Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 21 Il vero mostro (Parte terza)

VEICHT

Guidare con un cadavere accanto è snervante, specie se l'auto di tale cadavere è un catorcio che non fa più di settanta chilometri orari senza che il motore soffra e chieda pietà in uno stridio fastidioso.

Razza di coglione!

Sbuffo, nonostante sia inutile. Non ho fiato e imprecare contro al morto non renderà quest'auto più prestante.

Devo raggiungere la parte più alta della città. Da lì mi getterò con l'auto nel vuoto; un piano perfetto per inscenare un incidente. Spero solo di non incontrare pattuglie. Non che ad Aima girino spesso, è la classica cittadina tranquilla dove si conoscono tutti e non succede mai niente, tuttavia, se il mal capitato agente dovesse fermarmi, questa sera dovrei inscenare ben due incidenti e non uno.

E sarebbe troppo sospetto...

Senza considerare che l'agente avrebbe solo fatto il suo lavoro, sarebbe un innocente con la sfortuna nera di aver trovato un killer seriale sul suo cammino. Tutto questo porterebbe a ulteriori sensi di colpa e... bla bla bla, troppi problemi.

Sono più nevrotico del solito e esaltato allo stesso tempo. Mi è entrata in circolo una quantità smodata di sangue umano e, senza il peso del rimorso, questo mi rende euforico.

Il cielo si è scurito ed è in arrivo un forte acquazzone.

Meglio, questo perorerà meglio l'ipotesi "incidente".

Quest'auto, per com'è ridotta, è facile perda aderenza nelle curve se il terreno è bagnato.

Arrivato alle prime curve che costeggiano l'altura che porta allo spiazzo da cui si vede tutta Aima, mi accendo una sigaretta e attivo lo stereo. Guido con il gomito poggiato sul finestrino e mi rilasso, mentre ascolto quello che viene trasmesso alla radio. Un blues anni quaranta mi accompagna in questa folle missione e il piede affonda nell'acceleratore a voler seguire il ritmo della canzone che diventa più frizzante.

Non conosco le parole, ma improvviso un testo macabro sull'omicidio appena commesso, mentre scuoto la testa e canto a squarcia gola. L'estasi cresce a ogni miglio che mi separa dal punto in cui effettuerò il salto. Adrenalina pura, quella, per fortuna, riesco ancora a sentirla nonostante sia morto. Ma niente è paragonabile all'orgasmica sensazione del sangue umano. Anche se quello che bramo sono certo mi darebbe un'estasi maggiore.

Anche a lei...

Ed è questo vile e perverso pensiero che mi passa per la testa nel momento stesso un cui l'auto esce dalla carreggiata e precipita nel vuoto. Chiudo gli occhi per bearmi di quest'istante, l'ultimo in cui sarò me stesso e darò voce ai miei pensieri più nascosti.

E, poco prima che la macchina cada al suolo, torno lucido. In una manciata di secondi sposto il corpo dal sedile del passeggero a quel del guidatore, gli allaccio la cintura e gli sistemo le dite - rotte - intorno al volante. Deve sembrare che se le sia spezzate nella caduta, qualora rimanga qualcosa del cadavere e la scientifica lo analizzi, ma ne dubito.

Farò in modo che non rimanga niente...

Poco prima dell'impatto, esco dall'abitacolo e mi godo la scena: l'auto sbatte dapprima la parte anteriore per poi catapultarsi in rumoroso fracasso e finire sottosopra nella radura sottostante al dirupo. Esplode all'istante e il boato riecheggia nella vallata.

«Boom!» Grido e rido, mentre mi avvicino per osservare meglio l'uomo all'interno carbonizzato e racchiuso in quello che è il suo personale inferno.

Mi chiedo come sarebbe stato bruciarlo vivo, o immergerlo in una vasca con sale e limone dopo averlo scuoiato. Sono stato troppo magnanimo, avrei potuto divertirmi molto di più con lui se non fossi stato in preda a un'ira cieca e non avessi voluto approfittarne per nutrirmi.

Lampi e tuoni suonano la nenia che accompagna il funesto addio all'obrido stupratore. Ma io... io ho solo voglia di festeggiare e di nuovo mi ritrovo a cantare la prima canzone che mi passa per la testa, queata volta, però, sembra essere azzeccata.

