Capitolo 29
"Chi si sente minacciato dal ribelle, tende a voler riportare il controllo."
-Ti avevo detto che li volevo integri! - inveì il Capo una volta che Frank entrò nel suo studio - Hanno bisogno di prepararsi e ti sembra che siano in grado di farlo? - esclamò alterato illustrandogli un video dell'allenamento di quel giorno. Intanto Frank si accomodò tranquillo e si accese una sigaretta che aveva trovato sulla scrivania del Capo. Inutile dire che quest'uomo gli stava facendo perdere la pazienza. Aveva sbagliato a dargli tanta confidenza.
- Mi sembra che mi abbia un po' troppo sottovalutato - gli riferì, calcando la voce soprattutto sulle ultime parole - Dia loro qualche giorno e non avranno nemmeno bisogno di allenarsi - proseguì, fissando furbamente il suo datore.
- Spiegami pure - lo invitò il Capo, recuperando improvvisamente la calma perduta un attimo prima. Si sedette e indossò gli occhiali per poterlo scrutare meglio e capire se stesse mentendo. - Veda, c'è qualcosa che non le ho raccontato. Tra gli effetti collaterali del gas ce n'è uno capace di potenziare le prestazioni dei nostri allievi in maniera permanente. Ora sono deboli, ma tra qualche giorno saranno come nuovi - rivelò facendosi avvolgere da un'altra boccata di fumo.
- La prossima volta parlane prima con me, sono io il Capo - affermò solenne - Spero vivamente che sia così - disse e poi lo mise subito in guardia - Ah, e ti avverto: fallo un'altra volta e non avrò pietà per te - si alzò per metà, tenendo una mano ben salda sulla scrivania e indicandolo con l'altra in segno di minaccia.
- Non c'è da preoccuparsene - rispose in modo misurato - Comunque, come mai ha deciso di lasciare libero quel ragazzo? - cambiò discorso Frank, come se quella questione lo stesse ormai annoiando.
- Be', c'è qualcuno che mi ha fatto cambiare idea - confessò e le sue labbra si schiusero producendo una breve risata malefica - e in effetti ho pensato che aspettare sarebbe stata la cosa migliore. Ricorda, la pazienza è l'arma dei più forti - svelò a bassa voce il Capo come se gli stesse confidando un segreto. E forse non lo era.
- Ha ragione - replicò Frank - se ora mi permette - disse, alzandosi in piedi e facendo cenno di andarsene.
- Mi raccomando: assicurati che tutti i ragazzi stiano bene. Non voglio che ci siano più problemi con loro - lo ammonì il Capo con fare severo.
- Non si preoccupi. Sarà fatto - ammise annuendo quasi in segno di sottomissione. A volte faceva il furbo, ma era chiaro chi fosse il Capo e aveva solo bisogno che qualcuno glielo ricordasse.
-E ora che facciamo? - le chiese Rose, una volta che l'addetto della palestra si fosse allontanato. - Dobbiamo distrarli ed entrare - disse ovviamente Brigitte, ma constatò che fosse più facile a dirsi che a farsi. Allora si affacciò di nuovo e vide che uno di loro stava entrando. Dovevano approfittare di questo momento per agire. Sarebbe stato più semplice sbarazzarsi di uno invece che di due.
- Guarda, ora ce n'è solo uno - le riferì Brigitte e Rose si sporse anche lei per vedere. - Forse so come possiamo fare - rivelò di getto Rose, giocando con le sue mani nervosamente - Conosco quella guardia. Be'...ci sono stata una volta a letto - confessò titubante e Brigitte si volse per guardarla negli occhi. Sembrava imbarazzata - Potrei riuscire a distrarlo - disse piano abbassando lo sguardo e le guance cominciarono a sporcarsi di rosso .
- Ehi - la richiamò Brigitte con una carezza - non devi farlo per forza se non vuoi - le suggerì dolcemente, con un tono un po' troppo smielato per i suoi gusti .
