Capitolo 15 Relazionarsi
VEICHT
Oggi per me è una splendida giornata. Non che le precedenti non lo siano state, anzi, devo ammettere di essermi divertito e anche parecchio. Il momento che più di tutti definirei di massima euforia, è stato quando sono entrato nella testolina di Ratri.
Dio quanto ho amato spaventarla a morte. Sentivo la sua paura come fosse reale, come se fosse sveglia.
E il ferro da stiro? Un colpo da maestro, ma mai come il dipinto in camera di Blazej raffigurante la bestiolina con la gola aperta da parte a parte. Macabro e, allo stesso tempo, un particolare perfetto per la situazione.
Devo ammettere che a volte mi sorprendo di me stesso. È Incredibile quello che riesco a fare e come riesco a rendere il tutto veritiero. Saranno tutti gli horror o thriller psicologici che ho letto in questi anni ad avermi ispirato, non lo so, fatto sta che ho ottenuto quello che volevo. Minacciarla da sveglia e poi realizzare le sue più grandi paure nel sonno.
Che Ratri se ne vada ormai è un'utopia, almeno finché non le diremo la verità. Tuttavia non ho alcuna intenzione di aspettare quel momento, perciò passerò direttamente al piano B: farla impazzire.
Ma certo!
Una pazza da rinchiudere, questo è ciò che la renderò.
Sorrido fra me e me, mentre scendo le scale, soddisfatto per aver trovato un nuovo modo di passare le nottate.
Raggiungo lo studio di Michey dove lui mi attende. Come ho detto questa per me è una splendida mattinata.
Mi avvicino alla scrivania dov'è seduto; ha lo sguardo perso davanti a sé. Non credo nemmeno si sia accorto della mia presenza.
Sorridente e raggiante, consapevole di quello che sto per ricevere, batto tre volte il palmo della mano contro la superficie in mogano, proprio sotto la figura di mio fratello, in modo da destarlo dalla questa specie di trance.
«Fratello, sono qui per riscuotere.»
Michey, conscio ormai della mia presenza, muove solo gli occhi nella mi direzione, ma mantiene il corpo rigido e immobile come una statua di sale. Mi fissa con intensità, poi mi rivolge una smorfia di fastidio e, in fine, ruota tutto il corpo nella mia direzione.
«Quante volte ti ho detto di non disturbarmi mentre sto riflettendo?»
Alzo gli occhi al cielo. So che quando entra in questo stato di totale assenza dalla realtà è perché ha qualche pensiero di troppo in testa, ma non mi interessa voglio la mia dose.
«Sono qui per un motivo o non ti avrei disturbato.»
Annuisce infastidito. Si alza, va ad aprire un sportello nella sua libreria e ne tira fuori una bottiglietta da mezzo litro colma di sangue. Sento già la bocca riempirsi di saliva e, alla sola vista del mio liquido preferito, i miei occhi cambiano colore e vanno a eguagliare l'intenso rosso che contraddistingue il sangue.
Non appena me la porge sorrido, tolgo il tappo e consumo il mio pasto in pochi secondi. Passo la lingua sui denti in modo da togliere eventuali residui ematici. Michey, nel frattempo, mi fissa silente in attesa che io me ne vada. Peccato che ormai la mia corista sia stata stuzzicata e non me ne andrò finché non avrà vuotato il sacco.
«Sei nervoso fratello?» Chiedo compiaciuto. Non so perchè , ma saperlo inquieto mi procura una certa soddisfazione.
«Ho qualche preoccupazione e volevo vederci chiaro. Ora, se vuoi scusarmi, devo...»
«Quali preoccupazioni?»
Sa bene che se voglio sapere qualcosa non mollerò la presa finché non avrò nutrito la mia sete di conoscenza. Perciò, conscio del fatto che non lo lascerò in pace, sospira e inizia a giocherellare con l'anello più vistoso che ha. Il gioiello in questione è quello che appartiene alla sua famiglia da tempo immemore; una volta mi raccontò di averlo ricevuto in dono da suo padre al compimento dei ventuno anni, quindi si parla di circa quattro secoli e mezzo fa. Non è mi è quindi difficile immaginare chi sia l'oggetto delle sue preoccupazioni, ma voglio sentirlo uscire dalla sua bocca.
«Ratri.»
Ma non mi dire...