«Hot blood,these veins...
My pleasure is their pain»

Salto sull'auto, ancora in fiamme e le lingue di fuoco avvolgono il mio corpo rendendomi un satanico demone appagato e divertito. Accendo una sigaretta usando le fiamme stesse e continuo a cantare.

«I love the smell of gasoline... »

Intanto, la pioggia inizia a cadere copiosa, anche se non basterà a spegnere le lingue di fuoco che avvolgono l'auto e me.

«I've always liked to play with fire... »

Un lampo squarcia il cielo e il seguente boato, insieme, mi fanno avere un'ulteriore idea. Scendo dal mio palco infernale e corro verso l'albero più vicino; una spallata ben assestata e questo cade in direzione dell'auto schiacciandone i resti.

«Avranno un bel po' da fare per identificarti, caro amico.»

In lontananza sento le sirene delle auto; lo schianto e la fiammata devono aver messo in allerta in soccorsi. È tempo per me di sparire da qui.

Congiungo l'indice e il medio e li porto alla fronte in un gesto di ultimo saluto verso il mio amichetto.

«Ci vediamo dall'altra parte... ah, no.»

Ridacchio, mentre mi allontano con tutta calma da quel luogo. La pioggia non accenna a diminuire, ma io mi sento bene, libero. Mi fermo solo per un attimo, allargo le braccia e, con il viso rivolto al cielo, sorrido. Poi, cerco di riprendere il controllo delle mie emozioni e un solo pensiero mi ancora alla razionalità: lei.

Devo tornare a casa e assincerarmi che stia bene. Sfreccia tra gli alberi, mi arrampico e salto da un arbusto all'altro, in pochi secondi, forse un minuto e mezzo circa, sono davanti a casa.

Luci accese, conversazioni animate che si mischiano tra loro. C'è troppa gente questa sera. Isolo ciascuna voce, ma non sento la sua. Mi concentro per capire dove sia il suo battito cardiaco e lo trovo: è in camera sua. Sollevato dal fatto che non mi vedrà in queste condizioni - sporco di sangue, terra e coi vestiti bruciati - entro in casa.

Ad accogliermi ci sono visi che conosco bene. Michey vicino alle scale e, di fronte a lui, un trio alquanto improponibile: Alanora affiancata da suo padre e un Blazej due passi indietro a loro che sembra trattenere il respiro tanto che è teso.

Chiusa la porta, i visi dei due umani scattano nella mia direzione, mentre i miei fratelli si scambiano occhiate di disappunto e preoccupazione.

Alanora sobbalza, il suo cuore inizia a battere troppo veloce segno che il panico la sta travolgendo. Daniel, invece, si limita a sgranare gli occhi, un leggero acceleramento cardiaco, ma nulla di preoccupante.

Poso lo sguardo su ciascuno di loro, in un certo senso, sono io a sentirmi accerchiato e giudicato, ma come dargli torto. La miglior cosa da fare è ignorare il mio aspetto e comportarmi come se nulla fosse.

Mi avvicino a Michey come se ci fosse solo lui nella stanza.

«Lei come sta?»
«Veicht, forse dovresti cambiarti e... calmarti.» Commenta con un filo di apprensione, ma nei suoi occhi ci leggo tutta la rabbia che prova per me. Sa bene cosa ho fatto, è chiaro a tutti, ed è ovvio che nessuno in questa stanza condivida la mia scelta. Ma le sue preoccupazioni vanno al di là dell'omicidio. So bene che lui stesso, se fosse stato al mio posto, avrebbe fatto la stessa cosa per salvare sua nipote, ma sono certo che ciò che lo preoccupa è il fatto che me ne sono cibato. Per lui è un problema la mia dipendenza, forse più di quanto lo sia per me e non ha bisogno di dirmelo in maniera esplicita.

«Sono calmo, ma ti ho fatto una domanda!»
«Le ho dato due punti di sutura... » interviene Daniel. Mi volto verso di lui, è tranquillo per quanto sia possibile e, non appena capisce di avere tutta la mia attenzione, prosegue:
«Quando l'hanno portata qui era sotto shock. L'abbiamo fatta calmare io e Alanora. Ha voluto farsi una doccia dopo che l'ho visitata e poi le ho chiuso la ferita alla fronte. Fisicamente sta bene. Non ha subito... traumi importanti.»

Annuisco.
«E... il resto?»
«È rimasta a parlare qualche minuto con Ally, poi ha detto di voler rimanere sola...»

