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Capitolo 37

"Le venne un tuffo al cuore a vedere che, quegli occhi verdi che sarebbe riuscita a distinguere anche in mezzo a miliardi, la fissavano così intensamente."

Non sempre il  riflesso di uno specchio rivela quella che sei veramente. Era proprio così che si sentiva Brigitte mentre contemplava la figura di una perfetta sconosciuta identica a lei. Non era solita mettere vestiti carini e  non amava pettinature troppo elaborate. Un'estranea si era impossessata del suo corpo. O meglio dire, un estraneo. Perché non aveva deciso lei di indossare un abito verde militare con una gonna ampia e delle spalline a palloncino. Non aveva deciso lei di realizzarsi una treccia così stretta da farle male che poi finiva in uno chignon. Per non parlare delle décolleté che raramente aveva portato in vita sua; o dei due chili di trucco che abusavano del suo viso. Così conciata, era bellissima. Ma non era lei. Era solo quella che tutti si sarebbero aspettati di vedere: una ragazza bella, fine e a modo. Sarebbe stata per tutti solamente il braccio destro di Tobias, perchè dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. O semplicemente un modello da seguire per tutte le altre ragazze. Tutte nomine che non rispecchiavano affatto ciò che lei era davvero.

- Signorina Brigitte è davvero incantevole! - si complimentò con lei Anna, sprizzando gioia da tutti i pori. Era più contenta lei per il lavoro che aveva fatto,  che Brigitte stessa - Sta veramente bene così, ma vedo che qualcosa non la convince - aggiunse, passando dalla felicità alla tristezza in un solo secondo. Non l'avrebbe capito nemmeno se glielo avesse spiegato. Ma non ce ne fu bisogno, visto che un rumore stridente, simile a quello delle suola delle scarpe sul pavimento, richiamò la loro attenzione. Brigitte si voltò, trovandosi davanti un uomo in divisa militare con degli stivali verdoni in cuoio. Era Tobias. Con quell'espressione così seria e risoluta avrebbe spaventato tutti. Era un soldato a tutti gli effetti. Dopo averlo squadrato dalla testa ai piedi,  Brigitte sbottò dispettosamente:

- Non mi piace affatto come sto -  fece incrociando le braccia. Tobias la scrutò bene, posando gli occhi su ogni angolo del suo corpo. Era impossibile non osservarla. Si approssimò a lei, e quasi timidamente, le sfiorò il viso spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Subito sentì il suo respiro sul collo, e mentre le guance avvampavano un  brivido le fuggì lungo la schiena. Brigitte rimase impassibile, ma allo stesso tempo non voleva fare la parte di quella impacciata.   Perciò sostenne il suo sguardo, quasi fulminandolo.

- Invece direi che ti sta tutto perfettamente - ribadì lui, forse un po' troppo vicino a lei mentre la guardava perplesso  - Insomma, guardati...sei... bellissima - continuò, rimuginando sulle ultime parole. E poi, protese incerto la mano verso il suo viso come se fosse istintivamente attratto da quella pelle così delicata.  Tuttavia Brigitte gli bloccò il polso, ritraendosi all'istante.

- É questo che non mi piace - esordì   graffiante - Essere trattata come una fottuta bambola - rivelò duramente e nessuno fu capace di risponderle -  Io non sono così e nessuno potrà cambiarmi - ribatté infastidita.

- Non potrai mai esserlo con il carattere che ti ritrovi - disse ridendo John, irrompendo improvvisamente in sala. Quell'uomo era una serpe in persona.

- Per fortuna non è tra i miei interessi - replicò allo stesso modo Brigitte, scagliando come sempre una delle sue battute pronte.

- Se solo ti comportassi come il tuo viso dolce suggerisce -  esordì seccato l'uomo - faresti un favore a tutti - continuò tagliente, come se in effetti l'atteggiamento di Brigitte  lo irritasse.

- Non credo che il Capo mi abbia scelto per questo - controbattè, e per la prima volta poté vantarsi di qualcosa.  John ignorò completamente la sua provocazione e si rivolse verso Tobias.

-  É meglio se parliamo del discorso - fece tirando fuori due buste dorate - Questo è quello che dovete dire - riferì loro, dando a ciascuno la lettera corrispondente. Brigitte la aprì stracciandola tutta e facendo cadere a terra i pezzi della busta. Lesse attentamente quello che le sembrava un monologo e non un discorso, e più affilata di un coltello disse:

- Non dirò mai queste cose! - Tobias sollevò lo  sguardo da ciò che stava leggendo e la guardò allibito. Ormai sapeva che obiettare su cose del genere era inutile.

-   Ero certo che avresti reagito così - la prese in giro John - Ma dovresti già sapere che il tuo destino dipende da te -  le ricordò, provocandole una smorfia. In effetti aveva dimenticato che se non avesse obbedito a tutto ciò che le veniva chiesto, avrebbe fatto una triste fine.

- Bene - disse John, una volta capito dal suo silenzio  che non si sarebbe più opposta - Mi raccomando, stasera l'attenzione sarà solo su di voi.  Siate convincenti. Per esserlo però, dovete credere in quello che dite -  Gli suggerì, ma entrambi sapevano che sarebbe stato difficile. Come avrebbero potuto persuadere un'intera folla se loro i primi non credevano in quello che stavano per dire? Era come se gli stessero puntando un pugnale alla gola costringendoli a parlare.

- Certamente. Faremo del nostro meglio - rispose Tobias per tutti e due, anche se Brigitte era sul punto di ribattere.

- Perfetto. Anna e Viola, accompagnateli  e spiegategli cos'altro devono fare - ordinò alle due giovani, che annuirono senza batter ciglia.  E poi, uscì così come era entrato. Brigitte sbuffò, e Tobias rimase in silenzio. L'atmosfera sembrava essersi congelata. Neppure Anna e Viola ebbero il coraggio di sfiatare. Forse non sarebbero mai riusciti a sconfiggere il Capo. E solo ora Brigitte aveva capito che morire sarebbe stato meno doloroso che stare dalla stessa parte del nemico.                                                                                                                                                                                         




















Non poteva credere ai suoi occhi. Quando Brigitte giunse insieme agli altri in palestra, si ritrovò in un putiferio. L'ultima volta che aveva visto tutta questa confusione al Cave, era stato il giorno dell'anniversario. Eppure oggi quella sorta di pandemonio sembrava raddoppiato. C'erano persone che andavano e venivano, e altre che se ne stavano ammassate. Un brusio di fondo, ormai trasformatosi in un gran baccano, alimentava  l'intera sala. L'unico spazio vuoto era quello sul palco. Un brivido la scosse come una scarica elettrica. Brigitte, la ragazza che non parlava mai a scuola, la ragazza che non aveva mai avuto amici fino a quel momento, adesso doveva trovare il coraggio di  parlare davanti a tutta quella gente? Ancora una volta non poteva crederci.                                                                                                                            - Venite con me  ragazzi - fece Anna, intraprendendo un percorso riservato solamente a loro. Delle  transenne grigie  li dividevano dalla calca, facendoli apparire come delle vere celebrità. Purtroppo erano sotto gli occhi di tutti,  nonostante Brigitte avrebbe preferito che nessuno li vedesse. Per un istante, posò lo sguardo sulla folla alla ricerca di qualche viso conosciuto, o magari di uno soltanto. Di sfuggita vide David che, come al solito, rideva e parlava animatamente con qualcuno che però non fu in grado di identificare. Chissà se era lui.

- Noi dobbiamo andare. É stato bello lavorare con voi ragazzi. Ora tocca a voi. Buona fortuna!  - disse  gentilmente Viola, una volta esser arrivati dietro le quinte del palco. Non ci era mai stata prima.

- Ah, dimenticavo.  Sarà Frank a iniziare . Seguite le sue indicazioni - aggiunse Anna frettolosamente, prima che le due ragazze sgattaiolassero via. Brigitte non sapeva nemmeno chi fosse quell'uomo, ma sicuramente  Tobias doveva conoscerlo. Quando era sul punto di chiederglielo, le afferrò forte la mano trascinandola con sé.  Che stava succedendo?

- Non fare pazzie, okay? - le riferì una volta essersi rinchiusi negli spogliatoi che c'erano in palestra, e aver spintonato circa una ventina di persone per arrivare lì.

- Lo so che non ti piace ma devi dire quel discorso - le ordinò, senza sembrare troppo brusco e  guardandola negli occhi.  Brigitte distolse lo sguardo, rimanendo silenziosa. Non poteva promettergli nulla.                                                                                                  -   Anche a me non piace questa situazione, ma non possiamo rischiare di sbagliare ora. Più in là elaboreremo un piano. Adesso facciamo come ci hanno detto, va bene? - riprese a dire, cercando di rassicurarla. Effettivamente sarebbe stato inutile ribellarsi in quel momento. Dovevano essere più furbi e come aveva detto Tobias, avevano bisogno di un piano.

- Come vuole lei collega - rispose scherzando e alzando gli occhi al cielo - Prima di andare però, aiutami a levare questa terribile acconciatura - gli chiese voltandosi subito di spalle. Quello che per Brigitte poteva sembrare un gesto innocuo, per lui era estremamente imbarazzante.

- Avvisami se ti faccio male -  disse, iniziando a toglierle con cautela le prime forcine che legavano lo chignon.

- Non importa - replicò subito Brigitte. Allora continuò, ma si sentiva così impacciato. Era strano vedere come Tobias, l'uomo crudele che maneggiava armi e non si faceva scrupoli a picchiare la gente, ora non si riteneva capace di svolgere un'azione tanto semplice come quella. Forse perchè a volte non è così semplice riuscire a essere delicati.  Poi quasi ciocca per ciocca, le sciolse la treccia. I suoi capelli erano così morbidi, che temeva si spezzassero tra le sue mani. Il loro profumo invece era irresistibile. Quanto avrebbe desiderato svegliarsi al mattino con quell'aroma.

- Hai finito? - gli domandò curiosa.

- Sì - contestò, dopo averle sciolto anche l'ultima parte. Brigitte si girò di scatto verso di lui, e i suoi capelli neri, adesso ondulati, apparivano folti e voluminosi.

- Come sto? - gli chiese toccandoseli nervosamente come se volesse renderli meno gonfi.

- Hai proprio l'aria di una ribelle - ribattè ridendo.                                                                                                  - Meglio - disse con falsa presunzione.

- Andiamo? - chiese, sentendo l'ansia montare di nuovo dentro di lei. Non c'era alcun motivo per cui agitarsi,  eppure era preoccupata. In fondo doveva solamente fare quello che le avevano chiesto.

- Andiamo - fece Tobias - Però prima un'ultima cosa - disse afferrandole una spalla per non farla uscire - Sta' tranquilla. Se dovessi andare in panico, guardami - provò a calmarla dopo aver letto il terrore nei suoi occhi. Brigitte annuì decisa, e uscì a testa alta. Come aveva detto  Tobias, doveva stare serena. Ormai erano una squadra, e  ce l'avrebbero fatta insieme. Questa era l'unica cosa a cui doveva pensare adesso.



































Forse essere andato lì era stato un errore. Un sacco di gente gli stava appiccicato, e a volte lo spingevano anche. E poi, non riusciva a capire niente di quello che David gli stesse dicendo. Rideva da solo con un cocktail in mano, mentre lui  fingeva qualche sorriso. Era tutta colpa di Rose. Lo  aveva costretto a venire,  ma sapeva anche lui che non era quella la ragione per cui si trovava lì.  Dopo il suo ennesimo no secco, Rose gli aveva confessato che ci sarebbe stata anche Brigitte. Iniziò a raccontargli, con tanto di  dettagli, che era andata a prepararsi al famoso padiglione generante del Cave, e che sicuramente sarebbe stata meravigliosa. Non aveva nemmeno idea di che cosa stesse parlando,  ma il suo entusiasmo smisurato era riuscito a contagiarlo. Era incredibile.

- Guarda, là c'è Brigitte! - gli urlò all'orecchio David, continuando a ridacchiare. Sembrava non finire mai. Jackson si volse subito nella sua direzione, ma purtroppo fu   in grado di scorgere solamente un pezzo del suo vestito.

- Smettila - gli ordinò Jackson irritato, facendo cadere il bicchiere a terra e bagnandogli le scarpe. La sua risata iniziava a innervosirlo e poi, l'idea che Brigitte fosse arrabbiata con lui lo faceva imbestialire. Come poteva esser stato tanto stupido da nasconderle tutte quelle cose?

- Ti sei offeso perchè non te l'ho offerto? - chiese David, quasi dispiaciuto e riprendendo un secondo dopo già a ridere. Era inutile continuare a dargli retta. Gli stava facendo solamente  saltare i nervi che aveva già a fior di pelle. Nel frattempo, allungò il collo sperando di poter vedere qualcosa. Tuttavia l'unica cosa che riusciva a vedere, erano altri ubriachi come David. Di Brigitte, e di quell'energumeno di Tobias, non c'era nessuna traccia. Si arrese all'idea di dover sopportare ancora l'atteggiamento poco sobrio del suo amico, e rimase lì ad aspettare. Per fortuna l'attesa non durò molto, e al calar delle luci si accesero i  riflettori posizionati sul palco. La folla si zittì subito, al contrario di qualche ebbro che continuava a fare lo stupido. Jackson si diresse più vicino possibile al palco, scansando almeno una decina di persone per arrivare in prima fila.                                                       - Buonasera a tutti! - esclamò un uomo tanto carismatico. Gli sembrava di conoscerlo già. Lo scrutò con attenzione, e si accorse che era Frank. Forse non era il caso di concentrarsi su di lui questa sera. Intanto quella fiumana di persone che si era pacata per un momento, tornò ad agitarsi e ad adulare quell'uomo come se fosse un dio.

- Vi starete chiedendo perché siete qui stasera - esordì facendo tornare di nuovo il silenzio - Bene, quello che vi sto per dire vi piacerà - proseguì guadagnandosi l'attenzione del pubblico.                                                                                                                                         - Finalmente è arrivato il momento che tutti stavamo aspettando! - dichiarò solenne Frank - Per anni vi abbiamo addestrato affinché diveniste dei bravi soldati. E ora potrete mettere in pratica quello che avete imparato - grazie al microfono, la sua voce rimbombava in tutto l'androne.

- Il 1° gennaio tutti voi parteciperete alla missione più grande della storia! - affermò euforico. Jackson si guardò intorno, notando i suoi compagni bisbigliare tra loro. Molti erano turbati. Che cosa gli stavano nascondendo? - Per fortuna a guidarvi ci saranno loro - disse facendo cenno con una mano ai due giovani che stavano per salire sul palco - Brigitte  Smith e Tobias Mullen  hanno dimostrato di essere valorosi, tenaci.  Dobbiamo ringraziarli per il loro coraggio - Jackson non sapeva se a destare stupore sui volti delle persone erano le parole di Frank,  o la comparsa di Brigitte e Tobias. Come si faceva a non guardarli? Lei era splendida. Quell'abito verdone le fasciava perfettamente i fianchi, donandole un'eleganza che molte si sognavano. Appariva quasi ingenua e indifesa, vestita in questo modo.  Ma se solo qualcuno avesse scavato più a fondo nei suoi occhi, soltanto allora avrebbe capito che non era così. A vederla su quel palco, un filo di gelosia iniziò a montare in lui. Non potevano trattarla come un fottuto trofeo da sfoggiare a una serata di gala. Lei era molto di più di quello che volevano farle credere. Gli veniva voglia di salire lassù e rivelare a tutti che quello non era altro che un inganno, una mera finzione. Che quegli occhi così limpidi che ora si erano scontrati con i suoi, non erano sinceri, ma macchiati dalla paura. Brigitte subito sviò lo sguardo, e s' irrigidì stringendo i pugni. Avrebbe preferito che lo guardasse male, e non l'esatto contrario.























Non si sentiva più le gambe. Iniziò a pensare che da un secondo all'altro le sarebbe potuto venire un attacco di panico.  Ma ormai era giunto il momento. Frank era già salito sul palco, e di lì a poco avrebbe annunciato i loro nomi. Cercò di concentrarsi sul discorso, iniziando a rigirarselo nervosamente tra le mani.

- Lascia stare quel foglio o l'ansia non ti farà ricordare nulla - le consigliò Tobias, sussurrandole  all'orecchio.

- Hai ragione - rispose, cercando di ignorare quel brivido  suscitato dalla sua voce calda  che la fece rizzare. Subito, ripiegò  il foglio in due. Tobias accennò un sorriso confortante, tanto gentile da smentire il suo aspetto. Quella divisa da militare non rispecchiava più quell'uomo che tutti credevano che fosse. La prima  impressione che aveva avuto su di lui quella sera in hotel era letteralmente cambiata. Conoscendolo meglio aveva intuito che non era mai stato così crudele . Ora però, doveva smettere di guardarlo. Lo stava fissando già da un po'. Avrebbe dovuto prestare più attenzione alle parole di Frank. Dopotutto era per quello che si trovavano lì. Iniziò ad ascoltare quell'introduzione da quattro soldi, ma  fino ad ora tutto ciò che aveva detto erano soltanto sciocchezze. E la situazione peggiorò quando fece i loro nomi. L'ansia le balzò di nuovo al petto, però questa volta decise di non ascoltarla. Allora, affiancata da Tobias, salì sul palco sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso. La palestra era zeppa di persone che se ne stavano ammassate quasi una sopra l'altra. E la luce dei riflettori per poco non le accecava gli occhi. Le sembrava di stare ad un concerto. Peccato che nessuno li applaudiva, e che quello che stavano per dire non aveva nulla a che fare con la musica. Il brusio era l'unica cosa che si sentiva da giù, ed era sicura che la stessero scrutando dalla testa ai piedi se solo potesse guardarli in faccia. L'istinto di incurvare le spalle e chiudersi in se stessa era forte, ma non poteva mostrarsi insicura proprio adesso. Drizzò la schiena, e con petto in fuori attese che Frank abbandonasse il palco. Quest'ultimo  blaterò qualcosa di poca importanza prima di andare via. Era arrivato il turno di Tobias. Come sempre, aspettò che il pubblico si zittisse prima di parlare. Infatti tombò il silenzio, e nessuno si permise di fiatare. Questo era l'effetto che produceva Tobias ogniqualvolta doveva fare un discorso. La sua presenza era così magnetica e dominante che era capace di ipnotizzare tutti e  catturare la loro attenzione. Lo aveva capito da come lo guardavano durante le riunioni. Alcuni affascinati, altri voracemente intimoriti. Come se con il solo sguardo riuscisse  a fare a pezzi qualcuno. E tutto ciò era stranamente impressionante. Nel frattempo Brigitte osservava incuriosita la folla, ma era difficile poter riconoscere qualcuno nel buio. Erano solo delle sagome, dei birilli che di lì a poco avrebbero acconsentito a tutto quello che stavano per dirgli. Ma non lui. Lui che avanzava tra la gente, spintonando chi aveva intorno, era lì  dinanzi a lei, in prima fila. Le venne un tuffo al cuore a vedere che, quegli occhi verdi che sarebbe riuscita a distinguere anche in mezzo a miliardi, la fissavano così intensamente. Si guardavano ancora come la prima volta, come se milioni di bugie non si fossero frapposte tra loro. Il tempo pareva essersi fermato. Non esisteva più niente se non lui, lei. Però il ricordo di quel pomeriggio le riaffiorò alla mente, e la rabbia repressa traboccò facendola irrigidire. Serrò i pugni così forte che conficcò le  unghie nei palmi delle mani.

- Io sono Tobias - esordì lui, e la sua voce la riportò alla realtà - Sono grato a tutti voi per questa opportunità. Per me è un onore poter guidare una missione così importante. Ci siamo allenati insieme per tanti anni. Ci abbiamo messo dedizione, sudore, fatica per giungere fino a qui e finalmente, il grande giorno è arrivato - proseguì cercando di essere neutrale, senza far trasparire alcuna emozione dai suoi occhi.  In fondo non erano altro che frasi imparate a memoria, e ripetute  nella sua mente come un disco rotto.

-  A causa delle leggi, delle regole che ci impone continuamente  la società siamo costretti a vivere rinchiusi in una gabbia. Non siamo liberi di agire come vogliamo, perché il governo decide per noi. Solo se ci aiuterete in questa missione, potremo diventare finalmente padroni di noi stessi. Abbiamo diritto alla nostra libertà! - gracchiò quasi con voce sforzata, con una voce che in realtà non voleva venir fuori. Tutti iniziarono ad applaudire, e ad acclamarlo riempiendo la palestra di grida euforiche. Come si faceva a reclamare la libertà, quando per anni hanno vissuto segregati in un centro sotterraneo come questo? Non avevano più idea di che cosa significasse vivere, o essere liberi. Non lo sapevano affatto. Tobias s'inchinò, accogliendo quegli applausi e fece un passo indietro per darle più visibilità. A malincuore, era arrivato anche  il momento di recitare la sua parte. Si avviò quasi con passo incerto verso il cuore del palco, e chiuse per un attimo gli occhi. Le mani tremavano da sole. Doveva pensare solamente che non c'era nessuno. La quiete del pubblico non faceva altro che metterle fretta, ma tutto sembrava essersi fermato: il tempo, e la voce che le era rimasta in gola. Iniziò a schiarirsela per poter cominciare il discorso.

- Ehi bellissima, ti aspetto in camera stasera! - strepitò qualcuno da giù, facendo sì che le sue guance andassero a fuoco.  Rimase immobile senza sapere cosa fare. In quel momento avrebbe voluto scendere dal palco e sotterrarsi. Vide Jackson rivolgersi dalla parte di chi aveva pronunciato quel commento poco carino, e per evitare  risse iniziò a parlare senza perdere tempo.

-  Buonasera a tutti. Sono Brigitte - si presentò diretta - Devo ringraziare il Capo se sono qui oggi. Nonostante quello che ho fatto, lui mi ha perdonato - continuò, trainando le parole - Vi starete chiedendo cosa ho fatto. Bene, ho cercato di ucciderlo - tagliò corto, cercando di non far trasparire la fierezza da quella sua rivelazione. Un velo di stupore sembrò cospargere l'intera folla, creando bisbigli  fastidiosi quasi quanto il ronzio di una mosca. Le parve di sentire qualche insulto, ma andò avanti   - Anche se è grave quello che ho fatto, lui mi ha dato la libertà di  vivere ancora. Prima di quel giorno, pensavo che vivere qui mi impedisse di essere libera. Invece, mi sbagliavo: il Capo ci sta preparando per qualcosa più  grande, per un progetto che ci permetterà di ottenere la tanto bramata libertà - e ora mentre parlava, gli occhi erano diventati languidi e la voce tremolante. Adesso tutti avrebbero pensato che fosse pentita, quando in realtà non era  così. Stava mentendo a se stessa, e a quelle migliaia di persone che la stavano ascoltando. Quante menzogne in pochi minuti. Era sicura che se fosse stata in un film, avrebbe vinto un premio Oscar come miglior attrice dell'anno. Ma purtroppo era la realtà.

- Abbiamo sempre pensato che il nemico fosse questo posto. Che i nemici fossimo noi stessi. Se fino a ieri eravamo rivali,  oggi dobbiamo unirci e combattere insieme se vogliamo essere liberi. Viva la libertà! - pronunciò euforica l'ultima frase, mentre agitava un braccio. Tra tutte le bugie che aveva detto, credeva solo nell'ultima. Nella libertà vera, non quella che stava cercando di camuffare attraverso quelle idiozie. Tutti iniziarono a esaltarsi, come quando si vince una partita di calcio. L'idea di fare guerra già allettava i presenti, tranne Brigitte che si sentiva ormai il cuore sanguinare.  Il loro discorso poteva sembrare realistico, ma non aveva alcun senso. Erano solo parole raggirate, che si battevano in nome di valori morali che non avevano nulla a che vedere con le intenzioni scellerate del Capo. In mezzo a tutto quel caos, cominciò a girarle la testa e quasi non si reggeva più in piedi. Avrebbe voluto andarsene, ma sembrava essersi  bloccata. Il vuoto cominciò a invaderle lo stomaco e nonostante tutto, se ne rimase lì impalata. Inaspettatamente Tobias le strinse la mano e le parve di riacquistare lucidità.

- Vi ringraziamo per il sostegno! - fece lui, mentre insieme improvvisavano un rapido inchino. Presto, la portò via con sé scendendo dal palco il più veloce possibile.

- Ce l'hai fatta - le disse, confortandola con un sorriso.

- Sì, ce l'ho fatta - rispose assente Brigitte, cercando di metabolizzare l'accaduto. Erano riusciti a convincere tutti e non era stato neanche tanto difficile. Aveva mentito spudoratamente, macchiando la promessa che aveva fatto a suo padre. L'onestà prima di tutto era quello che le diceva sempre. Ma era ormai da tempo che questa regola non la seguiva più, così come le altre. Era cambiata, era diventata una bugiarda, un'assassina. Se solo avesse potuto riabbracciare suo padre, anche soltanto per un attimo, forse si sarebbe sentita meno in colpa.












Buonasera! Fino alla fine voi lettori mi manderete male per la mia poca disciplina :'( Oggi però sono qui e spero di essere più presente. Un bacione :*

Your Alicia

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