Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 19 Eclissi (parte seconda)

⚠️ Il capitolo presenta scene sessuali più o meno esplicite.

RATRI

Il primo istinto è quello di tornare in casa, inseguirlo e chiedergli spiegazioni. Ma cosa potrei domandargli? Perché mi hai baciata o perché se ne sia andato via in quel modo?

Sono la prima a essere confusa, a non sapere per quale motivo mi sia lasciata andare così tanto. Un attimo prima eravamo sul piede di guerra e l'attimo dopo...

Si dice che vi sia un filo sottile tra odio e amore, è forse questo il caso? Non saprei. Per quanto sia un insopportabile stronzo, non ho mai odiato Veicht, è un sentimento che non mi appartiene. Tuttavia, non posso dire la stessa cosa di lui. Non ha mai nascosto la sua insofferenza nei miei confronti. Ed è per questo che non entro, perché lo capisco. Se io sono disorientata, lui lo sarà di sicuro di più. A convincermi ancora di più a lasciar perdere -per ora- è la suoneria del cellulare. Controllo: è Alanora.

Mi maledico. Mi sta aspettando da un bel po'. Non le rispondo, ma mi affrettò, per non dire corro, lungo il vialetto e la raggiungo.

Apro lo sportello e m'inflilo in macchina. Lei alza gli occhi dal telefono e mi fissa con rimprovero. Posa un gomito sul volante e ruota il corpo nella mia direzione.

«Ratri, che cavolo! Possibile che arrivi sempre in ritardo?»
«S-scusa, ho avuto un contrattempo... »

Il suo viso si addolcisce e le sue labbra s'incuravo in un sorriso.
«Ah, ti perdono» dice, mentre gira la chiave e mette in moto, ma la sua curiosità non si placa «Che tipo di contrattempo?»

Esito. Guardo la strada davanti a me e con la mente torno a una manciata di minuti fa. Deglutisco al ricordo.

«Ho baciato Veicht.»  Lo dico in una specie di sibilo sconcertato, come se pronunciare quelle parole ad alta voce rendesse il tutto ancora più surreale.

A rimanere sconvolta, però, è anche Alanora, la quale effettua una brusca frenata che sbalza entrambe in avanti.

«Cazzo! Scusami» Esclama, per poi voltarsi verso di me e posarmi una mano sulla spalla «Stai bene?»
«Tranquilla, eri praticamente ferma.» La rassicuro, ma lei scuote la testa.

«Intendevo per il bacio.»

Come sto? Non lo so. Sono felice che sia successo? Un po'... un bel po'.

Mi stringo nelle spalle e abbozzo un sorriso timido e incerto. La mia amica sgrana gli occhi.

«Oh, Ratri, no!»
«Che c'è?»
«Hai quella faccia!»
«Quale faccia?»

So benissimo a cosa allude, quindi pecco di superficialità mentre pongo la domanda. Ma Alanora non è tipo che molla la presa. Rotea gli occhi e mi punta il dito contro.

«Quella da ebete che viene a noi ragazze quando proviamo qualcosa. Ti prego, dimmi che stai scherzando! Stiamo parlando di Veicht!»

La sua reazione è comprensibile, persino a me sembra incredibile quello che è successo, ma alla fine non comporta nulla.

«Lo so, ma... »
«No, niente "ma", Ratri, rinsavisci, ora!»

Rimango a bocca aperta, senza sapere bene cosa dirle.

«N-non provo dei sentimenti, insomma, è solo successo... E poi non è nulla di importante. Dai, parti!»

Mi agito e le indico la chiave della macchina. Questa conversazione mi innervosisce. Non so cosa provo, è appena successo e non so spiegarlo a me stessa figuguramici se sono in grado di spiegarlo ad Alanora.

Gestiocola scocciata, ma alla fine parte. Tiro un breve sospiro di sollievo, ma in macchina cala il silenzio. So bene che vorrebbe chiedere, parlarne ed è probabile che voglia darmi la sua opinione ancora e ancora.

Accende lo stereo. La sua playlist è piuttosto conforme con i miei gusti, ma non sembra soddisfarla nessuna canzone in quanto, si ostina a cliccare sul pulsante che manda avanti le tracce. Seppur m'innervosisca, non le dico niente, mi limito a fissare fuori dal finestrino la vegetazione che scorre ai miei occhi e che, man mano, lascia spazio alla cittadina.