Non gli faccio finire la frase e subito arrivo faccia a faccia con la strega.

«Cos'ha detto? Cosa ti ha detto?»

La inveisco, ma Blazej le si para davanti a farle da scudo con il corpo. Un atteggiamento che non passa inosservato a Daniel che alza un sopracciglio. Un'espressione sorpresa eppure gli noto gli angoli della bocca alzarsi, anche se solo per pochi secondi. Alanora, invece, rimane dietro Balzej e suo padre, ben nascosta – o meglio così crede – da me. Lo sguardo basso e impietrito.

«Veicht, calmati subito!» Urla Michey, mentre mi afferra da dietro e mi trascina via. Non oppongo resistenza.

«Sono... vado da lei.»
«No!» Dichiara con fermezza e posa entrambe le mani sulle mie spalle, pronto a trattenermi nel caso corressi al piano superiore.

«Michey, toglimi le mani di dosso prima scaravento fuori da questa cazzo di casa.»

Mi rendo conto di essere troppo agitato, ma qualcosa dentro di me scalpita, è come se sentissi tutto amplificato e accelerato, non riesco a stare fermo.

«Ragazzo, ascolta me.»
Daniel prende di nuovo la parola.

Ragazzo? Fa sul serio? Ho il doppio dei suoi anni.

Mi farebbe sorridere se non fossi in questo stato confusionale. Mi è sempre piaciuto quest'uomo. Infonde calma.
Anche quella sera lo fece... mi aiutò, nonostante tutto...

Si schiarisce la voce e pone le mani avanti per tranquillizzarmi.

«È chiaro che tu abbia, uhm, fatto... qualcosa. E hai bevuto. Sei impresentabile e agitato, la spaventeresti. Fai una doccia, poi la vedrai... più tardi, magari.»

Ci penso e ha ragione. Se Ratri mi vedesse così potrebbe terrorizzarsi e io ho bisogno di avvicinarmi... devo...
«Perché è così importante vederla?» Michey m'interroga.
Quando si parla di sua nipote non ragiona, non capisce che questo non è il momento o forse sì, ma è più forte di lui porre domande.

«Ne ho bisogno. Devo vedere coi miei occhi che sta bene... che quello che ho fatto... che è servito.»
Cazzata. Voglio vederla perché sono preoccupato, perché mi fa bene vederla, perché  è quello che sento di fare... perché non finirà così la serata.

Annuisce anche se poco convinto.

«Molto bene. Datti una ripulita, poi, se è necessario a calmarti, potrai vederla. Ma solo per un tempo limitato. Esigo la tua presenza nel mio studio entro un quarto d'ora. Dobbiamo discorrere del tuo futuro.» Dichiara con un pizzico di stizza in più nell'ultima frase. So già cosa vuole discutere: la mia disintossicazione.

Non sarà una passeggiata...

Nonostante senta tanta rabbia e confusione dentro, lo rassicuro e prometto di tornare di sotto quanto prima.

Salgo le scale a tutta velocità e mi fiondo in camera. Mi spoglio e butto i residui dei vestiti, domani li farò sparire del tutto. Faccio una doccia veloce, ma avendo cura di ripulire tutto il sangue dal corpo. Poi, una volta resomi presentabile, vado da lei.

Indugio fuori dalla porta. Non so in che stato la troverò e non sono sicuro di come iniziare un discorso, ma alla fine, forte del fatto che ho poco tempo,  prendo coraggio e busso. Non mi risponde, perciò decido di entrare senza consenso, in fondo non sarebbe la prima volta. La stanza è immersa nel buio, eppure vedo con chiarezza la sua figura rannicchiata sotto le coperte in posizione fetale.

«Ratri, sono io.»

Non credo di essere rassicurante, ma mk è venuto in mente nulla di meglio. Lei si muove appena. So che è sveglia.

Faccio qualche passo, più rumoroso di quanto io di solito sia.

«Voglio restare sola, va via... ti prego.»

La voce strozzata, ridotta a un filo, mi fa percepire tutta la sua sofferenza, ma non posso e non voglio andarmene. Mi siedo sul letto accanto a lei e accendo l'abatjoure. Lei d'istinto si porta le porte fin sorpa la testa.

«Non guardarmi.»

È straziante sentirla così è non vorrei forzarla, ma ne sono costretto.

«Ratri, per favore, dammi due minuti, me ne vado subito, voglio solo vedere che stai bene.»

