Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 21

"Chi ha un potere così grande nelle sue mani non è in grado di gestirlo fino a quando  scoppia, tutti lo notano e nessuno è capace di fermarlo. "

Non poteva più rimandare. Tobias doveva assolutamente parlare con i coinquilini di Brigitte. Più scattante di prima, si diresse verso l'altra parte del Cave. Si guardava attorno sperando che nessuno lo vedesse. Ogniqualvolta che lo vedevano in giro, non si facevano problemi a fermarlo.  Ma ora non poteva perdere altro tempo. Sentì di nuovo l'ansia montargli dentro e le nocche delle sue mani , divenute rosse per aver picchiato Jackson, continuavano a pulsare. Nonostante ciò, non avrebbe rinunciato a farlo di nuovo, soprattutto se si trattava di due pidocchiosi come Carlo e Luigi. Continuò a camminare e ormai era quasi arrivato. Non esitò nemmeno un secondo quando si ritrovò di fronte a quella camera e senza pensarci, spalancò la porta.  Aveva avuto fortuna perché uno di loro  era lì, proprio dinanzi a lui.

-Quale onore averti qui -  si prese gioco di lui Carlo, il ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri. Era sempre così burlone con tutti. Ma  Tobias non rispose alle sue provocazioni. Se ne stava lì fermo con le mani in tasca. Gli bastò un'occhiata per stenderlo, iniettando i suoi occhi tenebrosi in quelli del suo assistente. Nel frattempo l'altro coinquilino uscì dal bagno, e si sorprese nel vedere il suo istruttore piantato proprio di fronte a lui.                                                                                           Tobias emanò un sospiro scocciante, e poi si decise a parlare. Non avrebbe speso molte parole. Sapeva quanto fossero inutili con  dei tipi loschi come loro.                                                      

- Andrò  dritto al sodo. Dovete lasciare questa camera - ordinò Tobias  schietto e marcando soprattutto le ultime parole.  Avrebbe fatto paura a tutti con quel tono, ma loro lo conoscevano fin troppo bene per spaventarsi.                                                                                                                          

- Se no che succede? - gli chiese sfacciatamente Luigi,  avvicinandosi sempre di più a lui  con quel suo modo di fare arrogante. Tobias odiava la loro resistenza. Erano soltanto degli stupidi ragazzini che si stavano ribellando all'autorità e non potevano uscirne illesi. Lui era il loro allenatore, loro dovevano soltanto obbedire.                       

- Succede che racconterò  al Capo il vostro tentativo di fuga - rivelò  soddisfatto Tobias, godendo nel vedere come entrambi avessero distolto lo sguardo. Li aveva colti in flagrante, non potevano negarlo.                                                                                                                 

- Non ci crederà. Non hai alcuna prova! - lo  attaccò  Carlo, provando a difendersi nonostante sapesse che si stava sbagliando di grosso.                                                                                   

- Quel giorno c'ero io nella sala di videosorveglianza. Si vedeva  chiaramente che stavate scappando. Peccato che tutto sia andato storto, poveri illusi - E con quest'ultima frase, tirò fuori  una videocassetta che li avrebbe incriminati se non avessero fatto esattamente ciò  che aveva chiesto loro di fare. I due guardarono quella prova con occhi strabuzzati. Rimasero immobili dalla paura come se le sue parole li avessero congelati. Ora non avevano più scampo, dovevano cedere ad ogni costo.                                                                                                                                                                                   

- Sapete quanto siano rigide le regole del Cave. Quindi non lo ripeterò un'altra volta: lasciate la camera e fate quel che vi dico - questa volta lo disse con un tono così minaccioso  che sembrava stesse ringhiando. Intanto si avvicinò ad entrambi, rimanendo faccia a faccia con loro. I due coinquilini non si arresero alle sue parole e né tantomeno al suo sguardo. Infatti fu proprio quando Brigitte aprì la porta, che Carlo si fiondò su di lei, come se sapesse che sarebbe entrata da un momento all'altro. Le circondò il collo stringendola con un braccio   e tirò   fuori immediatamente  un coltello abbastanza affilato.                                                                                                               

