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Capitolo 27

" Una bugia è solo una melodia udita da un sordo o un dipinto ammirato da un cieco. "

Il mattino dopo  non fu esattamente proprio come se lo immaginava. Brigitte si alzò di soppiatto, ansimando a causa di  un brutto attacco di panico. Raramente faceva degli incubi, anzi, era solita dormire sonni tranquilli anche se c'era qualcosa che la preoccupava. Ma quello che aveva vissuto il giorno prima andava oltre una semplice ansia. Ormai era entrato a far parte del suo inconscio, come un marchio inciso sulla pelle che sarebbe stato difficile da levare.  I ricordi del giorno precedente erano ancora floridi nella sua mente e la perseguitavano continuamente. Inizialmente aveva sognato di star scappando da quel gas e  poi che Rose svenisse, lasciandosi divorare completamente dal fumo. Alla fine non vide più nulla se non una serie di scene abbastanza confuse da ricordare. Con gli occhi spalancati si rivolse verso la sua amica e cominciò a calmarsi quando vide che stava beatamente dormendo. Allora sprofondò di nuovo la testa sul cuscino e quei  respiri, che erano stati brevi e veloci,  iniziarono ad attenuarsi. Esausta fissò il soffitto e ripercorse in un attimo tutto ciò che era successo. Dopo aver proclamato la vittoria, erano tutti tornati al Cave con lo stesso autobus con il quale erano partiti. Molti di loro sembravano degli zombie che camminavano senza sapere dove stessero andando. Una volta tornati, furono costretti ad essere portati in infermeria per vari controlli. I loro visi erano scarni e cadaverici mangiati da due pozze nere sotto gli occhi. Brigitte e Rose furono le uniche a non andarci.  Anzi, la prima cosa che fecero  fu quella di abbandonarsi al sonno. Questo le fece ricordare che aveva dormito  con quella tuta sporca e visto che non avrebbe voluto vederla  almeno per un po', decise di alzarsi, e di iniziare questa nuova giornata. Non era più tempo di riposare, ora più che mai, doveva tenere gli occhi aperti. 























Ancora una volta era finito nei guai.  Gli era parso di sentire che l'avrebbe pagata cara a causa della sua condotta. Eppure non riusciva a ricordare molto per quante ne aveva prese. Non solo lo avevano sbattuto fuori, ma addirittura quattro o forse cinque di loro erano usciti per picchiarlo. Non aveva idea di come lo avessero conciato, ma sicuramente non doveva avere un bell'aspetto. Innanzitutto sentiva il dolore formicolargli un po' dappertutto, soprattutto nel fianco destro e parte dell'addome. Si guardò le mani, e le sue nocche rosse   lasciavano intravedere del sangue ormai seccato.  Per un momento era riuscito a difendersi? Non lo ricordava, come non ricordava tutto il resto d'altronde. Allora esaminò il luogo in cui si trovava, vedendosi circondato solamente da quattro mura nere che gli facevano intendere si trattasse di una cella. Questo suscitò  in lui  una piccola risata sarcastica che riecheggiò nella stanza vuota. Cos'altro avrebbero potuto fargli? Aveva già avuto quello che si meritava. Non sapeva se mantenere la calma o agitarsi dato che quello sarebbe potuto essere l'ultimo giorno della sua vita. Eppure non ebbe modo di pensarci, visto che iniziò a sentire dei passi avvicinarsi sempre di più alla cella che si sarebbe aperta da un momento all'altro.                                                                                            - Che cosa succede qui? - chiese qualcuno con fare autoritario. Non ci volle molto a capire chi fosse. Tobias era lì, e il solo pensiero di sentirlo parlare lo faceva innervosire.

- Il ragazzo nuovo - esordí un uomo e Jackson rabbrividì a sentire di nuovo quella voce - dicono che abbia provocato una rissa in armeria - concluse con tono scocciato. Con gli occhi sbarrati e il cuore fermo per un istante, Jackson sperò di non rivederlo. Da allora seguirono pochi secondi di silenzio che non fecero altro che aumentare il terrore che stava incominciando a covare.