- No, posso farcela - affermò determinata, sistemandosi i capelli e sfregando le mani sui vestiti per non far sembrare che fossero sgualciti - Non posso continuare così, devo andare avanti - cercò di darsi forza Rose e Brigitte l'abbracciò improvvisamente. Evidentemente quella stretta le infuse coraggio visto che si avviò con sicurezza verso l'uomo. Intanto Brigitte la osservava da lontano. Doveva ammettere che fosse veramente una bella ragazza. Si trattava di una bellezza rara che la faceva comunque sentire insicura. Si avvicinò alla guardia e Brigitte vide il suo sguardo accendersi quando l'amica gli attraversò delicatamente il viso con la mano. Inizialmente era un po' confuso, ma poi, rimase quasi ipnotizzato anche se non si scompose. Da lontano, non riusciva a inquadrarlo bene ma sembrava giovane e aveva sia la barba che i capelli neri. Rose si alzò in punta di piedi e guidò pian piano la sua bocca all'orecchio di lui. Gli doveva star sussurrando qualcosa di spinto oppure gli stava mordendo il lobo dell'orecchio, perchè subito la prese, più con violenza che con passione, e la ribaltò sulla parete. Per un attimo vide una smorfia di dolore dipingersi sul viso dell'amica e poi lui premette con forza le sue labbra su quelle di lei, mentre le sue mani frugavano incessantemente in ogni parte del suo corpo. Forse non dovevo lasciarla andare, pensò Brigitte. Rose approfittò di quel momento per prendere in mano la situazione e gli cinse la vita, sfilandogli delicatamente le chiavi conservate nella tasca posteriore dei jeans. Le fece cadere accidentalmente, e per far sì che non se ne accorgesse gli circondò il viso con entrambe le mani per approfondire il bacio. Qualche secondo dopo, si separò da lui e gli dedicò un sorriso malizioso che riuscì ad accrescere le sue fantasie. Il gioco era fatto: con una lentezza inaudita, gli scostò la mano che le stringeva il seno e lo portò via. Non fu tanto facile visto che iniziò a fare storie, eppure il suo fare così sensuale e accattivante bastò per farlo cadere ai suoi piedi. Brigitte si nascose per evitare che l'uomo potesse scoprirla, ma sapeva anche che in quel momento, lei era l'ultima cosa che avrebbe potuto vedere. Rose era riuscita a distrarlo e Brigitte ammirò il coraggio che aveva avuto nel ripescare il tanto odioso passato che si era ripromessa di mettere da parte. Si ricordò del giorno in cui ci aveva provato anche lei, e della tensione che c'era tra lei e Tobias. Fortunatamente, o forse sarebbe meglio dire sfortunatamente, le cose non erano andate come previste e la serata finì con uno sparo e una brutta fuga. Rose intanto sgattaiolò via con la guardia ma, prima di scomparire in un altro dei vicoli del Cave, le diede l'okay con la mano. Brigitte mimò un grazie che molto probabilmente neanche notò e si avventò nel corridoio ormai libero. Sperava soltanto che quell'uomo non facesse del male alla sua amica. Sentì un peso sul petto per quello che l'aveva costretta a fare però era inutile rimuginarci sopra. Si piegò rapidamente per raccogliere le chiavi e si lanciò furtivamente verso la porta. Chiuse gli occhi e il suo unico desiderio era che Jackson si trovasse lì. E anche se fosse stato lui, cosa avrebbe fatto? Non ci aveva pensato fino ad ora. Però sapeva che voleva rivederlo anche se per poco, solo per assicurarsi che stesse bene. Non poteva più perdere tempo. Doveva fare alla svelta. Inserì una delle due chiavi e il cuore cominciò a battere sempre più forte come se volesse fuggirle dal petto. Con le mani che le tremavano, madide di sudore e alluminio, fece un giro. La chiave era quella. E poi un altro giro, doveva sbrigarsi. Un terzo giro e finalmente la porta si aprì.
Era ormai da tutta la mattina che stava in quella cella. Cosa ne sarebbe stato di lui? Non ne aveva la più pallida idea. Forse l'avrebbero lasciato lì per tutta la vita fino a quando non sarebbe morto stecchito per la fame e per il freddo, risparmiandosi così qualsiasi tipo di punizione. Avrebbe preferito di tutto, tranne che rivedere quell'uomo. Gli venivano i brividi solo a pensarci. Era ormai da un pezzo che se ne stava seduto a terra. Muoversi freneticamente da una parte all'altra di quella misera stanza sarebbe stato solo uno spreco di energie. Eppure quella cella gliele aveva risucchiate comunque le sue energie, dato che si sentiva spossato e dolorante per aver mantenuto sempre la stessa posizione. Il buio lo stava annientando piano piano senza che neanche se ne accorgesse. D'improvviso si addormentò e non seppe nemmeno per quanto tempo, se per mezz'ora, una o due ore. Ma a svegliarlo fu il rumore di una chiave e la sentì girare per una, due, tre volte e poi qualcuno irruppe spalancando la porta. Per paura mantenne gli occhi ancora chiusi, consapevole che li avrebbe dovuti aprire da un momento all'altro per affrontare il suo destino. E così fece, trovandosi davanti proprio la persona che si aspettava. Quell'uomo riprovevole che gli aveva fatto passare le pene dell'Inferno era lì di fronte a lui. Jackson si alzò istintivamente, dimostrandogli che non era più il ragazzino di due anni prima che era riuscito a raggirare. A volte, un paio d'anni sembrano così pochi da non poter cambiare la vita di una persona. Nel caso di Jackson invece, quei due anni gliel'avevano stravolta completamente.
- Vedo che il destino ci ha fatti rincontrare - constatò ironicamente l'uomo - Non pensi che abbiamo qualcosa in sospeso? - un ghigno malevolo comparve sul suo viso.
- Ho chiuso con te! - scattò Jackson peggio di una molla. Aveva la rabbia che gli scorreva nelle vene al posto del sangue.
- Hai ragione. Hai chiuso, ma non solo con me - gli rivelò con quella sua voce sempre così cavernosa ma allo stesso tempo pacata. Odiava la sua compostezza. Jackson non rispose alla sua provocazione. Rimase immobile in silenzio. Non riusciva a capire dove volesse andare a parare.
- Se solo la smettessi di intrometterti in affari che non ti riguardano ora non staresti qui. Davvero credevi che lo avresti conosciuto? - continuò, e quello che prima era un ghigno, ora si era trasformato in una vera e propria risata sarcastica.
- Che cosa vuoi da me, Mario? - lo attaccò Jackson ormai stanco delle sue frasi in codice. Cosa c'entrava lui in tutto questo, cosa gli avrebbe fatto? - In teoria niente. E nemmeno il Capo a quanto pare - si accertò leggendo una lettera che aveva tirato fuori da una delle sue tasche.
- Che cosa significa? - chiese il ragazzo non capendo bene cosa stesse accadendo.
- Il Capo ti ha lasciato libero - affermò l'uomo e i muscoli di Jackson che fino a quel momento erano stati più tesi di una corda, si sciolsero - Ma io no - proseguì e il giovane tornò sull'attenti. Mario voleva vendicarsi. Doveva trovare un modo per uscire di lì, ma qualsiasi cosa avesse fatto lo avrebbe danneggiato. In più aveva chiuso la porta a chiave, lo aveva sentito una volta che era entrato.
- Sai, non fregherebbe a nessuno se tu morissi - disse con nonchalance, ma in realtà i suoi occhi scuri erano diventati più neri del buio che avvolgeva la cella. Era arrivato il momento di agire e Jackson si pentì di non averlo fatto prima. Si scagliò ringhiando su di lui, ma fu troppo tardi perché con un solo movimento Mario estrasse la pistola e la puntò dritta dritta sulla sua fronte. Il sangue gli si raggelò di punto in bianco, non sentendolo più circolare in nessun'altra parte del corpo. Non percepiva più nulla se non la sensazione del metallo freddo sulla sua pelle anche se la canna si trovava solamente a pochi centimetri da lui. Non poteva fare più niente, ce l'aveva in pugno. Se si fosse mosso, l'avrebbe ucciso. Se fosse rimasto immobile , l'avrebbe ucciso comunque. Eppure rimanere fermo gli sembrava la soluzione migliore. Iniziò a sudare freddo come non aveva mai fatto in vita sua, e il battito del cuore cominciò a rallentare nonostante non avesse fatto partire ancora il proiettile.
-Addio Jackson - esclamò quasi contento Mario, dopo aver caricato il colpo in canna. Jackson poté avvertire la morte già prima di morire. Sapeva che quel proiettile gli avrebbe fatto esplodere il cervello e sapeva che di lui non sarebbe più rimasto niente se non un vago ricordo. Non era agitato, ma rassegnato all'idea di non vivere di più. Chiuse gli occhi, credendo di poter soffrire di meno in questo modo. Ma un secondo dopo, il rumore delle chiavi si fece risentire una, due, tre volte e il colpo tanto atteso non arrivò. Sbarrò all'istante gli occhi, come se si stesse svegliando da un incubo, eppure non sapeva che l'incubo stava proprio per iniziare.
Ancora un secondo e l'avrebbe visto morire dinanzi ai suoi occhi. L'uomo che gli stava puntando la pistola, la indirizzò verso di lei quando la vide.
