Capitolo 13 Amicizie consolidate (quarta parte)
RATRI
Mangio qualcosa lì al pub, Pedro ha insistito per offrimi la cena e io non ho saputo dire di no. Beh, diciamo che non mi ha lasciato molta scelta, in quanto ha detto che mi avrebbe licenziata se avessi rifiutato. Quindi sono rimasta e insieme a Francesca abbiamo messo a punto alcune idee su come sistemare il locale per domenica.
Michey ha detto che almeno una decina di quadri dovrebbero esserci, sicché abbiamo deciso di spostare i tavoli verso il centro del locale e allestire la mostra subito all'entrata, vicino al bancone, in questo modo i dipinti salteranno subito all'occhio. Inoltre, Mark, che di lavoro fa il grafico, si è proposto di creare una locandina da attaccare all'esterno della porta d'ingresso, in modo tale che chiunque arrivi al locale, veda l'evento della serata.
È tutto perfetto, ora non resta solo che spargere un po' la voce, ma dobbiamo anche cercare di non far arrivare tale voce all'orecchio di Blazej, e questa, potrebbe essere un'impresa ardua.
Beh, i ragazzi della band ne parleranno con le loro conoscenze e quindi non ci sarà pericolo che Blazej possa scoprire qualcosa da loro, ma io e Alanora nei prossimi giorni dovremo cercare di coinvolgere più persone possibili. Questo implica parlarne con le persone che conosciamo all'università ed è facile che la notizia giunga fino al mio coinquilino. Ciò potrebbe farmi saltare l'effetto sorpresa, senza considerare che potrebbe prenderla male, impuntarsi e decidere di far saltare tutto.
Dovremo pensarci bene e ragionare su come organizzarci al meglio, in fondo, abbiamo ancora un po'di giorni prima che sia domenica.
Tornata a casa, noto che la macchina di Michey non è nel vialetto, è la prima volta in due settimane che lui non è in casa. Non che siano affari miei, solo lo trovo strano, o forse è strano il fatto che stia sempre in casa. In effetti non so nemmeno che lavoro faccia, o se ne abbia uno, è una cosa che mi devo ricordare di chiedergli, magari con discrezione.
Più che altro mi chiedo dove sia andato a quest'ora, sono le otto passate. Beh, mi aveva detto che a volte cenavano fuori, ma aveva specificato che a farlo erano i ragazzi non lui.
Oh, insomma sono affari suoi no?
Già, non capisco perchè io mi ponga tutte queste domande, è adulto e vaccinato e sopratutto avrà una sua vita al di fuori delle mura domestiche. Potrebbe essere a una cena galante, o con degli amici...
Scuoto la testa, la devo smettere di pensarci.
Passo dalla mia camera ad appoggiare la borsa e poi vado in lavanderia. Ieri ho ritirato il bucato, ma non l'ho ancora stirato, e siccome ho già cenato e non ho nulla da fare, decido di farlo adesso. Accedo il ferro e comincio dalle cose dei ragazzi, poi farò le mie.
Mentre stiro, però, mi cade l'occhio nella cesta dei panni. La camicia bianca di Veicht è lì. È quella che indossava ieri ne sono sicura, ma non è questo il particolare che mi salta all'occhio. La prendo e spero davvero di aver visto male, ma non appena la distendo e guardo il colletto mi rendo conto che no, io ci vedo benissimo. Non uno, ma ben tre segni di rossetto anzi, si vedono proprio le labbra.
Sento la rabbia ribollirmi dentro, lo fa per infastidirmi e ci riesce ed è questo che mi fa infuriare, che riesce benissimo nel suo intento. Infatti, stringo forte tra le mani la camicia quasi a volerla strappare.
«Che grandissimo... »
«Stavi dicendo?»
Sussulto per lo spavento e mi volto di scatto nella direzione di quella maledetta voce. Deglutisco, il cuore ha preso a scalpitarmi nel petto. Lui è lì, braccia e gambe incrociate contro lo stipite della porta, un sopracciglio alzato e un'espressione infastidita sul volto.
Passato il timore iniziale, sul mio viso si dipinge un'espressione adirata.
«Lo hai fatto apposta.» Gli punto il dito contro, mentre in mano ho ancora la sua camicia macchiata.
Lui china la testa di lato e mi si rivolge con un sorriso angelico e innocente.
«Non so proprio di che parli.»
Mi irrita il sistema nervoso, sono sul punto di urlargli in faccia. Serro le labbra in una smorfia incattivita e gli mostro il colletto del suo indumento.
«Oh, quello. Non è colpa mia.»