- È per lei che vuoi che ce ne andiamo, vero? - disse ribaltando completamente la situazione. Adesso era lui a ricattarlo. Intanto Brigitte guardava Tobias con occhi imploranti. Erano lucidi, come se volessero versare  tante di quelle lacrime provocate dalla paura. Ma non l'avrebbe fatto perché ancora una volta sarebbe risultata debole, come un bocconcino innocente a cui far  del male.                                                                                     

- Posso sempre ucciderla, tanto non interesserebbe a nessuno -  continuò lui, alimentando la  disperazione che si rifletteva negli sguardi dei due giovani. Tobias non sapeva come comportarsi. Provava a rimanere composto, ma la rabbia iniziava a scorrergli in tutto il corpo. Quel ragazzo stava toccando Brigitte, la stava quasi soffocando e per di più la stava minacciando con un coltello. Come avrebbe potuto difendersi in quelle condizioni?  Era la prima volta che si faceva prendere dal panico. Doveva tranquillizzarsi e soprattutto non doveva pensare, solo agire. Inaspettatamente si avventò su Carlo, dandogli una testata sul naso, l'unico punto vulnerabile che poteva colpire. Quella di Tobias era stata una mossa rischiosa, però doveva provarci.  Dolorante, il ragazzo mollò la presa attorno al collo di Brigitte e lasciò cadere  l'arma   sul pavimento. Si portò le mani al naso come per calmare quella fitta di dolore e per cercare soprattutto  di fermare il sangue che veniva fuori come un fiume. Nonostante ciò, la giovane approfittò di quel momento di debolezza per voltarsi e tirargli una potente ginocchiata nello stomaco facendolo schiantare sulla porta alle sue spalle. Così impari stronzo, pensò Brigitte una volta avergli dato il benservito. Un secondo dopo  si girò verso Tobias che si stava scontrando con Luigi. Era molto più abile rispetto a Carlo. In fondo era un centro d'addestramento, dovevano essere per forza  ben preparati. Però lui se la cavava benissimo. Evidentemente essendo l'assistente di Tobias aveva capito quali erano i suoi punti deboli e  come doveva agire contro di lui. Anche se il suo istruttore era sicuramente più veloce: evitava ogni colpo, e sebbene ci andasse pesante non riusciva a liberarsi di lui. Ad un tratto, anche Luigi tirò fuori un coltello così come aveva fatto in precedenza il suo coinquilino. Si scagliò con violenza su Tobias cercando di infilzargli   la lama che stava impugnando. Fortunatamente riuscì a schivarlo, e fu proprio quando si abbassò che Brigitte prese istintivamente il coltello con cui l'aveva minacciata Carlo, e lo lanciò verso Luigi perforandogli una parte dell'addome, più precisamente  vicino all'ombelico. Il ragazzo cadde in ginocchio, e cominciò a gridare dal