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Capitolo 6

''Il dolore non l'avrebbe mai abbandonata, perchè come tutti gli altri sentimenti, risiede nel nostro animo e solo noi possiamo decidere quanto spazio concedergli.''

Era ormai passata una settimana dal giorno in cui Brigitte e Jackson si erano visti per parlare. Quest'ultimo aveva accettato la sua proposta scetticamente. Quando lei gli promise di aiutarlo, non avrebbe mai pensato che sarebbe stata capace di  qualunque cosa pur di  farlo. Brigitte era coraggiosa, e lui lo stava capendo soltanto allora. Sapeva benissimo che per una ragazza così vulnerabile, e apparentemente forte come lei, sarebbe stata una grande sfida. Per quanto riuscisse a dissimularlo, cercava di camuffare il suo dolore con la forza. Attraverso il potere, credeva sarebbe riuscita a placare le sue sofferenze. Così facendo, non aveva capito che il dolore non l'avrebbe mai abbandonata, perchè  come tutti gli altri sentimenti, risiede nel nostro animo e solo noi possiamo decidere quanto spazio concedergli.

Finalmente quella sera, avrebbero attuato il piano  organizzato da Jackson. Anche se a malincuore, il giovane era riuscito a pianificare  tutto nei minimi dettagli. Erano ormai trascorsi tanti anni da quando era entrato a far parte di quel losco giro, perciò, non gli fu difficile combinare quell' incontro: Brigitte avrebbe accompagnato il presunto ''terrorista'' ad una cena di ''lavoro'' in un famoso ristorante di Palermo, per poi fargli compagnia in hotel.

La giovane era davvero tesissima a riguardo.  La notte precedente non era riuscita a dormire per via dell'agitazione. Dunque, decise di appisolarsi durante il pomeriggio. Tuttavia, anche in quell' occasione non riuscì  a chiudere occhio. Il fatto di dover  accompagnare un uomo che non conosceva, e per di più mafioso, la faceva imbestialire.  Provò ad immaginare le sue mani viscide sul suo povero corpo: no, non poteva permetterlo, doveva essere più forte di lui. Per un momento s'immedesimò in coloro che lo facevano di mestiere. Come facevano ad essere accettate  soltanto come delle bambole?  Ad essere pagate solo per la loro bellezza? Brigitte non riusciva a darsi una risposta e mai l'avrebbe trovata.

Offuscata dai suoi pensieri, preferì andare da Jackson. Dovevano ancora definire  gli ultimi dettagli, e per di più  si sarebbe preparata lì. Brigitte non amava andare alle feste, quindi il suo abbigliamento non prevedeva mai  gonne o abiti. Pertanto, il  giovane le procurò un outfit ''consono'' alla serata. Inoltre, per evitare che suo padre la scoprisse, decise di abbigliarsi in qualsiasi altro luogo che non fosse casa sua. Mr. Smith non era affatto stupido. Avrebbe capito subito  che dietro quel modo di vestire, ci sarebbe stato dell'altro  e non poteva assolutamente far sì che accadesse. Preparò rapidamente un borsone nel quale vi mise tutto ciò che le serviva, e per non dare nell'occhio, lo legò ad una corda e lo  calò  lentamente dalla finestra della sua camera per non creare alcun rumore. Doveva cercare di non destare sospetti, proprio per sfuggire alle  tediose domande di suo padre.

Intanto, si vestì indossando la prima cosa  trovata nell' armadio. Poi, con passo felpato, cominciò a scendere le scale per far si che  non la udisse. Non ne era sicura, ma sperava che suo padre  si trovasse in un'altra zona della casa che non fosse l'entrata. Giunse al piano di sotto e purtroppo lui era lì, seduto su quel divano mentre leggeva un giornale.

-  So che sei lì - affermò diretto. Non poteva cogliere la sua espressione, ma era convinta che non promettesse nulla di buono.  Brigitte fece un passo in avanti, consegnandosi  a lui.

-  Devo andare ad una festa stasera, con Jackson e gli altri della mia classe. Possiamo considerarla come una ''festa di inizio anno'' - lo precedette la giovane frettolosamente,  per evitare che facesse domande e gli mostrò un debole sorriso per rassicurarlo. Non poteva rivelare il suo vero stato d'animo in quel momento.