-Perfetto. Sapete cosa fare - si limitò a rispondere Tobias, senza scomporsi. E dopodiché, Jackson non sentí più nulla. Accovacciato a terra, si nascose la testa tra le gambe desiderando di scomparire. Si portò la mano tremante dietro al collo come per trovare conforto. No, non poteva essere lui. Eppure era impossibile confondere quella voce che lo aveva perseguitato per anni. Si doveva esser sbagliato. La paura a volte gioca brutti scherzi. No, non era lui. E anche se cercava di convincersi, sapeva in cuor suo che non era così. Una bugia è solo una melodia udita da un sordo o un dipinto ammirato da un cieco. In entrambi i casi , è solo un modo per fuggire dalla realtà e Jackson non poteva fare altrimenti.























La riunione con i primi membri del Cave era stata prefissata per le otto in punto. Come assistenti di Tobias, Brigitte e Rose avevano diritto a incontrare i primi uomini che avevano messo piede nel centro d'addestramento. Erano i più anziani, cioè coloro che si erano guadagnati la fiducia del Capo ormai da tempo.  Chissà se l'avrebbe conosciuto. Moriva dalla voglia di trovarsi a faccia a faccia con lui. L'avrebbe fissato negli occhi, e poi strangolato con le sue stesse mani e dopo sarebbe morta anche lei. Un desiderio a dir poco ottuso e  irrealizzabile.

- Avete capito? - chiese loro  Tobias una volta giunti dinanzi ad una porta che non avevano mai visto prima. Pensare al Capo aveva fatto sì che Brigitte perdesse la testa  totalmente. Odiava come  quell'uomo riuscisse ad avere il pieno controllo sulla sua mente.

- Eh? - domandò Brigitte arrossendo mentre Rose annuiva.

- Ho detto - la guardò male lui - di stare attente a ciò che dite lì dentro e di  cercare di fare una buona impressione - disse con fare antipatico.

- Ci sarà anche il Capo? - non esitò a chiedergli Brigitte con curiosità.

- No. É raro che si faccia vedere. Soltanto chi è qui da tempo ha l'onore di parlargli. Ora, se non avete altre domande, entriamo -    contestò sbrigativo Tobias e Brigitte non capiva il perchè fosse così scontroso questa mattina. Lo era sempre quando non stavano da soli, ma oggi era più strano del solito. Brigitte e Rose accennarono un sì con la testa e un secondo dopo Tobias aprì quella grande porta.  C'erano circa una ventina di persone sedute attorno ad un lungo tavolo rettangolare che ridevano e parlavano animatamente  tra loro.  A Brigitte parve di riconoscere solamente qualche volto, mentre altri non li aveva mai visti.  La maggior parte doveva avere una sessantina d'anni e soltanto alcuni avevano più o meno  l'età di Tobias.  Tutti si zittirono quando quest'ultimo si fece avanti.  E subito dopo l'attenzione  passò da lui  alle due ragazze. Brigitte sentiva quegli occhi puntati su di lei, che la guardavano e la scrutavano con sfacciataggine. Si ricordò di quello che le diceva sempre suo padre, ovvero di camminare a testa alta e con il petto in fuori per mostrare sicurezza. Seguì il  suo consiglio e  poi si sedette in uno dei due posti vuoti all'inizio del tavolo, più precisamente accanto a Tobias che era a capotavola. Qualcuno continuava ancora a parlare sottovoce e addirittura le parve di sentire che i vecchi assistenti se ne erano andati poiché erano stati minacciati. Per un attimo sbiancò   a sentire quelle parole e sperò di aver compreso male, sebbene il ricordo di quel giorno fosse vivido sulla sua pelle.

- Loro sono le vincitrici dell'esercitazione - esordì Tobias - nonché anche le mie assistenti, Brigitte e Rose - face cenno a loro e tutti non fecero altro che mantenere il silenzio.                                                                                                                                                                         - Piacere di conoscervi - replicarono entrambe serie  all'unisono per rompere il ghiaccio. Nessuno ricambiò, anzi, ognuno di loro non faceva altro che fissarle come se avessero fatto qualcosa.                                                                                                                                                                                - Te le sei scelto bene stavolta le assistenti - si decise a parlare almeno uno di loro sorridendo, anche se il suo sorriso non assicurava nulla di buono.                                                                                                                                                           - Come scusi? - finse di non capire Brigitte, mentre Tobias l'agghiacciò con lo sguardo però lei non lo stava curando affatto.

