Capitolo 9
"Se il suo cuore si stava rompendo, lei preferiva riparare quello altrui. Forse, non era poi così debole come pensava. Anzi, incominciò ad ammirarla per il suo altruismo. Probabilmente, era il solo motore che la teneva in vita."
Rimasero lì per un tempo che sembrò loro interminabile. Continuavano a scambiarsi occhiate fugaci, ma nessuno dei due aveva il coraggio di parlare. La paura incominció a invaderli lentamente, insieme a quei brividi che li pizzicavano la pelle. Se l'ignoto li intimoriva, la curiosità invece, li logorava pian piano. Avrebbero voluto uscire da quel posto soltanto per capire cosa li aspettava. Quello non era un luogo comune, non era reale. Se per il resto del mondo era inesistente, per loro e per tutti coloro che vivevano lì, era la loro casa. Avrebbero potuto piagnucolare, lamentarsi della situazione in cui si erano ritrovati, eppure rimasero in silenzio pensierosi. Si scrutavano l'un l'altro, cercando quel conforto che non avrebbero avuto.
Finalmente, a porre fine a quella tortura di sguardi disperati, fu l'arrivo di qualcuno. Fortunatamente, non era Tobias. Brigitte non riusciva a sopportare il peso di quegli occhi sui suoi. Dopo tutto ciò che era successo, avrebbe desiderato non vederlo più. Ormai però, l'aveva lasciato entrare nella sua vita e non avrebbe potuto fare altrimenti.
Sebbene all'inizio fossero un po' preoccupati, poi si calmarono alla vista di due uomini di pelle scura, che, nonostante la loro imponenza, non suscitavano un minimo di paura. Era quello che volevano far sembrare. Anzi, che dovevano far sembrare. Perchè nessuno aveva potere lì, se non il Capo.
Uno di loro si avvicinò a Brigitte, la guardò per un attimo e poi cominciò a slegarla. Intanto, lei lo mirava curiosa con il mento sollevato. La sua altezza le faceva ombra, in una stanza già buia. Prese un coltello e delicatamente, cominciò a tagliare ogni singolo nodo che avvolgeva le sue articolazioni. La ragazza poteva scorgere in lui un'anima buona, vittima di quel posto.
Anche se il suo sguardo era intento a non far trasparire nulla, Brigitte con lungimiranza, colse il suo dispiacere per lei. Per un momento, si sentì una farfalla a cui avevano tagliato le ali, intrappolata nella rete di un ragno. Non avrebbe più rivisto suo padre, il quale avrebbe pianto la perdita della sua unica figlia. Immediatamente la giovane abbassò lo sguardo, cercando di soffocare un singhiozzo pieno di nervosismo. Nel frattempo, quell'uomo aveva finito di liberarla.
Aveva perso tutto della sua vecchia vita, ma per lo meno aveva ancora se stessa e soprattutto Jackson al suo fianco.
Si alzò da quella sedia, riacquistando automaticamente tutti i sensi, anche se ancora un po' smorti. Aveva le gambe intorpidite, perciò iniziò a muoverle per acquisire più scioltezza. Intanto, quella guardia non si era spostata di una virgola: continuava a fissarla mentre lei faceva capolino con la testa per scorgere Jackson. Quell'uomo era così alto che le copriva l'intera visione.
Riuscì a vederlo, e lui le rivolse un sorriso rassicurante che lei ricambiò. Si leggeva in entrambi la sensazione di smarrimento, eppure si davano forza l'un l'altro. Forse, non si erano del tutto persi se stavano ancora insieme.
Malgrado sembrassero così innocenti, i due uomini li strattonarono e afferrandoli per un braccio, li intimarono a camminare. La stretta era così forte, che quasi frenava il sangue di Brigitte.
Attraversarono vari cunicoli vuoti, come se fosse un grande labirinto. Non sarebbero mai stati capace di ritornare in quella stanza. Non facevano altro che svoltare in innumerevoli corridoi, senza sapere dove andare. Poi, salirono una scalinata, ritrovandosi su un lungo andito. Dovevano essere arrivati al dormitorio. Brigitte camminava, puntando gli occhi su ogni singola porta che le si scorreva davanti. Si fermarono una volta esser giunti all'ultima. L'uomo che le pareva così gentile, la spinse senza cura nella sua nuova stanza. Avrebbe voluto salutare Jackson, ma la porta si era già chiusa. La riaprì rapidamente non importandosene delle conseguenze; ma fu troppo tardi dato che non c'era più nessuno.
