Capitolo 25
" Ci sono emozioni più potenti di altre che, come un fucile che non riesci a manovrare con destrezza, sono capaci di distruggerti fino ad essere trafitto dallo stesso proiettile che avevi usato per difenderti."
- A che punto siamo? - esclamò il Capo, una volta aver lasciato entrare Frank, il sovrintendente dell'armeria che si stava occupando di monitorare l'esercitazione. Era un dipendente impeccabile, difficile da sostituire. Ma soprattutto, non aveva mai deluso il Capo venendosene fuori sempre con nuove invenzioni, come questa appunto.
- Ne sono rimasti solo cinque - sentenziò dopo essersi avvicinato a lui per mostrargli un piccolo monitor nero illuminato soltanto da alcuni punti colorati.
- Questi sono quelli ancora attivi - gli disse indicandogli col dito cinque bollini verdi che lampeggiavano e si muovevano - Questi bianchi sono tutti coloro che sono stati colpiti dal vapore e quelli rossi sono i bersagli ancora disponibili -concluse con tono pacato il supervisore senza tralasciare alcun dettaglio.
- Si risveglieranno vero? Sai che non possiamo perderli proprio ora - chiese il Capo, facendo scendere gli occhiali sulla punta del naso per poter osservare meglio la mappa che gli stava illustrando. Ovviamente a lui non interessava se fossero vivi o morti, il suo era un interesse puramente personale.
- Certo. Si tratta di un gas che contiene sedativi ipnotici. Pertanto, la sua assunzione comporta la perdita dei sensi per almeno un paio d'ore. In casi più lievi, provoca sintomi di stanchezza e debolezza muscolare - spiegò animatamente il sovrintendente, mostrando quasi un cenno di orgoglio visto che si trattava di una sua idea. - Devo dire che questa volta ti sei superato - ammise il Capo, senza prestare più attenzione allo schermo e iniziando ad inserire un hard disk nel suo computer.
- Hai registrato qui tutti i dati dell'esercitazione? - gli domandò mentre si apriva una schermata con una serie di nomi e orari.
- Esattamente. Ci sono scritti i nomi di tutti i partecipanti, l'orario in cui si sono disabilitati e il numero dei bersagli colpiti. Si aggiorna in tempo reale e, grazie alle videocamere che abbiamo installato, può osservare tutti i loro movimenti - gli disse, descrivendogli il file che gli era appena comparso. Il Capo iniziò a scorrere e ad analizzare ogni nominativo. Come gli aveva detto Frank, la maggior parte di loro era già fuori dall'esercitazione perciò non gli fu difficile individuare i fortunati ancora in gara.
- Adesso ne sono rimasti soltanto quattro - annunciò tutto eccitato Frank, puntando il dito sul suo monitor come se quello fosse solamente un gioco. Il Capo non gli diede ascolto perché ormai la sua attenzione era rivolta ad altro. Scrollò giù con il mouse osservando i punteggi degli ultimi: 75, 100, 120 e infine, 150. Sul suo viso spuntò un sorriso beffardo quando cliccò sul nome che aveva davanti. Apparve una sua foto e tutto ciò che gli serviva sapere.
Soggetto n.50, ragazza: Brigitte Smith Data di nascita: 20/05/2000 Bersagli colpiti: 150
Poi chiuse la schermata soddisfatto e si accese una sigaretta come suo solito. Questa competizione aveva già dei vincitori. Ma non era detta ancora l'ultima. Che fretta c'era di finirla lì? Avrebbero dovuto aspettare fino all'ultimo raggio di sole prima di potersi proclamare i nuovi assistenti del Cave.
