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Capitolo 23 Il fine giustifica i mezzi (parte terza)

MICHEY

Basito dalla richiesta resto a bocca aperta. È piuttosto imbarazzante che mia nipote s'intrometta nel mio futuro. Ma senza una buona dose di pratica e studio, dubito sia in grado di vedere effettivamente qualcosa in quelle carte. Perciò, assecondo questa sua voglia di "giocare" - perché di questo si tratterebbe, un gioco - e accetto.

Mi irrita essere trattato alla stregua di un balocco, ma se questa è l'unica maniera per avvicinarci... essia.

Ci accomodiamo alla scrivania uno di fronte all'altra. Sposto i vari oggetti che vi sono disposti sopra, tra cui un abatjour e i miei taccuini che ripongo nel cassetto, e le lascio tutto lo spazio per la sua presunta divinazione. Ammetto di essere in parte divertito, ricordo che Elizabeta non ha mai voluto leggermele, asseriva che il suo futuro era legato al mio e non voleva avere anticipazione, voleva godersi ogni momento con stupore come ogni persona normale. Se solo avesse saputo - e sospetto lo sapesse - che non sarebbe stato affatto così.

Ratri mescola ancora le carte, sembra venirle naturale il movimento, per poi smezzare il mazzo e girare la prima carta: la morte. Una carta piuttosto positiva a dispetto di quanto si possa pensare, banalmente indica il cambiamento. Il nome non le rende giustizia.

C'è solo una carta che non deve uscire, è terribile e indica la catastrofe e quella carta è:

«Oh cazzo!» Esclama inorridita.
«Scusami per l'esclamazione, Michey, ma non pensavo sarebbe uscita la torre...» la volta per mostrarmela.

Neanche io! A nulla sono serviti gli scongiuri, maledizione!

Quale altro catastrofico evento mi attende? Un cambiamento e una disgrazia e Ratri non potrà darmi le risposte che cerco, non ne ha le competenze.

Reca ancora in mano quella carta, ma prima che possa posarla accanto all'altra, viene colta da un forte tremore. Percepisco uno sbalzo termico in lei e un'accelerazione preccupante del cuore. Ho il terrore che le possa esplodalere nel petto a causa degli incessanti e velocizzati colpi.

La vedo alzarsi con il respiro ridotto, affaticato. Indietreggia volge la testa verso l'alto alla ricerca di aria.

Colto dal panico, impreparato a questo risvolto e impotente di fronte alla sua sofferenza, m'irrigidisco. Il pallore sul suo viso è così evidente che mi riporta alla mente la morte di Elizabeta.

Non posso vedere mia nipote morirmi davanti agli occhi.

Mi alzo di scatto e le vado vicino, pronto a intervenire in qualsiasi maniera.

«Ratri!» La chiamo, ma non risponde. Poi i suoi occhi incrociano i miei, la sclera, solo quella è presente: ha una visione, ma ciò che sta vedendo deve essere qualcosa di spaventoso per ridurla in questo stato.

Contrario a tutti i principi vigenti in questa casa, decido di infrangere la regola e usare i miei poteri su di lei.

Devo sapere.

Le immagini scorrono veloci e poco chiare, sono cupe e tumultuose, ma fra tutte una è sinistra e, purtroppo, imprevista: le mostra l'aggressione subita.

Mi chiedo come sia possibile dato che Veicht le ha cancellato quel ricordo.

Ed è proprio con l'immagine di lui che la tira fuori dall'auto, che la visione si interrompe. Gli occhi della ragazzo tornano alla normalità, tuttavia esprimono terrore.

«Va tutto bene.»

Provo a calmarla, ma è in evidente stato di shock.

«Io non... io... ho solo bisogno di un po' d'aria, s-scusa» incespica e indietreggia, ancora e ancora fino a raggiungere la porta dello studio. La apre e corre fuori, ma nel farlo si scontra con chi stava scendendo le scale e quel qualcuno è Veicht.

Lui l'afferra per le spalle, la guarda in incattivito e lei ancora terrorizzata, gli chiede di lasciarla andare.

Prima che possa intervenire, la libera, Ratri esce dalla porta d'ingresso e il mio istinto è quello di seguirla, ma ho un altro problema: Veicht volge il suo sguardo di ghiaccio contro di me, viene poi nella mia direzione.

«Cos'ha?»

«Lei...» esito, ma in fine decido che metterlo al corrente che la sua occultazione non è andata a buon fine, sia la soluzione migliore, magari lui sa meglio di me che cosa non abbia funzionato, «ha avuto una visione.»