Cerco di trattenermi dal roteare gli occhi, al contrario alzo un sopracciglio. Michey coglie il mio gesto con una richiesta a proseguire il suo discorso, quindi annuisce e continua nell'esternazione di queste sue preoccupazioni.
Magari è rinsavito e si è accorto di aver fatto una grossa stronzata a portarla qua.
«Sono combattuto. Ho paura di aver parlato troppo la sera della mostra. Ho insinuato che potesse provare dei sentimenti per Blazej e... ha reagito in malo modo. Devo stare più attento ed essere meno invadente.»
No, non è affatto rinsavito, anzi, sembra fin troppo interessato alle questioni personali di Ratri. Questo mi fa sorgere un dubbio... Non mi trattengo e do voce ai miei pensieri.
«Oh, oh, vecchio mio, sei geloso?»
Lo osservo con una sorrisetto perverso, ma il mio tono canzonatorio lo fa scattare.
«Non dire assurdità, io non... vorrei solo che non si creassero situazioni spiacevoli.»
Alzo gli occhi al cielo, spesso dimentico che non ha un briciolo di senso dell'umorismo. Tuttavia i miei dubbi sono leciti, anzi, sono sicuro di aver fatto centro con le mie insinuazioni, perciò lo provoco ancora.
«Il giusto Michey, ma chissà quanto giusto... »
«Se hai qualcosa da dire fallo e basta. Detesto le allusioni, specie se queste prevedono del sarcasmo recondito.»
Mi risponde tanto piccato che pare voglia trafiggermi con le parole. Vuole che io sia diretto? Molto bene, lo sarò. Alzo le spalle, come a voler dire "lo hai voluto tu".
«Dimmi, Michey, non è che sei tu ad avere delle mire su Ratri? È per questo che la proteggi? Vuoi farne la "tua sposa"?»
Alla mia domanda, posta con un tono infastidito che non mi spiego, sbarra occhi e bocca, le bracca gli cadono lungo i fianchi. Sconvolto e interdetto ci mette qualche secondo di troppo per riprendersi. Alla fine scuote la testa come se dalla mia bocca fosse uscita un'eresia, e il suo pomo di Adamo compie un rapido spostamento verso l'alto.
«Ma cosa diamine ti viene in mente,Veicht. Cielo, no!»
«Eppure, così sembra. Pare che tu abbia una sorta di gelosia.»
Non intendo arrendermi. Sono convinto ci sia qualcosa sotto, qualcosa che ignoro e che Michey mi tiene nascosto di proposito. Questo mi porta a pensare è convincermi ancora di più che il suo interesse per Ratri vada ben oltre la semplice discendenza, o riguardi solo le capacità magiche della ragazza. Certo, so che Michey preferirebbe che questa ragazza avesse fiducia in noi quando l'inevitabile momento della verità arriverà, cosa che non condivido, tuttavia si è dimostrato più volte poco razionale e lucido quando si tratta della bestiolina.
«Come te lo devo far intendere che lei fa parte della mia famiglia. In tanti secoli ho protetto tutti i membri della mia discendenza e Ratri è una di questi. Discorso chiuso.»
Mi volta le spalle convinto che questo basti per mettermi a tacere, eppure lo sa che questo non fa altro che farmi innervosire, e l'idea che ci sia dell'altro non mi abbandona.
Troppe cose strane...
Perché portarla qui, metterci tutti in pericolo per cosa? Per una ragazza che con lui non ha quasi nulla a che fare?
No! Qualcosa non torna...
Per una volta decido di utilizzare un approccio meno incisivo. Forse è l'unico modo che ho per farmi dire tutta la verità.
«Avevamo deciso di darla via» gli dico d'un tratto. Lui, colto alla sprovvista, si volta, mi fulmina con i suoi occhi cinerei, ma poco m'importa, ho di nuovo la sua attenzione, perciò proseguo.
«avevamo concordato, tutti insieme, che se ne sarebbe rimasta lontana da tutti noi, te compreso e che nessuno l'avrebbe mai cercata. Era al sicuro perché nessuno sapeva o avrebbe mai saputo chi era davvero.»
Non mi risponde. Nonostante sia di nuovo rivolto verso di me, non esce un sola parola dalla sua bocca. Stringo i pugni e la calma mi abbandona, gli vomito addosso tutto quello che penso.
«Il tuo egoismo è non lo comprendo, metti in pericolo noi e sì, metti in pericolo anche lei. Se qualcuno lo venisse a sapere... uno dei principi magari... »
«Alex ha la situazione sottocontrollo.»