Rimase qualche secondo sulla soglia, fissando il vuoto con gli occhi della tristezza. Rientrò non appena udì delle voci, e si accasciò lentamente dietro la porta. Si fece scudo, portandosi al petto le sue gambe slanciate, come se l'avessero protetta da qualsiasi pericolo. Una piccola lacrima ribelle le rigò il viso, e subito la scacciò celermente. Si fece pervadere così tanto dal dolore, che non si accorse della presenza di una ragazza. Le dedicò uno sguardo fugace, scrutandola velocemente senza indugiare troppo. In quel momento non voleva avere contatti con nessuno. Però, c'era qualcosa in lei che la colpiva. Aveva un viso familiare. Allora, ripercorse per un attimo tutti i suoi ricordi e poi, si soffermò su di uno: le si illuminarono gli occhi, quando si rimembrò di quella fanciulla che aveva cenato con lei la sera prima.
Brigitte l'aveva già conosciuta sebbene non si fossero presentate. Era venuta in contatto con il suo dolore, con la sua disperazione. Quegli occhi da cerbiatto erano così impauriti che urlavano protezione e aiuto, cose che non avrebbe mai ricevuto in quel luogo. Sembrava come se ogni giorno, qualcuno la abbattesse piano piano fino a renderla completamente vulnerabile. Intanto, quella giovane la guardava, condividendo la sua mestizia. Si alzò insicura, e andando verso Brigitte, le porse la sua mano tremolante.
- Ciao. Sono Rose - sussurrò delicatamente la ragazza. Sembrava avesse paura di parlare o forse, di essere rifiutata. In quel momento però, il suo sguardo era più sereno.
- Piacere di conoscerti Rose. Io sono Brigitte - si presentò a lei, accennando un sorriso e accettando la stretta.
Rose approfittò di quel momento per aiutarla a tirarsi su. Le pareva di sollevare un elefante, vista la sua esilità.
- Grazie - le disse Brigitte. Nonostante quella ragazza fosse così fragile e irresoluta, in realtà, era abbastanza forte da aiutare gli altri. Se il suo cuore si stava rompendo, lei preferiva riparare quello altrui. Forse, non era poi così debole come pensava. Anzi, incominciò ad ammirarla per il suo altruismo. Probabilmente, era il solo motore che la teneva in vita.
- Stai bene? Ti hanno fatto qualcosa? - le chiese agitata Rose.
- Sto bene, non preoccuparti - le rispose bruscamente la nuova coinquilina. Subito vide morire il sorriso di quella povera ragazza. Si sentì in colpa per i toni con cui si era rivolta. Aveva solamente cercato di essere gentile.
-Scusami, non volevo trattarti così - dichiaró Brigitte desolata, mentre scuoteva la testa - la verità è che... in tutti questi anni, nessuno mi ha mai chiesto come stessi veramente. A nessuno interessa davvero - si giustificò la giovane indugiando un po' sulle ultime parole.
-Non devi scusarti - la tranquillizzò subito Rose, per evitare fraintendimenti
- Da quando sono qui, anche a me nessuno chiede come sto- continuó a dire, abbassando gli occhi e puntandoli sul pavimento.
- Da oggi ce lo chiederemo a vicenda, non preoccuparti Rose - affermó sicura Brigitte, cercando di tirarle su il morale. Non le piaceva vederla triste, quindi tentó subito di rimediare al danno compiuto.
Come risposta, la sua nuova amica le fece un cenno con la testa sorridendo.
In diciannove anni della sua vita, Brigitte aveva trovato finalmente un'amica. Non era mai riuscita a legare con nessuno, e anche il fatto di dover parlare con qualcun altro che non fosse suo padre o Jackson, le risultava strano. Si perse in un sorriso, ripensando a quest'ultimo. Un sorriso che venne subito smorzato da una smorfia di dolore. Improvvisamente, aveva percepito un forte male alla spalla. Era allucinante. Non riusciva a risalire alla causa. Istintivamente, si portò la mano alla spalla quasi per placare quella fitta insopportabile.
