Capitolo 22
"Tocca a te ripeterti ogni santo giorno, fino allo sfinimento, che sei forte e puoi farcela. Che puoi proporti tutto ciò che vuoi, perché se ti impegni puoi raggiungere anche la luna. E anche se fallisci non importa, vuol dire che non ti sei mai arresa. E allora questo significa solo una cosa: sei forte, e puoi farcela a resistere a tutto ciò che ti capita perché sicuramente un modo lo troverai per uscirne."
Era passata ormai una settimana da quando Brigitte e Rose erano tornate nella loro camera. Fortunatamente non avevano avuto altri problemi. Inizialmente il Capo non aveva accettato la decisione dei suoi ex coinquilini, però non poteva andare contro il suo stesso regolamento. O meglio, poteva farlo, ma la sua fissazione per le regole e l'obbedienza l'avevano reso irremovibile. Tobias ogni tanto andava a trovarle, anche se di nascosto, mentre di Jackson nessuna notizia. Era assurdo come due persone che vivevano sotto lo stesso tetto non riuscissero ad incontrarsi. Aveva chiesto a Tobias se l'avesse visto, ma lui non ne sapeva nulla. A volte, la paura che fosse morto le stringeva il cuore. Altre volte, si sentiva fiduciosa e si domandava che cosa stesse facendo in quel momento. Eppure nella testa continuava a balenarle il ricordo di quella sera, della rabbia che sentiva per lui e la tristezza che trapelava dai suoi occhi. E se quello fosse stato davvero un addio? Come avrebbe potuto dimenticare quel ragazzo dolce e solare che l'aveva cambiata completamente? Scacciò subito quei pensieri negativi e si preparò per l'allenamento. Negli ultimi giorni non avevano fatto altro che esercitarsi a sparare. Doveva ammettere di essere migliorata nell'ultimo periodo. Si era addirittura abituata al rumore assordante dello sparo che ogni volta la faceva sussultare. Era riuscita anche ad affinare la mira e a non tremare più quando sorreggeva il fucile. Si era impegnata tanto per imparare nonostante tutto questo andasse contro la sua volontà. Ma spesso si è costretti a fare cose che non si vogliono fare per raggiungere i propri obiettivi. Allora Brigitte doveva dare il meglio di sé se voleva rivendicare quelle vite che erano finite nel regno dell'Ade senza un perché. Si allacciò le scarpe e uscì velocemente dalla sua camera. Rose era già in palestra visto che questa mattina si era svegliata prima di lei. Non riusciva a dormire molto. Rimaneva in piedi fino a notte fonda. I suoi occhi verdi da cerbiatta la vegliavano proprio come un gufetto. Delle volte però, si svegliava in preda al panico causato da quegli incubi. Durante il sonno provava a ricacciare quelle lacrime che venivan fuori ribelli ma Brigitte se ne accorgeva e le stava vicino come avrebbe fatto con una sorella. Le accarezzava i capelli e poi le asciugava le lacrime sul suo viso. La sua voce riusciva a calmarla e dopo che le diceva che era solo un brutto sogno, tornava a dormire. Anche lei stava male ogni volta che la vedeva così. Non sapeva come aiutarla. Solo il tempo avrebbe potuto. Non si può dire ad una persona di dimenticare quello che ha vissuto. Perché ormai della vecchia Rose non era rimasto più nulla. Sono esperienze che ti segnano per sempre come il numero marchiato sul braccio di un deportato. Sarebbero passati anni e quel numero sarebbe rimasto inciso sul suo cuore, perché quella cifra non sta che a ricordare l'ennesimo atto di violenza subito. Intanto era giunta in palestra. Prima di entrare si portò le braccia sulle ginocchia e riprese fiato. Quasi non si rese conto di essere arrivata per quanto avesse corso. S'intrufolò sperando di non essere in ritardo. E invece erano tutti lì attenti ad ascoltare quello che Tobias stava per dire.
- Non pensi di doverci delle scuse per il ritardo? - le domandò il suo istruttore quando la vide perdersi tra la folla pensando di farla franca. Anche se erano amici non poteva farle dei favoritismi. Perciò doveva mostrarsi come il cinico di sempre.