-  Da quando hai degli amici e vai alle feste? - le chiese  suo padre prendendola in giro.

-  Da quando mi hai detto di farmi degli amici? - controbattè ironicamente Brigitte alla domanda melensa di quell'uomo, mentre stava  eretta e teneva le braccia incrociate. Gli rivolse uno  sguardo scocciato per via della sua orrenda battuta.  Non l'aveva ferita, sapeva che era vero, quindi non ci diede peso. Rimase per alcuni secondi in quella posizione e non ricevendo alcuna  risposta, se ne andò via senza perdere altro tempo.








- Sta' tranquilla andrà tutto bene - cercò di calmarla Jackson una volta entrata in casa. Non l'aveva mai vista così impaurita e agitata. Non faceva altro che camminare per il salotto e giocherellare con le sue mani, come di consueto. In realtà, ciò che lo spaventò maggiormente fu il suo sguardo: quegli occhi limpidi come le acque di un lago si erano trasformati in un pozzo di terrore. Sembrava non essere in sé. Allora, le afferrò le spalle: il  suo contatto l'aveva pietrificata.  Dopo pochi secondi però, si voltò, liberandosi da quella stretta e centrando i suoi occhi in quelli del ragazzo. Finalmente, riacquistarono colore.

- Hai ragione, devo calmarmi - gli disse con voce flebile, quasi recuperando il controllo su se stessa.

- Cerca di essere disinvolta. Non dovrai parlare molto. Limitati a sorridere e ad essere carina. In fondo, lo sei già - tentò di sdrammatizzare il giovane, facendole intendere, che non sarebbe stato nulla di complicato.  Davanti a quelle parole, Brigitte sorrise pur sapendo di non essere proprio come l'aveva descritta.

- Ecco così, fa' che s'innamorino del tuo sorriso - le sussurrò, accarezzandole delicatamente la sua guancia di seta. Chiuse per un attimo gli occhi, lasciandosi cullare da quel leggero tocco. Subito dopo si scostò, non essendo abituata a tutte quelle attenzioni.

- E se non ce la faccio? - gli chiese la giovane titubante, abbassando lo sguardo.

- Sei pronta, ok? Ce la farai - ribatté Jackson con voce sicura, mentre le stringeva  nuovamente le spalle per darle coraggio.

- Ok, posso farcela - disse tra sé la ragazza, tranquilizzandosi. Aveva ancora gli occhi rivolti sul pavimento e contemporaneamente, cercava di concentrarsi.

Quella sera stessa, avrebbe tirato fuori la vera Brigitte.






- Eccoti - esclamò Jackson, dopo aver visto  la ragazza scendere le scale di casa sua. Rimase estasiato alla vista di una Brigitte così femminile: un filo di eyeliner delineava i suoi occhi azzurri e un rossetto rosso sangue esaltava le sue labbra.  I capelli scuri e mossi  ricoprivano delicatamente le spalle nude della fanciulla, e  l'abito un po' corto  le cingeva il corpo in maniera sensuale, ripercorrendo ogni sinuosa curva.  Quel   tubino rosso che le aveva procurato  sembrava esser stato cucito   appositamente per lei.

- Sono pronta - affermò. Nella sua voce  vigeva una nota d'insicurezza e soprattutto d'imbarazzo.

- Sei perfetta - confessò Jackson, con un sorriso di gratificazione sulle labbra. Avrebbe voluto farle più complimenti, ma era evidente che questo l'avrebbe messa maggiormente a disagio. Quelle poche parole però,  bastarono per ravvivare l'animo della giovane.

- Allora, l'appuntamento è tra venti minuti vicino al ristorante. Non è molto lontano da qui. Ci conviene andarcene adesso, per  evitare che mi scoprano.

Le spiegò Jackson dettagliatamente. Sapeva quello che faceva,  non l'avrebbe mai messa in pericolo.

Nonostante il luogo dell'appuntamento distasse soltanto cinque minuti in auto, le parvero i più lunghi della sua vita. Non faceva altro che giocherellare con una ciocca di capelli e tremare come una foglia impaurita.

-  Non ti preoccupare, ho prenotato un tavolo anch' io. Seguirò ogni tuo spostamento e non ti lascerò da  sola - la rassicurò il ragazzo. Malgrado avesse solamente diciannove anni, Jackson era molto maturo e protettivo. Il suo passato l'aveva aiutato a crescere in fretta e a diventare presto un uomo.

- Grazie - rispose Brigitte, forse per la prima volta nella sua vita. Si guardarono segretamente con la coda dell'occhio. Dopodiché, ci fu solo il silenzio, che  venne interrotto una volta  giunti al luogo d'incontro.

- Fa' quello che sai fare - le ordinò il giovane. Soltanto in quell'occasione, gli avrebbe dato ascolto. 

- Contaci! - ribatté lei con determinazione. Non poteva mostrarsi fragile, non in quel momento. Jackson aveva ragione: doveva fare quello che sapeva fare.

Prese la borsetta nera che occultava l'arma del delitto, ed uscì dall'auto.


Rimase apparentemente sola per qualche minuto.  Fortunatamente, era riuscita a calmarsi. Emise un sospiro, guardando l'orario sul telefono.

Subito dopo, una splendida limousine nera si fermò proprio davanti  a lei. Non era possibile vedere chi ci fosse al suo interno.

- Bridget Woodley? - le chiese  l'uomo alla guida con sguardo accorto.

Per un momento la giovane rimase impalata. Quello non era il suo nome. Poi però, si ricordò che Jackson aveva falsificato i suoi documenti.

- Sono io - rispose la fanciulla, a voce alta. L'autista uscì dalla limousine, per aprirle la portiera posteriore.

Non appena entrò, l'uomo accanto a sé cominciò a fissarla con sguardo accattivante. Non le toglieva gli occhi di dosso. Brigitte provò a non guardarlo. Fece di tutto per non voltarsi, nonostante avesse voluto  scrutarlo  più attentamente, proprio  come stava facendo lui. Per sua meraviglia, doveva avere circa  trentacinque anni. I capelli castani gli cadevano appena sulla fronte, e i suoi occhi neri come l'oscurità, possedevano un non so che di magnetico. Invece,  una leggera barbetta gli copriva metà del viso.  Non si sarebbe mai aspettata un tipo del genere.

- Allora, sei tu la mia accompagnatrice -constatò accendendosi un sigaro. Quel fumo caldo avvolse l'intera limousine.

- Puoi chiamarmi Bridget - rispose la giovane sbattendo le palpebre, infastidita dall'odore pungente del sigaro.

- Non m'interessa. Sai cosa devi fare. Sei soltanto la mia escort. Non parlare, se  vuoi che  ti paghi. Di fronte a quelle parole così aspre, Brigitte avrebbe voluto spaccargli la faccia. Rimase immobile, per poter controllare  la furia che la stava assalendo in quel preciso istante. La serata già prometteva male.

Poco tempo dopo, giunsero al ristorante di uno dei più rinomati hotel di Palermo: ''Villa Igiea''. Le sembrò di entrare in un palazzo rinascimentale: le sfarzose pareti  color avorio attorniavano la sala, proprio come la cornice di un quadro. Vari lampadari con candele sparsi qua e là sul soffitto, illuminavano l'edificio, rendendo l'atmosfera incandescente. Dalle vetrate invece, si scorgeva benissimo la natura verdeggiante che proteggeva quel posto. Brigitte rimase ammaliata alla vista di quel lusso.

Una volta aver aspettato tutti, decisero di accomodarsi a tavola. Il tavolo tondeggiante era coperto da una preziosa tovaglia di  seta bianca e le sedie erano tappezzate di una stoffa delicata dello stesso colore del drappo.

La giovane focalizzò l'attenzione su coloro che erano seduti accanto a lei: tutti uomini, tranne una ragazza che doveva avere circa la sua età. In realtà non sembrava una escort. I suoi capelli corti dorati, le incorniciavano il viso smunto e gli occhi da cerbiatto dissimulavano paura, forse la stessa che aveva lei. Brigitte si soffermò molto sul suo aspetto fisico: era gracile e allo stesso tempo muscoloso. Sicuramente, l'avevano sottoposta ad uno stress fisico e molto probabilmente, anche emotivo.

La giovane si concentrò così tanto sulla  figura di quella ragazza, che non si rese conto essere diventata fulcro delle loro attenzioni.

Infatti, mentre quegli uomini discutevano sui loro affari, non facevano altro che posare  il loro sguardo su di lei. La sua beltà era riuscita ad incantare tutti, persino Jackson che la guardava da un tavolo remoto della sala. Tra tutta quella gente, riuscì ad adocchiarlo e un sorriso spontaneo le spuntò sulle labbra. La sua presenza seppur lontana, l'aiutava a non sentirsi a disagio.

Ad un tratto, un uomo forse più grande di quello che stava  accompagnando, le rivolse la parola:

- Allora, tu chi sei? - Tutta la confusione che avevano creato,  cessò. Sembrava che tutti si stessero chiedendo la stessa cosa. A quella domanda, il signore  per cui stava lavorando Brigitte, sbuffò.

- Ti da fastidio che io chieda di lei, non è vero Tobias? Non ti preoccupare, è tutta tua. Cerca di soddisfarlo questa notte. Sai, negli ultimi tempi l'ho visto abbastanza irrequieto - rispose schietto quell' uomo, senza un minimo pudore.

Brigitte sgranò gli occhi e  dopo quelle luride parole, abbassò lo sguardo. Passati alcuni secondi, ritornarnono tutti a parlare, tranne Tobias. Era rimasto in silenzio fino ad allora.

Da quel momento in poi, Brigitte seguì le loro discussioni nonostante fossero in codice. Era per questo che non riusciva a comprendere ciò di cui stavano discutendo. Le parse di capire, che dovevano migliorare gli addestramenti per il grande progetto. Non le fu facile cogliere così tante informazioni alla volta, e soprattutto non le era chiaro il motivo per cui Tobias era così distaccato rispetto al resto del gruppo. Sembrava non appartenere a loro. Eppure, si trovava a quella cena, con altri mafiosi come lui.

- Tobias e tu che ne pensi? Sei d'accordo con noi? - gli chiese questa volta un uomo più anziano, doveva avere all'incirca una sessantina d'anni. Forse era il più pacifico tra loro.

- Penso che dovremmo saperne di più. Non siamo stati ancora informati bene su questo programma- dichiarò l'uomo dalle poche parole, spegnendo le illusioni degli altri colleghi.

- Dobbiamo soltanto obbedire. Non ci spetta altro, Tobias - ribatté un altro uomo seduto di fronte  a  lui. Nessuno ebbe il coraggio di controbattere quell'affermazione. Brigitte non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Eppure, sentiva che aveva imboccato lo strada giusta.

Ogni tanto lanciava un'occhiata a Jackson per accertarsi che fosse ancora lì a sostenerla  con il suo sguardo. Infatti, lui era lì a guardarla. Per la prima volta,  si sentì finalmente protetta da qualcuno. Il ragazzo aveva appoggiato il suo piano sebbene non gli andasse a genio. Tuttavia, sembrava che stesse funzionando.

La cena era praticamente finita. Dopo l'osservazione di quell'uomo, nessun altro era in vena di parlare. Si salutarono tutti e rimasero soltanto le due coppie. Quello sarebbe stato il momento più difficile della serata.

- Questa è la chiave. Ci vediamo tra poco in camera - le sussurrò all'orecchio Tobias. La sua voce le provocò una scia di  brividi. Cercò di non mostrare tensione e se ne andò a passo svelto, facendo segno a Jackson di  raggiungerla immediatamente.

- Stai bene? - le chiese il giovane preoccupato. I suoi occhi erano inquieti e sembravano non darsi pace.

- Tutto a posto, non preoccuparti. Non abbiamo tempo per parlare. La stanza  è la 113. Tieni la chiave e comincia ad andare, io arrivo subito - Gli riferì tutto d'un fiato Brigitte. Il tempo a disposizione era poco e presto, Tobias sarebbe rientrato in camera.

Una volta che Jackson se ne andò, la ragazza si guardò attorno per assicurarsi che nessuno la stesse osservando. Quando si accorse che aveva ragione, si tolse rapidamente quei trampoli chiamasi scarpe, e cominciò a correre per i corridoi dell'hotel, fino a trovare la camera 113.

Per fortuna, l'uomo non era ancora arrivato. Intanto, il suo amico si era nascosto  in un angolo del balcone fuori dalla camera.

