Capitolo 32
Flashback: Sei anni prima
Erano passati tre mesi dalla morte di Jared e Grace passava dal letto al divano ogni santo giorno.
Il suo fisico era indebolito dal forte dolore della perdita ma anche dalla gravidanza, ormai prossima al parto.
Il suo pancione aumentava a vista d'occhio ma ormai il suo piccolo stava per venire alla luce. Si sentiva sempre più stanca, il bambino cominciava a pesare e il dolore del lutto cominciavano a gravare sulla sua schiena. Però le sarebbe mancato averlo dentro di sé, sentire suoi movimenti e calcetti ma la gioia di tenerlo tra le braccia era tutta un'altra cosa.
Come aveva promesso a Jared non avrebbe scoperto il sesso del bambino, doveva rimanere una sorpresa fino alla fine.
Il suo sesto senso di donna le diceva che era un maschio però poteva essere benissimo una femminuccia. Non poteva affidarsi alla sua idea, anche perché era convinta che la vita l'avrebbe tenuta stretta a suo marito e invece li avevano separati.
Bruce aveva pitturato la stanza di giallo chiaro e aveva sistemato la culla, il fasciatoio e altre cianfrusaglie per il bebè.
Catherine aveva riempito i cassetti di tutine di vari colori e misure per i mesi a venire e aveva comprato tantissime scorte di pannolini, ciucci e cremine contro le irritazioni.
Giselle invece aveva mandato Adam a portare alcuni giocattoli di Jared: un sonaglino, un cavallo a dondolo di legno bianco, diversi orsacchiotti e una copertina.
La suocera era chiusa nel suo dolore per poter uscire di casa, i rapporti erano diventati freddi e distanti ma Grace ne comprendeva i motivi.
Sicuramente la nascita del suo bambino avrebbe riscaldato i cuori freddi di molti, compreso il suo e prendersi cura di lui l'avrebbe distratta dai pensieri o forse le avrebbe ricordato per sempre che Jared non era lì ad amarli come aveva sempre sognato.
La sua priorità era che il bambino stesse bene e il dottore glielo aveva confermato durante l'ultima visita.
Aveva ascoltato il battito del suo cuore e visto attraverso un monitor, il bebè succhiarsi il pollice.
Il dottore l'aveva congedata dandole appuntamento in sala parto e dopo una settimana le contrazioni erano più intense e frequenti.
Come in quel momento, proprio una forte contrazione le mozzò il fiato.
Fece profondi respiri, come faceva spesso ma un'altra contrazione lacerò il suo ventre.
Si piegò in due e a tentoni riuscì ad arrivare al telefono fisso mentre i fluidi della sua gravidanza le scorrevano lungo le gambe, fino a formare una pozza sotto i suoi piedi.
Compose in fretta il numero dei suoi genitori, sbagliando diverse volte e dopo vari tentativi imprecò per colpa del dolore.
Finalmente riuscì a calmarsi e dopo qualche secondo il padre rispose con tono preoccupato.
<<Papà mi si sono rotte le acque!>> disse a denti stretti.
<<Resisti piccola mia, saremo lì tra due secondi.>> disse Bruce facendo cadere la comunicazione.
Grace si sedette sul pavimento freddo, con la cornetta ancora in mano, socchiuse gli occhi continuando a mantenere la respirazione regolare.
Contò mentalmente i secondi che mancavano all'arrivo dei genitori, pensò a Jared nella sua bara e al bambino che stava per conoscere. Presto, da lì a pochi minuti la sua vita sarebbe cambiata nuovamente.
Come aveva promesso, Bruce aprì la porta con le chiavi lasciate dalla figlia, seguito dalla moglie che subito corse a prendere il borsone mentre lui prese Grace sotto braccio e la aiutò a salire in macchina.
<<Ora respira Grace, farà male ma alla fine avrai la gioia più grande della tua vita!>> la rassicurò Catherine una volta seduta nel sedile posteriore.
Grace annuì, non aveva nemmeno la forza per parlare ma solo di respirare a fondo mentre il padre sfrecciava per la strada.
<<Bruce fai attenzione alle buche se no Grace proverà più dolore.>> lo indirizzò la moglie.
In pochi minuti Bruce raggiunse l'ospedale più vicino, il Saint-Thomas e fece cenno a due infermiere di prepararsi a trasportare la figlia partoriente in una sedia a rotelle.
Grace aiutata da tre persone lanciò un grido di dolore mentre scendeva dall'auto per poi salire sulla sedia, gli infermieri la spinsero di corsa nella camera per la visita.
L'aiutarono a svestirsi e a mettersi un ridicolo camice mentre la dottoressa si palesò nella stanza, sorridente.
'Beata lei che ha il coraggio di sorridere' pensò ironicamente Grace.
<<Grace, non ti preoccupare. Immagino sia il primo figlio. Fai respiri profondi e diamo un'occhiata.>>
Grace si posizionò sul lettino, tra una contrazione e un'altra mentre permise di farsi visitare dalla dottoressa.
<<Ogni quanto hai le contrazioni?>>
<<Credo ogni due minuti circa e sono piuttosto intense.>> mormorò Grace toccandosi il pancione.
<<Il tuo bambino ha fretta di uscire e le confermo anche dalla tua dilatazione. Sei a nove centimetri. Sai già il sesso del nascituro?>>
<<No sarà una sorpresa fino all'ultimo.>> rispose la giovane.
<<Massimo un'ora e lo saprai. Andiamo in sala parto così intanto ci prepariamo, pronta?>>
Grace annuì emozionata e si toccò il pancione per l'ultima volta mentre alcune infermiere sganciarono il letto e la condussero a destinazione.
Grace entrò in sala parto, la stanza era in penombra e vi era una lampada enorme a illuminare l'andamento del parto.
A sinistra vi era una porta secondaria da dove uscirono la dottoressa e alcuni assistenti, muniti di occhialini, mascherine e camici verdognoli.
A destra vi erano dei lavandini con a fianco un carrello con degli strumenti appoggiati sopra e che subito l'assistente spostò verso il centro della stanza. Accesero l'illuminazione, rendendo la stanza ancora più accogliente e prepararono l'incontro tra madre e figlio, nel breve tempo possibile.
<<Non ti ho chiesto, vuoi un tuo parente in sala parto?>>
<<No grazie dottoressa, voglio essere sola.>>
<<D'accordo Grace però appena arriverà tuo marito lo faremo entrare di corsa, non si può perdere la nascita di suo figlio! L'hai chiamato vero?>> esclamò sorridente la dottoressa.
<<Purtroppo mio marito non lo vedrà mai se non dal cielo...>> disse Grace asciugandosi una lacrima che silenziosa scorreva lungo la sua guancia sinistra.
<<Oh perdonami, non sapevo.>> l'espressione della dottoressa si fece mortificata, <<sono sicura che sarà fiero di voi.>>
Grace accantonò il suo dolore fisico e pensò al dolore della sua perdita.
Anche se fisicamente il suo corpo stava per lacerarsi non equivaleva a ciò che provava dentro al suo cuore.
Pensò a Jared, se fosse stato lì con lei l'avrebbe tenuta per mano e l'avrebbe confortata in ogni modo, invece lei era lì, sola.
<<Bene Grace, appena senti la contrazione spingi.>>
Grace si aggrappò ai bordi del letto e non appena avvertì la contrazione spinse.
Uno, due...Jared
Tre, quattro...il bambino
Cinque,sei...fa troppo male
Sette, otto...anche se fa malissimo lo faccio per te amore mio
Nove, dieci... il bambino è nato.
Il vagito del suo bambino riempì la stanza, il piccolo era un leone e con i suoi piccoli e potenti polmoni urlò al mondo intero di essere venuto al mondo.
<<Congratulazioni Grace, è un bellissimo maschietto. Hai pensato come chiamarlo?>> disse l'infermiera mentre le mise per la prima volta suo figlio tra le braccia.
<<Bryan Barnes.>> disse Grace commossa, osservando il suo bebè.
Era il più bello del mondo, seppur fosse ancora da lavare.
Aveva gli occhietti chiusi e i pugnetti già saldi nonostante fosse nato da poco.
Aveva dei folti capelli scuri e Grace notava alcune piccole somiglianze con Jared, la forma del naso, la linea degli occhi e le labbra sottili, probabilmente se lo stava immaginando dato che il piccolo era appena nato.
<<Tuo padre salterebbe di gioia cucciolo mio ma ora siamo solo noi due...>>
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