- Vi faccio le mie scuse. Sarò più puntuale la prossima volta - si limitò a rispondere la giovane dopo un lieve sbuffo. Era consapevole che Tobias non ce l'avesse con lei. Anzi, lo faceva per il suo bene. Se avessero saputo della loro amicizia le cose si sarebbero complicate per entrambi. E poi, aveva imparato a decodificare la sua collera . Solitamente quando era arrabbiato e doveva rimproverare qualcuno, irrigidiva la mascella e serrava le mani. Adesso l'aveva appena linciata con lo sguardo ma il resto del corpo non era teso. Nel frattempo Tobias riprese il suo discorso e gli altri finalmente le tolsero gli occhi di dosso. Fino a quel momento non avevano fatto altro che mandarle delle occhiate omicide. Avrebbe voluto sputar loro in faccia se avesse potuto.
- Volevo avvisarvi che domani ci sarà un'esercitazione. Sarà diversa da tutte quelle che abbiamo fatto sino ad ora. Sapete che ormai Carlo e Luigi hanno lasciato l'incarico da assistenti. Pertanto i due che tra voi riusciranno ad eccellere in questa prova, prenderanno il loro posto - gli allievi iniziarono a guardarsi tra loro preoccupati. Brigitte lo era più di tutti. Stava lì da poco e non aveva mai partecipato ad un'esercitazione.
- Cosa faremo precisamente? - intervenne una ragazza bassina dai capelli rossi. Sembrava carina ma si vedeva chiaramente che era una di quelle che non hanno peli sulla lingua.
- Innanzitutto si terrà all'aria aperta, quindi fuori dal Cave. Quello che dovete fare è individuare i mille bersagli che sono stati collocati nella foresta. Sarete muniti di un fucile lancia frecce per colpirli. Chi riuscirà a identificare più obiettivi vincerà. Per il momento posso dirvi solo questo. Il resto lo saprete domani mattina - concluse Tobias senza dare ulteriori spiegazioni. Dopodiché ognuno si rivolse verso le proprie postazioni per cominciare l'allenamento. Adesso capiva perché in questi giorni si stavano esercitando a sparare. E poi era sicura che non sarebbe stata soltanto un semplice addestramento. Se in palio vi era il ruolo da assistenti voleva dire che non sarebbe stato così facile vincere. C'era qualcosa che puzzava in tutta questa situazione. Nonostante questo, decise di non rimuginarci su e di soffermarsi sull'obiettivo che aveva davanti. Caricò il fucile che aveva tra le mani e sparò automaticamente senza pensare. Ogni volta che si colpiva il centro del bersaglio, questo scompariva e ne veniva fuori un altro. Era sensazionale come il Cave fosse tecnologicamente avanzato rispetto ad altre strutture. Non aveva visto nulla del genere nemmeno in televisione. Continuò senza sosta fino a quando le cartucce non furono finite. In verità quelle che utilizzavano erano meno potenti rispetto a quelle reali. Allo stesso tempo però, erano capaci di riprodurre il medesimo sparo delle cartucce vere. Si voltò per prenderne delle altre e solo allora si rese conto della tensione che c'era in quel posto. I suoi compagni bisbigliavano tra loro ansiosi e forse lei e Rose erano le uniche che stavano facendo pratica seriamente. Lanciò un rapido sguardo verso Tobias che nel frattempo stava analizzando la situazione attentamente. Sorvegliava in maniera vigile gli altri ragazzi e li riprese nel vedere così poca disciplina.
- Fareste meglio a non perdere tempo se desiderate veramente quel premio! - tuonò il loro istruttore e subito il gruppo di giovani che si era distratto, rivolse uno sguardo invidioso verso Brigitte e poi ognuno tornò alle proprie postazioni. La ragazza non riusciva a comprendere il motivo per cui provassero tutto quell'odio nei suoi confronti. Intanto ignorò il loro atteggiamento e anche lei proseguì con ciò che stava facendo. Non poteva perdersi in chiacchiere. Tobias aveva ragione: se davvero voleva vincere, doveva tenere duro e mettere da parte quel risentimento che avevano verso di lei.
La campana del pranzo era appena suonata. Tutti si affrettarono ad uscire tranne Brigitte che voleva continuare il suo allenamento. Doveva ottenere quel premio a tutti costi. Quando ormai furono tutti fuori, Tobias si avvicinò a lei e l'afferrò per un braccio facendola voltare bruscamente nella sua direzione.
- Devi stare attenta domani - iniziò a dirle severamente - stanno tramando qualcosa per rendere più difficile la prova - Brigitte strabuzzò gli occhi a sentirlo, ma cercò di non dare a vedere la sua preoccupazione. Allora aveva ragione. Le parole di Tobias non avevano fatto altro che confermare i suoi sospetti.
- Ma soprattutto non ti fidare di nessuno e sta' lontana dagli altri. Non vedi come ti guardano? Farebbero qualsiasi cosa pur di buttarti fuori - continuò a rivelarle con tono pacato ma serio. Brigitte si stupiva sempre di più di come Tobias le prestasse attenzioni. Era sempre così premuroso e zelante che non si perdeva nemmeno una virgola. E poi sicuramente questo faceva parte anche del suo compito. Era da anni che addestrava giovani della sua età quindi ormai aveva capito tutti le loro mosse.
- Che cosa hanno in mente? - gli chiese Brigitte infastidita. Le sue direttive seppur sincere le stavano mettendo ansia.
- Non lo so. Evidentemente si sono accorti che sei la migliore tra loro e temono che tu possa vincere. Ma tu sei forte, puoi farcela - la incoraggiò stringendole le spalle con le sue salde mani. Effettivamente era proprio quello che voleva sentirsi dire. Non capita a tutti di trovare quella persona che crede in te e fa di tutto per spronarti. Tocca a te ripeterti ogni santo giorno, fino allo sfinimento, che sei forte e puoi farcela. Che puoi proporti tutto ciò che vuoi, perchè se ti impegni puoi raggiungere anche la luna. E anche se fallisci non importa, vuol dire che non ti sei mai arresa. E allora questo significa solo una cosa: sei forte, e puoi farcela a resistere a tutto ciò che ti capita perché sicuramente un modo lo troverai per uscirne.
- Ce la farò. Te lo prometto. Presto diventerò il tuo braccio destro - rispose Brigitte producendo una piccola risata isterica. Anche se tutta questa situazione le metteva pressione aveva bisogno di riderci su.
- Questo è l'atteggiamento giusto. Ora basta allenarsi, devi riposarti. Domani sarà una lunga giornata - le riferì sorridendo, anche se era un sorriso incerto. Pure lui aveva paura ma non voleva che lei lo notasse. Pur volendola aiutare non sapeva assolutamente nulla. Il Capo non gli aveva dato tante informazioni ma dal suo ghigno aveva intuito che non aveva nulla a che fare con le altre esercitazioni. E sperava con tutto il cuore che Brigitte ce la facesse nonostante non si fosse mai trovata in una circostanza simile. Se la caverà pensò, prima di uscire dalla palestra. Era ora di dimostrare le sue capacità.
Per l'ennesima volta, aveva passato la sua pausa pranzo da solo. Erano ormai giorni che non parlava con nessuno se non per lavoro. Jackson insieme ad altri, si occupava di costruire nuove armi quasi per tutto il tempo. Il loro supervisore era così severo che non potevano nemmeno scambiarsi qualche parola tra loro. Non poteva biasimarlo visto che anche un minimo errore avrebbe potuto causare morti inutili. Dovevano rimanere sempre concentrati per svolgere il loro lavoro. Eppure tutto questo lo stava logorando e piano piano si stava trasformando soltanto in una delle loro pedine. Pensava costantemente in Brigitte e si chiedeva se a lei mancasse. A lui sicuramente sì. Gli mancava il suo profumo e quegli occhi intensi che se prima erano come il ghiaccio, ora si erano trasformati in una distesa d'acqua, immensa come il mare. Erano così profondi che nessuno era in grado di immergersi in essi. Jackson invece aveva tentato, ed era riuscito a capire quanto dolore si celasse dietro quella marea d'acqua. E in un certo senso anche lui provava lo stesso. Aveva vissuto senza un padre che lo volesse veramente bene. Nascere senza genitori è la punizione più grossa che possano darti. Nella tua vita potrai pure avere chi ti vuole bene, ma porterai sempre con te quel vuoto dovuto all'assenza di una madre o di un padre. Non riceverai mai un amore simile da nessuno. Era questo il tipo di dolore che si trascinavano Brigitte e Jackson. Ora quel buco nero si era ingrandito perché il destino li aveva separati. Tuttavia nessuno dei due smetteva di pensare all'altro. Esistono legami che vanno al di là della distanza, e Brigitte e Jackson ne erano la prova. Anche se pensarla a volte lo faceva distrarre.
- Ehi ma mi senti? - gli chiese il collega che aveva alla sua destra dopo averlo chiamato per circa tre volte. Doveva chiamarsi Carmine se non ricordava male. Era piuttosto magro e alto, ma soprattutto, era un perfettino di prima categoria.
- Sì dimmi - rispose frettolosamente Jackson a bassa voce. Non voleva farsi scoprire dal suo supervisore anche se era appena uscito. - Guarda laggiù - gli disse, facendo cenno con gli occhi di guardare in fondo al laboratorio. I loro compagni stavano realizzando qualcosa di diverso dal solito. Provò ad aguzzare la vista ma non aveva la minima idea di che cosa fosse.
- Gira voce che stiano costruendo un apparecchio per un addestramento che avrà luogo domani - gli rivelò con noncuranza il giovane tornando all'opera. - Di che cosa si tratta? - gli domandò Jackson incuriosito. Voleva sapere assolutamente se anche Brigitte ne fosse coinvolta.
- E che ne so. Sembra qualcosa di esplosivo - rispose lui quasi con fare scorbutico. Era veramente un ragazzo strano, cambiava umore da un momento all'altro.
- Volevo dire...chi parteciperà all'esercitazione? gli chiese provando ad essere il più schietto possibile visto che quel tipo aveva praticamente frainteso la sua domanda.
- Penso il gruppo dei young. Di solito gli over non fanno queste cose - contestò Carmine con tono pacato. Doveva avere veramente qualche problema con l'umore. Jackson decise di ignorare il bipolarismo del suo compagno e pensò ad un modo per incontrare Brigitte. Eppure qualsiasi via era troppo pericolosa. Aveva paura di non rivederla più. Temeva che si trattasse davvero di qualche marchingegno esplosivo che avrebbe potuto farla morire. In questo momento avrebbe voluto abbracciarla e dirle che tutto sarebbe andato per il verso giusto e che ce l'avrebbe fatta. Ma non poteva correre un rischio inutile soltanto per il l'egoista motivo di rivederla. Allo stesso tempo desiderava darle tutto il suo appoggio. Aveva bisogno di un'idea e forse, proprio in quel momento, gliene era già venuta in mente una.
Brigitte rientrò in camera non appena finì di allenarsi. Nonostante Tobias le avesse detto di riposare, lei aveva continuato ad esercitarsi per tutto il pomeriggio. Non sapeva come, ma era già arrivata sera. Decise di rinfrescarsi, ma un indumento imbustato in una carta trasparente sul suo letto, captò la sua attenzione. Colta dallo stupore, lo prese tra le mani e lo aprì senza alcuna grazia. Al suo interno vi era un completo color verde militare. Lo dispiegò per osservarlo meglio, e si trattava di una semplice tuta che avrebbe indossato l'indomani per l'esercitazione. Aprendo il pacco però, non si era accorta di aver fatto cadere un bigliettino. Si piegò per prenderlo stranita e si raggelò nell'attimo in cui lesse il suo contenuto. Le bruciavano le mani, come se si fossero addormentate. Il cuore cominciò a batterle forte e fece cadere nuovamente quella carta. Eppure le parole che vi erano state incise sopra con una macchina da scrivere, continuavano a ronzarle nella mente.
Buona fortuna
Il Capo
Sperava che fosse uno scherzo o che perlomeno, avesse inviato un completo del genere a tutti. Ora l'ansia le corrodeva lo stomaco. Come faceva a sapere se anche gli altri avessero ricevuto un messaggio dal Capo? Poteva chiedere a David ma ormai era troppo tardi per uscire e invece Rose sarebbe arrivata a momenti. Iniziò a camminare nervosamente per tutta la stanza, andando avanti e indietro e mordendosi un labbro. Era troppo agitata. E se avesse scoperto il suo tentativo di vendetta e aveva organizzato tutto questo per ucciderla? No, come poteva saperlo. Forse Tobias gli aveva raccontato qualcosa? Eppure le aveva promesso che l'avrebbe aiutata. Iniziò a farsi così tanti complessi, che nemmeno un astrofisico sarebbe riuscita a seguirla. Aveva fatto un sacco di ipotesi anche se le aveva scartate tutte perché non avevano alcun senso. Probabilmente si stava agitando inutilmente. Si convinse del fatto che anche gli altri avessero ricevuto il suo stesso trattamento e si accasciò sulla sua brandina ormai stanca. Sbuffò sonoramente e chiuse per un attimo gli occhi, come per resettare la sua mente ora confusa. L'istante dopo si accorse che c'era una lettera vicino alla sua porta. Non ricordava di averla vista quando era entrata. Si avvicinò ad essa e la colse impaurita. Era un semplice foglio piegato in due e sulla parte bianca c'era una J appuntata. Le bastò un momento per tornare a sorridere e per sentire che il suo cuore aveva ricominciato a vivere. In un batter d'occhio, aprì la porta sperando di ritrovarlo lì. Guardò a sinistra e a destra, ma non c'era nessuno. Non si udiva né un passo, né un rumore. Era già svanito nel nulla lasciandole soltanto quel superstite del loro amore. Anche se il suo sorriso era appassito con la speranza di rivederlo, si chiuse in camera e cedette, sedendosi con la schiena appoggiata alla porta. Lesse piano, assaporando ogni parola, dato che ormai quella lettera, era l'unica cosa che aveva di lui.
Scusami per tutto quello che ti ho fatto. E' colpa mia se siamo qui e io sarei dovuto rimanerti vicino, ma le circostanze non me l'hanno permesso. Perdonami. Ti voglio augurare buona fortuna per domani. Sta' attenta, perché stanno organizzando qualcosa di pericoloso, ma ricordati che tu non sei come le altre, sei coraggiosa e ce la farai. Non ti dimenticare di me. Ti amo
Jackson
Brigitte iniziò a piangere, versando una lacrima per ogni parola che stava leggendo. Le faceva male il petto, come se si fosse aperta una voragine proprio sul suo cuore e ora perdeva sangue. Quasi le mancava il respiro e maledisse il giorno che si erano conosciuti. Per questo aveva sempre odiato tutto ciò che avesse a che fare con l'amore. Quando trasmettevano un film romantico in televisione, cambiava immediatamente canale. Oppure quando sentiva che le sue compagne di classe si vantavano di aver ricevuto una lettera per San Valentino, le veniva il voltastomaco. Non riusciva a credere che anche lei sarebbe finita prima o poi nella trappola dell'amore. All'inizio tutto sembra andar favolosamente, e un secondo dopo è già un disastro. Ma allora sarai troppo innamorata per venirne fuori da quel disastro. Non sapeva che l'amore l'avrebbe cambiata così tanto, ma soprattutto che sarebbe riuscito a farle spalancare le porte del suo cuore. E malgrado fosse l'unico responsabile della sua sofferenza, non poteva tornare indietro. Anzi, adesso aveva un motivo in più per dare tutta se stessa in quella prova. Qualsiasi cosa sarebbe successa l'indomani, avrebbe lottato anche per lui. Glielo doveva. Era grazie a Jackson se era diventata la bella persona che era. Probabilmente lo era sempre stata, ma la rabbia che si portava dietro sin da piccola, l'aveva impolverata completamente. Decise di non piangere più, doveva essere forte. Si asciugò il viso dalle lacrime che avevano imbrattato addirittura la lettera, e si alzò. Qualcuno bussò la porta e quando aprì si ritrovò Rose davanti.
- Che è successo? - le domandò vedendola impallidita e con gli occhi inumiditi dal pianto. Brigitte non rispose e l'abbracciò, quasi cercando il rifugio nelle braccia di una sorella che non aveva mai avuto. A sua volta Rose la strinse a sé, e non le pose più domande. In alcune circostanze le parole non servono a nulla. Né le parole più dolci e né quelle più belle in assoluto sono capaci di darti conforto in un momento di estremo bisogno. Ci sono occasioni in cui vorresti sentire solo la pace, perché ormai le parole ti hanno soffocato. Allora solo una dimostrazione d'affetto potrebbe placare il frastuono che c'è in te e farti sentire meglio.
- Domani dobbiamo rimanere sempre insieme, capito? - disse Brigitte singhiozzando. Rose la guardò intenerita e l'attirò nuovamente a sé iniziandole ad accarezzare il capo. Si facevano forza l'un l'altra, perché amicizia vuol dire esserci per l'altro e non lasciare mai la sua mano. Rose e Brigitte erano due ragazze che avevano perso tutto nella loro vita eppure entrambe avevano trovato la sorella che non avevano mai avuto. Ora sì che erano pronte a cominciare quella battaglia. Non sapevano se ne sarebbero uscite vittoriose, ma sicuramente ce l'avrebbero fatta, insieme.
Buona domenica ragazze/i! Scusatemi se sono stata assente. Ecco qui un nuovo capitolo. Quello che ho scritto è molto importante per me e spero lo sia anche per voi. Ricordatevi che anche se non ve lo dice nessuno, ciò non vuol dire che non siate forti. E non parlo della forza fisica. Parlo di quella forza interiore che tutti dovremmo avere ogni giorno ma che a volte ci manca. Allora vorremmo che qualcuno che ce lo ricordi ma non c'è nessuno che lo faccia. Se non avete quel qualcuno che creda in voi, ci sono qua io. Siete forti, potete farcela. Non dimenticatelo mai! Vogliatevi bene e lottate duro per quello che volete!
Un bacio
Your Alicia
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