«Sì, certo, come no, come minimo l'hai pregata di farlo.»
Mantengo un tono adirato, mentre prendo la sua camicia e la sbatto nel cesto con rabbia, poi riporto lo sguardo su di lui.
Mi fissa, si stacca dalla porta e viene verso di me. Il suo passo è leggero, silenzioso, felpato. Impossibile sentirlo arrivare, infatti, io, non lo sento mai. Elegante e impercettibile, sembra quasi sospeso nell'aria, etereo come un'entità divina. I capelli scompigliati di quel biondo chiarissimo, gli ricadono sugli occhi, ridotti ora a piccole fessure, che mi scrutano e mi studiano con attenzione. Angelico e serafico, ma è tutta un'illusione.
Fa un altro passo e io m'immobilizzo.
«Mi credi così... »
«Stronzo, sì!»
Ora sono io che non gli lascio finire la frase, la miglior difesa è l'attacco e con lui è meglio essere pronti alla battaglia, so già che ne arriverà una. Succede sempre così, non esiste pace, solo una breve tregua prima che la lotta tra di noi riprenda.
Quale sia il suo obbiettivo lo ignoro, non mi vuole qui e questo è chiaro, ma perchè?
È solo un ragazzino viziato, questa è l'unica spiegazione che mi viene in mente, eppure...
Qualcosa in lui non va, non so bene cosa, ma i suoi comportamenti sono strani. Premuroso a tratti, come quando aveva paura che mi tagliassi; inclusivo, come quando abbiamo condiviso quel momento di complicità nella sala da ballo fove lui suonava e io canticchiavo.
E poi è in grado di trasformarsi in un secondo e diventare rabbioso, fastidioso, come se qualcosa in lui scattare e gli ricordasse che io sono un problema. Ma perchè ?
Un altro passo e questa volta i suoi occhi si fanno più scuri. Tutto il suo viso assume connotati maligni, ecco la rabbia di cui parlavo.
«No, bestiolina, non lo sono, ma posso diventarlo molto presto e per un motivo ben più serio.»
«C-che c-cosa... »
Tutta la mia sicurezza vacilla di fronte al suo tono indurito, incattivito e averlo a pochi, pochissimi passi da me non aiuta.
«Ho sentito quello che vuoi fare per Blazej e voglio darti un piccolissimo avvertimento.»
Il tono minaccioso e l'ennesimo passo in avanti da parte sua, mi fanno sentire in trappola. Fisso le sue scarpe e poi il suo viso, ma non riesco più a sostenere il suo sguardo. Noto solo che le sue labbra sono incurvate in un sorriso malefico. Vorrei fare un passo indietro e mettere distanza, ma non riesco a muovermi, il sangue gelato nelle vene non mi permette di fare alcun che.
«Se per colpa della tua idea di merda, mio fratello soffrirà, allora, Ratri, ti consiglio di scappare in un luogo remoto perchè te la farò pagare nel modo più degradante che conosco.»
Spalanco gli occhi e di nuovo lo guardo in faccia. Sono sgomenta e spaventata. Come gli viene in mente di minacciarmi con quale diritto? Mi sento arrabbiata, vorrei urlargli contro, ma di nuovo sul suo viso è calata un'ombra, qualcosa di oscuro che m'incute terrore.
«N-non.. non succederà.»
Riesco a balbettare a malapena.
«Come fai a esserne sicura?»
Le sue iridi verdi si muovo da una parte all'altra del mio viso come si volesse leggere da solo la risposta alla sua domanda. Prendo un po' di coraggio, sospiro e rispondo.
«Perchè Blazej ha un talento naturale, solo una mente chiusa non vedrebbe che i suoi lavori sono opere d'arte.»
Adesso è lui a sospirare.
«L'occhio umano a volte è cieco.»
Distoglie lo sguardo da me e io tiro un sospiro di sollievo, il suo sguardo pesava come un macigno sul mio viso. Assume un'aria pensosa mentre guarda un punto non ben definito nella stanza.
«Forse, ma c'è chi sa guardare più in profondità.» Mi azzardo a dire poichè non condivido del tutto il suo pensiero. Riporta quei fari verdi, incorniciati da due sopracciglia aggrottate, su di me.
«Tipo te?»
La sua non è davvero una domanda e allo stesso tempo sembra quasi un insulto.
Mi stringo nelle spalle nella speranza che quanto dirò basti per chiudere questa conversazione e farlo andare via.
«Confido di non essere l'unica.»
«Lo spero per te, bestiolina, perchè altrimenti avrai dei seri problemi con me.»
La mia speranza è vana anzi, lui rimane e mi minaccia di nuovo. Alzo gli occhi al cielo, non lo sopporto più.
«Come se non li avessi già.»
Il suo viso si distende in apparenza e di nuovo sorride, ma non è affatto un sorriso sincero, ha qualcosa di sinistro e inquietante che mi porta ad agitarmi di nuovo.
«Oh, questi ti sembrano problemi? Bestiolina, tu non hai nemmeno idea di ciò che potrei farti.»
Un'altra minaccia e un altro passo.
Sono spaventata non lo nego, ma una parte di me, forse con incoscienza, non vuole cedere. Sento paura e rabbia che lontano dentro di me per decidere chi avrà il sopravvento sull'altra e di conseguenza chi delle due predominerà nella mia risposta.
Sento un calore diffondersi nel corpo fino ad arrivare alla mia testa che sento in fiamme e capisco: comanda la rabbia.
Lo guardo fisso negli occhi con una smorfia dispregiativa sulle labbra e gli urlo contro a pieni polmoni.
«Senti, tu, brutto psicopatico che non sei altro. Mi sono stufata di te e delle tue minacce, fai tutto questo per mandarmi via? Bene, notizia del giorno: io da qui non me ne vado!»
«Psico... »
Scoppia in una fragorosa risata che mette in mostra tutta la bellezza del suo viso, sembra così innocente e celestiale quando ride, ma, di nuovo, è solo apparenza. Si passa una mano sul viso e subito torna a essere il diavolo in persona con il solito sorriso diabolico a incurvare quelle labbra carnose.
«Oddio, bestiolina sei esilarante. Non lo sai che non si dice agli psicopatici che sono psicopatici. E sai perche?»
Ingoio la saliva e per istinto mi metto sulla difensiva, la pausa che fa sembra durare minuti interi, ma passano solo pochi centesimi di secondo perchè riprenda a parlare.
«Perché si arrabbiano.» esclama con freddezza e fa uno scatto in avanti, di contro io salto all'indietro, ma inciampo nell'asse da stiro che si ribalta, con annesso ferro, e io sono pronta a sentire tre tonfi: il mio, quello dell'asse e quello del ferro che, quasi per certo, mi finirà addosso lasciandomi un'ustione.
Ho gli occhi chiusi, i sento passano lenti, ma non sento niente, solo un rumore: l'asse è a terra.
Ma io?
Apro piano gli occhi e sbatto le palpebre. Il volto di Veicht a pochissimi centimetri dal mio e d'istinto sussulto. Mi rendo conto di non essere a terra e sento qualcosa contro la schiena e dopo poco realizzo essere il suo braccio che mi tiene ferma a mezz'aria a due palmi da terra, ma non faccio in tempo a chiedermi quale razza di riflessi abbia che la paura è il terrore fanno capolino dentro di me. Infatti, a due centimetri dal mio viso, non c'è solo Veicht, ma anche il ferro da stiro, impugnato saldamente dal mio diabolico coinquilino.
Veicht avvicina le sue labbra al mio orecchio, sento il suo profumo, le sue labbra che sfiorano la mia pelle e poi la sua voce roca e glaciale.
«Ora, secondo te, bestiolina, cosa farebbe uno psicopatico?»
Alza di nuovo la testa e mi guarda, il suo sorrisetto malefico non è mai scomparso e io passo lo sguardo in maniera compulsiva da lui al ferro. Non riesco a respirare tale è il terrore che provo in questo momento. Sento la sua stretta sulla schiena farsi più forte, anche se volessi non potrei scappare.
Ti prego, ti prego!
Nella mia mente si formano una serie di frasi supplichevoli, ma dalla mia bocca non esce che un sospiro carico di angoscia. Il sangue mi pulsa nelle tempie e ho l'impressione di sentire il suono incessante del mio battito cardiaco che è come impazzito.
Il suo sorriso diventa più ampio fino a mostrare i denti e un lampo di soddisfazione attraversa i suoi occhi nel vedermi tremare inerme. Volta lo sguardo verso il ferro e con una lentezza che mette inquietudine lo posa a terra; poi con un gesto rapido si alza del tutto in piedi e mi tira su con sé.
Non lo tocco nemmeno con un dito e quando si stacca da me faccio dei passi indietro. Raccolgo l'asse, ma tengo gli occhi fissi su di lui, non ho alcuna intenzione di dargli le spalle.
«Potresti almeno ringraziarmi, bestiolina.»
«Ringraziarti?» Gli chiedo a dentro stretti. Lui annuisce e punta un dito contro il ferro da stiro.
«Ho evitato che quell'affare ti cambiasse i connotati, merito un grazie.»
Pongo le mani sui miei fianchi e lo guardo irritata, vorrei solo che la facesse finirà e se ne andasse.
«Grazie per avermi fatta cadere di nuovo e messa in pericolo.»
Lui ridacchia e poi muove l'indice della sua mano destra in un segno di negazione.
«Errore, sta volta non ti ho lasciata cadere e, poi, non è colpa mia se non sei in grado di stare in piedi.»
Scuoto la testa, sbuffo e mi mordo la lingua perchè se gli rispondessi darei vita a un nuovo litigio e non ne ho voglia. Noto però che prende in mano il telefono e fa partire una chiamata.
«Ciao dolcezza, ho bisogno di un favore... Riesci a portare una decina di persone al pub domenica sera?... Ma certo che ti offrirò da bere, ma in cambio voglio anche qualcos'altro... servirebbe che comprassi un quadro... Sopra il tuo letto, potremmo guardare insieme come ci sta. Bene, a presto.»
Lo guardo scettica e quasi mi metto a ridergli in faccia.
«E quello cos'era?»
«Cosa?»
«Quel tono melenso.»
Lo prendo in giro, ma mi è davvero difficile pensare che lui possa essere tanto dolce con una persona. Lui alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia.
«Sentimi bene, ho appena rimediato al tuo casino, almeno dieci persone si presenteranno.»
«C'è la facevo anche senza quel teatrino.» Imito il telefono con la mano.
«Oh, sì, certo. Ad Aima non ti conosce nessuno e se l'altro tuo aiuto è la rossa stai certa che non sarebbe venuto nessuno. Alanora non ha uno straccio di amicizia.»
Forse non ha tutti i torti, in effetti ricordo quello che aveva detto suo padre e il fatto che Alanora non ha amici.
«Tu la conosci, secondo te come mai?»
«E io che ne so, non m'interessa la vita di quella st... stronza.»
Ma quanto è insensibile?
Scuoto la testa e sbuffo.
«Sai se non ti avessi sentito parlare con quel tono a una ragazza, direi che sei un misogino, ma è evidente che solo io e Alanora siamo così fortunate.»
Il suo viso si rilassa e spunta un sorrisetto sornione.
«Tralasciamo Alanora, tu piuttosto, vuoi che usi quel tono anche con te, bestiolina?»
Si morde il labbro e usa davvero quel tono con me, la sua voce suona dolce e soave, se non lo conoscessi, ne rimarrei incantata. Ma lo conosco, o meglio, conosco quanto sappia essere odioso. Perciò scaccio le sue parole un con gesto della mano e gli rispondo senza guardarlo in faccia in modo da fargli capire quanto mi sia indifferente, o almeno a farglielo credere.
«No grazie, ma potresti evitare le minacce.»
«La minaccia è ancora valida, io porto gente alla festa, ma se qualcosa va storto e Blazej ci rimane male, tu te la devi vedere con me e non sarà piacevole, bestiolina stanne certa.»
La sua voce è di nuovo fredda, ma non appena mi volto per rispondergli lui non c'è più. È sparito così, silenzioso proprio come quando è arrivato.
Questa sua capacità mi disturba e in certo senso mi mette i brividi l'idea che possa sempre sbucare all'improvviso.
Come se fosse solo questa caratteristica a essere terrificante in lui.
Non so mai chi ho davvero davanti, se le sue minacce siano serie oppure no. Da una parte ne sono spaventata, dall'altra penso che abbia solo voglia di terrorizzarmi per un suo piacere perverso e personale. Se avesse voluto davvero farmi del male... insomma, penso che se fosse davvero stato un malato mentale non avrebbe esitato a farmi fuori, no? Oppure anche questo fa parte del suo gioco, farmi sentire al sicuro e poi attacare quando meno me lo aspetto?
No, è solo un ragazzo che mi ha preso in antipatia e tutto quello che fa è solo per spaventarmi. Cerco di convincermi di questa cosa, ma la sua ultima minaccia suona nella mia testa come un tasto rotto di un pianoforte, tetra e disturbante.
Ciao a tutti, come state ?
FINALMENTE ho finito il tredicesimo capitolo, questa è davvero l'ultima parte, giuro ahaha
Allora, ditemi un po' che ne pensate?
Quali emozioni vi ha suscitato?
Io ho adorato scrivere questa parte, spero sia venuta bene e di aver reso bene l'idea di tutta la scena.
Fatemi sapere se vi è piaciuto con un commento e con una stellina, noi ci vediamo presto con un nuovo capitolo dove finalmente vedremo realizzata la mostra.
Io nel frattempo vi mando un besito 😘
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