Nomina nostro padre.
Non lo vediamo da quella fatidica notte in cui abbiamo salvato Ratri...
Scuoto la testa. Se pensa che basti questa spiegazione priva di contenuto a farmi stare tranquillo, si sbaglia di grosso.
«Alex non è onnipotente e ci ha già aiutati. Sono certo che non metterà in pericolo la sua preziosa corona per noi un'altra volta..»
È così, se gli altri quattro principi scoprissero quello che ha fatto, non ci penserebbero due volte ad additarlo come traditore. Ratri è un pericolo per tutti, non solo per noi tre.
«Alex è dalla nostra parte e lo sarà sempre. Ci ha creati lui, siamo suoi figli ed è suo compito proteggerci.»
Non ne sono convinto. Alexander è uno dei principi, i primi vampiri che siano mai esistiti e dubito che rischierebbe di farsi imprigionare, perdere il controllo sull'intero continente e farsi destituire. Sì, è vero, in passato ha rischiato, ma questo non significa che lo farà di nuovo, non ora che Ratri è un'adulta, ovvero un potenziale pericolo.
«Dimmi una cosa, Michey, il nostro caro paparino lo sa che Ratri è qui?»
Distoglie lo sguardo e questo mi fa intendere che la risposta è negativa. Scuoto la testa e sospiro.
«Sai che non approverebbe, vero?»
Alza lo sguardo su di me, apre la bocca per dire qualcosa, ma alla fine ci ripensa e rimane zitto.
Il suo volto è l'emblema della tristezza in questo momento: la bocca è una fessura e gli angoli interni delle sopracciglia donano al suo viso un'espressione di puro struggimento. Mi chiedo cosa ne sia davvero la causa.
Cosa mi nascondi, fratello...
Si passa una mano sul volto, come a voler scacciare ogni pensiero che lo tormenta. Vorrei interrogarlo ancora, torchiarlo fino a fargli dire tutto quello che gli passa per la testa. Invidio il suo potere più che mai, ora. Tuttavia, prima che io possa anche solo formulare una frase nella mia testa, e lui a prendere parola.
«Ora, ho altri pensieri in testa. Ratri non è la mia unica preoccupazione.»
«Cos'altro ti turba?»
Sospira alla mia domanda e si porta a sedere sulla poltrona, per poi poggiare il mento sul pugno.
«Nostro fratello.» Mi risponde con un nuovo sospiro.
Dal canto mio credevo si riferisse a me, sono abituato ad essere considerato un problema o una preoccupazione. Lo guardo in cerca di una risposta e Michey con la sua solita calma mi spiega cosa intende.
«Non sono stupido, e se con Ratri forse avevo male, lo sguardo che Blazej aveva quando Alanora se ne è andata, quello... quello era inequivocabile.»
Lo abbiamo visto tutti quello sguardo. Non nego che per un attimo mi sono sentito davvero dispiaciuto per lui. Ma se penso a chi sono rivolti i suoi sentimenti, mi innervosisco.
«Già, Alanora, quella grandissima... »
«La figlia del mio migliore amico. Non oso immaginare come possa prenderla Daniel e d'altra parte io non sono sicuro che questa situazione sia sostenibile.»
Michey parla, come se io non fossi lì. Infatti non mi guarda, osserva un punto non ben definito avanti a se ed è come se il flusso dei suoi pensieri uscisse dalla sua bocca senza controllo. Come se parlasse a sé stesso.
Sono io che lo riporto con veemenza alla realtà.
«Situazione? Definisci una cottarella situazione?»
Esprimo il mio nervosismo con una risata. Insomma, è solo un'infatuazione, non è nulla di serio. Non è successo nulla tra i due, tant'è che, a quel che ho potuto vedere, nemmeno si guardano in faccia. Mi chiedo che cosa sia successo. L'ultima volta che li ho visti insieme avevano l'una con l'altro quel timido approccio tipico dei primi amori adolescenziali. Se fosse un sentimentale, direi che facevano quasi tenerezza tanto erano goffi. Adesso invece sembrano entrambi feriti e dubito che il problema sia solo Ratri. La bestiolina è una stronza insensibile questo è appurato, ma Blazej, quando siamo entrati nel locale quella sera e ha visto Alanora, aveva uno sguardo malinconico. Ergo, mi sono perso un passaggio.
