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Capitolo 20

"La vita è così, c'è chi decide di irrompere nella tua e di rimanerci per sempre, o almeno ci prova a farlo, e c'è chi decide di andarsene. In entrambi i casi, puoi sempre scegliere."



Non ci misero molto a tornare indietro. Anzi ci avevano messo così poco tempo, che in un batter d'occhio si ritrovarono nella struttura. Il sogno di Brigitte era stato troppo breve. Di colpo, il buio del Cave l'avvolse tanto da farle bruciare gli occhi e da toglierle il sorriso che aveva fino ad un'oretta prima. Tobias l' accompagnò fino al corridoio della camera di Jackson. Sembrava esser passato così tanto tempo da quando le aveva detto addio. Invece era passata soltanto una notte. Tutto era successo così velocemente, che non aveva avuto un attimo di tregua. La vita di una persona può cambiare solo dopo una notte? Se fino al giorno prima le avessero detto che Jackson l'avrebbe lasciata e Tobias le avrebbe confessato il suo amore, non ci avrebbe creduto. Invece era tutto vero. E per di più, se le avessero detto che Rose, quella ragazza così dolce che la stava aiutando ad ambientarsi, fosse vittima di violenze sessuali, sarebbe rimasta sbigottita. E purtroppo, anche questa, era una maledetta verità.

La vita è così, c'è chi decide di irrompere nella tua e di rimanerci per sempre, o almeno ci prova a farlo, e c'è chi decide di andarsene. In entrambi i casi, puoi sempre scegliere. O almeno, era questo quello che credeva Brigitte.

- Brigitte - la fermò Tobias prima che se ne andasse -andrà tutto bene - la incoraggiò, e il suo sorriso pieno di speranza, contagiò anche lei.
- Devo andare - disse, dirigendosi verso la camera del suo amico e accennandogli un'ultima occhiata prima di entrare. Lo guardava come se volesse dirgli qualcosa, ma in realtà, non gli stava dicendo nulla. Nonostante questo varcò la porta e una volta ancora, lo lasciò nel mistero.


-Ti è successo qualcosa? Stai bene? Non ti ha fatto niente, vero? - le chiese David non appena si trovò Brigitte sulla soglia della porta. Sembrava un cadavere con quel viso smunto e le occhiaie livide per la stanchezza.
- Sono andata a parlare con Tobias, non sono partita in guerra - replicò seccamente la ragazza, risultando più acida e scontrosa del solito.
- Va bene, regina di ghiaccio! - continuò a scherzare il suo amico. Non sapeva se quel nomignolo fosse dovuto ai suoi occhi o al suo brutto carattere. Sicuramente doveva essere la seconda opzione. Allora Brigitte non poté che mostrare una smorfia buffa per smorzare la tensione che si respirava. - Hai visto Jackson per caso? Non ha dormito qui e le sue cose non ci sono - le chiese ingenuamente David mentre sistemava la camera. - No, non l'ho visto - mentì Brigitte, non volendo riprovare quello strazio rivelando ciò che fosse successo. Inoltre, non spettava a lei farlo. Se lui non aveva intenzione di raccontare nulla a nessuno, lei non aveva alcun diritto di farlo. Per cui, sviò il discorso soffermandosi su Rose. Era seduta sul letto del suo amico e fissava immobile la parete, giocherellando con una ciocca di capelli. - Le è successo qualcosa? - le domandò avvicinandosi a Brigitte e abbassando il tono della voce - È rimasta così per tutto il tempo - da quando lo conosceva, era la prima volta che David le parlava seriamente. Anzi, il suo viso si era spento tutto
- David, ora non è il momento. Ti dirò tutto a tempo debito, non preoccuparti - lo rasserenò Brigitte, cercando di essere il più gentile possibile. Odiava essere così sgarbata con una persona che era stata tanto rispettosa nei suoi confronti. Doveva imparare ad essere meno scorbutica con chi provava a darle una mano.

- Possiamo rimanere ancora un po' qui? Tanto non ci sono gli allenamenti oggi - gli supplicò Brigitte, quasi in segno di preghiera. Quel gesto fece sorridere David a tal punto da non poter rifiutare la sua proposta.

- Non c'è problema. Potremmo continuare il festino di ieri sera - contestò il giovane giocosamente, facendo spuntare un sorriso sulla bocca di Brigitte ma non su quella di Rose, che rimaneva serrata per trattenere le lacrime. Era evidente che fosse sull'orlo del pianto. Forse Tobias non aveva ragione... non sarebbe andato tutto bene.

















