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Capitolo 38


"L'amore l'aveva fatta smarrire in un circolo vizioso di tira e molla, di felicità e tristezza. Forse, per il momento, la solitudine era l'opzione migliore."

E anche questa serata era andata. Aveva seguito alla lettera ciò che le avevano detto di fare. E questo era solo l'inizio. Poi il 1° gennaio sarebbe stato il giorno decisivo, il giorno che avrebbe segnato l'esordio o la fine della sua vita. Eppure adesso non voleva pensare più a niente, se non a come dimenticare questa giornata che le pareva esser durata quarantotto ore. La palestra ormai era vuota, e lei, insieme a Tobias, se ne stavano seduti in silenzio sui gradini dietro al palco. Avevano deciso di aspettare che tutti se ne andassero, per poter uscire. L'ultima cosa che volevano era perdersi tra la folla.

 - Ti accompagno in camera? - fece lui, alzandosi in piedi ed emettendo un sonoro sbadiglio. - No, non ce n'è bisogno. Vado da sola - rispose annoiata Brigitte e si rimise le scarpe che aveva levato per il dolore. Aveva i piedi gonfi e alcune bolle erano già visibili. Si alzò anche lei, e insieme si avviarono verso l'uscita della palestra. 

 - Sicura che ce la fai? - insistette, vedendola tentennare sui tacchi.

 - Sì, non preoccuparti - contestò appoggiando una mano alla parete per sostenersi - Sono solo stanca - addusse inseguito.

 - Come vuoi - ribatté lui - Ci vediamo domani? - le chiese scherzando. 

 - Non mi sembra di avere altra scelta - disse con un sorriso triste dipinto sul viso.

 - Buonanotte - aggiunse in fretta, prima di voltarsi e andare via. 

 - Notte - ricambiò Tobias qualche secondo dopo, anche se ormai gli aveva già dato le spalle. Il suo atteggiamento gli parve strano, o forse era veramente stanca come diceva.







Aveva bisogno di staccare la spina e, camminare un po,' l'avrebbe aiutata a farlo nonostante i piedi doloranti. Si sentiva così frastornata, che le orecchie sembravano essere ovattate. Si recò verso la sua stanza a passi lenti. D'altronde, non c'era alcuna fretta. Anche se si sentiva fiacca, non voleva ancora andare a dormire. Quando aveva una vita normale, era solita fare lunghe passeggiate per evadere dalla realtà in cui viveva. Ma questa volta dovette arrangiarsi con i corridoi del Cave bui e stretti, e con qualche fastidio in più.          

  - Ti ho trovata finalmente - esclamò qualcuno, la cui voce era a lei sconosciuta. Si girò di scatto per vedere chi fosse, e in effetti non lo aveva mai visto da nessuna parte. Ma era chiaro che le sue intenzioni non erano buone. Aveva l'aria del ragazzo popolare della scuola, quello a cui tutte bacerebbero i piedi. Ma lui non era né popolare e nè bello. Però doveva ammetterlo: aveva qualcosa di particolare che lo rendeva affascinante. Brigitte continuò a camminare, evitando il suo atteggiamento da sbruffone. Affrettò il passo, eppure lui le stava alle calcagna come un cane che ti scodinzola dietro fino a quando non giochi con lui. 

 - Che vuoi? - si voltò Brigitte acida, fermandosi. 

 - Volevo dirti che sei un incanto stasera - si complimentò lui, abbassando la voce e avvicinandosi con disinvoltura a lei. Il suo sguardo malizioso vagava da una parte all'altra del suo corpo senza alcun pudore. L'avrebbe mangiata con gli occhi se avesse potuto.

 - Ti ringrazio, ma ora devo andare - lo liquidò subito Brigitte, alzando di nuovo i tacchi e cercando di proseguire. 

 - É presto, non andare via - insistette - Abbiamo tutta la serata davanti - fece afferrandola per un braccio, e attirandola verso di lui.

 - Lasciami stare! - ringhiò Brigitte digrignando i denti, e con uno sguardo a dir poco omicida. 

 - Dai, non fare la difficile - fece lui, prendendole violentemente l'altro polso e stringendoglielo forte. Le stava facendo male. Era come se non sentisse più il sangue scorrere. 

 - Ho detto - esordì piano - di lasciarmi stare! - gridò con furia, facendo fuoriuscire tutta se stessa. Il ragazzo la trascinò alla parete, inchiodando i polsi sopra la sua testa. Il viso, e il corpo di quel maniaco invadevano il suo senza alcuna discrezione. Le mancava l'aria, ma non la rabbia. Si sentiva impotente, ma non tanto da non poter provare a reagire. Seguì il suo stesso gioco e approssimò la sua bocca all'orecchio, e poi sembrando quasi sensuale, glielo mordicchiò con tutta la forza che aveva. Il ragazzo che si credeva un macho, non volle perdere l'orgoglio e cercò di soffocare un grido di dolore. Non si staccò, ma quando Brigitte gli diede il colpo finale sui piedi, allora non potè evitare di ritrarsi. Glieli pestò con così tanta potenza, che sembrava averglieli perforati. Alla fine i tacchi non erano poi così inutili. Questa volta il giovane urlò, facendosi sentire in tutto il corridoio. Brigitte non riuscì a contenersi, e sfoggiò un sorriso di soddisfazione proprio mentre lo guardava afflosciarsi a terra.

 - Ancora tu! - esclamò un ragazzo, uscendo dalla sua camera in fondo al corridoio. La sua voce era inconfondibile. Jackson le lanciò un'occhiata più veloce della luce, e poi si avventò in fretta e furia su di lui. Lo prese per un braccio, incitandolo a sollevarsi da terra.

 - Alzati! - gli ordinò quasi perdendo il senno - Devo ripetertelo? - si ostinò a dire Jackson visto che non gli dava retta. Il ragazzo si alzò con fatica, e con una smorfia di dolore colorata sul viso.

 - Come mai eri qui, eh? - lo interrogò, acciuffandolo dal colletto della maglia. Brigitte non aveva mai visto Jackson così infuriato, nemmeno quando litigava con Tobias. Gli occhi si erano scuriti dalla rabbia. Era completamente un'altra persona. Il ragazzo che invece si era comportato da galletto fino a un momento prima, ora si era trasformato in un cucciolo indifeso. Non rispose alla provocazione, e Jackson ormai stava per sferrargli un pugno in faccia.

 - Finiscila, Jackson - intervenne Brigitte con noncuranza - Ha già avuto quello che si meritava - addusse, e si poteva percepire una punta di rancore nelle sue parole. Lui lo mollò, e il povero iniziò a camminare zoppicando nonostante tentasse di correre.

 - Vigliacco - disse tra i denti Jackson, mentre lo guardava scappare via. Ma ora non aveva più importanza. Erano rimasti soli, e Brigitte non sembrava aver subito danni. - Stai bene? - le domandò, tornando ad essere il premuroso di sempre. 

 - Sì, non è successo niente - si affrettò a dire, rimanendo sulle sue. Il giovane la guardò perplesso, leggendo la tristezza nei suoi occhi. Indugiò per un attimo, e poi si avvicinò a lei. Avrebbe dovuto allontanarlo, spingerlo, o gridargli contro come aveva fatto con quel ragazzo. Ma il suo cuore non glielo avrebbe mai permesso. Si fece vicino ancora di più, e i loro nasi si sfioravano a tal punto da poter condividere lo stesso respiro. Il cuore di lei si accese di nuovo, mentre le loro labbra si cercavano e si richiamavano continuamente. Con delicatezza, le prese i polsi che teneva nascosti dietro la schiena e se li guardò attentamente. 

 - Sono arrossati - constatò, accarezzandoli con cautela - Ti fanno male? - aggiunse affettuoso. 

 - No, davvero, sto bene - rispose semplicemente. Non voleva che la toccasse, o si sarebbe sciolta in quell'istante. - Potremmo metterci del ghiaccio - continuò lui, preoccupato. 

 - No, Jackson, basta. É tardi e io sono stanca - replicò acida, e ritraendo bruscamente i polsi - Scusami non volevo - rimediò subito, abbassando la voce e non sapendo più dove guardare. Non intendeva essere così scorbutica, non perlomeno con lui. 

 - Scusami tu - controbattè triste - Lo so che ho sbagliato, che sono uno stupido e che tu sei ancora arrabbiata con me ma... - e senza neanche farlo finire, Brigitte lo inondò con un improvviso bacio prima tentennante, e poi così intenso e fluente come un fiume in piena.

 - Jackson... - gemette, ancora immersa nelle sue labbra - voglio stare da sola per adesso - confessò piano, come se non lo volesse veramente, come se si stesse punendo per qualcosa. 

 - Cosa intendi per stare da sola? - alzò la voce lui, staccandosi di colpo - É vero, ho detto bugie che non avrei dovuto dire. Ma non mi merito nemmeno un'altra opportunità? - le domandò alterato. 

 - Jackson, non è questo - disse lei confusa - É che...non ci sto capendo più niente - proseguì quasi sull'orlo del pianto - Prima l'esercitazione, ora la missione. Che sarà di noi due tra un mese? - si giustificò ormai con le lacrime agli occhi. 

 - Non conta cosa succederà tra un mese. Se siamo uniti, possiamo farcela. Non era questo il nostro scopo sin dall'inizio? - cercò di convincerla, come uno spiraglio di luce in grado di darle la speranza che le mancava. Eppure non fu abbastanza.

 - Ora ho bisogno di stare da sola, di pensare a come agire - affermò - e di rimanere lucida - concluse, con una voce ormai in frantumi. 

 - Ti hanno costretto, vero? Ti hanno fatto il lavaggio del cervello -disse prendendole nuovamente entrambi le mani - Puoi dirmelo - ribadì con più gentilezza. 

 - No, Jackson, è una mia scelta. Non insistere adesso - fece ricomponendosi, e asciugandosi le guance con le dita. 

 - Va bene. Se è questo quello di cui hai bisogno... - esordì senza trovare nemmeno le parole - Io non posso aiutarti. Ma sappi che ti amo comunque - le rivelò con un'immensa amarezza negli occhi, e dandole un leggero bacio sulla sua guancia inumidita - Buonanotte - le disse, ormai andandosene via. Brigitte rimase lì, impalata, senza parole. Sentiva ancora il calore delle sue labbra sulla sua pelle. Se l'accarezzò lievemente, come se quel bacio potesse essere indelebile. E solo ora che lo aveva perso, aveva capito che non aveva mai voluto che la lasciasse. L'amore l'aveva fatta smarrire in un circolo vizioso di tira e molla, di felicità e tristezza. Forse, per il momento, la solitudine era l'opzione migliore.









Il giorno dopo erano tutti di nuovo riuniti in palestra. Erano soliti allenarsi, ma questa volta sarebbe stato diverso. Un pannello, grande quasi quanto lo schermo dei cinema, era montato su una di quelle pareti. - A che cosa serve? - chiese Brigitte, una volta aver adocchiato Tobias. 

 - Vogliono che gli mostriamo alcuni filmati - le rispose mentre osservava l' enorme apparecchiatura - John è appena andato via. Mi ha dato delle indicazioni su cosa dire a riguardo. - Bene, preferisce comunicare solamente con te adesso - si espresse lei, con diffidenza. Tutto stava procedendo così velocemente, che era ormai difficile seguire il passo o addirittura, anticipare le loro mosse. 

 - Che cos'é? - gli domandò poi, accorgendosi della presenza di un grosso pacco sul tavolo degli attrezzi. - Riviste - replicò lui - Devi consegnarle tu. Riguardano la missione e altre sciocchezze scritte dal Capo - disse senza darci tanto peso. - Ma non ti rendi conto di quanto sia grave la situazione? - lo rimproverò Brigitte, notando il suo evidente disinteresse. 

 - Sì, ci ho pensato - contestò - E non possiamo farci niente - concluse sbrigativo.

 - É impossibile. Deve esserci una soluzione! - cominciò ad alterarsi Brigitte, nonostante cercasse di mantenere il tono della voce basso. Non poteva, e non voleva essere solamente un burattino. Non dovevano arrendersi così facilmente.

 - Come morire? - ipotizzò lui, ironicamente - Dai, su, sii ragionevole. Come potremmo agire se non sappiamo quasi niente di questa missione, e se siamo perennemente controllati da videocamere? Tra l'altro l'intero Cave stravede per il Capo, sarebbe complicato riuscire a convincerlo del contrario. 

 - Siamo noi che glielo stiamo facendo credere - lo corresse Brigitte - Stiamo riempiendo tutti di stupidaggini. Il mondo non è così crudele come glielo stiamo descrivendo - si impuntò lei. 

 - Lo so bene, Brigitte. Purtroppo nessuno di loro ha mai visto il mondo con i loro occhi. Molti vivono qui da quando avevano quasi cinque anni. Non sanno niente della vita, non sanno niente del mondo. Pensano che il Capo li abbia salvati, così come lo pensavo io - le confessò amaramente, allontanando per un attimo lo sguardo. Era difficile per lui ammettere quanto si fosse sbagliato - Non possiamo fidarci di nessuno qui dentro. Una sola mossa sbagliata, e saremo finiti - disse irremovibile, serrando la mascella e guardandola ora con quei suoi occhi di pece.

 - La soluzione deve esserci per forza - affermò aggressiva, sbattendo la mano su quel pacco. Il rumore lo fece quasi sussultare - E forse è fuori di qui - addusse sempre con spavalderia. Tuttavia non c'era più nulla da discutere. Rose era arrivata e poco dopo di lei, tutti gli altri compreso Jackson. Gli occhi di lei si illuminarono subito a vederlo, ma si spensero nell'attimo in cui si ricordò di averlo ormai cacciato dalla sua vita. - Sei in ritardo - l'ammonì Tobias, quando Rose si approsimò a loro quasi con il fiatone. In fondo, Brigitte l'aveva avvisata di prepararsi in fretta. 

 - Lo so, ho avuto un imprevisto - replicò lei, riprendendo fiato. Tobias la guardò torvo, e ignorò completamente la sua risposta voltandosi verso gli allievi. 

 - Benvenuti a tutti - fece lui, mostrandosi imponente come d'abitudine. 

 - Oggi faremo qualcosa di diverso dal solito - proseguì - Tra poco vedrete, attraverso questo schermo, come il mondo è cambiato - concluse accendendo il pannello con un telecomando. Presto si illuminò, e i colori che all'inizio erano opachi divennero a poco a poco più nitidi. Apparvero poi delle semplici scene di quotidianità dove la gente camminava o entrava nei negozi, oppure chiacchierava e rideva. Ogni tanto veniva inquadrato qualche monumento, come il Colosseo o il Pantheon. Da lì, Brigitte aveva intuito che si trattasse di Roma. Sarebbe stato impossibile non riconoscere la capitale d'Italia. E comunque, era un video che si poteva trovare facilmente in rete. 

 - Questa è Roma, la città in cui andremo - intervenne Tobias, cambiando poi filmato. Questa volta vennero fuori scene raccapriccianti di violenza, di guerra. In una di queste, un uomo in divisa impugnava il fucile contro un innocente che in ginocchia, con le mani legate, gli supplicava di lasciarlo stare. Per fortuna non c'era l'audio, perché sarebbe stato straziante sentire il pianto e le urla di quell'uomo. La canna del fucile era ormai sulla sua testa. L'uomo strizzò gli occhi, prima del colpo finale. Il soldato premette il grilletto, e l'innocente cadde, a peso morto, in un sonno profondo. Anche se non si poteva udire nulla dal filmato, Brigitte sentiva continuamente risuonare nel petto il boato di quello sparo e il tonfo dell'uomo mentre si lasciava andare a terra. Allora chiuse gli occhi per cancellare quell'immagine che si ripeteva nella mente, ma più cercava di dimenticarla e più si insinuava senza pietà. Era incredibile come sul viso del soldato non trasparisse alcuna emozione. Sembrava essersi sbarazzato di un oggetto da buttare, e non di una persona vera. 

 - Come potete ben vedere, Roma è una città tranquilla. Dall'altra parte del mondo invece, c'è la guerra - disse Tobias, mandando in onda un altro spezzone - Oppure la fame - comparvero bambini affamati che piangevano e alcuni di loro avevano addirittura il ventre gonfio. Altri gracili e piccolini, camminavano chilometri e chilometri scalzi per procurarsi dell'acqua. Dovevano essere africani. Una lacrima fuggitiva scivolò sulla guancia di Brigitte. 

 - Questo succede quando c'è sempre qualcuno al potere che comanda. Si fa la guerra per soldi, o perchè si seguono religioni diverse. O si muore di fame perchè si è poveri e sfruttati dai paesi più evoluti - commentò Tobias, interrompendo la visione dei filmati. Brigitte diede un'occhiata ai suoi compagni mentre lui parlava. Parevano confusi, addirittura scioccati. Sembrava fosse la prima volta che sentivano parlare di queste tematiche. - E se al potere non ci fosse nessuno? Se tutti fossimo liberi di fare quello che vogliamo, probabilmente non ci sarebbe alcun motivo di fare la guerra o di far morire la gente di fame. Non credete anche voi? - continuò, e la loro espressione era sempre più incerta.

 - E chi decide di stare al potere? - gli domandò con abbastanza diffidenza una ragazza bassina, dai capelli rossi. - Generalmente i cittadini - rispose semplicemente Tobias, senza dilungarsi troppo. Era evidente che l'obiettivo del Capo fosse quello di portarli dalla loro parte, per poi renderli accondiscendenti e fare tutto ciò che gli si proponeva. E a quanto pare, non era così difficile manipolare dei ragazzini che non avevano mai visto la luce del sole.

 - Altre domande? - chiese Tobias, ma nessuno sembrava voler intervenire. Può essere che il suo atteggiamento spietato li avesse spaventati, e ora avevano paura di parlare - Bene, per oggi abbiamo finito - dichiarò Tobias, incrociando le braccia e sedendosi sul tavolo degli attrezzi.

 - Prima che andiate via - si intromise Brigitte - Vi lascio queste riviste. Leggetele per domani - li esortò, abbozzando un falso sorriso sul viso. Adesso sembrava proprio quell'arpia della sua professoressa di italiano, che quando assegnava qualcosa da leggere mai nessuno lo faceva. Tutti si misero in fila indiana, e Brigitte consegnò a ognuno di loro la propria rivista. Quando arrivò il turno di Jackson, la fissò un attimo negli occhi. C'era una sola parola capace di descrivere il suo sguardo: agghiacciante. Gliela strappò via dalle mani, e poi uscì immediatamente. Il suo gesto non passò affatto inosservato, tanto che tutti ne rimasero sorpresi tranne Brigitte che si morse un labbro dalla rabbia. Aveva rovinato tutto. Era stata decisamente egoista a pensare che in tutta quella situazione fosse l'unica a patire. Ora però non sapeva se avesse avuto il coraggio di risistemare le cose.








Sapeva che doveva esserci una soluzione a tutto questo. Tuttavia il materiale che avevano era troppo poco per poter strutturare un piano. Almeno questo è ciò che pensava Tobias. L'unica cosa da fare era tentare di estrapolare più informazioni possibili dal Capo, anche le più innocue. In realtà era da mesi che cercava di sapere qualcosa in più, ma con pessimi risultati. Eppure decise lo stesso di andare a parlare con lui. Attraversó il corridoio e arrivò nel punto in cui c'erano le due guardie a cui Brigitte aveva sparato. Erano state rimpiazzate da altre. Scese uno ad uno i gradini di quella scala, e si diresse subito verso lo studio del Capo. 

 - É occupato - gli suggerì la sentinella della volta scorsa, Jake. 

 - Chi c'è? - gli domandò muovendo solamente la bocca per non farsi sentire. 

 - Frank - rispose di rimando la guardia bisbigliando. Tobias tese l'orecchio alla porta, beccandosi un'occhiataccia da parte di Jake. Era consapevole che non si potesse origliare. Anzi non sarebbe nemmeno dovuto essere lì. Ma sapeva con certezza che lui lo avrebbe coperto, e non avrebbe fatto la spia con il Capo.

 - Buongiorno - udì Tobias - Come posso aiutarla? - gli chiese Frank e anche se non poteva vederlo, se ne stava impettito, con le braccia dietro la schiena.

 - Sai che giorno è oggi, vero? - gli domandò il Capo, mentre ammirava la copertina della sua rivista. - Certo. Come avevamo previsto stanotte saremo lì alle due in punto. Non c'è da preoccuparsi - lo rassicurò lui, rimanendogli fedele come sempre. Tobias sgranò gli occhi allibito. Questo poteva essere un indizio. 

 - Perfetto. Come procede la fase di propaganda? - volle sapere il Capo, sfogliando la rassegna da lui scritta.

 - Incredibilmente bene - rispose con enfasi Frank - L'evento di ieri è stato un successo. Ora la signorina Smith e il signor Mullen si stanno occupando dei filmati. Nel frattempo mandiamo in onda anche gli spot che ci ha indicato - gli riferì quel disgraziato, tutto nei dettagli, esattamente per filo e per segno. 

 - Va bene - replicò orgoglioso. Tutto stava andando secondo i suoi piani - Puoi andare - lo dileguò il Capo, poggiando una gamba sulla scrivania, e l'altra sopra di quella. Poi si sfilò dalla tasca una sigaretta che si accese con calma. Intanto Tobias spostò, per evitare di destare sospetti. 

 - Salve Signor Tobias - lo salutò con un sorriso forzato Frank, uscendo. Quell'uomo era talmente falso, che non riusciva a capire come il Capo potesse fidarsi di lui. - Salve a lei - replicò, mostrandosi anche lui cordiale. Fece finta di andare verso lo studio del Capo, e quando Frank scomparve dalla sua vista si bloccò davanti alla porta. In fondo era inutile provare a parlare con lui. Sapeva che non gli avrebbe raccontato niente. Però per fortuna era riuscito a cogliere qualcosa da quella conversazione. L'unica cosa che poteva fare era aspettare un po', avvisare Brigitte e poi forse, avrebbero trascorso una serata meno tranquilla del solito.





Buonanotte miei cari lettori e mie care lettrici! Vi lascio anche se un po' tardi il nuovo capitolo :)

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