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Capitolo 8

" I veri mafiosi erano quelli che non esitavano ad uccidere: lo facevano e basta."

I suoi occhi languidi si riaprirono, ancora avvolti dall' oscurità della notte. Facevano fatica a sopportare quella poca luce che proveniva dai fanali dell'auto. La testa iniziò a girare senza tregua e voci offuscate le martellavano il cervello. Brigitte avrebbe voluto urlare disperatamente, ma quella sensazione di torpore l'aveva ormai posseduta. Sembrava averle risucchiato ogni forza, ogni motivo per cui reagire. Non si era mai sentita così flebile come in quel momento. Fino ad allora, la vista era il suo unico senso agibile. Non sarebbe mai riuscita a gridare con quel grosso pezzo di scotch sigillato sulla la bocca e soprattutto, non sarebbe riuscita a  muoversi con una corda spessa che le intrappolava le mani. Odiò profondamente quella situazione: non poteva tenere tutto sotto controllo come faceva abitualmente. Aveva lasciato che le sue debolezze la sopraffacessero e la distruggessero lentamente. Se non avesse subito ripreso le redini del suo destino, gli sforzi fatti fino ad allora sarebbero stati effimeri.

Poco a poco, cominciò a sentirsi meglio. La testa continuava a girarle ma,fortunatamente, aveva riacquistato completamente la vista. Scrutò attentamente l'auto, roteando le sue pupille azzurre. Impiegò qualche minuto per capire dove si trovasse. L'oscurità non le permetteva di riconoscere immediatamente la realtà che la circondava. Aveva la sensazione di esserci già stata in quella macchina. Infatti, un certo odore di sigaro le richiamò l'attenzione, e allora, non fu difficile ricordarsi di quella splendida limousine che l'aveva accompagnata la sera stessa. Poi, si soffermò sull'autista: fece capolino con la testa, e da quel poco che riuscì a vedere, scorse il capo di Tobias. Accanto, vi era seduto qualcuno ancora ignoto alla ragazza.

Brigitte stava lentamente riprendendo le forze, quando un calcio le partì istintivo verso il guidatore. Non era uno dei suoi colpi vincenti, ma fu sufficiente per mostrare la sua indole ribelle a quello sfrontato di Tobias.

Purtroppo però, la vista tornò ad annebbiarsi, e tutti i suoi sensi cedettero nuovamente in un sonno profondo.

- Avresti dovuto fare la brava - sghignazzò Tobias divertito. Continuava ad avere le mani sul volante orgoglioso, come se quel gesto non l'avesse scosso affatto.

- Abbiamo fatto proprio bene a prenderla. Il Capo sarà soddisfatto. Non sa che gli aspetta - affermò compiaciuto l'altro malavitoso mentre  le  somministrava il fazzoletto di sonnifero. Il  viso della giovane  poggiato delicatamente sulla sua scapola sinistra, lasciava intravedere il profilo perfetto di un naso alla francese e delle labbra carnose ancora rosse per via del rossetto.

Sembrava una bambina che giocava a fare il soldato. Eppure, rimaneva ugualmente una meraviglia.

- Un angelo nelle mani del diavolo - si limitò a rispondere Tobias, voltandosi a guardarla soltanto di sfuggita. Nella sua voce emerse una punta di amarezza. Quasi gli dispiaceva per la ragazza seduta sul sedile posteriore, ma il desiderio di averla vicino era più forte di qualsiasi altra cosa.

Per tutto il tempo del tragitto, Jackson rimase sveglio. Non faceva altro che pensare a Brigitte. Gli venne un colpo al cuore solo a vederla cascare dinanzi a lui. Aveva provato a raggiungerla, ma quei mafiosi l'avevano ormai catturato. Avrebbe preferito che lo narcotizzassero, invece di vagare in una stupida limousine senza sapere dove lo stessero portando. L'angoscia cominciò a torturarlo per tutta la notte. Aveva paura del suo futuro: pensò esser giunto a capolinea.

Provò a scacciare quell' orrido pensiero, cercando d'innalzare il capo per mirare Brigitte. Le mani e i piedi legati non gli permettevano di muoversi molto. Comunque, riuscì a intravederla: la sua presenza non fece altro che rassicurarlo e placare per un momento le sue paure.