In quel dì di novembre, il sole continuava a splendere anche se in modi diversi. Ci sono punti in cui la luce è più forte tanto da farti prendere un'insolazione e in altri è così flebile da non trasmetterti alcun calore. Brigitte e Rose stavano raggiungendo la zona più illuminata, quella che secondo loro gli avrebbe conferito più vantaggi. Erano convinte che lì avrebbero potuto individuare altri bersagli e così vincere la competizione. Ma non sempre la luce ti rischiara il cammino, anzi, a volte potrebbe farti rivelare cose che avresti voluto lasciare nell'oscurità. Intanto camminavano veloce, zigzagando da un albero all'altro e in completo silenzio. Probabilmente gli uccellini erano gli unici testimoni di quella sfida, gli unici, che nonostante fossero solamente degli animali, avevano percepito la disumanità di tutta quella situazione. Perché per il Capo, i partecipanti di quella esercitazione non erano altro che numeri, orari e non persone dotate di sentimenti, di emozioni, di anima. Gli sarebbe importato veramente se qualcuno di loro fosse morto? Era questa la domanda che si poneva spesso Brigitte, e a cui non aveva mai avuto coraggio di rispondere. E anche in questo momento, mentre attraversava il vasto campo invaso da alberi sempreverdi, non riusciva a calibrare l'andamento dei suoi passi con quello dei suoi pensieri. Più procedeva, e più si vociferavano senza che lei ne avesse il controllo. E tra questi appunto, tornava sempre quel famoso rompicapo del quale conosceva intuitivamente la risposta.
- Manca ancora molto? - chiese Rose esasperata, fermandosi per un momento e inarcandosi tutta tenendo le mani sulle gambe flesse. Cercò di riprendere fiato e subito, quei sospiri brevi e affannosi che la stavano tormentando per tutto il cammino si dileguarono, permettendole di ritornare a respirare regolarmente. Brigitte si voltò e poté comprendere benissimo la sua debolezza visto che in un certo senso si sentiva anche lei così. Non lo dava a vedere, ma sentiva che le sue gambe avrebbero ceduto da un momento. Il respiro si stava facendo più corto quanto più rapido insieme al cuore che vacillava. Eppure il senso di rabbia era così forte che invece di farla cadere, la spingeva a lottare.
- No, siamo quasi arrivate - rispose Brigitte, avvicinandosi a lei e spostandole una ciocca che le copriva il viso. Aveva le guance infuocate e un filo madido di sudore le scendeva dalla fronte. Brigitte vi poggiò la sua mano e si rese conto che scottava proprio come se fosse una stufa. Le doveva essere salita la febbre. Si guardò intorno disperata, in cerca di qualcosa che potesse aiutarla a far abbassare la temperatura. Ma al momento terra, foglie e alberi non facevano al caso suo. Rose iniziò a tremare tutta e proprio come carta che svolazza via col vento, si accasciò debolmente a terra accucciandosi e lasciando il capo ormai stanco, chino sulle sue ginocchia. Sicuramente dovevano essere stati gli effetti collaterali di quel fumo a farla stare male. Brigitte pensò a mille rimedi a cui però non poteva fare affidamento ora. Quando era piccola, suo padre era solito metterle un panno bagnato sulla fronte o le avvolgeva i polsi con fazzoletti impregnati di alcol se era necessario. Odiava quell'odore pungente che le penetrava nelle narici e che, in un'occasione del genere, le faceva venire anche la nausea. Eppure mai avrebbe dimenticato l'espressione stampata sul viso di suo padre, con quella fronte accigliata e con quegli angoli della bocca piegati verso il basso che gli conferivano un'aria stanca. Le cambiava pazientemente i pezzi di stoffa rimanendo sveglio tutta la notte. Ma lo faceva con amore. Un amore però, che le aveva dimostrato poche volte. Infatti, non si lamentava mai nonostante i cerchi scuri che si formavano sotto i suoi occhi per lo scarso riposo e gli sbadigli che si susseguivano uno dietro l'altro. Per un istante, sembrava che Brigitte non stesse descrivendo suo padre. Era sempre stato un uomo severo e composto ma solamente in poche occasioni era premuroso con lei. Invidiava i momenti della sua fanciullezza perché probabilmente erano più ingenui rispetto all' adolescenza rigida che aveva vissuto. In ogni caso, decise di mettere da parte quell'infanzia rubata e di pensare al presente, anche se non sapeva assolutamente cosa fare. Senza pensarci due volte, la incitò ad alzarsi ma fu del tutto inutile visto e considerata la sua debolezza. Allora afferrò le sue braccia esili e goffamente la trascinò a peso morto sotto un albero dove c'era ombra. La sistemò facendo aderire bene la schiena contro il ruvido e robusto tronco. Questa fu l'unica idea che le venne in mente. Si sentiva persa in un bivio, perché non sapeva se raggiungere il posto che avrebbe messo fine a quella tortura o se badare prima a Rose. Aveva completamente le mani legate. Era consapevole di non esserle d'aiuto soprattutto in una campagna sperduta, eppure aveva promesso a se stessa che non avrebbe più rinunciato a niente, né alla sua amicizia e né alla sua ambizione.