«E allora? Sai che novità, le ha spesso, anzi, sarebbe il caso che le dicessi la verità prima che sviluppi... altro, ma era sconcertata, quindi che succede?»

Alzo gli occhi al cielo, so io quando e come dirle quel che devo, e di certo non ho intenzione di gettarle addosso tutta la verità senza darle la possibilità di metabolizzare. Un passo per volta e prima di tutto conquistarne la fiducia.

Ignoro il suo commento, piuttosto mi cimento nella spiegazione di quanto avvenuto, ammettendo, con costernazione, di aver dovuto utilizzare i miei poteri su di lei.

«Indi per cui, qualcosa nei tuoi poteri non funziona, o forse, con Ratri hai qualche impedimento, ti era mai capitato prima?»

Mi osserva dubbioso e scuote la testa.

«Assolutamente no, Michey, i miei poteri funzionano su umani, vampiri e streghe, Ratri, per quanto si, uhm, unica, è influenzabile. Persino tu se non ti concentri al massimo delle tue capacità sei manipolabile. Quindi non capisco...»

Ha ragione, per quanto io abbia uno scudo mentale molto forte, se non sono in totale raccoglimento, posso essere soggetto ai suoi poteri, ma dovrebbe avvicinarsi abbastanza da guardarmi negli occhi, cosa che non gli permetterei mai se solo avessi il sentore che voglia agire in tale maniera.

E sarebbe l'ultimo dei suoi errori, nemmeno Alexander potrebbe impedirmi di punirlo.

«Forse sono state le carte.»
«Le carte? Quali carte?»

Mi accorgo troppo tardi che il pensiero è sfuggito dalle mie labbra. Perciò mi vedo costretto a spiegargli anche questo, ovvero la mia idea per farla ricongiungere con le sue origini.

«Ha voluto provare a leggermi il futuro, ma ero convinto che non ci sarebbe riuscita, e infatti non ha visto nulla di me, ma di se stessa.»

Una volta Elizabeta mi spiegò che può capitare che, mentre si cerca di leggere il futuro altrui, l'universo abbia invece qualcosa da dire proprio al cartomante e perciò le figure abbiano un significato per il lettore stesso. Credo proprio che questo sia uno di quei casi.

Invito Veicht nel mio studio e gli mostro le carte uscite, raccolgo da terra quella raffigurante la torre e gli spiego che è successo tutto non appena l'ha toccata.

«Presumo sia questa il problema, in fondo, indica la catastrofe.» Rispongo con cura le carte nel mazzo con l'intenzione di riporle in camera mia, ma mi vengono strappate dalle mani. Senza alzare il capo, lancio un'occhiata fulminea al vampiro di fronte a me.

Non deve toccare le cose appartenute a Elizabeta, non ne ha diritto.

Ma vengo sopraffatto dal suo di sguardo. La nube rossa della furia è caduta sui suoi occhi divenuti cremisi, le zanne allungate e la rabbia in procinto di esplodere. Lo osservo confuso, ma non mi permette di esternare i dubbi circa il suo comportamento, perché esplode d'ira.

«E tu, per un gioco di merda, vanifichi le mie fatiche?» Mi sventola davanti agli occhi il mazzo di carte, poi alza la voce «Hai la vaga idea di quanto mi sia costato farle dimenticare tutto? Stava bene, cazzo, benissimo senza quel ricordo. Ma tu non ci hai pensato, no certo, tu pensi solo a te stesso. A quello che ti interessa, a quello che puoi ottenere.»

Mi spinge e m'insulta. Non faccio una piega, sono abituato al modo insolente con il quale mi si rivolge e lasciarlo sfogare è il modo migliore per farlo calmare.

Tuttavia, l'ira non accenna a placarsi, anzi, se possibile aumenta di portata fino a farlo commettere un gesto che mi lascia senza parole: lancia con crudele ferocia il mazzo di carte contro il vetro del camino. La forza sovrannaturale e il conseguente urto lo mandano in pezzi e il mazzo finisce nel fuoco.

«Che cos'hai fatto?» lo afferro per il bavero della camicia e lo alzo fin sopra la mia testa per poi scaraventarlo contro la porta.

Non amo perdere la calma, né concedermi attimi di virulenza , ma Veicht influisce sul mio comportamento, riesce a portarmi a livelli inauditi di rabbia che esplodono, portandomi a essere meno indulgente e più brutale.

