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Capitolo 5

''Non poteva farsi sfuggire neanche  un solo minuto della sua vita.''

Brigitte  tornò a casa  dopo aver trascorso l'intera notte fuori. Non era stata  una qualunque. Gli avvenimenti di quella sera l'avevano completamente destabilizzata. Aveva  vissuto diciannove anni della sua vita credendo di essere l'eroina di se stessa, credendo che se non avesse lasciato trasparire il dolore, quest'ultimo se ne sarebbe andato via da solo. Pensava di essere stata l'unica ad avere una vita travagliata, e voleva dimostrare al mondo intero che nonostante questo, lei era forte. Invece, non aveva capito nulla della vita.  Non aveva ancora compreso che vivere non vuol  dire lasciarsi tutto dentro. Non aveva  ben chiaro il suo  valore. Invece, doveva prendersene cura, affinché la sua anima non volasse, lasciando così il suo povero corpo inerme. Perciò  decise che mai nessuno si sarebbe appropriato del suo soffio vitale.

Non appena aprì la porta di casa, si ritrovò a fare i conti con gli occhi severi di suo padre. Quando la vide entrare, sollevò lo  sguardo dal quotidiano che stava leggendo. Seduto in maniera composta,  scrutava attraverso i suoi occhi neri come la pece, quelli di Brigitte ormai oscurati dalla stanchezza. La giovane aveva ormai imparato a sostenere quello sguardo. Per questo intensificò  il suo. Tra loro le parole non funzionavano. Era tutta una questione di sguardi. Se fosse stata capace di sopportare la tortura dei suoi occhi, avrebbe vinto su di lui. Tuttavia Brigitte decise di smorzare quel momento di silenzio, ormai divenuto straziante. Non aveva tempo da perdere: non poteva farsi sfuggire neanche un solo minuto della sua vita. Pertanto interruppe quella guerra di occhiate rivolgendosi al padre fermamente:

- Devi insegnarmi a sparare - fece lei con l'aria da dura. L'asprezza e la severità condizionavano il loro modo di comunicare. Non c'era altro verso.

- Dove sei stata questa notte? -  la redarguì il padre  bruscamente. Non c'era quasi mai un dialogo sano tra loro. Era ormai evidente.

Brigitte sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe arrivata, ma non aveva intenzione di rispondergli.

- Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda- obiettò acidamente. Era l'unico modo per ricevere rispetto da sua padre. In fondo, era quello che le aveva insegnato. Non poteva pretendere diversamente.

- Ma non era una domanda la tua - disse ancora una volta suo padre con un sorrisetto amaro, sapendo di averla incastrata. Quella guerra di sguardi infatti, si era ormai convertita in una guerra di parole  che sembrava non avere fine.

- Appunto, è un'affermazione. Quindi, ci vediamo oggi pomeriggio alla solita ora - concluse Brigitte avendola vinta sul padre. La sua voce ferma, distaccata aveva avuto la meglio su di lui. Inoltre, era brava a sviare i discorsi. Faceva sempre di tutto per  non rispondere  alle domande che le venivano fatte, o almeno quelle a cui non voleva replicare. Anche con la stanchezza addosso, era riuscita ad imporre la sua volontà. Rimase giusto un secondo per vedere la reazione di suo padre, il quale non rispose immediatamente. Fu proprio  quando cercò di allontanarsi, che lui contestò.

- Non possiamo farlo a casa nostra. É troppo rischioso. So io dove portarti. Tu aspettami qui - dopo aver pronunciato queste ultime parole, si soffermò un attimo sull' aspetto di sua figlia. I capelli disfatti, gli occhi fiacchi ma allo stesso intensi le conferivano un'aria spossata. Tuttavia, sapeva che la sua povera bambina ormai diventata donna non avrebbe mai perso il coraggio, ed era riuscita a dimostrarglielo anche in quell'occasione.






Jackson era appena rientrato a casa. Fortunatamente il suo patrigno non c'era. In realtà non aveva mai avuto un rapporto stretto con lui dato che non lo aveva mai considerato come un figlio. In fondo, non poteva biasimarlo. Non era facile condurre una relazione con una donna vedova e il suo primogenito. Nonostante questo, egli c' aveva provato anche se tutto era finito male. Approfittò di quel momento di pace per riposarsi. La notte era volata con lei. Chiuse gli occhi e ripercorse tutti gli avvenimenti della sera precedente. Non  riusciva a credere che quella ragazza così fredda l'avesse seguito fino a lì. Tuttavia, non riusciva a spiegarne il motivo. Che si fosse preoccupata per lui? Oppure voleva semplicemente nascondergli qualcosa? Jackson era troppo stanco per contestare a quelle domande. Eppure non riusciva a prendere sonno  pur volendolo. C'erano troppe questioni irrisolte. Era consapevole di averla scampata con Mike. Anche se era sicuro che prima o poi si sarebbe fatto vivo e che la cosa non sarebbe finita lì. Per un attimo,  una scia di brividi gli percorse l'intero corpo. Non era in grado di dormire sapendo che la sua vita e soprattutto quella di Brigitte, erano in pericolo.

Per questo decise di mettersi all'opera e incominciare a cercare subito quel terrorista. Non l'avrebbe fatta franca.

Difatti Jackson  era un abile esperto di computer. Anzi, un vero e proprio hacker. Sua madre gli  diceva sempre di aver preso questa qualità da suo padre, nonché perito informatico. Tuttavia, lui superava i limiti dell'informatica: si occupava del lato nero del web, ignoto alla stragrande maggioranza degli utenti. Aprì il suo portatile,  proprio come una ragazzina avrebbe aperto il suo scrigno di gioielli. Era del tutto prezioso per lui. Tramite varie strategie, riuscì ad hackerare un sito nel quale vi erano i nomi di coloro che si erano trasferiti da New York a Palermo il 12 settembre 2001. Non fu difficile per lui trovare gli eventuali sospettati. Egli conosceva tutta la mafia di Palermo. Da anni si era puntato quell'obiettivo,  per  venire  a contatto con tutti i mafiosi della  città. Tra i volti noti da Jackson, vi era un malavitoso che lui conosceva soltanto di vista. Quindi non gli spettava che incontrarlo dal vivo, anche se non aveva ben chiaro in che modo avrebbero attuato. Allora pensò di chiamare  Brigitte, ma fu in quel momento, che  si ritrovò tra le braccia di Morfeo.






Quella mattina, Brigitte decise di non andare a scuola. Era troppo stanca per sopportare anche i suoi docenti e i compagni di classe che la odiavano. Provò a riposare ma venne disturbata da una serie di pensieri. Dalla sera prima sentiva che la sua vita era in pericolo, ed era una percezione che non riusciva ad evitare. Era sicura che prima o poi sarebbero tornati per vendicarsi. Si appoggiò sul bordo della sua finestra inquieta. Il cielo si era appena annuvolato. Quella luce che li aveva salutati quel mattino stesso era andata via. Era una giornata piuttosto silenziosa.  Brigitte guardava il cielo imbiancato mentre godeva di quel venticello tiepido di settembre. Chiuse per un attimo gli occhi cercando di rilassarsi. Il vento le accarezzava la pelle e soprattutto i capelli, come avrebbe fatto sua madre in quel momento. Poi sentì qualche goccia rigarle il viso: stava piovigginando. Fece di quelle gocce le sue lacrime. Lasciò che scivolassero dolcemente sulla sua pelle liscia. Nell'aria però si percepiva tensione. La quiete prima della tempesta.   Pertanto si spostò dalla finestra. Non si era accorta che era passato ormai tanto tempo da quando suo padre era andato via. Guardò l'orologio e si rese conto che il momento da lei   tanto atteso era finalmente arrivato.

Da quando Brigitte aveva controllato l'ora, era già passata circa mezz'ora. Tuttavia di suo padre non vi era  nemmeno l'ombra. La giovane era abbastanza irrequieta:  non stava più nella pelle. Per il nervosismo, cominciò a giocherellare con una ciocca di capelli mentre contemporaneamente  fissava la porta di casa sperando che suo padre entrasse da un momento all'altro. Dopo qualche minuto di suspense, fece ritorno. Non si aspettava che Brigitte lo stesse aspettando così ansiosamente.

- Aspettami un attimo- la avvisò suo padre. Rapidamente corse le scale per procurarsi il materiale necessario per l'addestramento. Subito dopo, lo vide con una pistola tra le mani - Andiamo- la esortò  mentre gli brillavano gli occhi.

Brigitte non aveva idea di dove si  sarebbero allenati. Sentì già l'adrenalina invaderle il corpo - Non vedo l'ora- rispose lei con un  sorriso di gratificazione  sul viso.

Erano ormai in cammino da circa venti minuti. Suo padre sfrecciava alla guida di un'Audi A5 nera. Intanto, il tempo si faceva sempre più nero anche se  non sarebbe piovuto almeno per un' altra ora. Giunsero ad una foresta. Brigitte non era mai stata lì prima. S' inoltrarono nella selva  e camminarono  ancora per  un po'. La giovane si sentiva in stretto contatto con la natura. Quel luogo la rassicurava. Quell'immensità verdeggiante la proteggeva. Sapeva che nessuno lì le avrebbe fatto del male. Il fruscio degli alberi, le foglie caduche che incominciavano a posarsi, e il cinguettio ingenuo degli uccellini, la calmavano. Dopo aver ammirato quella beltà che li circondava, si fiondarono in un campo distinto  dal resto della foresta. Non vi erano alberi ma soltanto spighe di grano dorate. Quel luogo di speranza non era altro che il cuore della selva. Per di più, vi erano vari bersagli sparsi per il territorio.

- Vengo sempre qui, quando ho voglia di sparare - rivelò il padre, guardando un punto fisso di quel posto - Sai, quando sono arrabbiato col mondo e vorrei soltanto scomparire - Brigitte annuì e presa dalla voglia di cominciare, gli chiese con voce sicura:

- Iniziamo? - suo padre spostò lo sguardo su di lei.

- Sí, scusami. Incominciamo - rispose, uscendo da quello stato di trans.

- Prima di sparare, è importante sapere come tenere la pistola-  iniziò  a spiegarle  il padre seriamente - Tieni stretta la pistola con  l'anulare e il medio, il mignolo resta appoggiato sull' impugnatura ma non ti servirà per fare presa. Quest'ultima deve essere molto stretta: impugna la pistola fino a quando la tua mano comincerà a tremare - Brigitte provò a seguire le sue direttive. Non fu difficile per lei. Afferrò con tutta la forza che aveva in corpo la pistola, cominciando a tremare. Mr Smith potè cogliere in lei la sua stessa passione e attrazione per il pericolo.

- Okay, va bene. Adesso, divarica i piedi. Devono corrispondere alla larghezza delle spalle - disse lui, e Brigitte fece esattamente ciò che le aveva detto - Poi, metti indietro la gamba destra, in corrispondenza alla mano con cui sparerai - Man mano che eseguiva ciò che il padre le riferiva, provava a rimanere completamente concentrata. A fare tutto con precisione - Ricordati di piegarti leggermente in avanti e di tenere le ginocchia un po' abbassate per mantenere l'equilibrio-   continuò a riprodurre ciò che le dettava suo padre. Nonostante tutto, si fidava di lui  anche se non totalmente.

- Stai andando bene. Ora fa' attenzione: il gomito del braccio con cui tieni la pistola deve essere disteso, l'altro invece piegalo per sostenere meglio la pistola e annullare così il tremolio- Brigitte non vedeva l'ora di sparare  e premere quel dannato grilletto. Era consapevole che nel momento in cui avrebbe sparato, sarebbe riuscita a liberare se stessa.

- Adesso tieni duro: l'ultima fase. Afferra l'arma e puntala sull' obiettivo, mettendo a fuoco il mirino anteriore. Quando riuscirai a distinguere il profilo del mirino sulla parte inferiore del bersaglio, solo allora potrai mettere il dito indice nel guardamano e poi sul grilletto. Tutto chiaro? - Fu allora che Brigitte focalizzò l'attenzione sul bersaglio che aveva davanti a sé: l'arma la teneva stretta come se fosse sua amica, lo sguardo si faceva sempre più intenso, concentrato e soprattutto impassibile. Lasciò un sospiro e poi divenne un tutt'uno con la pistola. Finalmente, dopo quei pochi interminabili secondi, sparò, consentendo alla pallottola di centrare correttamente il bersaglio. In quel momento si sentiva potente, padrona di se stessa. Il suo primo tiro era stato perfetto. Sembrava essere nata per sparare. Una volta aver rilasciato il colpo, si sentì più leggera. Il rimbombo dello sparo la aiutava a coprire il rumore assordante del dolore, che si espandeva sempre più senza nemmeno accorgersene. Sorrise di gusto mentre guardava suo padre  ricambiare il gesto. In quel lasso di tempo, ci fu un'intesa perfetta tra padre e figlia. Lui era fiero di lei e soprattutto contento che stesse seguendo le sue stesse orme.

- Non dimenticarti mai di mantenere la sicura quando la stai caricando. Potrai toglierla soltanto nell'istante in cui dovrai sparare- la mise in guardia il signor Smith. Quell'arma non era un giocattolo. Poteva ferirla quando meno se l'aspettava.

- Guarda - fece il padre - Per caricarla, metti il colpo in canna, tira indietro il carrello e poi rilascialo. È  fondamentale  saperlo- concluse. Brigitte accennò un sì con la testa,  mentre lo seguiva attentamente senza farsi sfuggire alcun dettaglio.  Poi si soffermò nuovamente sulla pistola, come se fosse un gioiello prezioso. Non ci pensò due volte, e sparò ancora. Questa volta in cielo. Quel tiro le diede sollievo. Sparare per lei significava urlare. Gridare al mondo che lei era forte. Fu allora che l'intera  foresta tacque. Era riuscita a zittire la natura stessa:  gli  uccellini avevano smesso di cantare, il vento si era fermato e non si udivano più i rumori della selva. Il cielo si fece sempre  più nero. Fu il suono allarmante di una sirena a risvegliare il bosco. Senza pensarci un attimo, Brigitte e suo padre cominciarono a fuggire. Correvano felinamente  per raggiungere l'auto. Qualcuno li aveva avvistati. Erano scaltri, rapidi. Nessuno li avrebbe mai fermati.  Insieme avevano risvegliato lo spirito della foresta. Finalmente, giunsero alla macchina. Non persero altro tempo: entrarono repentinamente  nel veicolo, e il padre cominciò a sfrecciare a cento chilometri orari. Dopo aver scampato il pericolo, si scambiarono un'occhiata, scoppiando in una fragorosa risata nervosa. Brigitte era contenta di aver compiuto quella idiozia con suo padre.  Raramente facevano qualcosa insieme, e questo incontro li stava aiutando a recuperare il loro rapporto, o almeno, era quello che lei  credeva.

Durante il tragitto, aveva cominciato a piovere. Piccole gocce d'acqua picchiettavano   il parabrezza dell'auto in sintonia, componendo una vera e propria sinfonia di suoni. Ciò rilassò la tensione che vi era stata fino a quel momento. Una volta tornati a casa, Brigitte riuscì a scorgere una figura davanti casa sua. Guardandolo meglio, notò che era Jackson. Se ne stava appoggiato al cancello, ormai fradicio d'acqua mentre la luce fioca di un lampione gli illuminava  il viso.

- Che ci fai qui? -  gli domandò Brigitte incredula, nell' attimo  in cui scese dall'auto.

- Dobbiamo parlare - disse seriosamente. Non lo aveva mai visto così freddo e rigido. La giovane quasi se ne preoccupò.

- Vuoi entrare? - lo invitò la ragazza, non sapendo cosa dire.

- Non possiamo parlare qui. Vieni con me - Nel frattempo il padre di Brigitte era ormai entrato in casa, mentre Jackson la trascinava verso la sua dimora. Cos'era che lo stava tormentando tanto? Brigitte iniziò a preoccuparsi, ma non aveva altra scelta.

- Accomodati - la esortò  Jackson una volta entrati, mostrandole un divano verde militare in velluto che si trovava nel salone. Sembrava una casa piuttosto  accogliente e allo stesso tempo semplice ed elegante. Brigitte si sedette su quel comodo sofà e cominciò a guardarsi attorno. Sulle pareti color panna, vi erano appesi vari dipinti raffiguranti della natura morta,  che riprendevano il verde del dormeuse. Dinanzi a quest'ultimo, c'era un piccolo tavolino.

Intanto Jackson rimase in piedi pronto a spiegarle il motivo per cui l'aveva convocata. Eppure rimase in silenzio: si creò l'ennesimo momento d'imbarazzo tra loro.

- Faresti meglio ad asciugarti se non vuoi prenderti una bronchite- gli suggerì Brigitte dato che era davvero bagnato fradicio.