- Rose rimani qui - le disse all'orecchio Brigitte, abbassandosi. Dirle una cosa del genere in questo momento sembrava un 'offesa dato che non riusciva nemmeno a stare in piedi.
- Vado a chiedere aiuto. Non ti preoccupare, non starò via a lungo - concluse frettolosamente, alzandosi e accarezzandole la guancia umida prima di andare via.
Suo padre le diceva sempre di mantenere la calma anche quando aveva paura , perché così sarebbero stati gli altri ad avercela di lei. Scosse la testa, pensando a quanto fosse stata scettica nei confronti di quella frase fino ad allora. In parte aveva ragione. Ci sono emozioni più potenti di altre che, come un fucile che non riesci a manovrare con destrezza, sono capaci di distruggerti fino ad essere trafitto dallo stesso proiettile che avevi usato per difenderti. Perciò doveva imparare a utilizzare quest'arma con cautezza e iniziare a pensare lucidamente. Si soffermò per qualche secondo, supponendo che in un campo così vasto, sarebbe dovuto esserci qualcosa che avrebbe potuto fare al caso suo. Un giorno la sua professoressa di scienze aveva spiegato che i fiori di un particolare arbusto si erano rivelati un buon rimedio per far calare la febbre. Serrò gli occhi e poggiò le dita sulle tempie, cercando di fare mente locale. Era difficile per lei ricordare qualcosa che aveva sentito appena e che le era entrato quasi per sbaglio in testa. Non era solita stare attenta durante le lezioni. Si concentrò al massimo, sentendo che quella parola si trovasse proprio sulla punta della lingua e che era pronta a venire alla luce. Il nome doveva cominciare con la s, ed era anche un tipico arbusto siciliano. Ancora qualche attimo di esitazione e poi le venne, come un fulmine che non si vede arrivare per la sua velocità ma che ti colpisce in un istante. Si trattava del sambuco, come aveva potuto dimenticarlo. Lo aveva anche intravisto da quelle parti. Si passò nervosamente una mano tra i capelli e poi scappò verso una direzione qualunque. Non sapeva se fosse quella giusta, ma era stato il suo istinto a guidarla. Non sapeva nemmeno se avesse funzionato, ma non poteva rinunciare, almeno non prima di averci provato.
Mancava davvero poco alla fine della competizione e il celebre terrorista ferveva dalla voglia di annunciare i vincitori. Nonostante fosse sembrata quasi banale, in realtà questa esercitazione avrebbe dato una svolta al Cave. Il Capo bevve un sorso del suo caffè amaro e fece un lento giro sulla sedia girevole su cui era accomodato. Guardò il computer ed erano rimasti soltanto in tre: un ragazzo e due mocciose. Ma lui sapeva bene a chi appartenesse già la vittoria.