Raggiungo il camino, i cocci di vetro stridono sotto il peso dei miei passi lenti, appesantiti dal dolore di aver perso un pezzo di Elisabeta. Avvilito, m'inginocchio davanti al macabro spettacolo delle carte che ardono e di quel cimelio che scompare per sempre in una nube nera di malinconia olezzo di fumo.

All'improvviso, mi vedo catapultato a terra, preso a pugni da Veicht, ripresosi in fretta.

«Tu!» un colpo sull'occhio destro.
«Non» un colpo sullo zigomo sinistro.
«ti devi»un altro colpo sull'occhio sinistro, questa volta.

«Intromettere!»

Colpisce ancora e ancora, finché non gli afferro il collo con entrambe le mani stringo con forza. Ruoto i nostri corpi fino a ritrovarmi io nella posizione di vantaggio. Ma prima di poterlo colpire a mia volta, dal camino si erge una fiammata, come se qualcuno vi avesse gettato dentro una sostanza infiammabile.

Entrambi ci voltiamo e restiamo paralizzati di fronte a questo evento. Dura poco meno di un secondo e, quando le fiamme si placano, noto qualcosa sul basamento. Abbandono la lotta con Veicht e mi avvicino incuriosito.

Sobbalzo nel constatare essere una carta dei tarocchi. È voltata a faccia in giù, mi abbasso per prenderla e in quel momento, sento i passi di Veicht superare la mia figura.

«Dove credi di andare?» Domando senza voltarmi.

«Da lei, è ovvio. Vado a provare a risolvere i tuoi casini e tu, invece, continua a farti i cazzi tuoi come te li sei fatti per venticinque anni.»

Il suo giudizio è fastidioso, la sua opinione non conta, so cos'ho fatto e perché, non devo spiegare le mie scelte a un ragazzino che conosce poco e niente del mio vissuto e ha tre quarti dei miei anni.

È insopportabile quando si erge a professatore di verità che, in realtà, ignora.

Ci scambiamo un sguardo carico d'astio, ognuno stizzito per un motivo proprio. Riporto poi lo sguardo sulla carta, la volto e i miei occhi potrebbero uscirmi dalle orbite. Se potessi morire d'infarto, questo con estrema certezza, sarebbe un momento perfetto per la mia dipartita.

Gli amanti...

Scioccato, infastidito, non capisco nemmen io come mi sento. Un tripudio di emozioni attaccano il mio essere, lo confondono e lo riducono a uno stolto incapace di qualsivoglia ragionamento lucido.

Vengo colto da una risata isterica e nervosa che esplode sguaiatamente, mentre continuo a osservare le due figure amarsi su carta. Riempie la mia bocca e rimbomba nella stanza, forte come un tuono che tocca la terra, essa si potrebbe udire nel richeggiare delle ere.

«Tu sei un povero pazzo.» Commenta Veicht, prima di abbandonare la stanza senza porre alcuna domanda.

Meglio così...

Non sono in grado di spiegare cosa sia successo, ma posso supporlo: l'universo oppure, voglio illudermi sia così, Elizabeta stessa, ha mandato un chiaro messaggio.

Forse debbo accettare che quei due siano destinati, ma tanto era l'astio di lui quando Ratri ha messo piede in questa casa, che mi chiedo quando le cose siano cambiate, quale particolare ho trascurato. Certo, Veicht ha dimostrato di essere pronto a tutto per proteggerla, ma... è pronto anche ad ammettere i suoi sentimenti?

E io sono pronto ad accettarli?

Entrambe le domande hanno un'unica, chiara e concordanti risposta: No.

Ciao a tutti, come state?

Eccoci con l'ultima parte di questo faticosissimo capitolo 23.

Ragazzi io spero che il pov di Michey vi sia piaciuto, perché non è stato affatto facile mettere insieme i suoi pensieri, calarmi nella parte e portarvi qualcosa degno di essere letto, e come saprete non sono al 100% soddisfatta di ciò che ho scritto.

Qua e là vi ho inserito nuovi elementi, nuovi segreti, che scopriremo più avanti, anche riguardanti Alexander.

Ma di questo padre che viene solo nominato, vi siete fatti qualche idea?

E di Michey che ne pensate?

Ma sopratutto? Siete ancora tutte innamorate di lui? XD

Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con un commento e una stellina, io vi mando un besito e ci vediamo presto con un nuovo capitolo e questo, ve lo anticipo, avrà una prima parte molto cruda, perché sarà dal pov di Ratri che rivivrà il trauma.

Ricordo a chi è vittima di abuso simili, di parlarne, denunciare e prendersi cura di stessœ.♡

Besitosss

Hell♡

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