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Capitolo 1 Spiacevole notizia

6 mesi prima

VEICHT

È da circa un quarto d'ora che sopporto a fatica il sorrisetto soddisfatto di mio fratello; ha indetto una riunione di famiglia, ma non ha ancora aperto bocca. Sono nervoso al limite del possibile e lui lo sa, sa che odio aspettare. Credo provi una certa soddisfazione nel vedermi irrequieto.

Il grande orologio a pendolo nel suo studio batte ogni secondo e il suo fastidioso ticchettio mi ricorda il tempo che scorre, ciò rende l'attesa più seccante.
Picchietto nervoso le dita sui braccioli della poltrona, cerco di mantenere la calma e mi trattengo dallo scavarci dentro con le unghie.

Lo fisso con insistenza e mi sto lambiccando il cervello per tentare, invano, di capire il motivo di questa convocazione. Di solito è per parlare della caccia, ma non è possibile in quanto abbiamo fatto una riunione su questo argomento proprio due sere fa. Potrebbe essere allora che il nostro caro fratello voglia conoscere qualche dettaglio della nostra vita: come stiamo, se va tutto bene o altre inutili domande. Ma anche questa ipotesi mi sento di scartarla. Michey è un tipo che di solito chiede senza farsi troppi problemi e poi non avrebbe indetto una riunione, come l'ha definita? Ah sì, "indifferibile", solo per chiederci come vanno le nostre vite.

Qualcosa mi dice che sta solo prendendo del tempo e ciò mi irrita, poiché significa che, di qualsiasi cosa si tratti, non mi piacerà.
Più ci penso e più mi innervosisco.
La mia pazienza inizia pian piano a vacillare, io non possiedo affatto questa dote che sembrano invece avere entrambi i miei fratelli.

Guardo Blazej con la coda dell'occhio: è fermo immobile, guarda un punto non ben definito davanti a sé con un'espressione annoiata. So che anche lui è curioso di sapere di che cosa si tratti, ma a differenza mia si limita a sospirare davanti al momentaneo "mutismo" di nostro fratello, per poi sprofondare adagio nel divano.

Sono sul punto di esplodere, ma Michey, con stoica calma, apre infine quella sua bocca.

«Ho qualcosa da dirvi. Lei presto verrà qui.»

Lei?

Tre lettere, tre terribili lettere escono dalla sua bocca e mi maledico per aver così tanto desiderato che parlasse. So con esattezza a chi si riferisce perciò realizzo subito la gravità della cosa.

«Michey, spero che tu stia scherzando!» Scatto in piedi in un impeto di rabbia, stringo i pugni con forza, ma lui non sembra curarsi della mia reazione, si limita a sospirare e avanzare di qualche passo verso di me con lentezza esagerata.

«No, Veicht, è così, Ratri verrà a vivere qui.»

Lo guardo. Scuoto la testa e penso che mio fratello sia del tutto impazzito.

Ratri, la "Lei" di cui parla, è la sua discendente, l'ultima dei Valeva e lui vuole che viva con noi... con me?

Non è possibile, non può essere vero, mi rifiuto di credere che abbia preso questa stupida decisione. È una follia!

Siamo quelli che in genere vengono chiamati vampiri, ma nulla di ciò che è stato scritto o detto nei secoli è uguale alla realtà. La sofferenza e la difficoltà nel controllarsi per non diventare degli assassini seriali è impossibile da descrivere. Viviamo in costante bilico su una linea che ci separa dall'essere spietati e senza cuore, oppure dall'essere ragionevoli e in armonia con l'essere umano.

Tutto dipende dal nostro autocontrollo, ma spesso è difficile anche solo trovare un piccolo barlume di lucidità e lo è soprattutto per me che tutto vorrei tranne che reprimere la mia natura. Spesso, durante le mie crisi più nere, mi sono detto che per me sarebbe meglio vivere isolato e lontano da tutti dove non posso nuocere a nessuno, nemmeno di proposito.

Questi pensieri però sono passeggeri, nel momento in cui la crisi passa, tutto quello che in realtà voglio è vivere un'esistenza il più normale possibile, non posso farlo se non sottomettendomi alle regole imposte da Michey. Prima fra tutte, e forse quella che a lui preme di più: NON UCCIDERE.

Suona banale, lo so, ma Michey stesso ci tiene a ribadirlo più spesso di quanto non sia necessario. Negli anni ho imparato a tenere a bada la sete come meglio ho potuto, ma non è sempre facile per me controllarmi soprattutto quando chi ho davanti fa di tutto per porre fine alla sua vita.

Io non sono come i miei fratelli e non lo sarò mai. Sono più di ottant'anni che vivo controllato senza tregua da una sete cieca, qualcosa che loro hanno sperimentato solo all'inizio della loro nuova vita. Io, invece, me lo trascino dietro da sempre.

Nel mondo degli esseri umani il mio problemino, se così lo vogliamo chiamare, è equiparabile a una dipendenza da sostanze.

È terribile il modo in cui si presenta a volte: improvvisa, senza tregua, bruciante e violenta.
La testa mi scoppia e sento solo una voce nel mio cervello che grida: uccidi e bevi!

Durante gli ultimi decenni ho imparato a riconoscerla e adesso riesco quasi sempre a sentirla arrivare e mantenerla sotto il mio controllo e, quando non ci riesco, lo fanno i miei fratelli per me.
È abbastanza umiliante dover essere dipendente anche da loro, ma devo conviverci.

Odio essere sempre controllato e odio dover chiedere aiuto, ma Michey ha trovato una soluzione più che ragionevole e di certo più sicura anche per gli esseri umani: le sacche di sangue.

A dirla tutta non è proprio la stessa cosa, si parla di sangue freddo e che ha una scadenza, nulla a che vedere con quello fresco mantenuto a 36 °/36,5° che posso trovare dalla fonte diretta, ma in questo modo la mia sete è sempre sotto controllo.

Ho diritto a due "dosi "a settimana. Buffo chiamarle così, ma sì, credo di essere in tutto e per tutto paragonabile a un eroinomane. Certo, la mia droga mi mantiene in vita invece di uccidermi, ma l'astinenza funziona più o meno allo stesso modo. Quando manca l'oggetto del mio desiderio, faccio di tutto per cercarlo e, se nessuno mi ferma, rischio di combinare qualche sciocchezza che poi qualcun altro dovrà ripulire e, per quanto io mi comporti da menefreghista, non posso lasciare che per colpa mia anche i miei fratelli vivano nell'ombra e isolati.

Sono io che devo imparare a vivere alla luce!

Non sono davvero miei fratelli, ma è come se lo fossero. Dopo la mia trasformazione ho sempre vissuto insieme a loro, ovvio che le cose non sono sempre state facili e alle volte, con mio fratello Michey, non lo sono nemmeno adesso. La sua compostezza, la sua aura di perfezione assoluta, mi ricordano ogni giorno che sono io a essere sbagliato.

Cerca di aiutarmi e allo stesso tempo mi impone le sue regole e mi controlla, tutto ciò che detesto insomma. Sono arrivato spesso a odiarlo durante le mie crisi più forti, ma in fondo lo so che quello che fa è per il mio bene.

Avrebbe potuto sbarazzarsi di me in qualsiasi momento. D'altro canto, dal momento in cui il nostro creatore, che noi chiamiamo "padre", ci ha lasciati soli, il capofamiglia è Michey in tutto e per tutto e le decisioni più importanti spettano a lui. Eppure non mi ha mai abbandonato, nonostante non sia facile gestire un vampiro "tossicodipendente".

A volte, però, la sua compassione mi uccide più del suo giudizio. Mi sopporta anche quando, in tutti i modi, cerco di fargli perdere la sua preziosa pazienza ed è questo che mi fa credere che mi voglia davvero bene.

Se con Michey le cose sono difficili, altro discorso vale invece per mio fratello Blazej. Con lui ho un vero rapporto di fratellanza ed è l'unico a conoscere la mia vera storia. Non so come, ma è riuscito a conquistare la mia fiducia, cosa non semplice dato che io non mi fido di nessuno.

Sarà per il suo carattere mite e silenzioso e la sua tendenza a non giudicare l'operato altrui, o forse perchè avevo bisogno di qualcuno con cui confidarmi in questa eternità.

«Fratello, sei sicuro... sì insomma, che sia una buona idea?»

La voce di mio fratello Blazej mi riporta alla realtà e al cuore del problema. Fisso gelido Michey in attesa di un suo riscontro, lui si massaggia il mento pensoso come a voler cercare le parole giuste.

«Qui sarà al sicuro, e poi lei... è la mia famiglia.»

Parole sbagliate!

Scatto in avanti e arrivo quasi a stare faccia a faccia con mio fratello maggiore.

«Lei è la tua famiglia? E noi, allora, cosa siamo?»
«Veicht, per cortesia, datti una calmata!» Michey non mi guarda, è come se nemmeno fossi lì davanti a lui, rimane impassibile di fronte alla mia rabbia.

«Calmarmi? Sai cosa significa se lei viene a casa, vero? Mi rovinerai l'esistenza! Non la voglio qui!»

Gli ringhio contro, sento i miei canini pulsare e i miei occhi, ormai infuocati, splendono di un rosso cremisi. Il mio tono minaccioso, però, non sortisce alcun effetto in mio fratello che continua a mantenere la sua stoica calma, l'unico accenno a un possibile nervosismo è il suo sospiro esasperato e il suo sguardo di disapprovazione.

«È necessario.»
«Non lo è! L'hai protetta finora a distanza, perchè ora vuoi portarla qui?»

Non lo capisco, in tutti questi anni Michey ha vegliato su di lei da lontano. Da quando l'abbiamo portata via dalla sua vera famiglia e fatto in modo che venisse adottata, si è sempre assicurato che fosse al sicuro. Non capisco perchè ora questo problema debba venire a vivere qui!

«È rimasta sola al mondo, Veicht, i suoi genitori adottivi sono morti.»

Mi blocco per un momento e, solo per un attimo, la rabbia sembra dissiparsi. L'empatia non è il mio forte, o almeno non più, ma devo ammettere che mi dispiace per lei. Perchè non lo sa, ma è la seconda famiglia che perde.
Scuoto la testa e cerco di parlare con calma per quanto mi sia possibile.

«Michey, non puoi portarla qui! Non sotto il mio stesso tetto.»

Non posso vivere con un essere umano, è pericoloso sia per me che per lei. Riesco a relazionarmi piuttosto bene con le persone, ma solo perchè devo rimanere in loro compagnia per un lasso di tempo limitato. In questo caso, invece, significherebbe avere a che fare tutto il giorno e tutta la notte con l'odore della sua pelle, i battiti cardiaci, il flusso sanguigno e tutte le altre cose in grado di scatenare la sete. Per non parlare delle mie crisi, a volte faccio fatica a non uscire di casa e uccidere il primo essere umano che mi si pari davanti. Come potrò trattenermi con una preda che cammina per casa?

È una tragedia!

«Imparerai a controllarti.» Michey ha cambiato tono, è più imperativo come se non ammettesse repliche. Ma è del tutto uscito di senno!
Io però non ho la minima intenzione di vivere con quella spina nel fianco tutto il tempo.

«Pensavo ci tenessi alla tua "cosina preziosa", portala pure qui, Michey, è un po' che non ho un giochino tutto per me.»

Lo so che sono uno stronzo, ma non può impormi la presenza di una donna senza che io mi opponga, vivo anche io qui e ho diritto a dire la mia, specie se sono l'unico a soffrirne davvero.

Mio fratello però non prende bene la mia risposta e batte con violenza una mano sulla sua scrivania facendola tremare. Vuole imporsi, ma se crede che io abbia paura di lui o della sua ira si sbaglia e dovrebbe saperlo che quando si innervosisce non fa altro che farmi venire voglia di stuzzicarlo ancora di più.

«Tranquillizzati, fratello, o romperai il tavolo... e tu ci tieni alla tua antica e regale mobilia, non è vero?»

Il mio tono sarcastico non gli piace e mi fulmina con lo sguardo, ma quello che gli piace ancora meno è arrabbiarsi e mostrare il suo lato meno umano. Perciò mi ringhia contro, ma poi si ricompone sistemandosi i lunghi capelli che, a causa del suo breve scatto di rabbia, gli erano caduti scompigliati sul viso.

Con una grazia e un movimento impercettibile a occhio umano, ma non a me, mi balza davanti e assume un atteggiamento di superiorità.

È molto più grosso di me, ma io lo supero in altezza. Non che servirebbe se davvero volesse scontrarsi. In un combattimento contano solo le abilità speciali e le mie sono molto più letali, anche se lui potrebbe prevedere le mie mosse. In pratica sarebbe solo un inutile spreco di tempo e forze.

Mi spinge, ma riesce solo a farmi spostare il peso da un piede all'altro, mentre io incrocio le braccia al petto e continuo a guardarlo con aria di sfida.

«Veicht, se le torci un capello giuro che te la faccio pagare!» Mi urla in faccia, ma io non mi tolgo quel ghigno divertito che ho. Prima però che qualcuno di noi due possa dire o fare altro, nostro fratello Blazej si frappone e spinge entrambi come un arbitro sul ring che divide due pugili. Ma se avessimo voluto batterci per davvero nemmeno Blazej avrebbe potuto impedircelo, almeno non senza combattere lui stesso.

«Vi prego, calmatevi tutti e due.»

Riesce ad allontanarci l'uno dall'altro per poi spostarsi con velocità per prendere due calici colmi di sangue e passarceli. Nel frattempo, però, né io né Michey ci siamo staccati gli occhi di dosso. Siamo come due felini pronti ad attaccarsi alla prima mossa sbagliata dell'altro. In perfetta sincronia alziamo i calici ed entrambi li portiamo alla bocca, senza mai perdere il nostro contatto visivo. Blazej ci osserva, sento il suo sguardo preoccupato che va da me a Michey, pronto a intervenire se qualcuno di noi due fa una sciocchezza.

"Calmati, non ho intenzione di battermi con nostro fratello."

So per certo che Blazej, in questo momento, ascolta i miei pensieri, perciò cerco di tranquillizzarlo perchè lo vedo troppo angosciato. Lui è un telepatico, ma non solo, riesce anche a comunicare attraverso la mente. Tutto questo avviene, però, all'oscuro di Michey che non permette che usiamo i nostri poteri speciali su di noi.

"Veicht, smetti di provocarlo allora!"

Lo guardo e gli faccio un breve cenno del capo e lo vedo rilassare in maniera impercettibile i muscoli delle spalle.

Continuo a bere il mio calice di sangue, anche questo è del tutto insoddisfacente per me perchè non è umano, è animale e in una quantità misera per quella che è la mia sete in questo momento.
Di fatto avrei bisogno di un barile intero, soprattutto ora che mi sono innervosito.

Ci sono molte cose che scatenano la sete oltre il richiamo del sangue e queste sono per esempio la rabbia, il desiderio e tutte le emozioni forti.

Cerco di ritrovare un minimo la calma e torno rapido al mio posto, per poi sedermi a braccia conserte sulla poltrona. Poso il mio calice sul tavolino lì accanto e rivolgo di nuovo la mia attenzione a Michey.

«E se lei fosse già a conoscenza dei suoi poteri? E se ti stessi portando la serpe in seno?»

Provo a portare la conversazione su un altro problema che riguarda la ragazza, non tanto perchè io abbia paura di lei, figuriamoci se una cosetta come lei può spaventarmi, ma perchè forse in questo modo Michey si ravvedrà e le impedirà di mettere piede in questa casa.

«Veicht, non è così.»
«Ma se lo fosse?»
«Veicht, i suoi poteri sono legati al sangue e, finchè non sarà di nuovo vicina a un familiare, questi rimarranno silenti, indi per cui è impossibile che ne sia a conoscenza. Ora, hai altre obiezioni?»

Oh, sì, che le ho e me le hai appena fornite tu in prima persona, caro fratello.

Gli ringhio di nuovo contro, è riuscito a farmi innervosire di nuovo.

«Quindi tu la porti qui sotto il nostro stesso tetto, con la consapevolezza che la tua vicinanza le farà di sicuro sviluppare i suoi poteri. Sei impazzito?»
«Non osare mai più darmi del pazzo!»

Gli occhi di mio fratello diventano di un rosso vivo. So quanto possa essere suscettibile quando si parla della sua sanità mentale, lo siamo un po' tutti, noi tre, dato che la nostra natura negli anni ci ha portati ad avere la fama di strani e strambi a causa della nostra mancanza di socializzazione.

Per me e Blazej è un po' diverso, frequentiamo l'università ed è più facile per noi integrarci, anche se quello che ha stretto maggiori rapporti, seppur possa sembrare strano, sono io.

Ho sempre avuto una cerchia di amici e loro sono al sicuro da me perchè agli incontri vado sempre preparato e del tutto sazio.
Sono anche quello che ha avuto più donne, ma questa è un'altra faccenda molto più delicata.

Blazej si limita a frequentare i corsi e a eccellere in ogni materia, ma perlopiù rimane per i fatti suoi, chiuso in quella biblioteca come fosse la sua cripta.

Per Michey è diverso, da anni ha preso il posto di nostro padre e quindi ha pochi rapporti sociali. Di solito rimane in casa la maggior parte del tempo così che tra noi tre è quello considerato più strano. Non che si impegni molto per sembrare normale, basta vedere come si veste, per lui lo stile ottocentesco non è ancora passato di moda. Eppure potrebbe fare almeno un balzo di mezzo secolo in avanti, ma non c'è modo di farglielo capire.

Lo fisso sconcertato, lui non ha intenzione di cedere, ma anche io sono fermo sul mio punto di vista e so che la sua decisione è una follia. L'unico asso rimasto nella mia manica è quello di minacciare la ragazza ancora prima che questa bussi alla nostra porta.

«Michey, ti avverto, se la cosetta mette piede in questa casa avrà le ore contate, per quel che mi riguarda.»

Mi alzo di scatto e me ne vado senza dargli la possibilità di ribattere, sono stufo di sentire persino la sua voce. Sono arrabbiato e frustrato e ho bisogno di sfogarmi a modo mio, ma dovrò farlo lontano da tutto e tutti... lontano dai miei fratelli.

Ciao a tutti, come state ?

In questo primo capitolo abbiamo conosciuto un po'i tre fratelli attraverso gli occhi del più pericoloso Veicht.

Come vi sembrano ?

Veicht non sembra felice della decisione del fratello, voi cosa ne pensate ? Come andranno a finire le cose quando Ratri arriverà a casa loro ?

Fatemi sapere se vi sta piacendo con un commento e una stellina.

Curiosità:

Il nome Ratri deriva dall'Hindi e significa Nata di notte.

Un besito 😘 e noi ci vediamo al prossimo capitolo con il punto di vista della protagonista!

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