- Signore - entrò nuovamente Frank preoccupato - sono rimasti soltanto tre partecipanti in gara, ma uno di loro si è fermato. Il suo fucile però è ancora attivo - affermò il supervisore frettolosamente e mangiandosi anche qualche lettera. Quasi come se fosse un reality, il Capo aprì i dati e spinse sul nome della ragazza presa in questione. Dopo qualche secondo ne venne fuori l'immagine di lei mentre si trovava seduta e appoggiata ad un albero. Aveva un aspetto terribile, il suo viso era cadaverico e aveva difficoltà a respirare. Eppure lui provò quasi un piacere perverso a vederla in quello stato. Secondo il Capo il vero segreto per diventare forti era riuscire a sopportare prima il dolore. Soltanto chi era capace di sfidare il destino meritava di stare sul podio. Gli altri invece, avrebbero continuato ad ubbidire come sempre. Allora incuriosito, decise di dare una sbirciata anche all'altra finalista. - Che cosa sta facendo? - chiese tra sé il Capo, vedendo che si stava allontanando un po' troppo dal posto che doveva raggiungere.
- Probabilmente ha scoperto il mio trucco - dichiarò fiero il supervisore - Ho pensato che sarebbe stato più interessante se gli allievi riuscissero a trovare un antidoto per superare gli effetti collaterali del vapore - disse lasciandosi cadere su una sedia - Sa, non è l'unico intelligente qui - obiettò presuntuosamente Frank, con un un ghigno sornione sul viso. Il Capo ignorò la sua battuta e lo fucilò con sguardo assassino. Bastò una sola occhiata per ricordargli chi comandasse lì perciò doveva tenere la bocca chiusa e limitarsi a fare il suo lavoro. Nel frattempo il terrorista tornò a fissare lo schermo, e vide la ragazza strappare dei fiori di Sambuco da un grosso arbusto e correre via.
- Astuta - ripeté a se stesso con stupore. Se lei era stata troppo intelligente a trovare un rimedio, l'individuo che era davanti a lui invece , era stato troppo imbecille a rendere la missione più facile. Da questa esercitazione dovevano imparare a farsi forza da soli se volevano essere davvero invincibili. Quindi ognuno doveva pensare a sé, senza badare all'altro. E proprio perché lui credeva fortemente nel fatto che i forti meritassero di vivere e i deboli di morire, non perse un secondo e accese il microfono collegato a quello presente in ogni fucile. Doveva porre fine a tutto questo, e lo doveva fare subito.
Brigitte tornò indietro non appena raccolse i fiori bianchi che avrebbero potuto salvare la vita della sua amica. Fortunatamente non era stato difficile trovarli. Speró con tutte le forze che potessero funzionare. Per quanto amasse la natura, Brigitte non aveva mai creduto in erbe miracolose, quelle che dopo due secondi ti guariscono come se fossero magiche. No, non aveva mai creduto a tutto questo eppure adesso era l'unica cosa a cui poteva aggrapparsi. Intanto sentí di nuovo l'adrenalina invaderle il corpo, come se stesse per esplodere di energia. Ma il suo cuore oscillò non appena udì una voce che la fece fermare di colpo:
- Se vuoi vincere, devi presentarti entro cinque minuti al posto che solo tu sai - sentenziò la voce che non riusciva a identificare. Si guardò intorno smarrita ma non vide nessuno. Per un momento ebbe la sensazione di essere osservata e probabilmente, era così. I suoi occhi spalancati cominciarono a perlustrare l'ambiente circostante, eppure non riusciva a vedere nessuno. Iniziarono a bruciarle, come se le fosse entrato qualcosa ma in realtà erano solamente le lacrime che minacciavano di venir fuori. Che cosa voleva dire tutto questo? Secondo la voce doveva affrettarsi a raggiungere quel luogo. Ma di che luogo stava parlando?