Rose si accorse del cambio di espressione sul suo viso. Quasi come se sapesse cosa fare, si avvicinò a lei per analizzare la situazione.
Toccò lì dove Brigitte sentiva dolore e cominciò a premere delicatamente su quella zona. Intanto, la giovane serrò le labbra, per trattenere un gridolino di sofferenza. Tutti i muscoli del suo viso si contrassero in un'unica smorfia addolorata.
- Ti dispiace levarti la giacca? - le domandò Rose, sperando che la ascoltasse.
Brigitte annuì e anche se diffidente, si sfilò quella camicia da militare. Togliendola, potè guardarla per la prima volta più chiaramente. Quando la sera prima l'aveva indossata, non aveva avuto modo di osservarla attentamente. Dopo qualche secondo, la strinse a sé, comprendo il suo grembo nudo. Sotto quella giacca non aveva nulla e levandosela, rivelò ogni singola parte del busto scoperta, tranne lì dove una fascia di reggiseno le avvolgeva il misero seno.
Poi, il tocco leggero delle dita di Rose sulla sua pelle nuda, le provocò dei piccoli brividi di freddo che incrementarono quel dolore lancinante.
- Sta' tranquilla. Il dolore passerà - provò a rassicurarla la sua amica, anche se non funzionò con Brigitte -Hanno utilizzato un fucile lanciasiringhe per addormentarti. Vedrai, imparerai ad usarlo anche tu - proseguì la ragazza con più serenità, sapendo che non era nulla di grave.
Al contrario, l'espressione sul volto di Brigitte era passata dal dolore allo stupore. Da quando era lì, si domandava continuamente cosa avrebbe fatto in quel posto e soprattutto, quale fosse il suo scopo. Eppure, non aveva coraggio di chiederlo.
- A proposito, dobbiamo andarcene. Tra un quarto d'ora cominciano gli allenamenti - le riferì la sua nuova amica, la quale sembrava essersi dimenticata della sua routine - Su quel letto trovi la tua divisa. Purtroppo, siamo costretti ad indossarla - Brigitte voltò la testa, soffermandosi sul punto che aveva indicato Rose. Senza risponderle, si diresse in quella direzione. Prese tra le mani quello che sarebbe stato, da quel momento in poi, il suo unico abbigliamento. Era una semplice tuta con nulla di particolare: si trattava di una sobria canotta nera e un jeans elasticizzato dello stesso colore. Li portò entrambi al naso e annusandoli, sentì il pungente odore del metallo. Nel frattempo, Rose la guardava incuriosita.
- Faresti meglio a sbrigarti. Non accettano i ritardatari - la incitò la giovane, con tono apprensivo - Se vuoi ti aspetto fuori, così potrai vestirti più tranquillamente - continuò a dirle dolcemente.
- Sì, per favore - rispose in maniera concisa la nuova arrivata.
Rose annuì, e uscì dalla camera accompagnando la porta, così da non provocare rumore.
Brigitte finalmente rimase sola nella sua nuova stanza. Si guardò attorno, constatando che anche quel posto era riprovevole, come il resto di tutta la struttura. Le pareti erano bianco sporco, con innumerevoli macchie nere. Al centro della camera, vi erano quattro letti brandina con delle lenzuola grigie. L'ambiente era piuttosto spoglio e soprattutto freddo e umido.
Si accorse che lì non c'erano finestre, e questo le fece mancare l'aria. Si chiese se avesse mai rivisto la luce del sole, o assaporato perlomeno il vento sulla sua pelle. Non era il momento giusto per lasciarsi sopraffare dai pensieri, quindi andò subito in bagno per rinfrescarsi la faccia. Si guardò per un istante al piccolo specchio che aveva davanti. Non avrebbe mai immaginato di avere un aspetto del genere. Due occhiaie livide le risaltavano gli occhi stanchi. Il trucco si era ormai sciolto, per cui delle scie di nero le rigarono le guance e le accentuarono le orbita. Le sue labbra rosee erano camuffate ancora dal rossore del rossetto. Per quello odiava truccarsi. Secondo lei, il maquillage serve soltanto a mascherare la persona che non sei. Pertanto, cercò di cancellare quei segni dal suo viso, sciacquandolo con acqua e sapone.