dolore. Provò ad estrarre piano quella lama affilata, ma questo non lo esiliava dal  malessere che gli stava pervadendo il torace. Brigitte era sconvolta. Realizzò ciò che aveva fatto soltanto quando vide tutto quel sangue sgorgar fuori dal taglio. Non riusciva a credere di aver colpito qualcuno con un coltello. Anche se l'aveva fatto per  difendere Tobias, si sentiva estremamente in colpa. E se lo avesse ucciso? Come avrebbe potuto continuare a vivere con un peso del genere? Il suo cervello stava andando in tilt. Non sentiva più nulla. Per un momento rimase lì, immobile. L'ho fatto per una buona causa, e non è morto cominciò a ripetersi nella mente una, due tre volte, con il tentativo di convincersi. Lentamente cadde sulle sue ginocchia, si piegò e si chiuse in se stessa come un piccolo riccio. Si portò le mani tra i capelli affranta, non riuscendo a credere a ciò che aveva fatto. Solo allora capì che non aveva capito nulla della sua vita. Anche volendo, non avrebbe mai fatto male nemmeno ad una mosca perché ferire la gente o ucciderla, le faceva schifo. Eppure adesso era nei guai fino al collo ed era troppo tardi per pentirsene. Non sarebbe mai uscita da quel posto  e per sopravvivere sarebbe stata costretta a lottare. Perché devi guadagnartela e  tenertela stretta la vita se vuoi vivere. Ogni giorno non sai mai se ci sarà un domani, non sai mai se sarai abbastanza forte da resistere alle ingiustizie, alle cattiverie e a chi tenta in ogni modo di spingerti oltre il precipizio. Tobias la guardò stupito e il suo respiro, che fino ad allora era agitato, tornò regolare. Si avvicinò a Brigitte e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.  Lentamente sollevó il capo, mostrandogli i suoi occhi pieni di terrore. Non aveva mai avuto così tanto timore. Forse aveva paura che qualcuno si facesse male per colpa sua, o meglio, si sacrificasse per lei. Eppure sapeva che quel qualcuno non era una persona qualunque. Si era preoccupata per Tobias e ormai,  non sapeva più quali fossero i suoi sentimenti nei suoi confronti. Provava odio, amicizia o  amore? Era un quesito troppo difficile da risolvere in questo momento. Allora si fece forza, accettò la mano del suo amico e si alzò. Istintivamente, gli cinse il bacino con le sue esili braccia. Stupefatto da quel gesto, l'uomo ricambiò l'abbraccio stringendola più forte che mai. Le diede un bacio sul capo e poi si scostò bruscamente. Brigitte rimase un po' delusa dal suo atteggiamento e pensò  che quel contatto  così ravvicinato gli avesse dato fastidio. Tuttavia ciò che fece dopo smentì quello che stava pensando: Tobias si stava dirigendo furioso verso Carlo, che ormai si era alzato, e lo stava prendendo dal colletto della maglia.

- O fate quello che vi dico io, o anche tu farai la stessa fine del tuo amico - lo minacciò palesemente Tobias e fece cenno a Luigi che ancora singhiozzava per il dolore. Carlo  annuì con la testa  e per  la prima volta Brigitte lo vide spaventato. Non sembrava più  lui. Aveva lo stesso sguardo di un bambino impaurito.                           

-  Dovete dire al Capo che rinunciate al vostro incarico di assistenti .                                             - E cosa diremo se ci chiede il motivo? - lo sfidò nuovamente Carlo, riacquistando quella sua sicurezza.                                                                                                                                                                   

- Non potrà dirvi nulla. Anche se fosse il vostro tempo è scaduto, per cui non siete obbligati a restare. Anzi potete chiedergli di entrare nel gruppo degli over.  Ogni assistente ha diritto a chiedere quello che vuole una volta che è finito il suo periodo. È il regolamento questo  - si soffermò sulle ultime parole, facendogli capire che nessuno poteva andare contro la legge. Carlo accennò soltanto un sì con la testa per evitare di peggiorare la situazione.                                                                               

- Bene - concluse soddisfatto l'uomo - Ora vi porto in infermeria. Se ve lo chiedono, dite che avete litigato. Tutto chiaro? - tuonò Tobias, facendo prevalere come sempre la sua autorità - Lo prenderò come un sì - disse,  dopo aver visto che nessuno aveva risposto alla sua domanda. Allora si accostò a Luigi e   gli avvolse  il bacino con una mano per dargli la forza di alzarsi. Poi prese il suo braccio e lo portò attorno al suo collo per aiutarlo a camminare. Carlo gli andò incontro e fece lo stesso dall'altro lato. Brigitte li vide uscire proprio sotto i suoi occhi, ed emanò un sospiro di sollievo una volta che  furono fuori. Tuttavia continuava a sentirsi strana e aveva percepito in Tobias qualcosa di diverso. Aveva davvero rischiato così tanto per lei? Fino a quel momento sembrava essere stata soltanto un peso per lui. Tutti quei rimproveri e tutte quelle dritte che le dava continuamente l'avevano  fatto quasi odiare. Invece lui lo faceva per amore. E lei provava lo stesso? Ci aveva messo un po' per capirlo, ma ora poteva fidarsi di lui. Amarlo però, sarebbe stato troppo complicato. Come si fa ad amare un'altra persona  se hai già il cuore che batte per un altro, se lo pensi continuamente  e lo vorresti vicino? L'amore non è un trasloco. Non puoi trasferirlo quando ti pare e piace. Quindi non poteva decidere di amare Tobias da un momento all'altro. Sempre più convinta di ciò che pensava, andò a rinfrescarsi il viso. Aveva una cera pessima. Non era mai stata così pallida nella sua vita. Era solita avere una carnagione molto chiara, ma non come adesso. Assomigliava ad un personaggio del film Hunger Games, Effie, che aveva il viso ricoperto di cera bianca. Ora si vedeva uguale. Si fece una risata per quel paragone e con un piccolo asciugamano si levò ciò che era rimasto del trucco della sera prima. Si accorse che anche i suoi capelli erano un disastro. Erano così arruffati da non riuscire a gestirli. Aveva bisogno urgentemente di  una doccia. Si lavò velocemente, lasciando che l'acqua calda le attraversasse tutto il corpo e che le desse quella sensazione di calore che le mancava. Si guardò ricordando che fino a poco prima, le mani di quel viscido erano sul suo corpo. Fece una smorfia al riguardo e continuò a farsi annegare dall'acqua del soffione. Doveva ripulirsi da tutto ciò che le era successo illudendosi che soli  così sarebbe riuscita a rimuovere quegli eventi. Ma lo sapeva anche lei che questo non era possibile. Intanto rimase sotto l'acqua  ancora per poco  perché poi finì già. Nei bagni del Cave, le docce duravano soltanto dieci minuti per evitare che gli allievi perdessero tempo e consumassero una risorsa tanto preziosa. Gliel'aveva detto Rose il giorno che era entrata nella struttura. In quel momento pensò  a lei. Doveva parlarle per darle la bella notizia. La guerra era finita. Non avevano più motivo di aver paura. Uscì, e  avvolse il corpo con un grande asciugamano. Si pettinò i capelli dopo averli fatti sgocciolare, e fortunatamente, riuscì a sciogliere quei nodi senza fatica. Ora che non stava più sotto il getto dell'acqua calda, aveva un po' freddo. Perciò si catapultò fuori dal bagno per prendere la sua roba, ma gettò un urlo quando vide Tobias appoggiato alla porta della sua camera, con le mani in tasca. Lui sussultò per il grido e le sorrise imbarazzato. Brigitte però si sentiva talmente a disagio, che sbottò immediatamente:

- Non potevi dirmi semplicemente che eri qui senza che io, mezza nuda, ti trovi  appoggiato alla porta della mia stanza come un fantasma? -  urlò ancor più forte di prima, puntandogli un dito contro. Per quanto si stesse infuriando, Tobias non riusciva a considerarla seriamente. Ci stava prendendo gusto a vederla in quel modo. L'asciugamano le arrivava alle ginocchia, e i suoi capelli scuri bagnati le davano un aspetto differente.                                                                                                                                                      - Ti dispiacerebbe uscire, per piacere? - lo richiamò, indicandogli  con una mano l'uscita. Non stava facendo altro che ridere sotto i baffi e questo la stava snervando. Anche se doveva ammettere di non averlo mai visto ridere così. Se era riuscita a far ridere qualcuno, poteva ritenersi un po' soddisfatta. Si vestì in fretta e furia dopo che Tobias era andato via. Temeva che potesse irrompere da un momento all'altro e inoltre non voleva farlo aspettare inutilmente. Fu lei stessa ad aprirgli la porta quando finalmente era pronta. Lui era lì, e soltanto ora Brigitte  si era accorta che aveva ancora un labbro ferito. Le venne l'istinto di toccarlo, di sfiorarlo piano con le sue gracili dita. Eppure lo ritirò di colpo quando vide l'espressione leggermente contrariata sul suo viso. La lesione era ancora fresca per cui doveva sentire un po' di bruciore. Allora le venne in mente il suo primo combattimento al Cave  e di come l'avevano ridotta. Eppure Jackson era proprio lì con lei, in quel momento. Aveva cercato di curarle tutte le ferite che vi erano sul suo volto, e lo fece con una tale delicatezza da  non sentir alcun dolore. Fortunatamente quel ricordo svanì nell'attimo in cui Tobias le aveva chiesto se poteva entrare. Era la seconda volta che glielo diceva. Era rimasta praticamente incantata dinanzi ai suoi occhi. Nel frattempo lo fece passare e lei tornò immediatamente alla realtà. Lo guardò e si accorse che  non stava più ridendo come prima, il che significava che aveva dimenticato quella situazione imbarazzante.  Gettò un sospiro  e iniziò a giocherellare con le dita delle sue mani per l'ansia. Non sapeva cosa dirgli in realtà. Doveva ringraziarlo, chiedergli scusa? Per fortuna fu lui a cominciare a parlare. 

- Scusami per prima. Non avrei mai voluto metterti  in pericolo - le confessò intristito. Brigitte si meravigliò delle sue parole. In effetti sembrava che col tempo  stesse diventando più gentile e quasi meno orgoglioso.                                                                                  

- Scusami tu. Non sarei dovuta entrare allora. Ho scelto il momento più sbagliato. Anzi ti ringrazio per quello che hai fatto - gli rivelò tutto d'un fiato, ma con il cuore in mano. Era grazie a lui se  adesso Rose poteva  avere un'altra opportunità.  Tobias sfoggiò un altro dei suoi sorrisi, che ora cominciavano ad essere più usuali. Probabilmente mai nessuno lo aveva ringraziato fino a quel giorno. Era sempre stato abituato a ricevere ordini e ad obbedire ad essi senza poter  esprimere il suo parere. A sua volta, lo faceva con i suoi allievi. Di conseguenza, parole così umili come "scusa" o " grazie" erano del tutto proibite. Invece Brigitte non aveva perso la sua ingenuità e non avrebbe permesso a quel terrorista di togliergliela. Il Cave la stava trasformando, ma a discapito di quello che volevano loro, stava diventando migliore.

- Comunque dovresti curarti quel labbro - cambiò argomento Brigitte per smorzare la tensione che si stava creando - vado a vedere se trovo qualcosa - disse mentre si dirigeva verso il bagno. Tobias non rispose, stupito di ricevere certe attenzioni. Non era la prima volta che faceva a botte con qualcuno e mai nessuno si era preoccupato della sua salute. Tornava al Cave sempre con un occhio nero, un labbro gonfio o  nei peggiori dei casi, con qualche frattura. Andava in infermeria e si occupavano di lui, come di altri centinaia di allievi. Ad ogni modo, nemmeno a lui fregava nulla se si faceva male,  perchè il dolore provocato da quelle ferite,  non poteva essere più  grande del vuoto che sentiva ogni giorno.   Brigitte era stata la sua salvezza, una ginestra di cui prendersi cura quotidianamente.                                                                                                                                              Ed ecco che subito sbucò dalla porta con un po' di ovatta e disinfettante in mano. Era così bella con i capelli bagnati che le cadevano sulle spalle, che sembrava un angelo. Si avvicinò a lui che intanto, si era seduto su una di quelle brandine.  Lo scrutò constatando che stesse  uscendo ancora un po' di sangue. Si piegò verso di lui e iniziò a pigiare l'ovatta imbevuta per disinfettargli  il labbro. Erano così vicini, che Tobias poté percepire il suo profumo e perdersi nel mare dei suoi occhi. A questa distanza erano ancora più belli: erano chiari, anzi chiarissimi, come lo specchio d'acqua di Menfi. Brigitte era così assorta da non accorgersi che Tobias la  stesse osservando e  così calma da non riuscire a sentire il suo cuore battere a mille per lei. Se lui non era a suo agio, Brigitte invece si sentiva sicura. Finalmente aveva conquistato la sua fiducia.                                     