- Faresti meglio a sbrigarti, il tempo passa - continuò a dire e fu allora che capì tutto. La stavano spiando, anzi il Capo la stava spiando, e quella voce tenebrosa, camuffata con qualche buon affare, proveniva dal suo fucile. Ma c'era qualcos'altro in più: guardò il cielo e si accorse che il flusso di luce della fantomatica zona illuminata andava man mano scemando. Questo voleva dire soltanto due cose: la prima era che stava per cambiare l'ora e che quindi d'ora in poi il sole sarebbe cominciato a calare. La seconda invece era che aveva ragione. Adesso sapeva cosa fare. Si prese cinque secondi per capire quale direzione prendere e sfrecciò come non aveva mai fatto prima. Era un involucro di energia, un tutt'uno di battiti che sentiva rimbombare nel suo corpo. Le sembrava di volare via col vento che la trapassava completamente asciugando il suo viso bagnato di sudore. Devo farcela, fu l'unica cosa che riuscì a pensare. I suoi polmoni bruciavano per la fatica, come carne alla brace. Eppure in tutto quel trambusto, le parve di sentire soltanto un lieve formicolio. All'improvviso incespicò in un ramo nascosto tra l'erba, e si trovò a faccia in giù. Si alzò senza esitare ma non appena lo fece vide una freccia venirle contro. Si abbassò impulsivamente senza capire bene cosa stesse succedendo. Un secondo in più, e quella freccia le avrebbe perforato lo stomaco. Rabbrividì al solo pensiero di sentire l'odore del sangue sulla sua pelle. Fu allora che accecata dalla rabbia, si sporse appena e gli sparò in preda ad un istinto animalesco. Così si sentiva adesso: un semplice animale che fa di tutto per difendere la propria carne. I sensi di colpa iniziarono a bombardarla, ma evitò di ascoltarli e riprese a correre passando proprio accanto a quella sagoma distesa a terra. Non le degnò nemmeno di uno sguardo. Non aveva il coraggio di vedere cosa avesse fatto a colui o a colei che voleva colpirla. Non aveva avuto nemmeno il modo di capire chi fosse. Corse solamente, lasciandosi qualche lacrima alle spalle e non sentendo più nulla se non le sue orecchie fischiare. Ormai mancava poco. Percorse ancora qualche metro e Rose era lì, con occhi socchiusi, debole.
- Sono tornata - disse Brigitte con voce tremante e soffocata dal suo stesso respiro affannoso. Si avvicinò a lei, e la scosse per svegliarla. Le portò i fiori al naso, sperando che il solo odore potesse bastare a farla sentire meglio. Fa' che funzioni, ripeté tra sé alzando gli occhi al cielo.
- Respira... sì così - la incitò Brigitte, vedendo che si stava pian piano riprendendo. Iniziò a fare respiri profondi inalando l'inebriante essenza del sambuco. E poi arrivò un colpo di tosse, anzi forse due. Stava espellendo il vapore. Le sue guance si tinsero di rosso e gli occhi le divennero lucidi per lo sforzo. Subito dopo parve star meglio, e iniziò a recuperare le forze insieme al fiato. Un grande sorriso spuntò sulle labbra di Brigitte che la guardava incredula. Era stata fortunata, adesso sembrava star bene o almeno quanto bastava per muoversi e raggiungere quel posto.
- Seguimi, dobbiamo andarcene subito da qui - queste furono le sue uniche parole. Non c'era tempo per spiegare, dovevano far veloce.
- Mancano due minuti - tornò a dire quella voce odiosa dal suo fucile. In quel momento avrebbe voluto disintegrarlo con tutte le sue forze. Non tollerava più nulla. Afferrò la mano di Rose e insieme si diressero verso quella zona ignota. Brigitte cercò di dimenticare quello che era appena accaduto e cioè che aveva ferito una persona e che disgraziatamente, avrebbe continuato a farlo se ce ne fosse stato il bisogno. Perché non si sceglie di essere attaccati, ma tu sì che puoi scegliere se farlo o meno. Intanto si persero in quel sentiero e non avevano assolutamente idea di cosa avrebbero potuto trovare una volta giunti, ma almeno, erano sicure di aver ritrovato la via. Sapevano soltanto che quello era il cammino giusto da prendere e il resto invece, l'avrebbero scoperto solamente in seguito.
Buon pomeriggio cari lettori e care lettrici! Sì, lo so sono un po' in ritardo...ma non mi sono dimenticata di voi ;) Come state? Fatemi sapere nei commenti. Un bacio e spero che il capitolo vi sia piaciuto!!
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