Le coperte si sollevano e mi mostra il volto. È arrossato e rigato dalle lacrime, mi distrugge, è come se avessi una trivella nel petto che scava e scava in fondo a un dolore che non credevo avrei mai provato. Nei suoi occhi però ci leggo anche altro, oltre al dolore: astio.

«Bene? Certo... dovrei essere contenta, no? Per qualcuno non sarei stata una perdita di tempo da portare a letto... »

Un colpo basso, inferto con violenza ed è quello che merito. Il tono amaro e la frase infelice, che fa più male a me che a lei, mi fanno desiderare di non essere mai nato. Che cosa devo averle provocato dentro con quelle parole che le ho riservato?

La voce le si rompe di nuovo dal pianto che le si sfoga. Porta le mani al viso e si nasconde, ma non glielo permetto.

«Ratri, perfavore guardami»,
Le prendo le mani e la costringo a mostrarsi. «ti prego guardami.»

Piange e io mi sento uno schifo.

«Voglio che tu sappia che non penso affatto quello che ti ho detto. Tu non saresti uno spreco di tempo, mai, né per il sesso, né per altro... devi... devi credermi.»

I suoi grandi occhi scuri mi osservano intristiti.

«Perché a me. Perché capita tutto a me. I miei genitori... la mia vita distrutta e ora questo... cos'ho che non va?»

È disperata, perciò faccio l'unica cosa logica: l'abbraccio. Passo un braccio dietro la sua schiena e la tengo stretta contro di me. Non mi aspetto che ricambi, anzi, immagino che mi spinga via, tuttavia non lo fa. Si aggrappa alle mie spalle e i deboli singhiozzi si trasformano in un urlo disperato.
Le sue lacrime bagnano la mia camicia, bruciano e feriscono come acido.

Non posso lasciarla così. Vederla in questo stato mi convince ancora di più che quello che sto per fare sia la scelta migliore.

«Bestiolina, tu non hai nulla che non va.» le sussurro all'orecchio, mentre le accarezzo la testa. Rimaniamo così qualche secondo, le do il tempo di tranquillizzarsi e allo stesso modo sono io a prendere tempo, perché ora sento che questo schifo di situazione ci ha legati e non lo saremo mai più.

Mi scosto e le alzo il mento. La guardo negli occhi e le sorrido.

«Bestiolina...»
«Veicht, io... grazie, per avermi salvato la vita.»

Mi concentro:

«Non è mai successo. Sei uscita dal pub per fumare una sigaretta, ti ho seguita e importunata. Abbiamo discusso e sei caduta... ti ho lasciata cadere di proposito e ti sei ferita.»

Sbatte le palpebre più volte, poi, il suo viso cambia espressione, divenendo iracondo.

«Cosa ci fai qui?»
«Volevo vedere quanti punti ti hanno dato per la tua totale mancanza di equilibro. Mai pensato di farti un controllino?»

La schernisco e lei raccoglie la provocazione, salta giù dal letto e mi aggredisce.
«Vaffanculo! È stata colpa tua! Vattene dalla mia stanza o mi metto a urlare.» mi indica la porta, visibilmente arrabbiata.

Tutto come prima, Bestiolina, tutto come deve essere...

«Me ne vado, tranquilla, e comunque... stai già urlando come un'oca.»

Sbuffa, perciò decido di andarmene. Mi chiudo la porta alle spalle. E sorrido delle sue reazioni.

Ora starai bene...

Ed è questo ciò che conta. Fa male, non lo nego affatto, almeno a me stesso. Per un attimo ho vacillato, avrei voluto dirle tutta la verità e avrei voluto essere il suo salvatore, che sapesse cosa ho fatto per lei e quanto io mi senta, ormai, legato.

Ma le cose devono andare nel verso giusto e questa è l'unica via percorribile: io e lei, nemici per natura, nemici per sempre, anche se provo e proverò sempre questi strani sentimenti.

Ciao a tutti, come state?

Eccoci con l'ultima parte del cap 21, ma non ultimissima perché avremo un extra, e già... presto scoprirete di chi.

Allora... quanto vi fa arrabbiare questo capitolo da uno a dieci? XD
Chi di voi non condivide la scelta di Veicht?

Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con un commento e una stellina, noi ci vediamo presto con la parte extra dove scopriremo qualche informazione in più su un personaggio 😉 stay tuned.

Besitosss

Hell♡

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro