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Capitolo 17 Sola, ma non troppo.

RATRI

È da qualche giorno che in casa sono del tutto sola. Una mattina sul tavolo della sala da pranzo ho trovato un biglietto scritto da Michey.

"Ratri, cara. Ci assenteremo per qualche giorno. Questioni famigliari, a presto."

È quasi passata una settimana, ma degli Andrews nemmeno l'ombra. Rimanere da sola in questa enorme casa, ammetto che all'inizio non mi faceva stare tranquilla. Credo di aver controllato di aver chiuso porte e finestre la sera, almeno una decina di volte prima di andare a dormire. E in tutta onestà, ancora non mi sono abituata.

La casa è sempre immersa nel silenzio, ogni spiffero o minimo rumore, a causa della solitudine, assumono subito una connotazione sinistra. Sono di facile suggestione, ma la verità è che odio rimanere da sola in casa, specie se questa è una villa vittoriana di quelle che di notte mettono i brividi.

Che poi mi sono sempre chiesta cosa ci faccia una villa in questo stile architettonico in un'isola greca come Neazoi. L'ipotesi più plausibile è che qualche eccentrico l'abbia fatta costruire e che, in seguito, gli Andrews l'abbiano acquistata. Però se penso alla parola eccentrico, penso anche a Michey. L'aria da nobil uomo d'altri tempi lo contraddistingue, il suo vestiario, poi, ne accentua l'aura regale. Quindi potrei anche pensare che, data l'enorme fortuna che sembrano possedere gli Andrews, potrebbe essere un capriccio del più grande tra i fratelli questa casa, ma le mie sono solo illazioni.

In questo mese passato insieme a loro di stranezze ne ho notate parecchie, come ad esempio che non mangino mai insieme a me, oppure che delle loro camere se ne occupino loro. Non che mi dispiaccia, è tutto lavoro in meno per me e meno fatica, dato che la casa è immensa, ma spesso ho avuto l'impressione che proprio non volessero che ci mettessi piede. In questi giorni di solitudine la mia curiosità ha avuto la meglio, ma purtroppo tutte e tre le camere dei ragazzi erano state chiuse a chiave. Il che è strano.

Certo, forse non vogliono che io invada la loro privacy, eppure qualcosa mi dice che c'è di più. Questo tarlo nella testa non se ne va e più noto cose strane o poco chiare più questo si accentua.

Come l'eccessiva invadenza di Michey nel dirmi chi dovrei o non dovrei frequentare.

Alanora...

Non posso fare a meno di pensare a lei. Mi sono comportata malissimo nei suoi confronti. L'ho aggredita a causa del nervoso, mentre lei voleva solo farmi una domanda.

Che mi costava tranquillizzarla?

Nulla, proprio nulla. Purtroppo, però, quando sono in preda alla rabbia o al nervoso non ragiono, agisco di getto e questo porta spesso a conseguenze spiacevoli. Sbuffo contro me stessa, maledecindo la mia impulsività.

Prendo il telefono e spero con tutto il cuore che Alanora sia più intelligente e comprensiva di quanto la sia stata io. Le mando un  messaggio di scuse. Un papiro per meglio dire, ma è dovuto. Ho sbagliato e almeno devo provare a risolvere.

Risponde poco dopo, cosa che non mi aspettavo. Dal messaggio non capisco se sia arrabbiata o meno con me, cosa che non biasimerei, dice solo che va tutto bene. Io però non sono soddisfatta, perciò faccio un secondo tentativo e questa volta la invito qui. Le racconto di essere sola e che mi piacerebbe parlare a quattrocchi e passare del tempo insieme a lei. Aspetto con pazienza la sua risposta che tarda ad arrivare, nel frattempo mi torturo le unghie con i denti. Quando arriva la notifica, sono lieta di leggere che accetta il mio invito e che entro una mezz'ora sarà qui.

Sento il cuore più leggero. Mi sono sentita così in colpa nei suoi confronti che avere la possibilità di chiarire e chiedere scusa mi rende felice. Lei è sempre stata gentile con me fin dal primo giorno, e io invece mi sono comportata...

Da stronza, Ratri, da stronza!

Sospiro, tuttavia sorrido perché tra poco verrà qui, ma nel frattempo esco a fumare una sigaretta. I confronti, anche se necessari, mi rendono sempre un po' nervosa.

...

Quando Alanora fa il suo ingresso nel vialetto, io vado ad aprire il portone e la aspetto sulla soglia. Scende dall'auto e si guarda intorno, mentre sale le scale noto un certo nervosismo che si amplifica quando arriva davanti a me.

Capisco che sia arrabbiata, merito il suo sguardo dubbioso.

Le rivolgo un debole sorriso e la invito a entrare, ma è ancora reticente e continua a guardarsi intorno, poi si sporge con il corpo dentro casa, come a voler scrutare qualcosa. In un attimo capisco.

«Non ci sono.» La informo e lei subito si tranquillizza. L'ombra di preoccupazione che aveva sul viso scompare e lascia il posto a un sorriso sollevato. Mi supera ed entra.

«Wow, questa casa è uno spettacolo.» Esclama, mentre alza gli occhi al soffitto e fa un giro su sé stessa. Immagino non sia mai venuta qui prima d'ora.
«Al, ehm, dovrei parlarti.» Le faccio segno di seguirmi. Annuisce e la conduco in sala da pranzo. Prima di intavolare una conversazione, preparo un caffè a entrambe. Sospiro più volte per trovare le parole giuste.

«Mi dispiace per come ti ho risposto la sera della mostra, ero solo molto nervosa, ma Al, sul serio tra me e Blazej non c'è proprio nulla.»

Non voglio che rimangano ombre o dubbi tra di noi, perciò ci tengo a ribadire il concetto.

«Scuse accettate, capita a tutti di essere un po' nervosetti. E non preoccuparti, ho ricevuto una serie di suggerimenti e un aiutino per quel che riguarda Blazej.»

Sono felice di sentirglielo dire. Questo, però, accende la mia curiosità. Prendo la caffettiera e verso il contenuto nelle tazzine una delle quali, poi, la passo alla mia amica.

«Uhm, e come hai ottenuto queste informazioni?»

«Questa è la cosa più surreale... mi ha aiutato Veicht, beh, mi ha dato il suo numero almeno.»

In effetti sono piuttosto sorpresa di questo suo altruismo. Eppure, ripensando alla mostra e all'iper protezione che Veicht ha mostrato nei confronti di suo fratello, forse non dovrei esserne così sconvolta.

«No, lui... ehm... a suo fratello vuole bene.» Rispondo senza pensarci troppo. Dopodiché scuoto la testa e sorrido alla mia amica.
«E allora? Cosa vi siete detti?»

Lei raddrizza la schiena e tesa come una corda di violino risponde con un leggero rossore sulle guance:

«N-nulla, insomma, n-non... non gli ho scritto, sai, ehm... non lo voglio disturbare.»

Adesso sono io spalancare occhi e bocca. Ha la possibilità di sentirlo per messaggio, di chiarire qualsiasi cosa sia successa fra loro, eppure non lo fa.

«Devi! Sempre che tu ci tenga, ovvio, ma avevo capito che lui fosse importante per te.»

«Lo è!» Afferama con prontezza.

«E allora? Forza, scrivigli un bel messaggio. Uno di quelli lunghi, nel quale ti scusi e spieghi le tue motivazioni.»

Annuisce anche se poco convinta. Sono curiosa. Non voglio invadere la sua privacy, tuttavia mi chiedo che cos'abbia detto o fatto di tanto spiacevole da offendere Blazej, tanto da fare in modo che lui a malapena le rivolga la parola. È sensibile, pure troppo per quel che mi riguarda, ma è un tipo comprensivo, quindi la mia amica deve avere esagerato.

La vedo concentrata che batte sulla tastiera del telefono. Sorrido, sono contenta di averla convinta. Dopo qualche minuto spegne lo schermo e quasi lo lancia sul tavolo. Ha le mani che tremano, la trovo buffa.

Hai una cotta bella e buona, amica mia!

«Allora ti senti meglio ora che hai scritto tutto?»

«Sì, cioè no... ahhh, gli ho scritto solo "ehi".»

Tre minuti di orologio a scrivere compulsiva e gli ha scritto solo "ehi"? Sono allibita.

«Ma... come?»
«Oh, senti, la palla ora è in mano a lui. Intanto vediamo se mi risponde.»

Roteo gli occhi per la sua mancanza di coraggio e incrocio le braccia al petto.

«Alanora, sei una codarda.» La rimprovero, delusa, in parte, dal suo comportamento. La capisco, ha paura, ma è meglio chiarirle le incomprensioni prima che diventino muri insormontabili.

«Ratri, io... preferisco procedere un passo alla volta. Avergli scritto è già un passo da parte mia. Ora tocca a lui e se non risponde, beh, vuol dire che non gli interessa.»

«Ma se tu gli avessi detto tutto, magari aveva più chiare le tue intenzioni.»

«Ok, ho paura dei confronti, contenta?»

Sbuffa, poi posa i gomiti sul tavolo e si prende la testa tra le mani. Cerco di darle il mio supporto e confortarla, ma deve reagire se a quel ragazzo ci tiene.

«Anche io Al, ma se ho affrontato Veicht, tu puoi affrontare Blazej.»

Alza la testa di scatto e mi guarda con un misto di incredulità e curiosità che subito mi fa pentire di averne parlato.

«Davvero? E che ti ha detto?»

Lo sapevo che dovevo stare zitta. Non mi va di ripercorrere la nostra conversazione, anche perché alcune cose di cui mi ha accusato non sono vere e altre senza alcun fondamento.

«Nulla, a parte il fatto che non mi sopporta. Ha una visione distorta di me e non riesco a fargli cambiare idea. Comunque non cambiare focus.» Taglio corto e riporto l'attenzione sul discorso che riguarda lei e Blazej.

«Ti prometto che se risponde gli dico tutto.»

Spero che risponda e spero che lei tenga fede alla promessa, non per me, ma per sé stessa.

Nel frattempo che aspettiamo un miracoloso messaggio da Blazej, finiamo i nostri caffè e chiacchieriamo del più e del meno, fino a quando Alanora tocca un argomento che mi mette a disagio.

«Dì un po', ma tu avevi qualcuno prima?»

Rabbrividisco al pensiero della mia ultima esperienza amorosa. Non è stata piacevole, e non si poteva certo definire una relazione seria. Usata come uno straccio e poi rimessa in un cassetto pronta per essere riutilizzata all'occorrenza, direi che è la definizione più corretta.

Scuoto la testa e prego affinché Alanora non mi faccia altre domande.

«Brutta storia?» Domanda cauta.

Ovvio che ne avrebbe fatte altre, ormai dovrei conoscerla un minimo. Mi mordo le labbra e sospiro. Tanto vale raccontare a grandi linee.

«Già, brutta. Non ero, ehm... la prima scelta, anzi, non ero proprio nemmeno un'opzione. Ero una fra le tante.»
«Però tu eri innamorata?»

Ci penso, come ci ho pensato varie volte. Infatuata la ero di sicuro, ma questa persona non ha mai fatto nulla per me. Nulla che mi permettesse di dire che ci teneva, quindi perché avrei dovuto innamorarmi?

Eppure ero cotta...

«Diciamo di sì, non lo so, è complicato. Ma i miei sentimenti, quali che fossero, non erano corrisposti, perciò...»
«È pur sempre amore, beh, lo era da parte tua almeno. Se ti avesse dimostrato qualcosa non avresti quella faccia. Tu eri pronta lui era... beh uno stronzo di sicuro, ma tu non hai nulla che non va.»

Eppure se ci penso mi sento così stupida. Scaccio i pensieri, mi sforzo di sorridere e non pensare a quel brutto capitolo della mia vita, non ho voglia di spiegare tutta la storia ad Alanora. Non era amore, l' amore vero intendo è anteporre il bene dell'altra persona al tuo. Pazienza, rispetto, fiducia sono le parole chiave il resto è un mattone dopo l'altro.

Per fortuna poco dopo il suo telefono vibra. Sussultiamo entrambe al suono della notifica.

«Oddio che faccio?» mi chiede mentre controlla lo schermo.
«È lui, è lui.» Esclama quasi in preda al panico. Io rido nel vederla così, ma cerco comunque di tranquillizzarla.

«Respira Al, guarda cos'ha scritto, vediamo se è ben disposto a parlare.»

Mi mostra il messaggio, anche lui ha risposto con un "Ehi". Che Blazej non fosse di molte parole lo sapevo, ma Alanora di solito è un vulcano di parole, perciò deve imbracciare il coraggio e tirare fuori sé stessa, questa versione impanicata e intimidita non le si addice.

«Senti se ti piace "Ciao, ti ho cercato circa la nostra situazione, ho bisogno di parlare e chiarire"»

È orribile questo messaggio. Non ci siamo proprio. Prendo il telefono dalle mani di Alanora la quale protesta, ma la zittisco con un gesto della mano. Digito sulla tastiera qualcosa di più consono e poi lo invio senza chiedere il permesso alla mia amica, solo in seguito le mostro la chat.

«Ciao Bì, so che il nostro rapporto si è raffreddato e sono consapevole che sia per colpa mia. Vorrei mi dessi la possibilità di rimediare, di scusarmi faccia a faccia, perfavore... ci tengo.» Legge a voce alta e sorride.

Impara, sciocchina!

A risolvere i problemi degli altri sono una vera maga, è per quel che riguarda i miei che sono una vera frana.

«Se ti dice di no è un vero cogl...»

La mia frase viene interrotta dal suono della notifica e dal conseguente urlo di Alanora che, in preda all'euforia, esclama:

«Ha detto di sì.»

A questo punto si alza in piedi, fa il giro del tavolo e butta le braccia al collo. La sua allegria è contagiosa anche per una come me che non ama gli abbracci. Tuttavia lei è così solare ed energica quando è felice che è impossibile non lasciarsi andare, perciò ricambio la sua stretta. Quando scioglie l'abbraccio riporta gli occhi sul cellulare.

«Mi ha dato appuntamento per questa sera.»

Questa sera? Questo significa che stanno per tornare e io purtroppo non ho finito di curiosare in giro. Devo sbrigarmi.

«Allora devi tornare a casa e prepararti!»

Cerco di mantenere un tono incoraggiante e radioso, spero che non si senta la fretta di liberarmi di lei. Mi sento in colpa, ma con Alanora qui non posso fare nulla. La mia amica, per fortuna, concorda con me, questo mi alleggerisce un poco la coscienza. Ci salutiamo, come ovvio che sia le ho detto che domani deve raccontarmi tutti i dettagli. E incrocio le dita per lei. Sono così belli insieme quei due, se solo si decidessero di fare un passo in più uno verso l'altra. Beh, si parleranno, chiariranno ed è già qualcosa.


Ciao a tutti come state?

Speravo di fare un capitolo senza spezzarlo ma è impossibile, veniva troppo lungo.

Io spero che questo capitolo via sia piaciuto con le due ragazze messe un po'a confronto nel vedere la diversità di carattere nelle situazioni.

Ci vediamo presto con la seconda parte e vi anticipo già che ci sarà un "extra".

Besitossss 😘

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