In quell'arco di tempo, la giovane non sapeva cosa fare. Decise di sedersi sul letto, per smorzare la tensione. Aveva paura di non riuscirci, di non scoprire nulla su di lui. Tuttavia, non fece in tempo a pensarci che Tobias irruppe in camera.

Si sedette accanto a lei e si guardarono profondamente negli occhi. Quelli azzurri della giovane riuscivano a incantare tutti, e così come fece la ninfa Calipso ad Ulisse, anche Brigitte cominciò a sedurlo. Subito,  premette le sue labbra contro quelle dell'uomo, con forza. Nonostante potesse sembrare così passionale, quel bacio non era altro che uno sfogo di tensione e paura. Tobias, le accarezzò delicatamente la guancia, percependo le sue preoccupazioni.

Brigitte si separò per poco dalle sue labbra, giusto il tempo di adagiarsi sul suo grembo. Le gambe lunghe e velate della giovane, gli cingevano il bacino e questa volta gli diede un bacio più spontaneo, disinvolto. L'uomo percorse con le sue morbide mani, le gambe setose di Brigitte mentre lei sentì nuovamente una scia di brividi attraversarle l'intero corpo.

Il sangue bolliva dentro di sé e contemporaneamente,  l'ansia e il nervosismo si mescolarono al puro desiderio. Tuttavia, non dimenticò il suo unico obiettivo: cominciò a sbottonargli  frettolosamente la camicia di lino bianca , ma  lui la fermò subito.

- Dimmi la verità: perchè sei qui? Lo so che non sei una escort - le domandò con fermezza. Brigitte lo mirò negli occhi ansimando,  quasi come stesse lottando contro di lui.

- Adesso lo scoprirai - con uno  scatto repentino, gli tolse la camicia e si assicurò che sulla spalla ci fosse quella maledetta  cicatrice che stavano cercando. Come lei pensava, non c'era nulla. Furtivamente, prese la pistola e gliela puntò sulla schiena. Tobias si voltò stupito: non si sarebbe mai aspettato che una ragazza così docile, fosse in realtà una serial killer.

Eppure, non sembrava esserne preoccupato.

- Dovresti spaventarmi con quella? - le disse con tono di sfida.

- Dimmi chi è il Capo di quella dannata compagnia di terroristi per cui lavori! - gli ordinò scandendo ogni singola parola. Il suo sguardo era spietato e assetato di sapere.

- Credi davvero che te lo dirò? - le chiese, prendendosi gioco di lei.

- Devi dirmelo, o  sparo - gli impose Brigitte intrepidamente, continuando a tenere la pistola fissa su di lui.

- Sono sicura che non lo farai - cercò ancora una volta di dissuaderla.

Brigitte non ci pensò due volte e sparò:  pezzi di soffitto di quella lussuosa camera incominciarono a crollare. All'udire quel rimbombo assordante, Jackson rientrò in stanza.

- Dobbiamo assolutamente andarcene! - la intimò il giovane, con il battito del cuore che iniziava ad accelerare.

Brigitte e Jackson cominciarono a correre, attraversando l'intero hotel. Le guardie di sorveglianza iniziarono a inseguirli, mentre la giovane possedeva ancora  la sua arma. Questa volta, si pentì di essere stata così impulsiva. Pertanto, sentì la paura crescere in lei. Forse tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento era sbagliato. Anzi, lei lo era. Si sentiva decisamente in colpa per aver messo in pericolo la vita di Jackson. In quel momento,  non poteva farsi sopraffare dal senso di  rimorso e  doveva impedire che li prendessero. Perciò, aumentò la velocità della sua corsa e cominciò a scansare  chiunque potesse ostacolarla. Non fu complicato, dato che tutti si spaventarono alla vista della pistola.

Jackson era a un passo da lei, stava per raggiungerla. Sfortunatamente però, quelle guardie riuscirono ad acchiapparlo: la ragazza ricorse alle sue strategie di kick boxing, e pugno dopo pugno, li mise a  ko. Ormai privi di conoscenza, entrambi giacevano doloranti sul pavimento.

Proprio quando stavano per uscire dall'hotel, Brigitte sentì qualcuno alle sue spalle. Si voltò e vide Tobias puntarle  la pistola: la giovane non perse un attimo e quando lui sparò, lei  era ormai sparita nel nulla.

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