Michey interrompe il flusso dei miei pensieri con una frase piuttosto fastidiosa per i miei canoni.
«Potrebbe diventare qualcosa di più importante e, in quel caso, le problematiche si triplicherebbero.»
Sbuffo infastidito e mi siedo nel divano di fronte a lui.
«Per quanto io mal sopporti Alanora, sopporto ancora meno questo tipo di discorsi vecchio stile riguardo le nostre differenze di natura. Certo, preferirei che "la rossa" fosse solo una scopata e basta, ma Blazej non è il tipo. Tra l'altro non credo di averlo mai visto con una donna da quando... beh sì, da quando vivo con voi.»
In effetti questa cosa è strana, conosco a menadito tutta la storia di Balzej, eppure non l'ho mai sentito nominare una donna, nemmeno del suo suo passato e tra me e lui ci passa un secolo, a grandi linee.
«Io spero solo che nessuno si faccia male. So che tra i due c'è dell'astio o almeno è quello che ho intuito.»
«E indovina di chi è la colpa?»
Per quanto io abbia capito che la problematica tra i due innamorati vada ben oltre Ratei, non posso far a meno di pensare che la colpa sia soprattutto sua. E, forse, metterla in cattiva luce anche agli occhi di Michey la farà sentire sola, non voluta, il peso che è.
«Ratri?»
«Esatto! Perché non sei l'unico a cui è venuto il dubbio che avessero un interesse reciproco quei due, anche Alanora ci è rimasta male.»
Non che me ne freghi qualcosa dei sentimenti di quella strega maledetta, ma giocare sul fatto che Ratri l'abbia ferita, e che quindi la bestiolina non sia l'angioletto che tutti credono, può far cambiare idea a Michey.
Mio fratello si ammutolisce e si fa pensoso, questo lo porta a lisciarsi il mento sbarbato in un probabile tentativo di trovare le parole giuste.
«Comprendo. Si può fare qualcosa?»
Ignora in fatto che la causa alla sofferenza di quei due sia di fatto Ratri e, anzi, mi chiede consiglio su come aiutarli. mi alzo di scatto innervosito. Il mio pseudo piano di far vedere a mio fratello la sua preziosa "cosetta" sotto una prospettiva diversa, è appena andato in fumo. Inizio a camminare avanti e indietro in preda alla voglia di spaccare tutto. Sono stufo di fingere, sono stufo di sopportare. Fino a tre settimane fa la mia vita era tranquilla, anzi, tutte le nostre esistenze lo erano, adesso è stata del tutto stravolta e l'unico a rendersene conto sono io. Sembra che Ratri sia una vera e propria calamita per i problemi, oppure che sia lei stessa a crearli, prima di lei non c'era nemmeno il problema amoroso di Blazej, perchè nemmeno si parlavano prima dell'arrivo di quella spina nel fianco.
Michey sbuffa. Crede forse che io abbia la soluzione a portata di mano? O peggio, pensa davvero che farò qualcosa in merito?
Continua a fissarmi con insistenza, il che mi irrita ancora di più, tanto da farmi ringhiare.
«Che c'è? Sono forse cupido?»
Sospira, tuttavia si sforza di trattenere una risata.
«No, di certo non sei cupido, se fosse, Dio ce ne scampi, ma con te nostro fratello si apre molto di più anche se non ho capito perché.»
La sua ironia a volte è così fastidiosa. è il fratello più serioso, quello più maturo, o almeno lo era fino a poco tempo fa, ma quando lascia trasparire il suo lato sarcastico diventa quasi acido, come una zitella la quale, nel caso di Michey, da secoli elargisce perle di cattiveria per sopperire alla frustrazione e solitudine. Se solo fosse meno egoista ed egocentrico, si renderebbe conto che Blazej non gli racconta i suoi segreti più intimi perchè parlare con Michey è come parlare di fronte alla Santa Inquisizione.
«Forse perché io non giudico come fai tu.»
«Lo faccio?»
Lo chiede con quella finta aria innocente, boniaria, come se cascasse dalle nuvole e gli avessi rivelato chissà quale grande mistero della vita. Non lo sopporto, nel comportarsi da finto buono non fa altro che farsi odiare ancora di più.
Ratri...
Sì, lo si nota da queste piccole cose che lei è una sua discendente, sono simili, anzi no, sono uguali.
Fin troppo simili a dirla tutta...
Più lo guardo e vedo quell'espressione che implora in una risposta, più sento la rabbia crescere dentro di me. Mi alzo in piedi e gli do le spalle. Fisso il camino spento davanti a me con insistenza, come se volessi accenderlo con quella fiamma di pura ira che sento esplodere dentro di me.
Vorrei calmarmi, ragionare, ma non riesco a farlo. Perciò, con uno scatto felino, mi volto do un pugno al tavolino di fronte a Michey. L'oggetto si frantuma sotto la potenza del colpo sferrato e schegge di legno si disperdono nell'ambiente. Alcune di queste si conficcano nella pelle di mio fratello, altre nella mia. Insensibili al dolore, o almeno a quello provocato da oggetti comuni, nessuno di noi due si scompone nel vedere i graffi sui nostri corpi.
Ma, con molta probabilità, è stato il mio gesto a provocare lo sgomento in mio fratello.
Non gli lascio il tempo di fiatare o lamentarsi, poiché la mia rabbia non è ancora esplosa del tutto e io non ho finito di sfogarmi. Lo fisso dritto negli occhi gli urlo contro tutto quello che penso.
«Sei incredibile! Nemmeno te ne rendi conto di come ci fai sentire: giudicati. Tu quello perfetto, noi gli stronzi che non ti eguaglieranno mai, perchè quello che fai tu è sempre fatto meglio, perchè tu sei quello che si controlla da cinquecento anni, perchè tu seiquello che in vita sua non ha mai sbagliato. Peccato che se siamo finiti in questa situazione è solo colpa tua, perchè la tua perfezione ha un limite e l'hai superato tanto quanto m.. noi.»
Abbassa la testa e distoglie lo sguardo. Non mi risponde, piuttosto si concentra nello staccare le scheggie dal suo corpo. Una per una, con una lentezza tale, da rendere il silenzio, che si è creato dopo il mio sfogo, intenso. Le sue dita scorrono lungo il suo viso e le sue braccia e, come fossero piccole pinze, estirpano ogni singolo frammento dell'ormai ex tavolino da fumo.
Fortuna che la nostra guarigione alle ferite inflitte da armi umane guariscono in meno di un secondo. Sento lieve l'odore del sangue ogni volta che estrae un pezzetto dal suo corpo, ma questo sparisce subito, senza quindi provocare la sete. Purtroppo non basta, sono così arrabbiato ed è questa emozione che risveglia la mia acerrima nemica, il mio tallone d'Achille, la mia rovina.
La gola mi brucia, ma devo resistere e, sopratutto, me ne devo andare da qui. Michey ha la capacità di tirare fuori il peggio di me.
Finita la sua minuziosa procedura torna a concedermi la sua attenzione.
«Me ne dispiaccio, ma non è mia intenzione essere il fratello giudicante. Ricopro solo il ruolo che mi è stato dato, ovvero quello di proteggere questa famiglia e tenervi entrambi sulla retta via.»
Scuoto la testa.
Mi chiedo se davvero sia sincero. L'ho sempre reputato falso e ipocrita, e da quando ha iniziato a pensare di portare qui Ratri ne sono sempre più convinto, ma ho aggiunto nuovi aggettivi come enigmatico ed egoista.
Non ho alcuna intenzione di proseguire questa discussione, nè di confrontarmi ancora con lui. Perciò mi dirigo verso l'uscita e, una volta messo piede fuori dalla stanza, sbatto la porta alle mie spalle.
Ho bisogno di rimanere da solo...
Ciao a tutti, come state?
Eccoci con la prima parte di questo capitolo. Mmm abbiamo un pezzettino in più, scopriamo intanto il nome del "padre" degli Andrews, Alexander, o Alex come spesso verrà chiamato nella storia.
Di lui si sa poco e niente, per il momento, ma vi assicuro che è un personaggio che è stato e sarà importante negli eventi di tutta la vicenda.
Che dire, Veicht e Michey hanno avuto una bella discussione. Michey è buono o finge? Veicht non riesce a sopportare l'atteggiamento enigmatico del fratello che reputa falso. Voi cosa ne pensate?
Continuate a seguire la storia perché in questo capitolo ne succederanno di cose.
Fatemi sapere se vi è piaciuto con un commento o una stellina, noi ci vediamo prossimamente con la seconda parte.
Besitossss😘
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