Alanora parcheggia l'auto e entrambe scendiamo all'unisono. La pizzeria non è lontana, ma si trova nel centro e quindi dobbiamo proseguire a piedi. Aima di sera è ancora più pittoresca. Nonostante sia autunno inoltrato, il fatto che ospiti un'università, contribuisce a renderla attiva anche in questo periodo dell'anno. Non ci sono molti ritrovi, ma quei pochi, brulicano di persone, per lo più studenti. Le piccole e strette vie sono illuminate da lampioni di dimensione modesta, che si adattattano alle proporzioni dei vari edifici e case.

Mentre camminiamo, Alanora, continua a sbuffare. Poiché non voglio rovinare la nostra serata né voglio vederla con il broncio, mi arrendo e riapro l'argomento spinoso.

«Coraggio. Dimmi quello che devi dirmi.»

Sbuffa, si passa una mano fra i lunghi capelli.

«Sono solo preoccupata, Ratri, tutto qui. Veicht... »
«Centra forse... Emma?»

Esito nel pronunciane il nome.

A questo punto, la mia amica, si ferma. Ruota il corpo nella mia direzione e ciò che leggo sul suo viso è la prova che non mi è stato detto tutto.

«Sai di Emma?» Lo stupore le dipinge il viso, e so che avevo detto che non avrei indagato, ma la preoccupazione eccessiva di Alanora è un campanello d'allarme... enorme!

Le spiego in breve ciò che mi è stato raccontato sia dai ragazzi della band che dagli Andrews. Cerco di captare un qualsiasi segnale a ogni parola che pronuncio. Tuttavia Alanora non batte ciglio e alla fine del mio discorso esclama:

«È come dicono gli Andrews!»
Diretta. Rilassa appena le spalle e sospira.

«Non so dirti nulla di più. È una storia... Solo Veicht sa cosa sia successo davvero...»
«E questo che significa?»

Tentenna, si morde il labbro e non riesce a stare ferma. È nervosa e questo non fa altro che alimentarmi curiosità, ma anche paura.

«Che... solo lui sa i motivi che l'hanno portata al suicidio. E, beh, i suoi genitori, presumo. Ha lasciato una lettera da quello che so, ma non è che queste cose vengono rese pubbliche, Ratri. Cosa vuoi che ne sappia io? E poi... »

«Poi?» la incalzo, perché tutta la sua agitazione non mi convince affatto.

«Dovevamo passare una bella serata e tu vuoi parlare di morti. Un episodio successo più di due anni fa, a chi vuoi che importi?»

Alza la voce, troppo e a questo punto scatto anche io.
«A me! A me importa dato che vivo con Veicht!»

Non voglio litigare con lei, ma non può instillare il dubbio e poi non dire nulla di consistente. Cerco di ritrovare la calma, poiché entrambe ci siamo agitate, ma io ho bisogno di capire.

«Al, voglio solo capire. Sono al sicuro dagli Andrews? Voglio dire... Veicht... cosa ti preoccupa esattamente?»

Se lui è coinvolto io devo saperlo, e così decidere di fare la cosa più sensata di tutte: scappare; trovare una scusa e andarmene.

Sbuffa e di nuovo affonda la mano in quella massa rossiccia molto più  disordinata della mia.

«È solo che... Veicht... lo sai, no? È uno stronzo, va a letto con tutte. Ti farà del male!»

Rilascio il respiro. Se è solo questo il problema non c'è nulla di cui preoccuparsi. Poso una mano sulla spalla di Alanora e sono io a tranquillizzare lei.
«Al, c'è stato solo un bacio.»
«Ratri... sta attenta.»

Annuisco in risposta e la invito a proseguire.

So bene che Veicht non è il ragazzo della porta accanto, non è come Blazej per esempio, e so anche che quel bacio è probabile che per lui non significhi nulla.

Eppure...

Quell'intensità, quel trasporto emotivo era troppo forte, non è possibile che fosse unilaterale. C'era qualcosa nei suoi occhi, un'idefinibile e indecifrabile emozione. Un cocktail letale di paura e desiderio, esattamente ciò che lui provoca a me, l'ho rivisto nel suo sguardo quando ha interrotto il bacio.

Ma di cosa dovrebbe essere spaventato lui?

