di te, bestiolina. La tua vita prima di venire qui includeva qualcuno?»
Sgrano gli occhi e le fiamme dell'imbarazzo divampano, arrossandomi le guance.
È strano parlarne con lui, troppo.
Alza un sopracciglio, il che mi fa pensare che si sia accorto di avermi messa a disagio. Tuttavia, non dice una parola.
Figurati se mi leva dall'impaccio cambiando argomenti, è pur sempre il solito stronzo curioso!
Cerco di darmi un contegno e ostentare una sicurezza che non mi appartiene riguardo a questo argomento.
«Nessuno che meriti di essere nominato o ricordato, quindi anche nessuno per cui valesse la pena rimanere dov'ero.»
Annulla la distanza con un passo. Qualcosa, un lampo rosso, gli attraversa gli occhi e la sua espressione si indurisce.
Ciao a tutti, come state?
Sì, lo so, sono una cattivona a chiudervi il capitolo così 🤣 ma mi divertiva troppo.
Presto vi metto l'altra parte promesso.
Ma ditemi un po' , vi ricorda qualcosina questa conversazione?😏😜
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con un commento e una stellina, io vi mando un besito e ci vediamo presto con la terza parte♡
Besitossss
Hell♡
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