- Esci immediatamente da qui se non vuoi morire anche tu - le impose con tono torvo mentre si avvicinava e le rivolgeva uno sguardo velenoso che avrebbe potuto ucciderla seduta stante. Brigitte rimase bloccata per qualche secondo, come se ogni parte del suo corpo si fosse paralizzata. Aveva i piedi ben piantati a terra e non riusciva a muoverli: pensò che il pavimento di pietra si stesse trasformando in sabbie mobili che, piano piano, l'avrebbero inghiottita. Cercò di mantenere la mente lucida. Cosa le diceva suo padre? Di restare calma, qualsiasi cosa le fosse successo. Eppure quando hai qualcosa da difendere, è normale avere paura, è normale agitarsi, è normale sentire che il cuore comincia a palpitarti nel petto e che non riesci più a controllare il respiro. Ma niente di tutto questo ti porta alla soluzione. Aveva bisogno di aiuto. Scoccò un'occhiata rapida verso Jackson, e lui era teso quanto lei. Tuttavia annuì delicatamente con il capo come per sostenerla. Lui le avrebbe retto il gioco qualsiasi cosa avesse fatto. Si fidava di lei, e questo le diede il coraggio necessario per procedere nonostante avesse potuto mettere fine alla sua vita.
- No - rispose risoluta Brigitte quasi con arroganza, ricambiando lo stesso sguardo. Non doveva farsi vedere spaventata. Le persone come lui sono peggio degli animali: riescono a fiutare quando qualcuno ha paura. - Bene - disse con tono perentorio - vuol dire che farò in fretta - e poi dopo aver mostrato un sorriso provocatorio, sparò. Brigitte quasi non diede ascolto al suo cuore che urlava e grazie ad una scossa di energia che le pervase il corpo, si abbassò, proprio nel momento stesso in cui aveva premuto il grilletto. Un po' se l'aspettava. Chi si sente minacciato dal ribelle, tende a voler riportare il controllo. Il proiettile perforò la parete del corridoio, e un rumore assordante simile a quello di un'esplosione giunse alle sue orecchie. Jackson non esitò un attimo a scagliarsi su di lui e, sorprendendolo di spalle, lo afferrò per il collo. Le sue braccia possenti glielo cinsero con così tanta forza da non farlo respirare. L'uomo divenne rosso in volto e fece cadere distrattamente la pistola a terra per potersi liberare dalla presa. Brigitte allungò il braccio, e agguantò l'arma. Intanto Jackson continuava a trattenerlo mentre lui si dimenava come una bestia. Mario gli diede una potente gomitata nello stomaco facendogli allentare per un attimo la stretta e riuscendo così a liberarsi. Jackson si piegò per un attimo in due e Brigitte approfittò di quel momento per emettere un altro colpo, prima che quell'uomo potesse fargli del male. Premette sul grilletto, e sentì di essere un tutt'uno con la pistola come se avesse lei il comando della loro vita. Non si pose il problema di sentire il rimorso una volta aver sparato. Non aveva paura delle conseguenze, sapeva di doverlo fare per un bene più grande. La pallottola, quasi più veloce della luce, andò a finire sulla caviglia dell'uomo. Lo strepito reboante dell'arma la riportò alla realtà. Mario si accasciò a terra, e il suo viso prima rosso, ora si contraeva in una smorfia di dolore. L'uomo emanò un grugnito quasi animalesco e si toccò la ferita con una mano macchiandosela di sangue. Adesso avevano via libera. Brigitte e Jackson sgattaiolarono fuori repentinamente e nel farlo, lui s'impadronì della sua mano. Tutto quello che avrebbe voluto adesso era semplicemente starle accanto, abbracciarla e baciarla tornando così a sentire come si risvegliava quell'intesa che li aveva travolti sin dalla prima volta. Brigitte gliela strinse un po' troppo, come se quel contatto pieno di energia fosse in grado di caricarla. Il cuore batteva forte ad entrambi forse per l'ansia, o per semplice il fatto che stessero fuggendo, o forse soltanto perché, dopo tanto, si erano ricongiunti. Una cosa era chiara ad entrambi: nulla può porre fine all'amore se non l'amore stesso, e il loro non era decisamente finito.
Ehilà!! Avrei dovuto aggiornare un po' prima dato che il capitolo era quasi pronto da qualche giorno...quindi perdonatemi ;) Visto che siamo già arrivati al ventinovesimo capitolo, volevo sapere se la storia vi ha ormai appassionato. Fatemi sapere, sono sempre contenta di leggere i vostri commenti. Un bacio e buona serata :*
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