Tuttavia un ricordo recente gli tornò in mente: Brigitte tra le braccia approfittatrici di quel serpente, che la baciava e toccava morbosamente, proprio davanti a lui. Vederla con un altro uomo lo ferì, ma non si sarebbe mai mostrato geloso ai suoi occhi. Sin dall'inizio sapeva cosa avrebbe comportato quell'incontro e forse, era per quello che l'idea non gli era piaciuta. Eppure, non era stato capace di dire no a colei che giaceva addormentata in quell'auto.

Voleva osservarla meglio, ma il divisorio trasparente che separava i sedili dal cofano, non glielo consentiva. Quindi decise perlomeno d'inginocchiarsi: ciò che continuò a vedere, era l'immagine di una giovane ragazza che dormiva, ignara di ciò che sarebbe successo in seguito. In fondo, nemmeno lui lo sapeva. Entrambi si rivelarono impotenti di fronte a ciò che stavano vivendo. Eppure, era certo che ne sarebbero usciti insieme.

Era ormai giunta l'alba di un nuovo giorno, quando finalmente quella limousine decise di fermarsi. Nonostante Jackson non fosse riuscito a chiudere occhio, aveva cercato perlomeno di riposarsi. Tuttavia, sussultò quando la macchina frenò bruscamente.

Si svegliò di scatto, sollevando ancora una volta lo sguardo verso Brigitte che in tutta la sua bellezza, continuava a dormire beatamente.

Dopo qualche minuto, uno dei due uomini presenti nell'auto, aprì il cofano per farlo uscire. Gli occhi di quell'uomo erano verdoni, offuscati però dalla cattiveria. Senza pensarci due volte, gli disse tra i denti:

- Ti conviene seguirci se non vuoi che... - non continuò la frase, ma con un gesto, gli fece capire che gli avrebbero tagliato la testa. Nel tono di voce di quell' ingordo, c'era soltanto una nota di sarcasmo e disprezzo.

- Anzi, uccidiamo prima la ragazza e poi te - proseguì l'uomo, questa volta ridendo a crepapelle, come se fosse una battuta divertente. Intanto il giovane provò ad ignorarlo, uscendo dall'auto. Non poteva farsi intimidire da un losco del genere. Ne aveva conosciuti di tipi così, e molti di loro erano dei codardi. Chi professava di ammazzare, alla fine non lo faceva mai. Secondo Jackson, i veri mafiosi erano quelli che non esitavano ad uccidere: lo facevano e basta.

Cominciò a seguire quell'uomo, continuando ad avere le mani legate e la bocca serrata. Si voltò un attimo per capire dove fosse Brigitte.

Tobias non aveva perso l'occasione per prenderla tra le braccia. Sembrava una principessa: l'espressione ancora dolce sul viso, i capelli mossi che le ricadevano sulle spalle e le gambe morbide che penzolavano dalle braccia di quel tipo. Lui lo guardava con sguardo fiero e soddisfacente, quasi come se stesse reggendo un trofeo. Una scia di gelosia gli pervase il corpo. Quanto avrebbe voluto portarsela via proprio in quel momento, condurla ad un luogo sicuro e sussurrarle all'orecchio che ciò che stavano vivendo era soltanto un brutto sogno. Avrebbe potuto scappare in quel momento, ma l'idea di  lasciare Brigitte in quelle condizioni, lo frenò immediatamente.

La stanchezza e le preoccupazioni gli avevano annebbiato fino a quel momento la vista. Non riusciva ancora a comprendere dove stessero andando.

Sicuramente si trovavano in una delle tante campagne di Palermo. Non era molto curata: vi era dell'erba ormai secca e una serie di alberi sempreverdi che formavano una vera e propria pineta. Quel posto aveva un non so che di particolare e allo stesso misterioso. Poco dopo, l'enigma si fece ancor più allarmante: una caverna in tutto il suo splendore, si mostrava imponente dinanzi a loro. Fasci di luce ancora tenui illuminavano armoniosamente le vistose striature della grotta.

Rimase estasiato alla vista di quel panorama, ma non aveva ancora ben chiaro cosa sarebbe stato di loro. Li avrebbero uccisi, per poi abbandonarli lì?

Non gli restò che seguire l'uomo anche all' interno della caverna, non avendo ormai scelta.

Entrando, percepì immediatamente un velo di umidità. Subito dopo il suo sguardo venne rapito dalla preziosità di quel soffitto: innumerevoli concrezioni di cristallo, si scandivano tra loro irregolari, quasi componendo una sinfonia d'arte. Quella cava era davvero enorme, infatti giunsero addirittura ad una parte di essa, che sembrava ospitare un'antica cappella. Vecchi affreschi ormai sbiaditi dal tempo, adornavano le pareti insieme a fasci di muschio verde.

L'atmosfera in quel luogo era sacra: predominava quasi il silenzio se non fosse per lo scalpiccio provocato dalle loro scarpe. In un secondo momento, avvertì anche il rumore sordo del mare. Da quando era entrato in quella grotta, si era praticamente dimenticato di tutto il resto. Venne colpito dalla sua bellezza : il suono lontano del mare e le decorazioni naturali della caverna, non facevano altro che impreziosire il suo animo. La tranquillità regnava sovrana e niente avrebbe interrotto quel circolo di pace e serenità.

Improvvisamente però, si sentì un boato assordante: Jackson si guardò intorno sconvolto, non riuscendo a capire la provenienza di quel rumore. Si voltò verso i due uomini e notò che uno di loro aveva un telecomando tra le mani.

Il suo viso sbiancò dal terrore  che potesse scoppiare una bomba da un momento all'altro. Avrebbe voluto fuggire, scappare da quel luogo, ma le sue gambe sembravano quasi immobilizzate. Cominciò a tremare e a sudare freddo, facendosi abbracciare dalla crudele impotenza. Per fortuna, quella sensazione svanì subito dopo aver visto una cabina simile ad un ascensore salire in superficie. Gli occhi del giovane rimasero per un attimo spalancati. Non poteva credere a ciò che aveva davanti: si trattava sicuramente di un'invenzione di ultima generazione. Un affare costruito in mezzo alla natura, che non aveva niente a che fare con quest'ultima. Quei mafiosi stavano cercando di nascondere qualcosa: farlo nel luogo più innocente del paese sarebbe stata la soluzione.

Si girò, quasi per per trovare conforto in Brigitte che purtroppo, non aveva avuto modo di assistere a quella scena. In quel momento, incrociò lo sguardo di Tobias che ovviamente non era stupito. Si notava la sua aria stanca e spossata. Tenere la ragazza per tutto quel tempo gli peggiorava la situazione. Eppure, non sembrava essergli un peso.

Cercò di evitare l'occhiata di quell' insipido e tornò a guardare la cabina, avente le sembianze di una grande scatola nera.

Era incredibile come quei malavitosi riuscissero ad averla vinta su tutto. Il loro potere era tale da avere ogni cosa sotto controllo. Jackson non riusciva a spiegarsi il motivo per cui avessero scavato un posto sotto terra, e per di più in una grotta. Era possibile distruggere la natura, soltanto per gli interessi dell'uomo? Ma soprattutto, cosa celava quel luogo?

Non gli rimase che entravi per abbattere le sue curiosità. Come previsto, si trattava di un vero e proprio ascensore. Era la prima volta che vedeva una cosa del genere: un ascensore piantato in una caverna che li trascinava sotto terra.

Il giovane sollevò lo sguardo verso l'alto, osservando la fossa richiudersi magicamente. Finalmente, era giunto il momento di scoprire cosa stessero nascondendo.



Dopo un'ora dal loro arrivo, Brigitte si svegliò, anche se era ancora abbastanza confusa: aveva dolori dappertutto e si sentiva fiacca, debole. La sua mente era attiva, al contrario del suo corpo che ormai, faceva fatica a muoversi; e presto si accorse anche il perchè. Si trovava su una sedia, con le mani legate alla spalliera di quest'ultima. Fortunatamente, non aveva almeno il nastro adesivo sulla bocca. Erano sicuri che nessuno l'avrebbe sentita laggiù.

Si guardò attorno e facendo un giro completo con la testa, scrutò il posto in cui si trovava. Provò a mettere bene a fuoco nonostante la sua vista fosse in parte annebbiata. Il suo sguardo cadde su un ragazzo legato come lei ad una sedia. Cercò di aprire il più possibile gli occhi per osservarlo meglio, e si accorse che era Jackson. Anche lui dormiva. Preoccupata, cominciò a chiamarlo:

- Jackson, Jackson - ripetè più volte il suo nome, quasi bisbigliando. Le avevano risucchiato anche la voce. Le sembrava di non parlare da una vita. Non riusciva a scandire le parole e la gola le faceva male. Aveva un disperato bisogno di bere. Intanto, il ragazzo percepì il suo sussurro, svegliandosi subito. Alzò il capo, non capendo esattamente chi l'avesse chiamato. Il suo ciuffo spettinato gli cadeva sulla fronte, e gli occhi verdi erano diventati scuri per via del buio che regnava nella stanza. Quest'ultimi erano accentuati da due occhiaie terrificanti: non aveva di certo una bella cera, ma Brigitte era sicura di trovarsi nelle sue stesse condizioni, se non peggio.

- Ti sei svegliata - affermò il giovane rivolgendole un leggero sorriso. Gli fece piacere trovarla finalmente sveglia. Vederla dormire per tutto quel tempo a causa del sonnifero, non era stato bello.

- Anche tu - rispose la ragazza, pronunciando quelle parole con un leggero soffio. Anche a distanza, era percepibile l'alchimia che c'era tra loro. Ancora non capivano cosa li legasse: erano così diversi e allo stesso tempo simili. Eppure, entrambi si trovavano in quella stanza buia, illuminata soltanto dalla loro speranza.

Quell'istante di magia svanì nell'attimo in cui irruppe Tobias. Spalancò la porta con noncuranza, e collocandosi tra i due alleati, si soffermò a guardarli: Il suo sguardo non era più stanco ma abbastanza compiaciuto.

In effetti, era soddisfatto di averli lì riuniti: quei due giovani avrebbero rivoluzionato il loro futuro, e non solo.

- Sono contento di avervi qui - affermò entusiasta Tobias. Si riferiva ad entrambi, ma era evidente che  stesse rivolgendo la sua attenzione a Brigitte. Quest'ultima non potè evitare di guardarlo con disprezzo: se fino all'attimo prima il suo viso trapelava innocenza, con l'arrivo di quell'uomo, era cambiato repentinamente. Eppure, lui era interessato proprio alla sua dicitura agguerrita. Era quello di cui avevano bisogno.

-Allora spiegaci il perché, così saremo contenti anche noi - disse ironicamente Jackson, con fare brusco. Non rispondeva mai con questi toni, se non con persone come Tobias. Non tollerava affatto la sua arroganza e presunzione.

- Sarete felici anche voi, non appena udirete ciò che sto per dirvi - preannunciò l'uomo, con un sorriso stampato sul volto.

- Stavate cercando il terrorista che ha provocato l'attentato alle Torri Gemelle, ma è stato lui a trovarvi per prima. Anzi, noi vi abbiamo trovato - si corresse subito, prendendosi il merito di quella scoperta.

- Siamo rimasti tutti stupiti delle tue doti - continuò a dire, riferendosi a Brigitte - Quando poi abbiamo visto agire anche Jackson, abbiamo pensato che sareste stati perfetti per il centro di addestramento.

- Centro di addestramento? - ripeté incredula la giovane. Da quando era in quella stanza, aveva perso completamente la cognizione di qualsiasi cosa: non sapeva dove si trovasse, che ora fosse e soprattutto cosa fosse quel dannato ''centro di addestramento''.

- Vedrai, ti piacerà. Sarà la tua nuova casa - le contestò Tobias senza darle alcuna spiegazione.

Nel frattempo, i due ragazzi si scambiavano occhiate confuse. Non avevano nemmeno idea di come la loro vita sarebbe cambiata da quel momento in poi.

- Benvenuti al Cave, ragazzi - disse loro Tobias, con fare solenne.

Dopo il suo caloroso saluto di benvenuto, si diresse verso l'uscita dell' obbrobriosa stanza. Ma proprio  quando giunse  sul ciglio della porta, si fermò.

Si voltò e centrando i suoi occhi in quelli della giovane, disse duramente:

- Vi raccomando di rimanere vivi - e con quest'ultima frase, lasciò definitivamente la camera. I due ragazzi si guardarono ancora più preoccupati di prima. Sarebbero sopravvissuti sicuramente. Sapevano in cuor loro, che quei mafiosi non l'avrebbero fatta franca un'altra volta.


Buonasera a tutte! Scusate l'attesa di questo capitolo. Diciamo che a maggio è difficile conciliare tutto...comunque, spero vi sia piaciuto! Nel capitolo, ho voluto far emergere una problematica molto attuale: secondo voi è giusto rovinare la natura per i propri interessi? Fatemi sapere la vostra opinione e ci vediamo al prossimo capitolo!

Your  Alicia

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