- Hai ragione. Arrivo subito - disse lui sbadatamente, quasi  non si fosse accorto  di essere in quelle condizioni. Lasciò il salone e si recò nella sua camera. La giovane si sentiva sempre più a disagio: mille  pensieri le passarono per la testa, l'agitazione si fece sempre più presente e le sue mani tremolanti cominciarono a giocherellare tra loro come suo solito.

'' Non si sarà mica innamorato di me?...e se si dichiara, che faccio? No ma che dichiararsi...non ci si può innamorare di una persona in un solo giorno.'' Dopo una breve conversazione con se stessa, Brigitte si tranquillizzò quando sentì  Jackson scendere le scale. Era sicura che non l'avesse chiamata per doppi fini, o almeno, fu quello che lei pensò. Quando lo vide rientrare in salone, indossava un semplice paio di pantaloni e aveva una t-shirt tra le mani. Il suo dorso era completamente nudo, e questa volta potè scorgere la sua riserva naturale dal vivo. Lo guardò per un attimo, e poi distolse lo sguardo arrossendo istintivamente.

- Non c'è il tuo patrigno? - chiese la ragazza, ancora confusa.

- No, è ad una cena di lavoro- rispose lui disinvolto, mentre s' infilava la maglietta. Quasi riusciva a percepire il suo imbarazzo, cosa che ormai non lo stupiva più. Era la milionesima  volta che si trovavano in una situazione del genere.

- Allora, ho trovato un possibile sospettato- le riferì schietto Jackson.
- È un mafioso molto noto qui a Palermo, anche se non ho avuto il ''piacere'' di conoscerlo - continuò a dirle.

- Ora dobbiamo capire come poterlo incontrare - parlò questa volta Brigitte, emanando poi un sospiro. Effettivamente, sarebbe stato difficile conoscerlo di soppiatto.

- Dobbiamo verificare anche se possiede quella cicatrice sulla spalla - aggiunse scocciato Jackson, dato che non gli veniva nulla in mente.

Dopo un arco di tempo quasi interminabile, in cui si sentiva solamente l'alternarsi dei loro respiri, Brigitte aprì bocca:

- Potrei fingermi una escort, ottenendo così un incontro con lui - non si rese conto di ciò che aveva detto, non appena finì di pronunciare quelle parole. Jackson la guardò sbalordito. Non se lo  sarebbe mai aspettato da lei.

- Ma sei matta? Non ti lascerò fare questo! - esclamò il giovane, dopo quei pochi secondi di stupore. Anche se non voleva ammetterlo, un po' ci teneva a lei.

- Dobbiamo farlo insieme, non puoi mettere solo tu a rischio la tua vita! - proseguì ancora più infuriato Jackson. Aveva ormai perso quella calma dell' attimo prima. Era abbastanza teso e nervoso. Era consapevole che nelle mani di un tipo del genere, sarebbe stata soltanto una facile preda. Non poteva permettere a nessuno di farle del male.

- Non puoi dirmi tu cosa fare! - rispose Brigitte con l'atteggiamento di una bambina capricciosa. Odiava il fatto che lui la comandasse.

- Ricorda che qui siamo in due. Non puoi fare tutto da sola. Dobbiamo agire insieme! - la redarguì Jackson. In effetti, il giovane non aveva tutti i torti. Avevano deciso che  avrebbero trovato quel terrorista insieme e di certo  non lo stavano facendo. Brigitte lasciò un sospiro affinchè non perdesse le staffe.

- Non devi preoccuparti, sai che so cavarmela da sola ormai. Non sono come le altre, l'hai detto tu.  Saprò difendermi. Ho anche imparato a sparare - cercò di convincerlo Brigitte  dolcemente. Aveva capito che con lui le brutte maniere non funzionavano.

- Va bene, accetto. Sappi però,  che se dovesse succederti qualcosa, non me lo perdonerei mai- si arrese ancora una volta il ragazzo. Alla fine, riusciva sempre a prevalere sugli altri. Con suo padre quella mattina, e con Jackson quella stessa sera.

- Non succederà - concluse la giovane, con voce fermamente convinta e con un sorriso di mera soddisfazione.

Non c'era più tempo ormai per giocare a fare i supereroi e per Brigitte era arrivato il momento di agire.

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