Guardo l'ora sul display del telefono: le tre e mezza del mattino. Sbuffo infastidita, ma la sete ha prosciugato la mia gola e devo per forza alzarmi e prendere un bicchiere d'acqua.

Deve essere stata la pizza...

Non ricordo bene, tuttavia sono certa di non aver mangiato molto o di non aver idratato a sufficienza il mio corpo. A dirla tutta non ricordo molto della serata con Alanora...

Non mi pongo ulteriori domande, è notte fonda e mi sono appena svegliata. Mi tornerà tutto in mente non appena il mio cervello avrà deciso di accendersi del tutto.

Con una certa fretta, esco dalla camera e scendo giù per le scale, senza preoccuparmi troppo del buio che di solito m'inquieta. Il mio bisogno di dissetarmi è maggiore delle mie suggestioni.

Arrivo in cucina, il frigo è un'oasi nel deserto dove al suo interno c'è l'acqua.

Questa arsura è insopportabile... e strana...

Non credo di aver mai provato una sete simile.

Quando, finalmente, l'acqua bagna le mie labbra e scende lungo la gola, mi sento soddisfatta e appagata.

Rimetto la bottiglia al suo posto, ma qualcosa m'impedisce di muovermi. Una sensazione sulla pelle.

Quella strana sensazione sulla pelle...

Così intensa questa volta e diversa. Come se sapessi con estrema certezza chi c'è dietro di me.

L'aria è di nuovo carica di quella strana elettricità, il mio corpo in tensione ne brama il tocco. Chiama il suo corpo in una silenziosa richiesta. Come se la mia energia cercasse di comunicare con lui.

È impercettibile, ma fa un passo, lo sento e il suo respiro sul mio collo ne è la prova. Trattengo il fiato perché so che tradirebbe le mie emozioni. Affannato, darebbe una soddisfazione troppo grande a colui che ora, con estrema lentezza, scosta i miei capelli. Il battito accelera e la pelle reagisce al tocco di quelle dita così fredde che, al solo sfiorarmi, annullano le mie difese.

Non ha più importanza se prova soddisfazione, adesso sono io a vacillare, perché le sue maledette labbra, quelle che qualche ora fa hanno disoccultato il mio desiderio, ora sono sull'incavo del mio collo. Lente, vi depositano un bacio umido, per poi salire fino all'orecchio.

«Voltati!»

È un ordine melodioso, docile, come mai è stato il suo tono prima d'ora. Chiudo gli occhi, butto fuori l'aria e, preso coraggio, assecondo la sua richiesta.

Incontro i suoi occhi. Ancora non mi spiego come facciano ad essere così luminosi al buio. M'incantano. Sono il raggio verde all'orizzonte di un mare impetuoso e innavigabile per me.

Le nostre labbra si sfiorano, tuttavia, nessuno dei due da inizio a un bacio. Solo le sue mani si muovono. Raggiungono i miei fianchi e, morbide, li stringono. Vengo attraversata da brividi piacevoli che m'inducono uno spasmo quando, con un gesto improvviso, Veicht aumenta la presa e mi tira verso di sé. Continua a guardarmi, è serio, ma il suo viso è rilassato, a suo agio in ogni gesto che compie, mentre io sono un concentrato di fuoco e tensione.

«C-che cosa vuoi, Veicht?» La mia voce suona incerta, flebile e vacilla come la mia volontà, che forse nemmeno esiste più, oppure sono io non sapere più cosa voglio.

Sì che lo so: voglio lui.

Ammetterlo, però, è impossibile.

Rimane zitto per un istante, durante il quale muove le mani dai miei fianchi e le fa salire lungo la schiena. Mi tiene ferma, intrappolata in quella gabbia di passione che sono le sue braccia.

Il suo sguardo si fa più cupo, intenso, la sua bocca è un soffio dalla mia.

«Finire quello che ho iniziato!»

Non mi da il tempo di emettere nemmeno un respiro che è già padrone di ciò che mi appartiene: le mie labbra, la mia razionalità e tutto il mio corpo.

Ricambio il bacio con la stessa veemenza, abbandonata ormai alle richieste dei miei desideri. Le lingue si incontrano di nuovo e ciò che si era concluso qualche ora fa, adesso, riprende vita, ma in maniera più intensa.

Mi solleva da terra con facilità, e avvolgo le gambe intorno alla sua vita. Cammina fino a che non mi posa sul tavolo in sala da pranzo, dove il nostro bacio si accentua. Tiro, con dolcezza, i suoi capelli nel tentativo di dimostrargli la brama che ho nei suoi confronti. L'urgenza da parte di entrambi è forte, così tanto, da far scattare in lui qualcosa. Afferra la mia camicia da notte dal colletto e con un gesto netto, la strappa da cima a fondo.

Nuda, ed esposta al suo sguardo, la timidezza prende il sopravvento e per istinto vorrei coprirmi il seno. Veicht, però, mi prende le mani prima che queste possano raggiungere la meta e le immobilizza dietro la mia schiena.

«Non coprirti!»

Annuisco e un sorriso predatorio si affaccia sul suo viso. Avvicina la bocca a un seno, mi guarda come a volesse permesso, tuttavia non lo attende. Avvolge le labbra intorno al capezzolo e, con la complicità della lingua, mi provoca piacere succhiando via ogni barriera.

Non voglio nemmeno provare a resistergli. Infatti, quando mi libera le mani, le poso sul tavolo per tenermi in equilibrio. Inarco la schiena esponendo ancora di più il petto ed è a quel punto, che fa scivolare una mano lungo il mio ventre. Sfiora con i polpastrelli la pelle e, io, tremo al pensiero di ciò che sta per fare.

Stacca la bocca dal seno che, inumidito, reagisce a contatto con l'aria.

Avvicina il viso al mio, mentre con le dita accarezza e strofina la mia intimità. Mi aggrappo alle sue spalle e mi muovo contro la sua mano per invitarlo a proseguire. Non indugia oltre, mi bacia di nuovo e, nello stesso istante, le sue dita entrano dentro di me in un gesto deciso. Gemo nella sua bocca e questo gli reca soddisfazione che esplicita in un ghigno contro le mie labbra. Sincronizza i movimenti al ritmo del mio respiro sempre più affannoso.

Non riesco a trattenere la voce, nonostante sappia che non siamo soli in casa, è più forte di me, ho la necessità di esprimere ciò che mi provoca. L'orgasmo è vicino, lo sento, perciò rilasso i muscoli del corpo e mi preparo a questa esplosione di piacere.

Ma, all'improvviso, le sue dita abbandonano il mio corpo e lui fa un passo indietro.

Accaldata e confusa lo osservo.

«P-perché ti sei fermato? Io... »
«Mi dispiace, bestiolina» m'interrompe, poi guarda le sue dita bagnate dai miei umori e sorride.

«Non sai quanto vorrei che tutto questo fosse reale.»

Spalanco gli occhi, il buio della camera da letto mi assale, ma accedo nell'immediato la abat-jour. Mi guardo e la mia camicia da notte è intatta.

Ho sognato tutto.

Eppure sembrava così reale...

Tanto reale da avermi lasciato le sensazioni addosso. Il battito accelerato e il corpo accaldato. Mi alzo dal letto e corro in bagno, dove lo specchio riflette i miei pensieri.

Rossa per l'imbarazzo, apro il rubinetto e getto sul viso acqua fredda.

Le emozioni che ho provato, però, mi tornano alla mente con impetuosa prepotenza. Il sapore delle labbra di Veicht, le sue mani su di me e ciò che mi hanno provocato, le percepisco ancora sulla pelle.

Un semplice bacio è riuscito a parlare al mio subconscio e lo ha portato a rivelare il desiderio che provo nei confronti di Veicht.

Quindi è questo ciò che voglio davvero?

Mi chiedo come farò a guardarlo in faccia domani. Già il bacio inaspettato ha creato inibizione da parte mia. Non so come affrontare il discorso, sempre che ci sia qualcosa di cui parlare, ma questo sogno e quello che provo mi crea confusione e inibizione.

Chissà se anche lui si sta chiedendo le stesse cose.

Ciao a tutti, come state?

Questo capitolo è stato un po' complicato da sistemare.

Io spero che vi sia piaciuto. Non dico molto perché parla da solo xD

Vi anticipo che i prossimi saranno un po' difficili per me da scrivere, vi chiedo di avere pazienza.

Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con un commento e una stellina, noi ci vediamo prestissimo con il prossimo capitolo che sarà dal punto di vista di Veicht e finalmente sapremo il suo pensiero su quanto successo xD.

Io vi mando un besito 😘

Hell♡

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro