Capitolo 35
"Ora doveva aspettare che il vento si placasse, e che quel mare così agitato si calmasse tornando ad essere il mare che avrebbe ospitato il suo veliero."
E fu solo quando uscì da quella stanza, che la sicurezza che aveva mostrato fino a un momento prima, iniziò a vacillare. Non sapeva se essere sollevata, visto che il Capo aveva deciso di risparmiarla, o essere sospettosa della missione che le aveva affidato. Probabilmente darle una morte semplice non sarebbe stato tanto divertente quanto tenderle una trappola che l'avrebbe condotta alla stessa destinazione. Di solito, le morti lente sono quelle che si rivelano più dolorose.
- Che ti ha detto? - si precipitò a chiedere Jackson, non riuscendo più a trattenere l'ansia. Tobias invece, si manteneva calmo, con la schiena poggiata al muro e le mani riposte nelle tasche. Fingeva di non essere interessato all'argomento, ma in realtà era più che evidente che morisse dalla voglia di sapere. A questo punto avrebbe potuto insegnarle a non perdere la lucidità, esattamente come le aveva detto il Capo. Intanto, Brigitte aveva deciso di rispondere ugualmente alla domanda di Jackson, ma quando fu sul punto di farlo, notò come lo sguardo assassino di Tobias si fosse spostato verso un punto preciso del soffitto, cioè in alto a destra. Le ci volle un attimo per capire che proprio lì si trovava una telecamera. In effetti, sarebbe stato sciocco da parte del Capo non continuare a controllare una persona dopo averne avuto un colloquio. Pertanto, Brigitte allungò la mano verso quella del suo ragazzo e lo incitò a seguirla. Anche Tobias fece lo stesso senza esitare. Si fermarono soltanto una volta aver oltrepassato quella zona.
- Dobbiamo trovarci in un posto tranquillo dove nessuno possa ascoltarci - affermò di getto Brigitte. L'unico che poteva aiutarli era Tobias. Solo lui viveva da solo e per di più, in una zona isolata del Cave. Intanto, ci fu un attimo di esitazione da parte sua e soltanto dopo si arrese all'idea. - Okay potete venire da me - disse scocciato, avendo colto il messaggio.
- Jackson, tu vai con Tobias. Io vado a chiamare Rose - entrambi si scambiarono delle occhiate truci, ma nessuno dei due fece obiezione. Non potevano più ignorarsi, e purtroppo, dovevano abituarsi alla presenza dell'uno e dell'altro, senza continuare a litigare perennemente.
Erano ormai al completo quando anche Rose entrò nella stanza di Tobias. Non fu molto piacevole per lei rivedere quelle mura, e soprattutto quello stesso letto su cui le aveva fatto il terzo grado. Le mancava il respiro solo a pensarci. Anche se non era lì per lui, si respirava ugualmente una certa tensione nell'aria. Tobias e Jackson si erano allontanati a proposito, mettendosi in due angoli opposti della camera. Non si stavano nemmeno mandando le loro solite occhiate omicida. Semplicemente si ignoravano. Brigitte, che era appena entrata con lei, con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo perso, sembrava Alice nel paese delle meraviglie. Si sedette distrattamente sul letto, proprio nel punto in cui c'era stata lei qualche giorno prima. Nessuno fiatava, perciò pensò subito al peggio. - Allora...perché siamo qui? - domandò titubante Rose. In quello stesso istante Brigitte si alzò, svegliandosi da quella sorta di trance in cui era caduta.
- Il Capo ha voluto vedermi - esordì, ma Jackson e Tobias non ne sembravano sorpresi. A loro aveva già raccontato tutto? - Ovviamente io non ho visto lui - puntualizzò amaramente. Nessuno aveva avuto l'onore, anzi, la disgrazia di incontrarlo. Nemmeno chi era lì dall'inizio.
- Mi vuole affidare una missione a cui sta lavorando da anni - sbottò poi, con le guance che le andavano a fuoco - Non capisco! Perchè a me? Non ha alcun senso! - disse, non riuscendo a farsene una ragione. Tobias sbiancò improvvisamente e Jackson sembrava confuso. Allora non sapevano ancora niente. Neanche Rose sapeva che espressione avere. Effettivamente non aveva senso.
- Pensavo di essere l'unico a esserne a capo - rivelò Tobias, con un'espressione incerta sul viso. - Ma in effetti... che c'entri tu? - si chiese perplesso.
- Cosa sai di questa missione? - gli chiese Brigitte con gli occhi che le brillavano. - Per ora nulla. Sospettavo che ci fosse qualcosa sotto, ma non sono mai riuscito a scoprire di che cosa si trattasse - affermò lui sempre più stranito, facendo così spegnere quella luce che c'era nello sguardo della giovane.
- Se nemmeno tu sapevi niente vuol dire che è qualcosa di importante - intervenne giustamente Jackson.
- Come hai potuto accettare senza nemmeno chiedere informazioni? - lo attaccò subito Brigitte - E dopo questo, vorresti ancora continuare ad essere fedele a quel maniaco? - gli sbraitò contro, avvicinandosi a lui. Se lo sarebbe mangiato vivo se avesse potuto. Effettivamente una relazione tra loro non avrebbe mai potuto funzionare. Erano troppo uguali per stare insieme. Tobias non rispose, e non la guardò nemmeno negli occhi. Solo lei era capace di tenergli testa, e questo fece sorridere di nascosto Jackson.
- Cosa ti fa pensare che voglia essergli ancora fedele? - le domandò, questa volta ricambiando l'occhiataccia feroce e lasciandola definitivamente senza parole. Anche se non era l'unica.
- E se la missione è il motivo per cui siamo qui? - ipotizzò Rose, avendo quasi un'illuminazione.
- In effetti, che senso avrebbe addestrare migliaia di ragazzini rapiti? - constatò Jackson. Tutte le loro supposizioni erano valide, ma sostanzialmente potevano dire tutto o niente. - Appunto, cerchiamo di capire cosa sta succedendo. D'ora in poi dobbiamo rimanere uniti, okay? - replicò Brigitte rivolgendosi a tutti. Sarebbe stato l'unico modo per scoprire qualcosa.
- Esatto, rimaniamo uniti - ribadì assente Tobias, concentrato a consultare il suo cellulare - Pare che il Capo voglia iniziare subito - dichiarò lo stesso un secondo dopo - dobbiamo stare in palestra tra mezz'ora - aggiunse con fare stupito.
- Non avrai veramente intenzione di andarci! - esclamò Jackson infastidito - E se fosse una trappola? - aggiunse poi. Brigitte rimase in silenzio, non sapendo cosa rispondere. Jackson aveva ragione, poteva essere un tranello. Ma se il suo destino era morire, in un modo o nell'altro, lo avrebbe raggiunto comunque.
- Se avesse voluto ucciderla, lo avrebbe già fatto, no? - lo aggredì Tobias, come per rassicurarlo ma, in realtà, stava facendo tutto il contrario.
- Tobias ha ragione. Il Capo non si fa scrupoli quando vuole togliere qualcuno di mezzo - gli diede corda Rose, difendendolo. Jackson non ne sembrava convinto, e continuava a guardare torvo Tobias.
- Allora ci vediamo tra mezz'ora lì - tagliò corto, per evitare di vedere ancora la faccia di Jackson. Il sentimento era reciproco. Infatti senza dirlo due volte, il ragazzo si diresse alla porta. Lo stesso fecero Brigitte e Rose.
- Rose, puoi rimanere? - le chiese Tobias e tutti rimasero di stucco - Solo per poco - addusse, notando le loro facce stupite.
- Certo - replicò semplicemente, mentre Brigitte e Jackson uscivano. Cercò di rimanere il più serena possibile, senza agitarsi come faceva ogni volta che rimaneva da sola con lui.
- Allora - esordì lui dopo qualche secondo di silenzio - Hai risolto con Brigitte? - le domandò grattandosi la nuca. Sembrava imbarazzato.
- Sì e... - contestò lei piuttosto timida - Scusami se ti ho accusato - proseguì schiarendosi la voce.
- Non importa - intervenne, senza darle nemmeno il tempo di terminare la frase - Scuse accettate - rimediò accennando un lieve sorriso. In tanti anni, era la prima volta che lo vedeva sorridere. Era così diverso, che gli occhi di Rose si persero in quelle labbra incurvate appena. Il silenzio calò, e nessuno dei due sembrava volerlo interrompere. - Rose - la richiamò, forse sentendosi un po' troppo osservato.
- Che c'è? - rispose come se si stesse svegliando da un sogno. Probabilmente non era vero che Tobias era stato gentile con lei e le aveva sorriso, forse era solo frutto della sua immaginazione. - Scusami ... per come ti ho trattato in questi giorni - replicò, tirando fuori parole che non si sarebbe mai aspettata di sentire. Era allibita, e non contestò. Si pizzicò l'avambraccio sinistro per verificare che fosse tutto vero. Allora non era un sogno.
- Scuse accettate - ripeté lei, rubandogli la battuta - Okay, ora siamo pari - aggiunse insieme ad una risata leggera. Non sapeva che dire. Preferiva il Tobias cattivo, quello che la trattava male, perchè così le sarebbe stato più semplice odiarlo e non sentirsi impacciata. Per fortuna però che non era l'unica: Tobias si passò nervosamente una mano tra i capelli, non sapendo cosa dire. Iniziava a sentirsi sempre più scomoda, sarebbe stato meglio andare via.
- Ora... devo andare - disse lei avvicinandosi alla porta e sorridendogli. Perchè gli stava sorridendo come un'ebete?
- Sì, anch'io - controbattè l'uomo, e la situazione si fece ancora più bizzarra. Non poteva aspettare semplicemente che uscisse? Subito prese qualcosa dal tavolino, ma Rose era troppo distratta a guardarlo per capire che cosa fosse. Poi si diresse verso la porta, fermandosi esattamente nel punto in cui stava lei. Il suo cuore si strinse, per dargli spazio. Non c'era più distanza tra loro, tranne quella che separava i loro occhi. Gli occhi di due giovani che avevano sofferto, gli occhi di chi non credeva più nell'amore.
- Se puoi...spostarti - le sussurrò all'orecchio, come se l'imbarazzo gli avesse strappato la voce. - Devo uscire - concluse e Rose si tolse, senza dire nulla. Le parole le erano rimaste bloccate in gola.
- Esci anche tu, vero? - le domandò gentilmente, e subito annuì seguendolo. Per un momento credeva che potesse esserci qualcosa tra loro. Ma come avrebbe potuto pensarlo, se sapeva che nel suo cuore c'era ancora un'altra? E poi, erano troppo diversi per stare insieme. Rose non era certa che sarebbe stata in grado di sopportare i suoi cambi d'umore. Perciò, una volta uscita, affrettò il passo superandolo. Doveva dimenticarlo. Tobias era solo il suo istruttore e lei la sua assistente, niente di più.
Come avrebbe voluto che la giornata fosse finita e invece, mancava ancora molto al tramonto. Erano successe più cose in soli due giorni che in una vita intera. Finalmente però, si trovava in camera sua e almeno per poco avrebbe potuto riposarsi. Anzi, avrebbe dovuto cambiare la fascia al braccio. Cominciava a pulsarle con insistenza.
- Possiamo parlare? - le chiese Jackson, non appena Brigitte si fosse accomodata sul suo letto infrangendosi una mano tra i capelli illuni.
- Certo - rispose anche se stanca, mentre lui si sedeva accanto a lei - Infatti, mi avevi detto che volevi raccontarmi qualcosa - addusse curiosa.
- Esatto, è proprio così - confermò timidamente, guardando un punto sul pavimento.
- Allora, cos'è che devi dirmi? - gli domandò dopo qualche secondo di silenzio.
- Ti ricordi di Mario? - esordì incrociando per un momento il suo sguardo e suscitando in lei un attimo di confusione - Il tipo che voleva uccidermi in cella - proseguì, e Brigitte annuì ascoltandolo.
- Vedi...io lo conoscevo già - confessò, guardando ora verso la parete. Era come se si stesse ricordando di qualcosa, vivendo nel passato e non più nel presente.
- Come lo hai conosciuto? - volle sapere Brigitte, mentre si attorcigliava una ciocca di capelli. - Quella notte al mare, ti ho raccontato che c'è stato un periodo in cui ho avuto a che fare con dei mafiosi - disse - beh...Mario era uno di quelli - ammise quasi con tono severo - Quando avevo deciso di volermi allontanare da lui, sono scappato. Sapevo però, che mi avrebbe trovato subito e mi sono trasferito nella casa davanti alla tua - Brigitte ne rimase allibita. Quindi non si era trasferito a causa di sua madre. - E se te lo stai chiedendo, quello con cui vivevo non era il mio padre acquisito - le rivelò, facendo aumentare in lei lo stupore. Come poteva averle nascosto tutte queste cose? - Lui mi ha aiutato a fuggire, ospitandomi a casa sua. Mia madre era andata via già un paio d'anni fa, dopo la morte del suo secondo marito - continuò a svelare e la giovane si sentiva sempre più tradita.
- Ma... - iniziò a dire Brigitte, però Jackson la interruppe immediatamente.
- Lasciami finire, per favore - la pregò lui - E poi...non ho mai frequentato il militare - le confessò ancora, e questo fu un altro pugno allo stomaco - Il Capo...mi aveva minacciato di ucciderti se non facevo quello che diceva lui - Brigitte rimase senza parole. Non sapeva se essere più arrabbiata per il fatto che le avesse mentito, o perchè anche lui era stato vittima dei ricatti del Capo.
- Devi dirmi altro? - sbottò acida. Non voleva usare questo tono con lui, però non riusciva a frenare il disgusto che aveva in quel momento. Sembrava non conoscerlo affatto. Ogni cosa che le aveva detto era una menzogna.
- No, è solo questo - ultimò il ragazzo. Sembrava dispiaciuto, ma non poteva esserlo più di lei.
- Solo questo? -ripeté ridendo sarcasticamente - Solo questo - disse ancora lei, non credendo alle sue parole - Per ora non voglio più ascoltarti - dichiarò furiosa alzandosi e dirigendosi verso l'uscita.
- Lo so che ho sbagliato - ammise prendendola per un braccio e tirandola a sé. In un'altra occasione avrebbe amato quella stretta, la faceva sentire al sicuro - Non avrei dovuto mentirti...ma non avevo altra scelta - continuò cercando di convincerla.
- Jackson, basta! - urlò lei - Ho detto che non voglio più ascoltarti - ribatté con tono fermo ma abbassando la voce - Devo andarmene adesso! - affermò ricominciando a gridare - O dirò cose che potrebbero ferirti! - gli rivelò andando fuori di senno.
- Dimmi tutto quello che vuoi, ma non andartene - la supplicò il ragazzo con occhi lucidi, senza riuscire a farle cambiare idea - Dimmi che sono un bugiardo, un bastardo, uno stronzo...ma per favore non andare via! - le urlò contro penetrando i suoi occhi in quelli di lei, e afferrandola da entrambi i polsi. Gli avrebbe scoccato un bacio proprio adesso, dicendogli che lo amava con tutta se stessa e che in realtà non era arrabbiata. Ma era talmente fuori di sé, che resistette alla tentazione.
- Jackson, per piacere... - adesso era lei a implorarlo - lasciami stare - gli riferì con un sottilissimo filo di voce e trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire. Allora subito la mollò, senza più pretese. Non poteva costringerla a perdonarlo in quel momento stesso. Anche se a fin di bene, aveva esagerato con le bugie. Intanto Brigitte uscì, sbattendo la porta e lasciandolo da solo. Ora doveva aspettare che il vento si placasse, e che quel mare così agitato si calmasse tornando ad essere il mare che avrebbe ospitato il suo veliero.
Non riusciva a smettere di pensare neanche un secondo a alle parole di Jackson. Tutte quelle menzogne si erano insinuate nella sua testa e sembravano non volerle dare tregua. Ogni volta che provava a pensare ad altro, la sua voce da traditore le ritornava in mente. La cosa non poteva che darle fastidio, dato che doveva rimanere lucida per l'incontro in palestra. Okay, devo lasciarmi tutto fuori da qui, disse tra sé Brigitte prima di entrarvi. Mancavano due minuti affinché scattasse la mezz'ora, eppure Tobias era già lì. Era così assorto nei suoi pensieri, da non accorgersi del suo arrivo. Infatti, sotto quella fronte contorta da mille linee tortuose, i suoi occhi neri semichiusi fissavano in lontananza un punto indefinito della palestra. Per un attimo, le sarebbe piaciuto entrare nella sua mente solo per capire cosa lo turbasse. Almeno così avrebbe smesso di pensare ai suoi problemi.
- Eccovi finalmente qui! - irruppe rumorosamente un uomo, appropinquandosi a loro baldanzoso. Brigitte non potè che guardarlo con astio.
- Tu devi essere la nostra eroina - fece l'uomo invadendo sempre di più i suoi spazi, e strizzandole con una mano le guance come se fosse una bambina. L'impressione che aveva avuto di lui era giusta. Aveva gli occhi neri come quelli di Tobias, ma al contrario dei suoi, questi ti guardavano come se ti incidessero un marchio sul viso. Il pensiero che quella mano viscida continuasse a toccarla, la fece raccapricciare costringendola con maestria, a torcergli il polso. In tanti anni, era la prima volta che lo faceva. Non ricordava nemmeno da dove l'avesse visto.
- Non mi piace essere toccata - gli sputò velenosa, peggio di una vipera.
- Mi sembra chiaro - replicò l'uomo cauto, massaggiandosi il polso. Non lo dava a vedere, ma gli faceva male. Era sicura che avrebbe gridato dal dolore se avesse potuto. Brigitte sorrise di ripicca.
- Tu sei Tobias, invece - disse rivolgendosi a lui. Quindi non lo conosceva? La cosa era più grave di quanto si pensasse. A differenza sua, Tobias gli strinse semplicemente la mano senza dire nulla.
- Mi chiamo John - esordì, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni che facevano fatica a stargli in vita a causa del suo ventre prosperoso - E vi insegnerò a essere dei veri e propri leaders - esclamò con voce graffiante.
- C'è tanto lavoro da fare - proseguì - Soprattutto con te - si stava riferendo a Brigitte - Al momento non ci serve la tua acidità - disse sferzante - Quindi, vedi di cambiare atteggiamento - concluse con fare così antipatico, che forse era per questo che aveva perso tutti i capelli.
- Per quanto riguarda te invece - si rivolse verso Tobias - non penso avremo problemi - addusse l'uomo dalla carnagione scura.
- Perfetto - si limitò a rispondere cordialmente.
- Bene, possiamo iniziare - affermò pacato - Direi di accomodarci lì - li invitò facendo riferimento al tavolo su cui venivano appoggiati gli attrezzi. Lo seguirono senza sfiatare, e per loro sorpresa, era vuoto con delle sedie attorno che solitamente non c'erano.
- La missione è divisa in due parti: fase di preparazione e fase di attacco - dichiarò l'uomo gesticolando - Adesso cominceremo con la prima - aggiunse cercando contatto visivo con entrambi. Brigitte non si fidava affatto di lui. Sarebbe stato difficile per lei prenderlo sul serio. Tobias invece, sembrava volerlo analizzare per capire che tipo fosse.
- Sapete che il Cave è così grande da avere le sembianze di una piccola città - asserì - Perciò si presuppone che anche il suo esercito sia abbastanza corposo - disse sfilandosi da una tasca un sigaro - Per questo è importante portare tutti dalla nostra parte - rivelò schietto.
- Sono già tutti costretti a essere dalla vo...nostra parte - intervenne Brigitte correggendosi sulla penultima parola. Che senso aveva convincerli se non potevano agire diversamente? Avrebbero fatto di tutto anche contro la loro volontà.
- Hai detto bene, sono costretti - fece lui - noi, anzi voi, dovete far sì che non lo siano e che facciano tutto questo perché lo vogliono - gli suggerì l'uomo con enfasi, mentre i due erano sempre più sospettosi. - E cosa possiamo fare noi? - interruppe nuovamente Brigitte.
- Oh ragazzi miei, voi potete fare molto. Siete giovani e avete la stoffa per farlo - replicò John - Grazie alla vostra tenacia e perseveranza, sarete in grado di dar loro la motivazione giusta per lottare. Questa missione deve essere la vostra e, soprattutto, la loro ragione di vita - continuò a dire esaltandosi. Brigitte e Tobias si scambiarono delle occhiate fugaci, increduli a quel discorso così manipolatore.
- Cosa faremo a tal proposito? - domandò Tobias, con diffidenza. Brigitte non era l'unica ad aver avuto quella sensazione. - Ogni cosa a suo tempo, caro Tobias - ribattè calmo, emanando una boccata di fumo dal sigaro che aveva appena acceso - Lo scoprirete presto - proseguì - Non vorrei mai rovinarvi la sorpresa - svelò all'ultimo e i due, ormai colleghi, forzarono un sorriso non sapendo a quale terribile gioco andassero incontro.
Buonasera a tutt*!!! Ecco qui il capitolo 35 :) Lo so che è un po' troppo tardi per chiedervelo ma: come sta procedendo la storia? Vi piace? Che ne pensate del nuovo sviluppo che sta prendendo? Fatemi sapere nei commenti, sono curiosa di leggervi ;)
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