    - Sai - esordì la ragazza interrompendo il silenzio che c'era e allontanandosi da lui ora che aveva terminato di curare la ferita - ho sempre amato combattere, sparare perchè mi hanno sempre  fatto sentire viva. Però prima, quando ho colpito Luigi, ho capito che... non fa per me far del male alle persone.  Mi fa schifo ferire la gente - disse passandosi una mano tra i capelli un po' agitata. Tobias si alzò e la guardò negli occhi senza dir nulla. Se ne era accorta un po' troppo tardi. Lui lo aveva capito sin dall'inizio ma non aveva avuto altra scelta. Non pensava che potesse intraprendere una strada migliore, era troppo ingenuo e offeso da comprenderlo.                                                                                                 

  - Ma sai cosa? Ormai ci sono dentro fino al collo! Ferirò e ucciderò chiunque perchè lo vuole il Capo. Non so se potrò sopportarlo - titubò sulle ultime parole scuotendo la testa. A quel punto sarebbe disposta a morire pur di non dover far del male. Fino a quel giorno non si era resa conto che la voglia di vendetta l'aveva accecata completamente. Chi era lei da poter fermare da sola il grande Capo? Nessuno, solo una povera ingenua che credeva di poter sconfiggere il primo terrorista della storia, colui che non si era fatto alcun problema ad uccidere migliaia di vite e lei sarebbe stata l'ennesima.                                                                                              - Non puoi tirarti indietro adesso. Io sono con te, Rose anche. É grazie a te se abbiamo un'altra opportunità. Prima  pensavo che le tue intenzioni non avessero alcun senso. Poi ho capito che lo stavi facendo per salvare altre vite. Perchè tutti ci meritiamo un'altra possibilità...un'altra possibilità di vivere - Brigitte sorrise dinanzi a quelle parole piene di coraggio. Inconsapevolmente aveva salvato un'altra vita. Non era conscia di quante altre potesse salvarne. Chi ha un potere così grande nelle sue mani non è in grado di gestirlo fino a quando  scoppia, tutti lo notano e nessuno è capace di fermarlo. Era proprio questo quello che stava succedendo a Brigitte ma lei non poteva ancora  rendersene conto. Prima doveva imparare a saper ardere nella propria fiamma per  poi divenire cenere e rinnovarsi. Solo così avrebbe riscoperto la forza che era in lei.





Buonasera a tutti! Lo so, sto aggiornando un po' tardi. Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto. Mi raccomando fatemelo sapere nei commenti ;) Ad ogni modo volevo condividere con voi una frase che porto sempre nel cuore ed è di un filosofo, Nietzsche:

"‎Si deve essere pronti ad ardere nella propria fiamma: com'è possibile rinnovarsi senza prima essere divenuti cenere?" Per questo ci ho tenuto ad inserirla in questo capitolo. A volte succede che i grandi cambiamenti avvengono proprio quando siamo giunti al limite della disperazione. Questo è un po' il senso della frase. Ci tenevo ad illustrarvela :)

Vi auguro buonanotte e buongiorno per chi lo leggerà domani. A presto!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro