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Capitolo 43

"Erano ormai diventati figli dell'evasione, fuggitivi da sempre.  Fuggivano dalle loro case, dal loro paese. Non avevano nulla da perdere, se non la mano dell'uno e dell'altra."


Per l'ennesima volta si ritrovarono a scappare da qualcuno. Ormai non era più una novità per loro. Erano profughi nella propria patria, senza avere una casa o un posto dove andare. Ed ora erano anche ricercati dalla polizia. Non poteva andare peggio di così.

- Direi che ci siamo - fece Jackson, cercando di riprendere fiato. Gli sembrava di rivivere un deja vu. Erano finiti di nuovo in un vicolo, come quando erano scappati quella prima volta dall'hotel.                                                                                                                                    - Sì, ma non abbiamo molto tempo. Dobbiamo raggiungere Rose e Tobias - disse Brigitte, ansimando e togliendosi intanto il camice - Ma non possiamo andare in giro conciati così - aggiunse,  ricordandosi di avere indosso ancora le robe dell'ospedale. Erano di un bianco sporco. Il suo pigiama sarebbe stato meglio di quell'obbrobrio.

-  Forse so come fare - rispose lui, scrutandola quasi maliziosamente e rimanendo in silenzio. Il modo in cui la guardava la stava snervando e non poteva farlo in una situazione del genere.

- Vieni con me - la prese, allungando la mano. Se non fosse per come era vestito l'avrebbe scambiato per un principe. Gli afferrò la mano senza troppe pretese e arrivarono su una delle strade principali. C'era così tanta gente che forse nessuno avrebbe badato a loro.

- Scegli un negozio - la incitò  guardando dinanzi a sé.

- Non vorrai mica... - replicò, con la fronte aggrottata mentre non capiva bene cosa le stesse suggerendo.

- E quindi? - le domandò tranquillo - Non dirmi che non l'hai mai fatto prima - si mise a ridere lui.

- Perchè tu sì? - iniziò quasi ad alterarsi. Poteva essere una buona idea, ma non sapeva se ne sarebbe stata capace. Anche se pensandoci, aveva fatto cose peggiori di questa.

- Brigitte, non abbiamo molto tempo - la rimproverò con tono scherzoso ripetendo ciò che aveva detto lei prima.

- E va bene - sbuffò, alzando gli occhi - Ma sceglilo tu il negozio - continuò. Erano su una delle strade più importanti di Roma, almeno così le sembrava. E la maggior parte dei negozi erano conosciuti.

- Quello lì - indicò con il dito un piccolo centro commerciale quasi alla fine della strada. Da lontano si vedeva un traffico di persone entrare  ed uscire. Brigitte annuì, e proseguirono verso quella direzione. Gli andava dietro, come se non fosse davvero sicura di quello che stesse per fare. Le piaceva trasgredire le regole, ma questo non lo aveva  mai fatto. Guardò a terra, fino a quando non arrivarono al negozio.

- Prima le signore - scherzò lui, lasciandola passare per prima.

- Non è divertente - disse mentre digrignava i denti. All'entrata c'erano due guardie. Quasi sbiancò a vederle. Nonostante ciò entrò anche se  a testa bassa.

- Brigitte - la chiamò, mentre si avvicinava a dei vestiti - Non devi preoccuparti. Ce l'abbiamo sempre fatta, e ce la faremo anche adesso - provò a calmarla, mettendole una ciocca dietro l'orecchio - E comunque dovresti scegliere questo - le consigliò, spostando alcune grucce e prendendo un abito rosso. Un sorriso le spuntò naturalmente. Solo lui poteva riuscirci. Ma lei sapeva perché lo aveva scelto. Quello era lo stesso vestito che aveva indossato la notte prima che venissero portati al Cave.

- Io vado a trovare qualcosa - si dileguò - Ricordati di levare la placca antitaccheggio - le disse all'orecchio, e un brivido le risalì la schiena. Non aveva idea di come si facesse. Doveva provarci. Tanto ormai erano ricercati. Un crimine in più, un crimine in meno non non avrebbe fatto la differenza. Scelse qualcosa il meno appariscente possibile, e andò a provarselo in camerino. Diede un'occhiata in giro prima di entrare come se solo indossarlo fosse un reato e in un certo senso era così. Se lo misurò, e vide come quel tubino nero le rivestisse perfettamente i fianchi. Era come se fosse stato cucito appositamente per lei. Ma ora arrivava la parte difficile. Doveva togliere quell'affare attaccato al vestito. Strinse i denti, e cercò di staccarlo con le mani che,  a furia di tirare, erano diventate rosse. Ma niente, non se ne veniva. D'altronde, non l'avevano messo per farlo togliere come se fosse la carta di una caramella. Soffocò una risata isterica, e pensò a se avesse qualche aggeggio con lei. Non aveva nulla. Uscì senza poter fare granché, e Jackson era proprio dietro la sua tenda.                                                                                                                                               - Non potevi scegliere abito  migliore - la esaminò con quei suoi occhi verdi e per un attimo, Brigitte si dimenticò di star facendo qualcosa di illegale.

- Ora - annullò completamente la distanza che c'era tra loro - Corri più che puoi - le bisbigliò di nuovo, ed era come se il suo corpo si fosse inceppato, incapace di fare  qualsiasi altra cosa che non consistesse nello stargli accanto. Un secondo dopo, l'effetto della sua voce sembrò quasi svanire e si avventarono verso l'uscita. Sentí quella scarica di adrenalina, ma era addirittura bella. Il suono, simile a quello di un'ambulanza, sibilò nell'intero negozio e anche questa volta le guardie non riuscirono a prenderli. Erano ormai diventati figli dell'evasione, fuggitivi da sempre.  Fuggivano dalle loro case, dal loro paese. Non avevano nulla da perdere, se non la mano dell'uno e dell'altra.

- Non mi sento più le gambe - riuscì a dire malapena Brigitte, quasi dopo dieci minuti di corsa. Era la seconda volta in una giornata. Se avessero partecipato ad una maratona, avrebbero vinto -  Però devo dire che è stato quasi divertente - ammise, emanando una fragorosa risata.

- Beh, ora potrai dire di aver rubato almeno una volta nella tua vita - la derise affettuosamente, come se fosse qualcosa per cui andarne veramente fieri. Ma ormai non contava più nulla. Era come se avessero rotto le barriere della società. Stavano ormai al di là degli schemi, al di là delle regole, al di là di tutto. E da una parte si sentivano più leggeri.

- Sai da dove andare? - le domandò, vedendola che si sedeva ad una panchina.  In realtà dovevano essersi allontanati molto dal centro. Non c'era quasi nessuno in quella via. Senza che gli rispondesse, si levò uno stivale e tirò fuori dei bigliettini. Aprì il primo che aveva chiuso in mille pezzi. Infatti in un primo momento sembrava minuscolo. Poi iniziò a studiarlo, con la fronte aggrottata e gli occhi leggermente socchiusi.  Jackson si sporse verso di lei per capire cosa stesse leggendo. Era una mappa di Roma. Come faceva ad averla?

- Qua è dove stiamo noi - disse Brigitte, indicando una minuscola via segnata in rosso - E per quanto ho capito, questa è la nostra destinazione - continuò, indicando con il dito un'altra via che era quella che stava scritta sull'altro bigliettino.

- Ma si trova dall'altra parte della mappa - si lamentò lui. E poi non si fidava di quella carta. Erano ormai nel ventunesimo secolo, una versione digitalizzata sarebbe stata più sicura.

- Lo so, ma è la nostra ultima chance - fece lei,  spostando lo sguardo dal foglio a lui - Non so quanto ci metteremo, ma ne varrà la pena vedrai - proseguì, alzandosi.

- Andiamo? - lo esortò, tendendogli la mano. E fu in quel momento che capì  che ognuno era la forza dell'altro. Quando uno di loro stava a pezzi, l'altro era pronto ad aiutarlo e viceversa. Poteva darsi che erano rimasti da soli, rifiutati dalla propria patria, eppure bastavano loro per andare avanti.
































Solitamente era raro che riuscisse a captare rumori così lontani. Eppure questa volta, le parve di sentire qualche rumore che provenisse da fuori. Si avvicinò alla finestra della stanza dove soggiornavano,  ma si era fatta già sera. Le venne un colpo al cuore. Temeva che qualcuno li avesse scoperti quando in realtà poteva essere qualsiasi cosa, come un animale ad esempio. Ma se invece non lo fosse?

- C'è qualcosa fuori - esclamò Rose, catapultandosi in cucina. Non doveva avere una buona cera visto che anche Tobias sembrava preoccupato a vederla.

- Sarà il vento - si intromise Alexander che come sempre se ne stava accasciato sul divano. Erano lì da un giorno ma ormai conoscevano bene la sua routine. Mangiava, dormiva e guardava la televisione proprio come stava facendo in quel momento. Niente di meno, niente di più. Nel frattempo Tobias prese una torcia dal mobile vicino al televisore, e andò a vedere.

- Secondo te sono loro? - chiese Rose, celando un tono di speranza  nelle sue parole.

- Non lo so - contestò lui, aggrottando la fronte. Aveva quell'espressione minacciosa, come se si stesse già preparando per difendersi. Aspettò qualche secondo prima di aprire la porta, anche perché gli sembrava di sentire qualcosa. Dovevano essere sicuramente dei passi, e non di  animali.

- Allontanati - l'avvertì, e poi l'aprì con cautela, accompagnandosi man mano con la torcia. L'ansia le stava crescendo così tanto, che le sembrava di far parte di un film horror. Rose non obbedì alle sue parole e gli stette dietro. Non voleva lasciarlo da solo anche se sapeva fosse capace perfettamente di difendersi. Tobias si fece largo con la torcia, e un attimo dopo gli scappò una risata quando scoprì chi avesse davanti. Tanta preoccupazione per nulla.

- Brigitte! - gridò Rose, fiondandosi su di lei. L'abbracciò così forte che sembrava la stesse imbalsamando.

- Entrate - disse subito Tobias, tornando  serio.  Era contento che alla fine li avessero raggiunti, ma ciò non voleva dire che il pericolo sarebbe stato scampato.  Brigitte e Jackson li seguirono constatando anche loro come la casa fosse messa male. Per una notte però sarebbe stato più che sufficiente.                                                                                           - Alexander - chiamò all' anziano mentre beveva una tazza di latte in piedi,  concentrato a guardare la televisione. Era talmente imbambolato per notare la loro presenza. Tobias non ne sembrò stupito, il che voleva dire che succedeva spesso. In fondo aveva anche una certa età. Eppure doveva esserci un motivo per cui se ne stava quasi  attaccato allo schermo. Infatti poco dopo, capì l'oggetto del suo interesse. Avevano mandato in diretta un filmato tratto dalle videocamere di sorveglianza e purtroppo non fu difficile riconoscere i due protagonisti. Sfortunatamente si era vista la sua faccia e quella di Jackson. Erano finiti. Uscire adesso voleva dire andare in pasto a dei  lupi.

Brigitte Smith e Jackson Miller, i due studenti scomparsi qualche mese fa a Palermo, sono stati ritrovati mentre rubavano  in un negozio a Roma - dichiarò la donna. Si scambiarono tutti un'occhiata spaventata e continuarono a seguire il telegiornale.                                                                                                                                                                - Si pensa siano stati i responsabili dell'esplosione in piazza  Colonna -  proseguì e un secondo dopo le loro foto  occupavano l'intero schermo. Brigitte e Jackson sgranarono gli occhi rimanendo a bocca aperta - Adesso sono ricercati dalla polizia. Se li trovate... - Brigitte smise di ascoltare dopo la parola polizia. Non sapeva più che fare. Si passò una mano tra i capelli, come se metterli in ordine avrebbe sistemato la situazione. Jackson le succinse il fianco, come se sapesse che sarebbe svenuta da un momento all'altro. Doveva avere il viso bianco, perché si sentiva quasi un cadavere. L'anziano si girò nella loro direzione e parve impallidire anche lui. Spostava freneticamente la testa dal televisore ai due ragazzi, non volendo credere ai suoi occhi. No, non poteva avere due criminali in casa.

- Andate via o chiamo la polizia! - l'uomo iniziò ad urlare a più non posso, nonostante la sua voce non lo permettesse. Tobias cercò di tranquillizzarlo ma sembrava non darsi tregua - Andate via! - gridò di nuovo, e Tobias gli provò a fermargli le braccia che agitava come se fossero imbizzarrite. Ma questo non servì a nulla visto che all'improvviso l'uomo cadde sul divano. Gli altri tre si avvicinarono allarmati, formando un cerchio intorno a lui. Doveva essere svenuto, ma per sicurezza Tobias gli controllò il battito cardiaco. Prese il polso e vi pose le due dita. Tobias rivolse gli occhi verso di loro, e ormai sembravano di ghiaccio.                                                                                                                                                                        -Va tutto bene? - chiese timorosamente Rose, anche se la risposta era ben chiara. Il ragazzo tese l'orecchio sul cuore dell'anziano, e questa volta non c'erano dubbi. Non batteva più. Si era spento, come si stavano spegnendo le loro vite a guardarlo.

- Deve aver avuto un infarto - rivelò Tobias con tono così distaccato che sembrava non provenire da lui. Aveva gli occhi umidi. Alexander era morto. Era questo che si stava ripetendo nella testa. Alexander era morto.                                                                                      - Jackson, seppelliamolo - ordinò subito, ma erano ancora tutti scioccati. Non poteva essere deceduto.                                                                                                                                       - Non sarebbe il caso di avvisare i suoi parenti? - gli domandò Brigitte, incredula. Come si può morire da un momento all'altro?

- No. Viveva da solo già da tanti anni. Non ha più nessuno ormai - contestò neutro Tobias. Era evidente che stesse facendo uno sforzo enorme per reprimere le sue emozioni - Dai, aiutami - disse.  Jackson prese l'uomo dalle gambe senza dire niente mentre Tobias lo afferrò da sotto le ascelle. Insieme lo portarono fuori, mentre Rose e Brigitte assistettero alla  scena. Jackson incominciò a scavare la buca con una zappa che aveva trovato  vicino alla  parete che dava sul giardino. Brigitte chiuse gli occhi. Tutto questo le ricordava la morte di sua madre, e delle volte che andava a trovarla al cimitero. Presa dall'emozione tornò dentro, e si abbandonò a terra. Ovunque andava c'erano solo morti. Sua madre era morta. Le guardie del Cave, le centinaia di persone in piazza Colonna e Alexander, erano tutti morti. Si nascose la faccia tra le gambe sperando che nessuno potesse trovarla, che potesse sparire perché ormai non sapeva più cosa significasse vivere.


























"Eravamo  di nuovo alla stazione io e mia madre. Tra qualche minuto sarebbe passato il treno.  La guardavo e mi  sembrava un angelo. Era  sempre così bella con quei suoi occhi azzurri come i miei. Un alone di luce l'avvolgeva, facendola apparire di un latte perlaceo. Non riuscivo  a toglierle gli occhi di dosso. Stavo avendo un miraggio. Lei mi sorrise ma non disse  nulla. Mi mise  una mano sulla spalla, mentre intanto vedevamo  il treno in lontananza venire verso di noi. Quanto ero contenta di averla finalmente accanto. Il veicolo si fermò proprio davanti a noi e lei entrò, ma non sapevo perché non mi andasse di seguirla.

-Ci vediamo a New York, al  posto che ti avevo fatto vedere l'altra volta. Non dimenticarlo, Ekadasi."

- Brigitte, alzati - qualcuno la scosse, ma sembrava non svegliarsi - Su dai, non puoi stare qui - al secondo tentativo, aprì gli occhi e vide Jackson davanti a lei. Stava ancora accasciata in quell'angolo. Non si era resa conto di essersi addormentata. Le diede le mani che afferrò per sollevarsi. Si sentiva più pesante di un elefante.                                                                                                                                                                      - Hai fame? - gli domandò, come se stesse parlando a una bambina.                                              - No - rispose secca lei.                                                                                                                                               - Sei digiuna da ieri, devi pur mangiare qualcosa- insistette sempre con quel suo tono pacato. Quello di lei invece non lo era mai.

- Dobbiamo andare a New York, non possiamo più rimanere qui - sputò così improvvisamente che Jackson non capiva.

- Andare a New York? - le chiese stupito. Sapeva che ora avrebbe pensato che avesse sbattuto la testa,  ma non tutti i giorni le capitava di sognare sua madre.            - Ho appena sognato mia madre che mi diceva di raggiungerla a New York. E poi aveva detto anche un'altra cosa...se non sbaglio doveva essere...

- Brigitte, è solo un sogno - ora era lui ad essere brusco con lei - E comunque è impossibile andare in America adesso - la rimproverò come se stesse avendo a che fare con una pazza.                                                                                                                                                             - Scusami ma io ci credo - cominciò ad alterarsi. In un batter d'occhio era diventata tutta rossa.

- Perché state litigando? - intervenne  Tobias notando la tensione che c'era.

- Perchè non ci servirà a nulla restare qui  - rispose a tono Brigitte. Sembrava che la rabbia fosse tornata in  lei. Sognare sua madre le aveva ricordato lo scopo per cui erano lì - Dobbiamo tornare nel posto dove è iniziato tutto - continuò sempre con più enfasi - New York ci sta aspettando -  concluse con un mezzo sorriso sul viso. Quello che aveva in mente era da folle. Sarebbe stato impossibile partire per gli Stati Uniti ora che era ricercata dalla polizia. E poi soprattutto, non sapeva se avesse trovato davvero qualcosa lì. Allora era meglio non rischiare o  correre il pericolo?












Buonasera a tutti! Ecco a voi il 43° capitolo. Ormai manca poco alla fine, e ringrazio tutti per continuare a leggere questa storia. Vi voglio bene <3

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