- Dai, non fare la finta tonta. Tu sei quella della cena dell'altra volta - rispose riferendosi a quella sera nel ristorante - E tu invece, sappiamo bene chi sei - continuò questa volta rivolgendosi a Rose e il suo sguardo era più che  malizioso. Rose abbassò gli occhi, e le sue guance si tinsero di rosso. Mantenne lo stesso silenzio che si era portata con sé per anni, e che stava conservando tutt'ora.  Quell'uomo stava toccando un tasto dolente della sua vita che stava cercando ancora di aggiustare. E purtroppo, la dignità è come una casa: una volta che l'hai distrutta, per costruirla da capo ci vuole tempo. Se Rose non era solita rispondere alle provocazioni, Brigitte invece, non riusciva a stare zitta. Notò  lo sguardo sofferente della sua amica e questo l' autorizzò a rispondere.                                                                  - Che cosa vuole insinuare? - lo sfidò allora alzandosi in piedi a causa del nervoso che le stava contorcendo lo stomaco, e appoggiando le mani sul tavolo per tenerle ferme.  Tobias subito l'afferrò per un braccio e le ordinò  di sedersi all'istante. La ragazza stizzita, si liberò bruscamente dalla sua stretta e tornò a sedersi linciandolo con l' abisso dei suoi occhi.                                                                                                                - Da oggi in poi mi aiuteranno negli allenamenti e potranno partecipare anche ad alcune attività destinate principalmente agli over - proseguì con il suo discorso Tobias, ma a nessuno sembrava importare veramente

- Ora che abbiamo terminato le presentazioni posso ritenere conclusa la riunione a meno che vogliate aggiungere altro.

- Come sta il tuo fidanzatino, Brigitte? - chiese un altro più giovane mentre tutti si stavano alzando. Aveva i capelli ricci e rossi e gli occhi verdi chiarissimi. Sarebbe stato anche carino se solo non si fosse preso gioco di lei.  Brigitte lo guardò  attonita visto che in pochi sapevano della sua relazione. La ragazza evitò di rispondere e si diresse subito verso la porta.  Non riusciva a capire il motivo per cui non facessero altro che deriderla.  In qualsiasi   contesto risultava essere sempre una minaccia per gli altri.

- Starà morendo dalla vergogna per quello che ha detto - disse ridendo il ragazzo a quello che l'aveva attaccata inizialmente. E fu allora che Brigitte non capendo di cosa avevano tanto da ridere, si girò e li aggredì a voce alta:

- Di che diamine state parlando?

- Ma come non lo sai? - fece di nuovo il vecchio - della tua dichiarazione in diretta. Ah, i giovani di oggi non ricordano mai nulla -disse ironicamente e le ci volle un attimo per capire a che cosa si stesse riferendo. Tutti avevano sentito quello che aveva detto durante l'esercitazione? Di colpo Brigitte arrossì, non sapeva se per l'imbarazzo  o per la rabbia, e senza volerlo si morse un labbro.

- Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua? - la derise il rosso mentre gli altri  assistevano incuriositi allo show. Era vero, non se lo aspettava. Non aveva la minima idea di quello che stava dicendo   e soprattutto non era a conoscenza di aver spiattellato i suoi segreti all'intero centro d'addestramento. Provava vergogna, ma non per ciò che aveva detto,  ma perché avrebbe voluto tenerselo per sè. I suoi sentimenti erano troppo preziosi per essere ridicolizzati in questo modo.  E allora per difendere ancora una volta ciò che sentiva suo, sferrò un pugno dritto dritto sul naso del tipo senza alcun rimorso. Subito sentì due braccia possenti prenderla da dietro ed era Tobias che la stava allontanando con la pretesa di portarla fuori.

- Stronza. Farà la stessa fine del suo fidanzato - sentì dire Brigitte da quel ragazzo prima di varcare la soglia della saletta. Tobias continuava a tenerla stretta e intanto faceva cenno a Rose che sarebbero tornati presto.  Brigitte continuò a dimenarsi e lui la lasciò libera solo  quando giunsero in un'altra stanza, che doveva essere un magazzino viste le pile disordinate di scatoloni che giacevano lì.

- Che cosa ti è preso? - le chiese irritato Tobias, incrociando le braccia.                                                                       - Non hai visto come mi hanno trattato? - contestò di rimando Brigitte.

- Ti avevo detto di fare attenzione. Qua funziona così: gli ultimi arrivati devono conquistarsi la stima altrui. E per come ti sei comportata, hai rovinato tutto - la rimproverò come se fosse solamente colpa sua.                                                                                                      - Ma ti senti quando parli? Mi hanno praticamente accusato di essere una prostituta - sbottò Brigitte con la rabbia che si irradiava nel petto.                                                                                                                     - Se fanno così è perchè sono invidiosi di voi. Molti dei loro figli sono addirittura nati al Cave ma non hanno avuto gli stessi privilegi che avete avuto voi. Mi sembra che tu stia un po' sottovalutando l'incarico - disse infuriato Tobias, alzando un bel po' la voce. Per fortuna dove stavano loro nessuno poteva sentirli.                                            - Non sto sottovalutando l'incarico. Sto solo difendendo ciò che mi appartiene - sostenne questa volta duramente ma con tono pacato

- Non permetto a nessuno di parlare male di me o dei miei sentimenti. Per caso essere innamorati è una disgrazia? - gli domandò penetrando i suoi occhi in quelli di Tobias che subito si incupirono leggermente.                                                                                                                                                   - Se solo non avessi rivelato al mondo intero ciò che provi, forse ora non ti troveresti in questa situazione - sentenziò l'uomo con apatia, ferendo la sua sensibilità. Brigitte gli tirò uno schiaffo , così forte che il rumore rimbombò nel posto in cui l'aveva portata. Un secondo dopo, alcune lacrime cominciarono a rigarle il viso silenziosamente.

- Perchè parli senza sapere? Pensi veramente che io abbia voluto dire quelle cose? Non ero in me ieri. Ma non penso di doverti delle spiegazioni - disse asciugandosele e poi avvicinandosi a lui -  Forse sei tu che le devi a me. Cosa è successo a Jackson?- lo interrogò spietatamente, e per un attimo i suoi occhi magnetici lo confusero facendolo stare zitto. Aveva lo sguardo di chi sa tutto, ma non vuole parlare. Eppure  Brigitte esigeva una risposta, e la quiete non era tra le opzioni.   - Sto aspettando - lo sollecitò con fermezza, portando le braccia al petto e picchiettando il piede sinistro sul pavimento. Eppure  la risposta non arrivò nemmeno così.

-  Non lo ripeterò un'altra volta - pronunciò questa volta piano - dimmi, cosa, gli è successo! - e poi   alzò gradualmente la voce scandendo parola per parola.

- Non lo so! - iniziò ad urlare lui - ha fatto qualche cazzata e ora si trova in una delle nostre celle per essere punito! - sbottò finalmente, e Brigitte non sapeva se sentirsi sollevata visto che aveva sputato il rospo.

- Perchè non me l'hai detto? - la sua  voce era tornata docile, anzi quasi spezzata dal pianto e Tobias non le stava degnando nemmeno di uno sguardo. L'aveva ferita, ma anche lei lo aveva fatto. Brigitte doveva conoscere perfettamente il motivo per cui non le avesse riferito nulla. Eppure finse di non sapere, sentendosi pugnalata per delle parole non dette. Ma in realtà, sapeva bene  che  i sentimenti non ricambiati possono dolere più delle parole. Quest'ultime si perdono, si consumano col tempo, mentre i sentimenti rimangono e nessuno potrà cancellare dal  tuo cuore ciò che hai provato per una persona. Sentiva che sarebbe scoppiata da un momento all'altro se fosse rimasta lì. Era stanca di discutere, ma allo stesso tempo voleva sfogarsi. Senza dir nulla  se ne andò, ignorando completamente il suo silenzio.                                                                                                                        - Non ti ho detto di andare via - disse severo lui, mentre Brigitte gli aveva già dato le spalle. Non poteva vedere quale espressione avesse sul viso in quel momento, ma era sicura che i suoi muscoli fossero tesi e la fronte invece  corrugata, proprio così come  era  solitamente quando usava quel tono. Lei continuò a camminare, ignorandolo  ancora.

- L'istruttore qui sono io, e devi obbedire ai miei ordini - insistette ora più innervosito di prima, anche se, con quei modi così rudi e contemporaneamente seducenti, sarebbe riuscito ad  abbindolare qualsiasi ragazza,   tranne lei ovviamente, che era impossibile da manipolare.  Brigitte chiuse i pugni con così tanta forza per evitare di esplodere. Stava giocando con la sua pazienza, ormai doveva sapere che non ne avesse. Aumentò la velocità dei suoi passi, concentrandosi solo su di essi. Come aveva potuto nasconderle qualcosa del genere? Era a conoscenza del suo amore per  Jackson e non dirle la verità non lo aveva affatto aiutato. Forse però c'era da aspettarselo. Ora non poteva più contare su di lui.  Non riusciva nemmeno a capire perché era infuriato con lei se non aveva nessuna colpa se non quella di essersi difesa quando ce n'era stato il bisogno. Tra l'altro, lui non aveva fatto niente. Non che le importasse essere difesa da qualcuno, ma aveva permesso che la umiliassero in quel modo. Le avevano quasi calpestato la dignità, eppure era tutto normale per lui. Sentí un malore invaderle lo stomaco per il nervosismo, e si mordicchió il labbro una, due volte. Fortunatamente poteva guardarla solo da dietro mentre se ne  andava via. E invece avvenne qualcosa che non doveva capitare, che non si sarebbe mai aspettata, almeno in quel momento. Tobias l'aveva seguita, e poi, quando la distanza tra loro si era annullata, la attirò a sé con quella sua testardaggine e le rubó un bacio. Non ricordava nemmeno di essersi voltata, e soprattutto, non ricordava come le sue labbra fossero finite sulle sue. Brigitte non sentí nulla, se non la pressione della sua bocca sulla sua. Ci mise così tanta violenza che la sentì diffondersi in tutto il corpo. Forse solo adesso riusciva a capirlo, lui era come lei. Entrambi avevano la stessa fiamma che bruciava, la stessa ira che poi si era tramutata  in qualcosa di più grande, in una miscela di sentimenti difficili da gestire, un misto di amore e odio. Eppure due corpi con la stessa carica non sono destinati a rimanere vicini, ma a respingersi, a stare lontani. Nonostante provassero gli stessi sentimenti, i loro cuori seguivano due vie diverse. Lei innamorata di un altro, lui  innamorato di lei.  Allora Brigitte si sentì così sciocca per non aver chiarito le cose. Pensava si fosse infatuato di lei, come si infatuano tutti gli uomini quando vedono una bella ragazza,  ma non credeva che potesse sfociare in qualcosa di più profondo. A volte in amore bisogna essere egoisti, ed entrambi si stavano comportando da tali. Lui egoisticamente la stava privando della libertà di amare qualcun altro e lei lo stava privando dell'opportunità di essere amato. Quell'attimo che sembrò eterno si spezzò, e finalmente si separarono con il cuore in gola. Brigitte notò nel suo sguardo un brillio diverso, quasi di mortificazione. Avrebbe voluto spiegargli che tra loro non poteva funzionare, ma forse non c'era più nulla da spiegare.

- Non posso, scusami - le vennero in mente soltanto queste tre parole,  che, se apparentemente potevano sembrare misere, in realtà erano frutto di un'esplosione di emozioni. E poi se ne andò veramente, senza nemmeno guardarlo negli occhi perché non voleva che continuasse a  ferirla.  Eppure lo aveva già fatto, aveva sentito come il cuore di lui si rompeva e come i suoi cocci  taglienti trafiggevano anche il cuore di lei. Si asciugò con i pollici qualche lacrima che era venuta fuori senza accorgersene e poi decise che era arrivato il momento di prendersi ciò che era suo.











Ehilà! Come state? Nell'ultimo periodo non sono riuscita ad aggiornare ma spero di farlo in queste vacanze. Allora, in quanti hanno amato e odiato questo capitolo? Fatemelo sapere nei commenti :')

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