Per un attimo, si sentì una normale adolescente appena tornata da una festa, e reduce di una bella sbornia. Quella mattina, insieme alle sue amiche, avrebbe cercato di ricordare gli eventi della notte precedente, ottenendo scarsi risultati.
Per una volta, le sarebbe piaciuto essere come le altre. Ma purtroppo, non lo era. Il destino aveva in serbo per lei ben altro.
Dopo esser tornata alla realtà, si strofinò per bene la faccia con un asciugamano, come se volesse far sparire il suo volto. Togliendosi tutto quel trucco, era finalmente ricomparsa la ragazza genuina del giorno prima. Si sistemò i capelli, usando la spazzola che aveva trovato sul lavandino. I boccoli della sera precedente erano scesi delicatamente, e pettinandoli si erano trasformati in docili onde. Aveva un aria da ribelle. Era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento. Per questo, decise di mettere da parte tutte le sue preoccupazioni. Sapeva che se si fosse rivelata debole sin dall'inizio, l'avrebbero mangiata viva. Si era accorta di come avevano ridotto Rose, e non voleva che facessero lo stesso con lei. Quindi, s'infilò velocemente la divisa e uscì dalla camera. Intanto, la sua amica se ne stava appoggiata al muro con le braccia conserte e gli occhi puntati verso il basso. Non appena udì la porta aprirsi, sollevò lo sguardo verso Brigitte.
- Seguimi - le disse, quasi con aria turbata. Si vedeva da lontano un miglio, che quel posto non le piaceva. Sicuramente, non era stato facile per lei allontanarsi dalla sua famiglia per vivere in quel centro di addestramento. L'idea di aver dovuto passare il resto della sua vita lì, le provocò un buco nello stomaco. Cercò di scacciare via quel malessere. Non adesso, si ripeté.
Attraversó sicura quel corridoio. A quello, ne seguirono altri, e poi altri ancora. Quel posto era davvero un labirinto, non sapeva se sarebbe mai riuscita a memorizzarlo tutto.
Dopo aver camminato per alcuni minuti, giunsero finalmente in un grande androne. Giovani come loro giacevano lì, provocando un fastidioso vocio mentre ridevano e scherzavano.
Brigitte e Rose si mimetizzarono nel gruppo, rimanendo in disparte. La prima si appoggiò alla parete, incrociando i piedi e portando le mani al petto. Impostó il suo sguardo freddo e diffidente e cominciò a studiare i suoi coetanei. Molti di loro, alti e robusti, cercavano di sfoggiare le loro mosse di combattimento, suscitando l'ammirazione di chi li guardava. Altri meno vanitosi, se ne stavano seduti sul pavimento a contemplare il vuoto. Quella vita non era per tutti. Eppure, non avevano avuto la possibilità di decidere perché qualcuno lo aveva fatto al posto loro.
Fortunatamente, nessuno si accorse di lei. Se ne stava nella penombra, ad analizzare ogni singolo movimento in quella grande confusione.
Improvvisamente peró, le voci cessarono e tutti tornarono immobili. Sarebbe regnato un silenzio tombale se non fosse stato per il rumore dei passi di qualcuno. Non le interessava affatto sapere chi fosse. Come poteva dare tanta importanza a chi non la meritava?
- Come ben sapete, oggi è il giorno del combattimento - risuonarono solenni le parole di quell'uomo - Ma prima, volevo dare il benvenuto ai nuovi arrivati - continuó a dire alzando la voce.
Brigitte capí subito dai toni usati, che anche quella volta si trattava di Tobias. Pertanto, il ghiaccio nei suoi occhi si ruppe nell'istante in cui realizzó cosa sarebbe successo.
I suoi avversari cominciarono a bisbigliare tra loro, incuriositi dalla notizia.
-Vi prego di farvi avanti - aggiunse Tobias, con fare intimidatorio.
Brigitte e Jackson si fecero spazio tra la folla, raggiungendo quella voce che li aveva chiamati. Tutti cominciarono ad osservarli : i più invidiosi si limitavano a disprezzarli, gli altri invece li guardavano con stupore.
La giovane si diresse verso di lui con passo deciso. Non ho paura, si disse. Intanto, Jackson fece lo stesso. Si avvicinó a Tobias, e con calma si rivolse a lui:
-Non ti scaldare troppo, Tobias - Ad un passo di distanza, il ragazzo puntò i suoi occhi verdi su quelli sfidanti dell'uomo. Cercò di essere il più disinvolto possibile, nonostante tutti lo stessero guardando: petto in fuori, schiena dritta e fare risoluto.
Sentiva vivo su di lui, lo sguardo deciso di Brigitte. Era quello che gli dava forza.
-Allora, cominciamo - affermò Tobias, ignorando completamente il commento del giovane. In quell'istante i suoi occhi non si trovavano più su Jackson, ma si erano spostati repentinamente su Brigitte. Quell'uomo sapeva come fargliela pagare. Aveva ben chiaro che per punirlo, doveva scommettere sulla persona a cui teneva di più. Avrebbe fatto di tutto per metterla alla prova.
-Rose, vieni qui - la chiamò Tobias. Il suo tono di voce era affilato come la lama di un coltello.
Anche lei si fece avanti, forse non ancora pronta ad affrontare quel sacrificio. Al contrario della sua coinquilina, lei camminava lentamente, insicura, mentre la tensione si faceva sempre più pesante. Ancora una volta, si udì il rumore dei passi echeggiare nell'androne e la paura della ragazza farsi sempre più forte. Poi, si fermò dinanzi alla sua amica.
-Su, facci vedere cosa sai fare - ordinò Tobias a Brigitte.
Gli occhi di Rose si posarono, imploranti di pietà, su quelli della giovane. Le sue pupille si dilatarono dal timore. Incominció a tremare come una foglia ingiallita dal tempo. Ancora un altro po' e sarebbe svolazzata via col vento.
Qualcuno sghignazzava di sottofondo. Rose si girò per un istante verso quelle risatine e poi, abbassò lo sguardo mordendosi un labbro dall'ansia.
-Non combatterò contro di lei -disse Brigitte, smorzando la tensione e voltandosi di scatto verso Tobias. Il ghiaccio nei suoi occhi si era ricomposto, raggelando colui che aveva di fronte. Questa volta, il silenzio regnava sovrano, e nessuno si permise di ridere.
L'uomo non rispose, cercando di nascondere un ghigno.
La giovane se ne accorse e profondamente irritata, proseguí a parlare:
-È questo quello che fate qui? Addestrate le persone per combattere contro i più deboli? - alzò la voce la ragazza, forse per la prima volta nella sua vita. Avrebbe potuto chiudere la bocca, obbedire alle parole di Tobias, far fuori in un batter d'occhio Rose e farsi così una bella reputazione.
Ma tutto ciò che era facile, a Brigitte non piaceva. Amava cavalcare le onde del pericolo, non nuotare in un mare tranquillo.
-Alla signorina viziata non piacciono le persone deboli! - urlò Tobias, come se stesse recitando un brutto monologo -Hai per caso qualche preferenza?- le chiese ironicamente, questa volta, abbassando il tono di voce. Si avvicinó a lei e la guardò intensamente.
Gli occhi di Brigitte si persero nel pozzo nero dei suoi. Avrebbero dovuto incutere timore, ma su di lei non avevano alcun effetto.
-Corrado, affronterai tu Brigitte- sbraitò l'uomo, senza distogliere affatto lo sguardo dalla giovane.
Un ragazzo, almeno il doppio di lei si presentò proprio lì, dinanzi alla sua figura. Era alto e massiccio, con le sembianze di un lupo mannaro. I capelli neri spettinati gli ricadevano sulla fronte e gli occhi, azzurri come i suoi, sputavano veleno. Il corpo teso e le braccia, piegate sui fianchi, mettevano in luce i suoi muscoli pompati.
La mirava come se fosse un povero agnellino da sbranare, o più crudelmente una donna da violentare.
Brigitte cercò di dissimulare il terrore e di riporlo nei meandri della sua anima. Non ho paura, si ripeteva. Non ho paura.
Si irrigidì tutta d'un tratto, serró i pugni per evitare di tremare. I lineamenti del volto si fecero più ruvidi. Gli occhi, divenuti grigi per la rabbia, tentarono di congelare il veleno dell' avversario. Le labbra rosee si seccarono dall'ansia. Il cuore iniziò a batterle all'impazzata mentre nuovi brividi, dovuti dall'adrenalina, le ripercorrevano con intermittenza il corpo.
Sono pronta, si disse.
Pronta a tutto.
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