Capitolo 1
Si trattava di una villa a due piani con giardino e piscina: la facciata non presentava grandi lavori di ristrutturazione, però l'interno era da sistemare completamente. Per questo, Terry Sweet aveva voluto fare un giro di ricognizione col suo socio e amico d'infanzia, Marcus Freemont.
La casa era stata venduta a un uomo di Seattle che ancora non si era fatto vedere, anzi avevano preso accordi telefonici e lui aveva assunto la Ditta Sweet senza neppure un colloquio conoscitivo.
Un comportamento decisamente bizzarro, però Terry non aveva rifiutato. La sua piccola società era appena agli inizi e aveva davvero bisogno di un lavoro importante per farsi conoscere nell'ambiente delle ristrutturazioni.
Così, quella mattina Terry e Marcus erano andati al 205 di Pleasure Lane per farsi un'idea dei lavori di cui la villa necessitava. Arrivarono presto e fecero un giro di tutta la casa, prendendo appunti e memorizzando tutto ciò di cui avrebbero avuto bisogno.
«Credo che potremmo cavarcela in due settimane. Che ne dici?» commentò la donna, fissando la facciata della villa, schermandosi gli occhi dal sole.
Indossava un paio di logori jeans abbinati a una canottiera militare con qualche macchia di vernice qua e là. Si era raccolta i lunghi capelli biondi in uno chignon disordinato, ma aveva dimenticato gli occhiali da sole a casa. Marcus, dal canto suo, possedeva Ray-Ban scuri che lo proteggevano dalla forte luce mattutina e gli permettevano di fissare con amore la sua amica d'infanzia senza che lei se ne accorgesse. L'uomo aveva tentato molte volte di dirle ciò che provava, però non aveva mai trovato "il momento giusto".
E così i due erano diventati soci.
«Facciamo tre» replicò Marcus, dando una rapida occhiata alla siepe che necessitava di una potatura «Ma il tizio che l'ha comprata, chi è? L'hai mai visto?»
«No. Mai» rispose Terry, scrollando le spalle, abbastanza indifferente nei confronti dell'identità del compratore «L'importante è fare un ottimo lavoro ed essere pagati. Siamo agli inizi e abbiamo bisogno di ogni lavoro possibile.»
Marcus annuì distrattamente dopodiché tornarono in casa e si misero all'opera: lui si occupò di liberare le stanze dai mobili malandati che erano rimasti mentre lei cominciò a fare qualche schizzo da sottoporre al padrone della villa.
Terry pensava di utilizzare lo stile minimal chic che andava in voga in quel periodo, anche se a lei non piaceva particolarmente. Apprezzava di più lo stile rustico oppure quello country, ma non per questo avrebbe fatto un lavoro mediocre.
Armati di buona volontà e ottimismo, lavorarono alacremente per tutta la giornata, parlando poco e intuendo l'uno i pensieri dell'altra. I due possedevano una sintonia senza pari ed era ciò che li rendeva perfetti per quel tipo di lavoro.
«Continuiamo domani?» propose Terry, abbassando lo sguardo sul suo orologio sportivo.
«Certo. Sei tu il capo» acconsentì Marcus, togliendosi la maglia e tergendosi il sudore dalla fronte «Non vedo l'ora di una bella doccia fresca e una dormita.»
«Non dimenticarti di mangiare. Non voglio dovermi già trovare un altro socio» lo prese in giro la ragazza, scoccandogli un sorriso furbo e affettuoso allo stesso tempo.
«Puoi dormire sonni tranquilli» ridacchiò lui, recuperando la cintura con gli attrezzi da terra «Doccia, pizza e letto. Niente alcool e niente bagordi. Promesso.»
Terry rise di gusto mentre si avviava al portone d'ingresso, costituito da legno e metallo, uniti in maniera molto armonica. Posò la mano sul pomello e si udì bussare: i due si scambiarono una fugace occhiata, colma di confusione, dopodiché lei aprì, ritrovandosi davanti un uomo ben vestito, con occhi e capelli scuri e un borsone sulla spalla destra.
«Buonasera» lo salutò la donna con un sorriso incerto in volto «Cosa possa fare per lei?»
«Buonasera a lei. Sono venuto a dare un'occhiata alla mia nuova casa. Non credevo di trovare qualcuno» rispose l'uomo, senza presentarsi, con un tono affabile e smarrito quanto quello di Terry.
«Ah, quindi lei è il signor White» esclamò la donna, facendosi da parte per lasciare entrare il nuovo arrivato «Io sono Terry Sweet e lui è il mio socio, Marcus Freemont. Siamo la Ditta Sweet, quella che ha assunto per i lavori di ristrutturazione.»
«Piacere di conoscervi, allora» ribatté l'uomo, allungando una mano per stringere quella di lei «Mi dispiace non essere venuto prima, però avevo una riunione di lavoro a cui non potevo mancare. Mi chiamo Peter White.»
La donna ricambiò la stretta di mano dopodiché il proprietario si rivolse a Marcus, rimasto un poco in disparte, perso fra i suoi pensieri. A lui quell'uomo non piaceva affatto, anche se non ne capiva il motivo dato che era la prima volta in vita sua che lo incontrava. Il signor White gli strinse la mano e lo squadrò per qualche secondo prima di tornare a rivolgersi a Terry, che attendeva accanto alla porta. A lei, Peter non dispiaceva, anzi lo trovava decisamente attraente con quegli occhi neri come la pece e il sorriso accattivante stampato in viso.
«Allora, visto che siamo qui, che mi può dire dei lavori, signorina Sweet?» domandò l'uomo, appoggiando il borsone a terra e dedicando a Terry tutta la sua attenzione.
«Beh, oggi abbiamo svuotato la casa da tutto ciò che i vecchi proprietari avevano lasciato e ho fatto un paio di schizzi della cucina e del salotto. Magari potremmo tornare qui domani mattina e discuterne con calma» propose la donna, arrossendo leggermente sotto lo sguardo indagatore del signor White.
«Certo. Potremmo...» disse l'uomo in tono cospiratorio «Oppure potrei invitarla a cena e ne potremmo parlar davanti a un calice di rosso. Che ne dice?»
Marcus digrignò i denti e strinse le mani a pugno: quell'uomo era arrivato da una decina di minuti e già ci stava provando con la sua amica.
«Io...» tentennò Terry, indecisa se accettare o meno l'invito del signor White «Mi piacerebbe moltissimo, però sono davvero molto stanca. Le dispiace se facciamo un'altra sera?»
«Come preferisce, signorina Sweet.» L'uomo incassó il garbato rifiuto con una cortesia senza pari, cosa che lo fece salire nell'indice di gradimento di Terry «La mia proposta non ha una scadenza.»
Marcus sollevò gli occhi al cielo davanti a quelle smancerie gratuite, si schiarí la gola e attirò l'attenzione di Terry e Peter.
«Direi che potremmo andarcene» gettò lì con nonchalance, rinserrando la presa sulla cintura degli attrezzi.
Il signor White lo fulminó con un'occhiataccia, ma fu troppo breve perché Terry se ne accorgesse. Marcus, invece, inarcó un sopracciglio, invitando tacitamente l'uomo a dire qualcosa. Peter, però, rimase in silenzio e accusó il colpo.
«Allora, suppongo ci vedremo domani mattina» commentò l'uomo, con voce speranzosa, fissando con interessa l'unica donna presente.
«Certo. Domani sistemeremo l'impianto elettrico e cominceremo i lavori più complessi e lunghi. Per stanotte le conviene trovarsi un albergo. Qui non è rimasto nemmeno un materasso» affermó Terry, in tono pratico, tornando a essere il capo della Ditta Sweet.
«Non si preoccupi per me. Starò benissimo» aggiunse il signor White, con sguardo duro, abbandonali all'ingresso per addentrarsi nei meandri della casa.
Marcus e la sua socia si scambiarono un'occhiata colma di perplessità, ma poi scrollarono le spalle e recuperarono le loro cose prima di lasciare la villa. Il mondo era pieno di gente bislacca e il signor White, a quanto pareva, non faceva eccezione.
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