Dopo aver lasciato Brigitte da David, Tobias era tornato in camera sua per una doccia. Non aveva avuto un bel risveglio. O meglio, non si aspettava di trovarsela davanti la porta alle prime luci del mattino. Aveva sbagliato tutto con lei. Averle dichiarato il suo amore era stato un errore, soprattutto dopo che si era portato a letto un'altra. Per lui il sesso e l'amore erano due cose diverse: il primo era la risposta ad un impulso, il secondo la cura per un cuore ferito. La sua presenza lo faceva stare bene e aiutarla, lo faceva sentire un essere meno spregevole. Ma ora doveva pensare a come farle cambiare camera. Le aveva promesso che l'avrebbe tirata fuori di lì, ma in realtà non sapeva come fare. Se avesse chiesto al Capo di trasferirla in un'altra stanza, quale scusa avrebbe trovato? Tutti gli allievi erano uguali e lei non poteva avere nessun vantaggio in più rispetto agli altri. Inoltre, il Capo non doveva assolutamente sapere che provava dell'affetto per Brigitte. L'unica possibilità che aveva era convincere i due fratelli a cambiare camera e forse, aveva capito anche come fare. Allora uscì velocemente dalla doccia e si avvolse un asciugamano attorno al bacino. Si guardò allo specchio e per la prima volta vide un Tobias diverso. I suoi occhi così intensi erano più vispi che mai: aveva ritrovato un'energia che prima aveva finto di avere camuffandola con la rabbia e la cattiveria. Doveva smetterla di provare tanto rancore verso il passato. La miseria, la solitudine e la tristezza avevano occupato la maggior parte della sua vita e lui era stato troppo ostile nei loro confronti, cercando di dimenticare. Dopo tanto tempo aveva capito che non sempre si è artefici di ciò che ci capita e che se non si può cambiare il passato, si può cambiare il futuro. Perciò aveva deciso di aiutare Brigitte. Salvare tutte quelle vite significava salvare tutte quelle famiglie che avevano perso i propri figli a causa sua. Intanto, si vestì e senza perder troppo tempo scelse una t-shirt nera e dei jeans dello stesso colore. Per finire, si mise una giacca di pelle grigia. Dopo aver vissuto per tanto tempo in un orfanotrofio, non era abituato a vestire colorato. Solitamente gli facevano indossare una tuta nera o grigia e per lui non faceva alcuna differenza. Una valeva l'altra. Allora non perse altro tempo e uscì sbattendo la porta della sua camera. Con passo sicuro e svelto, si diresse verso il corridoio che portava alla stanza di Brigitte. Il suo sguardo tornò serio e doveva trovare il modo giusto per convincerli. Concentrato, svoltò l'ennesimo vicolo del Cave. Ricordò il giorno in cui si trasferì lì e come in poco tempo riuscì a memorizzare ogni singolo angolo di quel posto. Ora gli sembrava così piccolo e infatti, era quasi arrivato a destinazione. Il suo cuore cominciò ad accelerare per poter esternare al meglio quelle parole minacciose e le sue mani, serrate in un pugno, erano già pronte a scagliare il primo colpo. Eppure ad un tratto si fermò, sentendosi chiamare.

- Ehi, Tobias! - era la voce di Viktor, uno degli addetti alla palestra. Tobias si voltò nella sua direzione e vide che gli stava venendo incontro correndo.

- Il Capo ti sta cercando - gli disse ansimando, tentando di recuperare il fiato. Viktor era un uomo abbastanza robusto e anche molto pacifico. Non amava cacciarsi nei guai. Per questo, il Capo aveva deciso che si sarebbe occupato di pulire la palestra e l'avrebbe controllata quando non c'erano gli allenamenti.

- Va bene, grazie - rispose solamente Tobias tornando indietro. Il suo piano era letteralmente saltato in aria. Ci avrebbe riprovato sicuramente una volta esser uscito dallo studio del Capo.




















Come di consueto, il Capo si trovava nel suo studio a gustarsi un buon caffè siciliano. In realtà aveva passato tutta la notte lì dentro. Il dovere veniva assolutamente prima di ogni altro piacere. Doveva lavorare al suo progetto. Era ormai agli sgoccioli e non poteva permettersi di perdere altro tempo. Erano ormai passati diciassette   anni da quando aveva fondato il Cave e aveva pensato al colpo successivo. La caduta delle Torri Gemelle era stato soltanto un anteprima. Con il seguente attacco avrebbe dimostrato a tutti il suo potere. Pertanto prese il suo portatile, nel quale erano nascosti tutti i dettagli del progetto. Ovviamente ne aveva fatto una copia custodendola segretamente nella sua cassaforte. Prese gli occhiali che aveva momentaneamente appoggiato sulla scrivania, e li indossò per poter leggere le informazioni che gli servivano. Proprio allora, qualcuno bussò alla porta.

-Avanti - ordinò il pericoloso terrorista, socchiudendo un attimo il computer. -Mi ha fatto chiamare? - irruppe tranquillamente Tobias, con il solito tono pacato che aveva col Capo. Era l'unica persona a cui portava veramente rispetto.

- Sì. Ti ho fatto venire perché volevo sapere se fossi riuscito a convincere Jackson Bailey - gli domandò, togliendosi nuovamente gli occhiali per guardarlo meglio.

- Sì signore. Ho fatto quello che mi aveva chiesto. All'inizio ha posto un po' di resistenza ma poi...

- Gli hai detto che se non fa quello che gli diciamo la sua amichetta morirà - il Capo continuò la sua frase, ripetendo in realtà quello che lui stesso lo aveva costretto a dire il giorno prima.

- Proprio così - rispose Tobias, cercando di essere il più distaccato possibile. Provò a rimanere calmo nonostante in quel momento volesse prenderlo a pugni. Anche questa volta gli aveva fatto fare il lavoro sporco. Aveva minacciato Jackson dicendogli che avrebbero ucciso Brigitte se non avesse obbedito ai loro comandi. Nonostante lo odiasse, non si sarebbe mai permesso di giocare con la vita di quella ragazza. L'amava così tanto che quelle parole lo avevano ferito, sebbene non fossero vere. Ad ogni modo , doveva obbedire anche lui a quegli ordini e andare sempre contro i suoi sentimenti, e soprattutto contro il suo vero essere. Al Cave, Tobias aveva perso se stesso, diventando polvere e cenere. Di lui, non era rimasto più nulla. Invece ora, dopo tanto tempo, sembrava essere rinato. Aveva capito che nessuno sarebbe riuscito a sottrarsi ai colpi di quell'individuo, se lui stesso non sarebbe intervenuto. In fondo, era l'unico che conosceva meglio il Capo. Non poteva manipolarlo, ma doveva far di tutto per estorcergli qualche informazione in più. E per farlo, doveva continuare a portargli fiducia e rispetto come aveva sempre fatto fino ad ora.

- Come mai ci tiene così tanto a trasferirlo qui? Non siamo indietro con la produzione di armi e abbiamo tanti armieri che se ne stanno occupando.

- Caro Tobias - iniziò a dire il Capo, mentre si accendeva tranquillamente un sigaro - ogni cosa a suo tempo. Prima o poi tutti i nodi verranno al pettine e capirai ciò che sto facendo - concluse il terrorista, producendo una piccola risata sarcastica. Tobias aveva intuito bene. Con il tempo aveva capito che dietro ogni mossa del Capo c'era sempre uno scopo ben preciso. Sapeva che non poteva aver assunto Jackson per un motivo così scontato. Ora però spettava a lui scoprire cosa stesse pianificando. In tanti anni mai nessuno aveva capito le vere intenzioni del Capo. La sua mente era come un rompicapo: impossibile da risolvere. In molti cercavano di comprendere i suoi piani, fallendo miseramente.

- Adesso occupati di Jackson. Fallo sistemare nella camera vicino all'armeria - gli comandò il terrorista e lo congedò facendogli cenno di uscire. Tobias avrebbe voluto spaccare tutto, ma si limitò semplicemente a fare quello che doveva fare. Non era ancora arrivato il momento di ribellarsi. Pertanto, prese il telefono e decise di chiamare Viktor affinchè portasse Jackson in quella stanza.

- Tobias sono a suo servizio - rispose il povero Viktor.

- Viktor, prendi Jackson Bailey e portalo nella prima camera a sinistra dell'armeria. Ora si trova nella stanza 113. Fate veloce, io vi aspetterò lì - gli ordinò rapidamente Tobias e attaccò immediatamente senza aspettare la risposta del sorvegliante.

Era ormai tarda mattinata e Jackson non era riuscito a chiudere occhio dopo la conversazione che aveva tenuto con Brigitte. Come poteva averla lasciata lì da sola, in balia della sua rabbia? Doveva consolarla almeno per un'ultima volta. Eppure il dolore che sentiva era così straziante, da non poterlo sopportare. Come poteva dirgli che non l'avrebbe mai lasciata se non fosse per uno sciocco, ma pericoloso ricatto? Adesso l'aveva data in pasto a dei lupi che l'avrebbero sbranata in un niente. Forse avevano sbagliato sin dall'inizio. Se fossero stati più accorti, tutto questo non sarebbe successo. Ora però, non potevano far più nulla. Ognuno avrebbe proseguito per la sua strada. Lei avrebbe continuato a pensare che fosse stato lui a spezzarle il cuore e a Jackson, andava bene così. Per amore si è disposti a tutto, anche a perdere la persona che si ama. Pertanto, si rassegnò ai suoi pensieri cercando di dormire per un attimo. In realtà non era facile addormentarsi su un pavimento, appoggiati ad una parete. Tuttavia, tentò in tutti i modi di farcela. E fu proprio quando stava per chiudere gli occhi, che qualcuno irruppe nella stanza che gli avevano indicato momentaneamente. Era un uomo anzianotto, basso e robusto che gli aveva fatto cenno di alzarsi e di seguirlo. Quasi frastornato, Jackson si levò e senza obiettare gli andò dietro. Nemmeno gli chiese dove stessero andando, ormai non gli interessava. Camminarono per circa dieci minuti. Il posto non era molto lontano però il passo dell'uomo era così lento che era quasi paragonabile a quello di un bradipo. Furono i dieci minuti più lunghi della sua vita e forse, i più snervanti.  Dopo tanto, poté notare da lontano la figura di Tobias poggiata alla parete. Vederlo, gli aveva fatto venire la voglia di ucciderlo. Sicuramente lui c'entrava in tutto questo e lo stava facendo soltanto perché aveva un debole per Brigitte. Passo dopo passo, la rabbia iniziava a crescere in lui e sentiva sempre più forte il desiderio di farlo fuori. Gli stava togliendo tutto ciò che la vita gli aveva dato. Non poteva passarla liscia. Quando finalmente si avvicinò a lui, lo fissò sfidandolo quasi con gli occhi.

- Questa è la tua nuova camera. Comincerai domani alle 8:00. Sii puntuale e ricorda che non puoi parlare con i tuoi vecchi amici - disse Tobias con un sorriso sornione sul viso.

- Sei stato tu a volermi trasferire qui. Non riesci a sopportare l'idea che io e lei ci amiamo, vero? Un giorno la pagherete cara, tutti voi - pronunciò quelle parole piene di ira, taglienti come una spada. La rabbia lo invase completamente e ormai accecato, avventò la sua fronte sul naso di Tobias e allo stesso tempo, gli tirò una ginocchiata nello stomaco. Viktor lo prese da dietro cercando di allontanarlo, ma chi poteva fermare quella bestia inferocita in quel momento? Difatti, gli diede una gomitata in faccia che fu abbastanza efficace da fargli perdere l'equilibrio. Intanto Tobias, che era riuscito a recuperarsi, ignorò la fitta lancinante che gli pervadeva il torace, e iniziò a prenderlo a pugni, tanto da fargli perdere i sensi. Non si era accorto di esserci andato pesante fino a quando lo vide accasciarsi a terra sanguinante. Sbiancò, lasciando che il sangue desse colore al suo volto, e si abbassò accanto a Jackson, controllando le pulsazioni del suo polso. Fortunatamente erano regolari. Stava bene, era solo svenuto. Con l'aiuto di Viktor, che nel frattempo si era rialzato, lo portarono nella camera che gli avevano assegnato. Sembrava che stessero sollevando un cadavere. Eppure Tobias era abituato a tutto questo, lo aveva già fatto in passato: uccidere chi poteva essere un problema per loro e sbarazzarsi del corpo. Questa volta era diverso, Jackson non era morto e nonostante fosse una minaccia per loro, non lo avevano ucciso. Tutto quello che era successo sarebbe rimasto in quel vicolo, perché era consapevole che il Capo lo avrebbe fatto fuori una volta saputo l'accaduto. Nessuno poteva ribellarsi al Cave e Jackson lo aveva appena fatto. Dopo averlo sistemato sul letto, entrambi uscirono dalla stanza e Tobias sbatté la porta.

- Tienilo d'occhio. Ho faccende più importanti da risolvere - disse l'uomo, ritornando ad essere il burbero di sempre. Dopo che Viktor annuì spaventato, si voltò e proseguì verso la fine del corridoio. Era più furioso di prima. Aveva usato di nuovo la violenza per zittire le persone dato che non era in grado di parlare. Ma in realtà Jackson aveva ragione. Non sopportava il fatto che l'amasse e anche se l'idea era stata del Capo, lui non si era fatto problemi a metterla in pratica. Era consapevole del loro amore ma i suoi sentimenti lo accecavano così tanto da non riconoscerlo. Brigitte era la sua unica certezza al momento e non avrebbe permesso a nessuno di ribaltargliela. Ci doveva provare, non poteva arrendersi adesso. Come un guerriero, avrebbe lottato per lei, ad ogni costo, fino alla fine. 


Buona domenica lettori! Sono qui con un nuovo capitolo. Spero vi piaccia ;)

Your Alicia

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